DICEARCHIA
Scarse e
frammentarie sono le testimonianze degli storici antichi su Pozzuoli in età
greca. La città sarebbe stata fondata intorno al 530 a.C. da un gruppo di esuli
Sami che le diedero quel nome di Dicearchia col quale è conosciuta dalla
tradizione storiografica greca. Un'altra tradizione vuole invece che Dicearchia
fosse un porto (epìneion) dei Cumani e non menziona una eventuale
fondazione samia.
La contraddizione tra queste due notizie è solo apparente. Che i Cumani
avessero impiantato, sul luogo dove sarebbe sorta la romana Puteoli, uno
di quegli scali che, come Partenope e Miseno, garantivano loro il controllo del
Golfo di Napoli è molto probabile. I Sami sarebbero apparsi sulla scena in un
secondo momento. Quando, infatti, il tiranno Policrate impose il suo regime
nell'isola, molti aristocratici furono costretti ad abbandonare la patria,
dirigendosi in buona parte verso l'Italia meridionale. Non è affatto
sorprendente che un gruppo di questi esuli possa essersi diretto verso Cuma, la
cui madrepatria Calcide era legata a Samo da antichi vincoli di amicizia, e che
in quel l'epoca era retta da un'oligarchia terriera, naturalmente ben disposta
verso uomini del la stessa classe. I Cumani, che si trovavano allora a
fronteggiare la pressione degli Etruschi dall'interno, dovettero certo
accogliere di buon grado quell'insperato aiuto e valersene per presidiare uno
dei punti chiave del loro sistema di stazioni costiere.
Si può accettare perciò che proprio i Sami abbiano dato alla località il nome
di Dicearchia (<<La città del giusto governo>>), per
ricordare le circostanze del loro stanziamento, motivato dall'affermarsi del
l'<<ingiusto governo>> tirannico in patria.
La quasi totale assenza di testimonianze archeologiche databili al periodo
precedente l'impianto della colonia romana, pur tenendo conto della profonda
opera di risistemazione che il luogo allora dovette subire, pone tuttavia seri
dubbi sulla consistenza e la durata dell'insediamento samio. In ogni caso esso
deve essere stato di limitate dimensioni e non aver mai avuto statuto di città,
come dimostra la mancanza di una propria monetazione. E' probabile perciò che
non sia sopravvissuto alle convulse vicende che segnarono il tramonto
dell'oligarchia cumana e il sorgere del regime tirannico di Aristodemo.
Non vi sono quindi motivi sufficienti per postulare una continuità insediativa
tra la Dicearchia greca e la Puteoli romana. Probabilmente l'interesse
intorno al sito e alla sua storia si riaccese soltanto quando i Romani, durante
la seconda guerra punica, si interessarono della zona per impiantarvi un porto e
poi vi dedussero una colonia nel 194 a. C..
Le prime attestazioni del nome Dicearchia appaiono infatti soltanto nel II sec.
a. C. e proprio in scrittori, lo storico greco Polibio e il poeta Lucilio,
legati a quel circolo degli Scipioni i cui membri, assai sensibili al fascino
della cultura ellenica furono tra i promotori della deduzione di colonie
marittime in questa zona della Campania (oltre Puteoli, le contemporanee Liternum
e Volturnum) e tra i primi a prediligere l'area flegrea per costruirvi le
loro ville. La ripresa del nome di Dicearchia in età romana appare
quindi un fenomeno letterario, motivato dal filellenismo di nobiles
eruditi e cristallizzatosi poi nella tradizione storiografica greca.
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