ELIOGABALO
L'impero
romano ha avuto molti imperatori, alcuni dei quali furono personaggi veramente
unici e particolari. Uno dei più "assurdi" fu senza dubbio Marco
Aurelio Antonino, detto Eliogabalo. Nato nel
204 d.C. in Siria, figlio del console Sesto Vario Marcello, divenne imperatore
con l'inganno: sua nonna Giulia Mesa convinse i legionari di Emesa che il
ragazzo era frutto di una relazione incestuosa di sua figlia Giulia Soemia con
l'Imperatore Caracalla, di fatto rendendolo
l'erede ufficiale dell'Impero.
Il ragazzo fin da giovane età era invasato dal culto del dio sole, El-Galab, di
cui egli era sacerdote. Tantè che quando i legionari lo acclamarono imperatore
nel 218, invece di accettare il nome che gli veniva imposto, Marco Aurelio
Antonino Pio Felice Augusto, preferì farsi chiamare Eliogabalo, in onore del
suo dio.
Si dimostrò subito un fanatico. Invasato dalla cultura orientale, si vestiva di
seta e si faceva truccare alla moda dell'est, con le guance bianche, gli occhi
neri e i pomelli rossi. Il suo seguito era composto da una selva di giovani
siriani schiamazzanti e dalle dubbie origini. Oltre ai siriani, si portò
dall'est una grande pietra nera, simbolo del dio sole, (di forma conica, che
richiamava alla mente un fallo) e la pose in un bellissimo templio, l'Eliogabalum,
fatto costruire appositamente sul Palatino. Eliogabalo fu inoltre un erotomane
pervertito, bisessuale, con una infinità di amanti con le/i quali consumò orge
sfrenate, accompagnate da flauti e da tamburi. Ebbe ben sei mogli, una delle
quali era addirittura una vestale, sposata con la scusa che lui, sacerdote del
dio Sole, poteva prendere in moglie una guardiana del Fuoco Sacro. Arrivò pure
a sposare un uomo, l'auriga Ierocle di Smirne.
Il suo breve regno si concluse nel 222, quando, solo diciottenne, fu ucciso dai
pretoriani. Assieme a lui furono sterminati tutti i siriani della sua corte, sua
madre ed alcuni parenti, e le loro spoglie furono gettate nel Tevere, come
massimo segno di disprezzo. Il regno di Eliogabalo fu disordinato e costellato
di assurdi delitti e dei suoi folli progetti. In soli quattro anni era riuscito
a sconvolgere la cultura romana, e nessuno pianse quando fu fatto sparire.
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