NEAPOLIS
LE VICENDE STORICHE
La storia della Napoli greca ha inizio verso la metà del VII secolo a.C. con la fondazione di Partenope, sull'isoletta di Megaride (oggi Castel dell'Ovo) e sul promontorio di Pizzofalcone, ad opera dei Calcidiesi di Kyme (Cuma). Tale episodio, confermato dai numerosi ritrovamenti della necropoli di via Nicotera, si colloca nell'ambito del più ampio fenomeno della colonizzazione. Nel 524 a.C., con l'accendersi del conflitto tra Cumani ed Etruschi per l'egemonia nel medio Tirreno, per Partenope inizia un lento declino. E' incerto se la città sia stata abbandonata e poi distrutta, o se abbia continuato una sua vita in tono minore.
Nel 474 a.C. si conclude la II battaglia di Cuma con la disfatta degli Etruschi, inflitta dalle forze coalizzate di Cuma e Siracusa, e viene ristabilito il controllo greco della costa. Verso il 470 a.C., sempre ad opera dei Cumani, è fondata, ad oriente del primitivo insediamento, la "città nuova", Neapolis, che vede un rapido sviluppo favorito dal declino del potere siracusano e da uno stretto legame con Atene. Partenope assumerà nel tempo il nome di Palaepolis, "città vecchia". Nel 421 a.C. le popolazioni italiche dell'entroterra conquistano le città di Capua e di Cuma lasciando invece indenne Neapolis, che comunque risentirà fortemente della loro influenza.
Durante la II guerra sannitica, nella seconda metà del IV secolo a.C., Neapolis si allea con la popolazione italica, schierandosi contro i Romani, che avevano già conquistato Capua. Vinta da un lungo assedio, può tuttavia stipulare un trattato favorevole con i vincitori - foedus aequum - che le garantisce il mantenimento di una propria autonomia. Inizia così per la città un periodo di notevole prosperità economica, che si protrarrà a lungo nonostante la concorrenza, dall'inizio del II secolo a.C., del porto commerciale di Puteoli (Pozzuoli).
Durante la I guerra sociale Neapolis decide di non schierarsi con le città italiche ribellatesi a Roma per ottenere la cittadinanza. Come ricompensa viene trasformata nel 90 a.C. da città alleata a municipium, ma tale nuova condizione si rivelerà un limite alla sua tradizionale autonomia, dovendo essa partecipare da questo momento in modo più diretto alle vicende di Roma. Schieratasi poi con Mario durante la guerra civile - 82 a.C. -, Neapolis, per la vittoria di Silla, è privata della flotta e del possesso di Pitecusa (Ischia), cosa che determina un notevole decadimento delle sue attività economiche.
Perso il ruolo di centro commerciale e produttivo, Neapolis diviene, tra la metà del I secolo a.C. e il I secolo d.C., città degli otia. Lungo la costa occidentale, in direzione di Puteoli, fioriscono le dimore dei nobili romani, prime fra queste la famosa villa di Vedio Pollione (Pausylipon) e quella di Lucullo (Castrum lucullianum), che si estendeva sul colle di Pizzofalcone e sull'isola di Megaride, nell'area un tempo occupata da Partenope.
In un periodo compreso tra l'età degli Antonini e quella dei Severi - II-III secolo d.C. - si colloca l'inizio di una nuova fase istituzionale della città, che viene trasformata da municipium in Colonia Aurelia Augusta Antoniniana Felix Neapolis. L'attenzione degli imperatori è rivolta all'organizzazione del territorio circostante piuttosto che alla città stessa. Neapolis, tuttavia, è ormai considerata solo un centro minore della Campania Felix, a differenza di Capua, che non avendo mai perduto un ruolo preminente diventa, in età costantiniana, capoluogo della provincia campana. La città vede la nascita di una forte comunità cristiana, che utilizza come rifugio le estese gallerie scavate nella collina di Capodimonte, le cosiddette catacombe.
Il IV e il V secolo d.C. coincidono con l'ulteriore declino della città. Poiché è forte la minaccia di scorrerie gotiche, l'imperatore Valentiniano III decide di migliorarne le difese. Pertanto la vecchia cinta muraria greca, che fino ad allora non aveva mai subìto modifiche sostanziali, viene consolidata ed ampliata a sud, così da inglobare il suburbio, che si trovava esposto al pericolo. L'ultimo atto della storia della Napoli greco-romana coincide con lo stesso che sancisce la fine dell'Impero Romano d'Occidente: Romolo Augustolo, ultimo imperatore, spodestato nel 476 da Odoacre, re degli Eruli, è tradotto in Neapolis e relegato nell'isola di Megaride dove, circa undici secoli prima, la storia della città aveva avuto inizio.
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