MASSIMIANO
Un solo imperatore non poteva bastare a
difendere il vastissimo territorio dell' impero da tanti nemici. Diocleziano
sentì il bisogno di un collaboratore fidato e fra i suoi generali scelse uno
dei più valorosi, Marco Aurelio Massimiano, anche lui come Diocleziano
illirico, di umile origine, che non superava di età la trentina e non aveva
alcuna cultura. Nella primavera del 285 Diocleziano lo nominò Cesare e gli
chiese di reprimere la ribellione dei Bagaudi. Non fu questa una impresa
difficile: Massimiano la portò a termine con energia e rapidità e i suoi
soldati lo proclamarono Augusto al principio del 286. Diocleziano dovette
confermargli il titolo e associò il generale all'impero.
Questo veniva così ad avere due imperatori di eguale potere e dignità, sebbene
l'autorità maggiore, come più anziano, lo avesse Diocleziano. L'uno e l'altro
presero due titoli nuovi: Diocleziano quello di Jovius, Massimiano quello di
Herculeus; ciascuno ebbe una corte propria e un proprio prefetto del pretorio.
L'unità politica e legislativa dell'impero rimase, quantunque gli imperatori
fossero due: non fu infatti diviso il consilium principis; unica restò la
moneta; unico l'indirizzo politico e gli atti e i decreti portarono la figura di
entrambi.
Ma Roma non poteva essere la sede di due
principi; essa rimase la capitale, diciamo così, onoraria e siccome a
Massimiano venne assegnata la difesa dell' Italia, della Gallia, della Britannia,
della Spagna e dell'Africa, e quella degli altri territori dell'impero assegnata
a Diocleziano, così il primo ebbe per residenza Milano, il secondo Nicomedia.
Finì del tutto pertanto l'autorità del Senato, le coorti pretorie furono
divise in due gruppi di Giovie ed Erculee e venne tolta dal monte Albano la
legione che vi aveva sede.
Se la divisione del comando portò non indifferenti aggravi finanziari
all'impero, essa fu di grandissima utilità dal lato militare. Diocleziano riuscì
a dedicarsi la sua opera per la difesa del Danubio; riuscì a tenere in rispetto
i Persiani, che anzi gli inviarono doni e offerte d'amicizia; e approfittando
del malcontento degli Armeni ridusse l'Armenia sotto il vassallaggio romano
rimettendo sul trono l'esule erede degli Arsacidi, T'ridate: poi ritornato in
Occidente, diede man forte al suo collega spingendosi dalla Rezia contro alcune
popolazioni germaniche che furono sconfitte e valsero all'imperatore il titolo
di Germanico Massimo.
Maggiori impegni ebbe Massimiano. I Burgundi minacciavano i confini al medio
corso del Reno; gli Alemanni che si erano spinti fino al lago di Costanza,
tentavano di penetrare da questo lato nei territori dell' impero; ed altri
popoli germanici, passato il basso Reno, saccheggiavano le campagne fino alla
Mosella. Contro questi ultimi Massimiano mandò suoi legati, che riuscirono a
ricacciare i barbari oltre il fiume e riconquistare e fortificare la riva
destra; Massimiano si recò a Magonza e diresse di là le operazioni contro gli
Alemanni e i Burgundi, che, battuti dalle legioni imperiali, decimati dalla fame
e dalla peste e travagliati da discordie, dovettero lasciare le devastate terre
di cui si erano impadroniti.
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