FALERIO PICENUS
La città romana di Falerio Picenus era una colonia, come attestano alcune iscrizioni locali che oltretutto riportano e confermano il poleonimo riferito da alcune fonti; non del tutto certo è che sia stata dedotta da Augusto dopo la battaglia di Azio (31 a.C.). Il sito della città antica è situato in frazione Piane di Falerone, sulla sinistra del fiume Tenna; il centro moderno di Falerone, che conserva il poleonimo antico, si trova a pochissima distanza; la strada che collega il vecchio al nuovo abitato dovrebbe costituire l’antico cardo. Notevoli le vestigia romane, tra cui le principali sono costituite dal teatro e dall’anfiteatro.
Il teatro, esplorato come l’anfiteatro ed altri monumenti dell’antica Falerio Picenus a partire dagli scavi pontifici del 1777, gode di un ottimo stato di conservazione, e sorge nella zona settentrionale della città, in corrispondenza dell’inizio dell’attuale abitato di Piane di Falerone, sul bivio per Mogliano (via del Pozzo). L’edificio è datato all’inizio del I sec. d.C., e mostra restauri in età tiberiana e antonina.
La cavea ha un diametro di m 50, ed è costruita su sostruzioni a volta; all’esterno la struttura mostra un prospetto ad archi dei quali restano numerose basi con semicolonne rivestite un tempo di marmo. |
Conservato è pure il proscenio che delimita l’orchestra, con struttura a nicchie semicircolari decorate anch’esse con marmo. Dal teatro vengono due statue di Cerere ed altre due di una certa celebrità oltre che di notevole fattura, conservate attualmente al Louvre: si tratta di una statua di Venere con elmo sotto il piede sinistro (Concordia) e di quella celebre detta di Zeus Aigiochos, raffigurante una divinità maschile, giovane e nuda, con l’egida giovia pendente dalla spalla sinistra. L’anfiteatro al contrario, soffre di un pessimo stato di conservazione. Le sue rovine si trovano sulla stessa strada per Mogliano, a circa m 300 ad Ovest del teatro, sul pendio del c.d. colle Campidoglio; la struttura è ellittica in opus coementicium, e databile sulla base della tecnica edilizia alla prima metà del I sec. a.C. Vi si accedeva attraverso 12 ingressi, e la cavea era divisa in tre ordini.
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