GENGIS  KHAN    


All'inizio del XII secolo numerose tribù turco-mongole vivevano nell'altopiano stepposo dell'Asia centrale, simili per lingua e cultura, nomadi per necessità e costumi di vita, questi gruppi si erano uniti in piccoli clan per lo più famigliari, indipendenti tra loro, armati e decisi a difendere i loro pascoli e le mandrie.
Tra questi spiccavano per importanza e ricchezza d'armenti quelli dei Keraiti, dei Tartari e dei Naimani.

Generalmente prive di contatti stabili, e definitivi tra loro, si erano uniti saltuariamente in comune, per opporre una resistenza efficace contro i minacciosi Kirghisi, e contro i Tungusi Liao abitanti, le regioni settentrionali della Cina. Si trattò di una breve e sporadica alleanza, essendo totalmente privi di una comune volontà politica o dinastica.
Queste tribù non essendo autosufficienti, per integrare il sistema di vita nomade (abiti, derrate alimentari, oggetti artigianali ecc.) compivano, saltuarie incursioni nei ricchi e vicini territori cinesi.

La Cina per difendere i propri possessi, reagiva sia sul piano militare sia su quel politico, sfruttando abilmente le discordie tra i vari capi clan, concedendo titoli onorifici, provviste di cibo ad alcune tribù mongole in cambio di una vigilanza ai confini.
Questa politica cinese durò sino alla fine del XII secolo, in questo periodo Temujin (Gengis Khan) erede del potente Yesughei Khan, capo incontrastato d'alcune tribù minori riunite sotto il nome di Manghol (mongoli).

Anche la data esatta della sua nascita non è certa, nel 1155 secondo fonti persiane, nel 1162, 1167 o 1176 secondo altre.
Temujin figlio di Yesughei, come consuetudine tra i popoli della steppa, al nuovo nato era imposto un nome, che rammentasse una gloriosa impresa appena compiuta dal genitore, il padre aveva appena sconfitto due capi tartari, uno dei quali si chiamava Temujin.
Il bimbo crebbe forte e robusto, sveglio nella mente, quando ebbe nove anni il padre ritenne giunto il momento di trovargli la futura sposa, come voleva il costume mongolo i due si misero in viaggio per visitare i clan più lontani, visitarono i Kin e furono ospiti di Dai Sescen capo dei Qongghirat, la leggenda vuole che Temujin ospite di Dai Sescen s'innamoro della bella figlia del capo Borte di dieci anni, più probabilmente ciò rientrava nella politica unionista di Yesughei, il quale offri il proprio stallone nero al capo, e lascio al campo Temujin perché lavorasse gratuitamente per un certo numero d'anni per il futuro suocero, e fornisse prova di se prima del matrimonio, sempre secondo il costume mongolo.


Gengis nell'anno della Tigre 1206, era il dominatore assoluto di tutto il territorio abitato dai Mongoli, le popolazioni Tartare si riunirono a Gengis Khan e gli conferirono il titolo d'Imperatore.
Durante questa grand'assemblea, furono poste le basi del futuro stato mongolo, fu riorganizzato l'esercito, fu imposta una legislazione fiscale, istituito una rete postale di stato e creata anche un'organizzazione burocratica, composta prevalentemente di (Uiguri) un popolo di cultura superiore, abitante il Sinkiang settentrionale, arresosi senza resistenza al conquistatore mongolo.

Temujin impose ai suoi parenti, agli ufficiali dell'esercito, ai dignitari di corte d'imparare a leggere e scrivere nel linguaggio degli Uiguri, che divenne la lingua ufficiale del nascente impero.
Creata la struttura dello stato, il sovrano mongolo diede inizio alla grande stagione delle conquiste, in quindici anni di guerra, sottomise il regno dei Si Hisa (1205-1209), devastò quello dei Kin (1211-1215) occupando Pechino la capitale, attaccò la Corasmia spingendosi fino all'estremo occidente (1219-1223).
Alla sua morte avvenuta il 18 agosto 1227, l'impero fu diviso tra i suoi quattro figli: Giutsci, Giagatai, Ogodei e Tului.

 

i quattro regni mongoli


Ogodei dopo aver vinto l'opposizione dei fratelli, divenne nel 1229 Gran Khan, il terzogenito del "flagello di Dio" appena giunto al potere riorganizzò l'esercito, completando la conquista della Cina centro-settentrionale e della Persia.
Decise una nuova spedizione verso occidente nel 1235, affidando il comando al nipote Batu, travolgendo i Cumani, i Bulgari, gli Ungheresi e i Polacchi. Batu si ritirò nei territori "dell'Orda d'Oro".
Morto Guyuk successore d'Ogedei nel 1248, sali al trono Mongha (1251-1259), che dopo aver delegato ai fratelli Qubilai (gran khan dal 1260 al 1294) e Hulagu i problemi militari, si occupò dell'organizzazione amministrativa del grande impero.

Mentre Hulagu conquistava la Persia, fondando il regno degli Ilkhan, Qubilai "amministratore militare e civile dei territori cinesi a sud del Gobi, attaccò nel 1258 il regno dei Sung sottomettendolo definitivamente 19 anni più tardi.
Dopo tale vittoria l'erede di Gengis, trasferiva la sua capitale a Pechino nel 1260, e dopo alcuni fallimenti di conquista verso l'arcipelago giapponese, si dedico interamente all'organizzazione politica e militare delle vaste terre cinesi.
La Cina fu divisa in dodici province, e la popolazione in quattro classi: Mongoli (dignitari e possessori terrieri esenti da ogni tassa), asiatici continentali (turchi ed europei addetti all'amministrazione ed al commercio), cinesi del nord e coreani (piccola borghesia), cinesi sung (barbari privi d'ogni diritto ed esclusi dal commercio).

Subito dopo la morte di Qubilai avvenuta nel 1294, comparvero i primi segni di decadenza nel grande impero, le province dell'Asia centrale ed occidentale da un lato, quelle russe dall'altro, cominciarono a distaccarsi dal governo centrale di Pechino.
Nel 1368 il movimento unitario cinese, nato dal malcontento della popolazione rurale, guidato da un monaco buddista (Tsiu Yuan-tsciang) fondatore della dinastia Ming, costrinse l'ultimo imperatore tartaro Toghan-Temur, a fuggire in Mongolia.
La dominazione Mongolo-Tartara era finita e il vastissimo impero di Gengis Khan definitivamente diviso.

Gengis Khan a differenza di Maometto, non portò la guerra nel mondo per motivi religiosi, né come Alessandro, Giulio Cesare, o Carlo Magno per motivi personali o politici, ma per necessità. Si cercavano nuovi pascoli per la sopravvivenza del suo popolo, per questo si servi della guerra che condusse con determinazione, inflessibilità, crudeltà e violenza.

 

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