OSTIA

 

Ostia trae il suo nome da Ostium, bocca del fiume. E' qui, infatti, che un tempo il tevere terminava il suo corso prima di buttarsi nel mar Tirreno, un tempo molto più vicino. Un'inondazione verificatasi nel 1575, poi, cambiò anche il corso del fiume sacro ai romani, che da quel momento si è incurvato verso nord, spostando il suo corso di circa due chilometri. 

La leggenda fa risalire la fondazione della città, prima colonia dei romani e primo porto fluviale in Italia, al quarto re di Roma, il sabino Anco Marzio. La tradizione non è però suffragata dalle ricerche archeologiche, che hanno rilevato una cittadella fortificata, il castrum, risalente al IV secolo a.C.

In ogni caso, ritrovamenti di materiali datati all'età del borzo recente e finale (XIII-X secolo a.C.) nel territorio di Ostia e dell'attuale Acilia (antica Ficana), testimoniano come la zona della foce del Tevere fosse abitata in tempi remoti. E' certo, comunque, il ruolo di primo piano che Ostia ha ricoperto nella storia di Roma dal punto di vista logistico e militare. 

Porta del Tevere, per molti secoli via di comunicazione primaria, e porta del Tirreno, che ha sempre avuto un'importanza fondamentale per la politica commerciale e militare romana.

E' proprio la sua caratteristica di città commerciale e di raccordo tra importantissime vie di comunicazione (Tevere e Tirreno) con la capitale del mondo antico, ha fatto sì che Ostia, inizialmente al pari e forse anche più della stessa Roma, fosse una città cosmopolita, dove al suo interno convivevano razze e culture differenti. I suoi abitanti erano, a seconda della professione, raggruppati in sodalizi, con lingue e religioni differenti. Ne sono testimonianza i templi dedicati oltre che a divinità locali, a Mitra (persiana), Cibele (frigia), Iside (egiziana). Recente è anche la scoperta di una sinagoga. Nel secondo secolo a.C. si comincio ad edificare fuori dal castrum, e dopo che Mario la saccheggiò durante la guerra civile, Ostia fu dotata da Silla di ampie mura, per consentire un maggiore e più florido sviluppo. Il vero porto di Ostia fu quello costruito da Claudio, nei pressi dell'attuale aeroporto internazione di Fiumicino, più tardi ampliato da Traiano con lo splendido bacino esagonale scavato nel retroterra. Ostia fu quindi il centro di smistamento dei beni commerciali diretti a Roma, e la città crebbe in ricchezza e prestigio, fino a toccare il culmine con la ristrutturazione urbanistica di Adriano, quando contava oltre 100000 abitanti. Dopo l'autonomia amministrativa concessa da Costantino, Ostia inizia il suo declino, parallelo alla rovina di Roma, subisce le incursioni dei Visigoti di Alarico e dopo un momentaneo risveglio sotto il regno di Teodorico, le sorti negative di Roma e le incursioni barbariche portarono al suo abbandono.

Rimasero soltanto le imponenti rovine, ben presto interrate. Gregorio IV, nel IX secolo d.C., costruì un centro abitato, chiamato Gregoriopoli, nel luogo dove il Tevere effettuava un ampia curva prima di gettarsi nel Tirreno. 

Una posizione strategicamente molto importante, che nei secoli successivi porto alla costruzione della torre cilindrica ad opera di Martino V e successivamente al bellissimo castello di Giulio II (XV secolo), uno dei primi esempi di architettura militare moderna. Intanto, dell'antica Ostia, totalmente interrate, si erano perse le tracce. L'unica costruzione che rimase sempre visibile fu il Capitolium, tasformato in ovile e chiamato "la casa rossa", in virtù dei suoi laterizi. Gli scavi di Ostia Antica inziarono ad inizio del 1800, sotto Pio VII, proseguirono con Pio IX e nel 1909, con il Vaglieri prima e Paribeni e Calza poi, iniziarono in maniera continuativa e con metodo scientifico. Oggi si scava ancora, ma molto è già stato fatto, e l'antica Ostia riappare agli occhi del visitatore moderno. E', probabilmente dopo Pompei, il miglior esempio di città di epoca romana giunto fino a noi.

 

GLI SCAVI



1. Ingresso agli Scavi di Ostia 63. Insula dei Dipinti
2. Necropoli di Porta Romana sulla Via Ostiense 64. Casa dei Dolii
3. Porta Romana e Cinta Sillana 65. Cardo Massimo
4. Piazzale della Vittoria 66. Caseggiato dei Misuratori del Grano
5. Magazzini Repubblicani 67. Via Tecta
6. Terme dei Cisiarii 68. Piccolo Mercato
7. Horrea 69. Curia
8. Sabazeo 70. Caseggiato del Larario
9. Terme di Nettuno 71. Domus del Tempio Rotondo
10. Caserma dei Vigili 72. Basilica
11. Insula del Soffitto Dipinto 73. Tempio Rotondo
13. Caupona di Fortunato 74. Tempio Collegiale
14. Memoria Cristiana 75. Domus di Giove Fulminatore
15. Horrea di Hortensius 76. Terme
16. Horrea dell'Artemide 77. Insula del Sacello di Iside
17. Porticato degli Archi Trionfali 78. Macellum
18. Teatro 79. Taberna dei Pescivendoli
19. Foro delle Corporazioni 80. Insula del Dioniso
20. Schola dell'Ara della Lupa 81. Insula dell'Aquila
21. Domus di Apuleius 82. Mitreo delle Sette Porte
22. Quattro Tempietti Repubblicani 83. Terme delle Sei Colonne
23. Mitreo delle Sette Sfere 84. Schola del Traiano
24. Grandi Horrea 85. Angiportico delle Tabernae Finestrate
25. Tempio Collegiale 86. Portico della Fontana a Lucerna
26. Augustali 87. Caupona di Alexander Helix
27. Fullonica 88. Porta Marina
28. Tempio della Bona Dea 89. Monumento Sepolcrale
29. Mitreo di Felicissimo 90. Santuario della Bona Dea
30. Mitreo dei Serpenti 91. Domus Fulminata
31. Caseggiato del Sole 92. Tomba di Cartilio Poplicola
32. Terme 93. Terme della Marciana
33. Insula dell'Invidioso 94. Sinagoga
34. Domus della Fortuna Annonaria 95. Domus
35. Terme 96. Domus del Ninfeo
36. Molini 97. Domus dei Dioscuri
37. Domus della Medusa 98. Insula del Graffito
38. Porta Laurentina 99. Insula delle Pareti Gialle
39. Tempio di Bellona 100. Insula delle Muse
40. Schola degli Hastiferi 101. Insula delle Volte Dipinte
41. Tempio della Magna Mater 102. Case Giardino
42. Mitreo degli Animali 103. Terme Marittime
43. Terme di Faro 104. Domus di Marte
44. Caseggiato dell'Ercole Bambino 105. Tempio di Fabbri Navali
45. Fullonica 106. Basilica Cristiana
46. Caupona del Pavone 107. Casa del Mosaico del Porto
47. Domus dei Pesci 108. Casa del Serapide
48. Domus delle Colonne 109. Terme dei Sette Sapienti
49. Ninfeo degli Eroti 110. Casa degli Aurighi
50. Terme del Foro 111. Sacello delle Tre Navate
51. Forica 112. Casa di Annio
52. Caseggiato dei Triclini 113. Terme della Trinacria
53. Tempio di Roma e Augusto 114. Caseggiato di Bacco e Arianna
54. Capitolium 115. Mitreo del Palazzo Imperiale
55. Thermopolium 116. Terme del Palazzo Imperiale
56. Porta e Mura del Castrum 117. Mercati Traianei
57. Caseggiato del Molino 118. Horrea dei Mensores
58. Sacello del Silvano 119. Aula dei Mensores
59. Casa di Diana 120. Terme del Mitra
60. Mitreo di Lucrezio Menandro 121. Area Sacra dei Templi Repubblicani
61. Insula di Giove e Ganimede 122. Domus di Amore e Psiche
62. Insula di Bacco Fanciullo 123. Terme di Buticosus
    124. Horrea Epagathiana ed Epafroditiana

 


Necropoli della Via Ostiense

Per arrivare agli scavi si percorre Via dei Romagnoli, che da un viale all'altezza del castello di Giulio II, porta alla biglietteria. Entrando nell'area archeologica, la prima cosa che possiamo vedere è la via Ostiense, principale arteria di collegamento tra l' antica Roma e Ostia, lungo la quale si estende un breve tratto dell'antica necropoli. Le tombe, infatti, vennero costruite all'esterno della centro abitato, nel rispetto di antiche norme e tutte nel lato meridionale, per lasciare libera la fascia di terreno vicino al Tevere, considerata suolo pubblico adibito allo svolgimento delle attività connesse al porto fluviale. Nel tempo la necropoli continuò ad estendersi verso sud, ai lati di una via interna; nell'età imperiale con l'aumentare delle tombe, si rese necessaria la pavimentazione di un'altra via parallela a via Ostiense, che fu denominata "via dei Sepolcri". 

La via Ostiense

I sepolcri a colombaio

I sepolcri a camera

Il logorio dovuto al passare del tempo e all'attività clandestina, di chi nei secoli è passato di qui,  alla ricerca di qualche tesoro, è evidente osservando i resti delle tombe che un tempo venivano ornate da preziose decorazioni. Qui possiamo trovare diversi tipi di sepolture e di sepolcri che si avvicendarono nel tempo: inizialmente prevalse il rito dell'incinerazione, i sepolcri costituiti da recinti a cielo aperto o da monumenti tipo altari; cominciò poi a diffondersi l'inumazione e per l'incinerazione si svilupparono nuovi sepolcri a colombaio, dove nelle nicchie ricavate sulle pareti venivano riposte le olle (contenitori di terracotta per le ceneri); si afferma definitivamente l'inumazione e quindi le tombe si trasformano in camere contenenti sarcofagi di marmo o terracotta, di cui si possono trovare alcuni frammenti vicino le mura della città (cinta sillana).  Il sepolcro più interessante è la Tomba di Ermogene, impiantata su una costruzione precedente. Si trattava di un'appartenente all'ordine equestre, che per l'attività svolta all'interno della città, meritò un funerale a spese pubbliche e gli fu donata una statua equestre nel foro. Lungo la via dei sepolcri tre sono le tombe da segnalare: 

1. Tomba n. 17 detta degli "archetti", un colombario, nota per la decorazione della muratura esterna posteriore. 2. Tomba n. 20 detta "colombari gemelli", perchè si tratta di due edifici uguali, con un ambiente rettangolare in comune, al centro, utilizzato per la cremazione. 3. Sarcofago di Carminio Partenopeo, di un personaggio di rango equestre, che fu anche capo della corporazione dei costruttori.

 

Porta Romana e Cinta Sillana

Lasciando la necropoli alle nostre spalle, i resti che ci troviamo di fronte, sono le mura repubblicane e i resti della Porta Romana (porta attraverso la quale la via ostiense entrava nella città); poco prima delle mura c'è il basamento della Salus Augusta, dedicata alla salute dell'imperatore, da un membro della famiglia degli Acilii, una delle più antiche ed importanti di Ostia. Le mura dette anche cinta sillana, perchè in un primo momento fatte risalire all'età sillana, appunto, datate tra l'82 e il 79 a.C., circondavano la città per circa 1800 metri, lasciando libero solo il lato settentrionale, bagnato dal Tevere. Da studi recenti è stata proposta una datazione più bassa per ciò che riguarda la loro edificazione.Nel corpo delle mura si apre la Porta Romana, fiancheggiata da due torri; i pilastri che ne rappresentavano gli stipidi, recano i solchi dove veniva fatta scorrere la saracinesca. I resti della porta si trovano ad un livello inferiore rispetto al livello della via Ostiense. Sono state ritrovate delle iscrizioni, sulle quali è riportata la storia edilizia della porta e delle mura stesse: deliberate dal Senato e dal popolo romano, le mura vennero iniziate da Cicerone (63 a.C.) e completate da Clodio Pulcro. Oltrepassando la porta ci troviamo di fronte uno spazio detto Piazzale della Minerva; qui, infatti, venne trovata una statua di Minerva alata. 

Secondo recenti studi, durante antichi restauri alle mura e alla porta Romana (documentati dalle iscrizioni sopra dette), la Minerva alata venne riutilizzata per ornare il frontale della porta. 

Procedendo nel piazzale, troviamo resti di un ninfeo (una grande vasca), utilizzato come abbeveratoio per i cavalli, che consentiva la sosta dei cisiarii (carrettieri che provvedevano anche al collegamento tra Ostia e Roma). Gli edifici che si vedono (sempre nel piazzale), sono i magazzini repubblicani, di cui ora è difficile ricostruire la pianta originale a causa delle trasformazioni subite con i vari lavori effettuati nel corso dei secoli. Inizialmente (I sec. a.C.) il complesso aveva una notevole importanza nell'attività del porto fluviale, ma nel corso dell'età imperiale tutto venne trasformato e modificato; furono costruiti altri edifici tra cui le Terme dei cisiarii. 

 


 

Terme dei Cisiarii

Questo complesso termale, probabilmente appartenuto alla Corporazione dei Cisiarii, fu edificato sui resti di precedenti magazzini; risale al periodo che va dalla fine del I secolo all'inizio del II secolo d.C.. Lungo il lato orientale sono distribuiti i servizi, mentre al centro ci sono due vani riscaldati, con pavimenti adorni di mosaici. Qui possiamo ammirare il mosaico quadrangolare del frigidario, anche se grossolanamente restaurato nel III secolo. Riproduce  due cinte murarie, tra le quali si svolgono scene a tema marino o tratte dalle attività tipiche dei Cisiarii; questi ultimi svolgevano i loro servizi sia con la cisium, carrozza a due ruote per il servizio passeggeri, sia con la carruca, a quattro ruote per il trasporto di merci e bagagli. Sono riportate anche scritte scherzose sui nomi dei muli. Dalle terme, percorriamo il Decumano Massimo, la strada che divide in due parti quasi uguali la città, larga tanto da consentire che il traffico scorresse nei due sensi di marcia. Continuando sulla stessa strada, si arriva alla Porta detta Marina, presso l'antica spiaggia. Qui possiamo ammirare un Sacello, uno dei mosaici policromi più antichi dell'età imperiale, realizzato in un periodo in cui a Ostia e Roma ancora prevaleva la tecnica delle tessere bianche e nere. Più avanti sulla destra, il Portico del Tetto Spiovente, lungo più di cento metri, dietro al quale oltre a botteghe, c'è un complesso di magazzini (horrea), i più grandi della città, che si caratterizzano per le celle con pavimenti sospesi su pilastrini per consentire una migliore conservazione del grano senza umidità.

Mosaico del frigidario

 Continuando ad avanzare possiamo scorgere un tratto della grande Fistula (tubatura) di piombo che rappresentò il principale mezzo di distribuzione di acqua nella città; sulla destra i resti del Portico di Nettuno, risalente all'età adrianea, necessario per monumentalizzare questo lato della strada, sul quale si affacciavano alcuni tra gli edifici più importanti, tra cui le Terme di Nettuno.

 

Terme di Nettuno

Complesso termale creato sotto Domiziano, poi ricostruito da Adriano, che ne sospese i lavori per mancanza di fondi, infine, secondo un'iscrizione, terminato grazie all'imperatore Antonino Pio che fece proseguire i lavori a sue spese nel 139 d.C.. Guardando la figura sotto riportata: a sinistra la palestra, circondata su tre lati da un colonnato, dotata di una cisterna sottostante, costruita prima delle terme. Nelle sale d'ingresso due mosaici. Nella sala maggiore un mosaico, tra i più grandiosi di Ostia; in uno spazio di 18 mt x 12 mt, viene raffigurato il Trionfo di Nettuno, che alla guida di quattro scalpitanti ippocampi, è circondato da un corteo di mostri marini, nereidi e tritoni.  Il mosaico della sala adiacente raffigura la regina del mare, Anfitrite, guidata da Imene e da quattro tritoni (uno dei quali non è più visibile) che suonano cembali e kantharos. Più avanti il frigidarium, con due vasche il cui pavimento è adorno di un altro mosaico raffigurante Scilla; di seguito troviamo due tepidaria, riscaldati da aria calda circolante attraverso tubi di terracotta; un caldarium con due vasche per i bagni caldi. A fianco un corridoio, dal quale veniva distribuito il calore prodotto dai forni. Girando per Via dei Vigili, sotto il livello stradale, è possibile vedere un mosaico, raffigurante teste maschili, personificazione di alcune province romane e altre che invece simboleggiano i venti. Il mosaico appartenuto ad un precedente edificio, forse era stato creato per commemorare la nascita del porto di Ostia, sotto l'imperatore Claudio. Dirigendosi, poi, verso la via delle Fontana, si trova la Caupona di Fortunato, un piccolo locale destinato alla vendita di bevande, come si desume da un'iscrizione pavimentale; percorrendo la suddetta via, che prende il nome dalla fontana che ne occupa un lato (quella conservata meglio ad Ostia), vediamo un caseggiato con botteghe e abitazioni, diviso in tre blocchi da due androni di passaggio, che servivano per collegare la via della Fontana alla via delle Corporazioni. Le tre parti del caseggiato sono conosciute come: insula dell'Ercole bambino, insula del Soffitto Dipinto e caseggiato delle Fornaci. E' un esempio di abitazione signorile, la casa è costituita da un corridoio sul quale prospettano tre stanze e un salottino; affreschi che decorano le pareti, interessanti pitture sul soffitto. 

Trionfo di Nettuno

 


 

Domus di Apuleius
Edificata in età traianea, rappresenta uno dei pochi esempi di casa del periodo di transizione tra prima e media età imperiale. Subì restauri tra il II e il III sec. d.C., che ne modificò gli spazi ed la pavimentazione. In un primo momento si ipotizzò l'appartenenza della domus ad un membro dell'importante famiglia dei Gamala (mai trovate prove concrete), poi dopo il ritrovamento di una fistula plumbea ('P. Apuleius'), si penso che questo potesse essere il nome del proprietario (almeno di un periodo). Questa domus ha una pianta abbastanza singolare, dovuta alla mancanza di spazio: uno stretto vestibolo, porta in un atrio a otto colonne con una distribuzione degli spazi propri delle domus del I sec. d.C.; anticipa, però i tempi, per ciò che riguarda la tipologia del cortile porticato, che si ritroverà nelle case ostiensi del medio impero. Sulla sinistra troviamo la seconda ala, costituita da un corridoio dietro cui ci sono due file di stanze, alcune delle quali decorate con mosaici in bianco e nero, tra cui il più importante quello del "tablino".

 

Quattro Tempietti Repubblicani
Uno dei santuari più antichi della colonia, edificato probabilmente tra il 90 e il 60 a.C. (allora si trovava in una zona extraurbana, in prossimità del porto fluviale), è composto di quattro tempietti, di uguali dimensioni, che si elevano su di un unico podio lungo 34 metri, in opera tufacea. Probabilmente dedicati a quattro diverse divinità; nell'ultimo tempietto a destra si conserva un altare con una dedica: "consacrato a Venere". Questa iscrizione ed alcune caratteristiche delle murature permettono di mettere in relazione questa struttura con un'epigrafe della prima metà del I sec. a.C. in cui vengono menzionati quattro templi fatti costruire da P. Lucilio Gamala, dedicati a Venere, Fortuna, Speranza e Cerere (divinità bene auguranti, alle quali erano molto devoti coloro che si dedicavano alla navigazione ed al commercio).

 

Mitreo delle Sette Sfere
Edificato nel III sec. d.C., dei 18 tempi ostiensi, dedicati al dio Mitra, è quello meglio conservato. Il culto di questo dio è di origine persiana e fu introdotto a Roma (seconda metà del II sec. d.C.) dai militanti delle legioni inviate in Oriente. Questo mitreo evidenzia peculiarità strutturali che distinguono tutti i mitrei ostiensi: ambiente rettangolare, stretto e lungo, diviso in tre parti, ovvero due podia (banconi su cui si adagiavano i fedeli durante le cerimonie per consumare i pasti sacri) ) laterali e un corridoio (conduceva all'ara sacrificale e all'altare dove era posta l'immagine della divinità). I podia sono rivestiti di mosaici in bianco e nero, che rappresentano i segni dello zodiaco; il pavimento invece è rivestito da un mosaico in cui sono raffigurati i sette pianeti (Luna, Mercurio, Saturno, Giove, Marte e Venere), che rappresentavano i tempi di iniziazione che dovevano attraversare i fedeli. E' ricorrente nei mitrei il numero sette, anche se rappresentato in diversi modi. Sul fondo c'è un calco di un rilievo, conservato presso i Musei Vaticani, raffigurante Mitra nell'atto di uccidere un toro (simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre).

 


 

Caserma dei Vigili

Rimanendo su via della Fontana per poi girare su via della Palestra, possiamo arrivare alla Caserma dei Vigili. Costruita intorno al 90 d.C., l'attuale stato è dovuto ad una ristrutturazione nel periodo di Adriano; l'edificio ospitava il corpo dei vigili del fuoco impegnati a spegnere i numerosi incendi che danneggiavano non solo le case, ma soprattutto i magazzini di grano. Solo alla fine del I sec. d.C. fu organizzato un distaccamento stabile, comandato da un tributo, costituito da 400 vigiles. L'edificio in origine era di almeno due piani, costituito da un cortile porticato sul quale si aprono le stanze. All'interno un cortile, nel quale nel 207 d.C. fu ricavato l'augusteo, per il culto delle famiglie imperiali. Sul pavimento un mosaico in bianco e nero che rappresenta una scena di sacrificio di un toro. All'interno dell'ingresso principale c'è una latrina costituita dai caratteristici sedili di marmo, mentre all'esterno su via dei Vigili si conservano due mosaici con raffigurazione di crateri. Tornando a percorrere il decumano, si incontra l'Oratorio cristiano, uno dei pochi edifici cristiani conosciuti ad Ostia, onora la memoria dei martiri cristiani della comunità ostiense (III secolo d.C.) tra cui S. Aurea, alla quale fu dedicata la basilica eretta nella necropoli della Via Ostiense e sorta sopra la sua tomba (attuale chiesa di Ostia Antica). Su di un muro è sistemato un sarcofago, raffigurante Orfeo che suona la lira e recante un'iscrizione funeraria: "qui dorme in pace Quiriaco"; si ipotizza possa trattarsi del vescovo di Ostia, ma non se ne ha la certezza.

 


 

Horrea di Ortensio


La più antica struttura di immagazzinamento di Ostia, fa parte di un gruppo di magazzini (Horrea dell'Artemide) ed è il più antico (I sec. a.C.); il piano su cui poggia è più basso rispetto agli altri perché è il piano stradale repubblicano. Il complesso presenta un cortile rettangolare circondato da colonne di tufo e muri in opera reticolata; nel corso dei secoli subì diversi restauri e modifiche. Sul lato destro del colonnato fu costruito un sacello, in onore di una divinità non ben identificata, forse visto il mosaico che decora il pavimento (raffigurazione di un disco con raggi) il dio sole. Gli Horrea Artemide si compongono anche di un notevole deposito di dolii, serviti a conservare vini od oli.

Tornando sul Decumano, in corrispondenza dell'ingresso del teatro, possiamo vedere i resti di tre piloni  laterizi, di un Arco onorario (216 d.C.), in onore dell'imperatore Caracalla. Questo è lo scenario in cui avvenne il martirio di S. Aurea e di altri cristiani.



Teatro
Edificato nel 12 a.C. sotto Augusto, tra le strutture più antiche in muratura, con larghi tratti di muri in opera reticolata. Venne ristrutturato nel 196 d.C., perché a causa della popolazione in continua crescita, dovette essere ampliato, arrivando ad una capienza di 3500-4000 posti; venne anche abbellito ed impreziosito l'ingresso centrale (1) con stucchi. Si può vedere un portico, all'esterno, dentro il quale ci sono una serie di botteghe e delle scale, che portano alla cavea (2). Una particolarità di questa struttura, mai trovata in altri teatri antichi, è che l'ingresso principale porti direttamente all'orchestra (altri accessi: due passaggi laterali). La cavea è molto ampia, ricostruita per la maggior parte, in origine creata con tre ordini di posti, dei quali se ne sono conservati solo due. Le tre file di gradini marmorei vicino all'orchestra erano posti d'onore per personaggi importanti. L'orchestra (3), ampliata in un secondo momento, per far fronte alla moda della tarda età imperiale, dei giochi acquatici, è isolata dalla cavea tramite un parapetto marmoreo. L'acqua arrivava tramite il passaggio centrale da due cisterne ricavate dalle botteghe sotto il portico. Il teatro subì altri ristrutturazioni nel tempo, documentate da vari resti; nella prima metà del nostro secolo venne riportato alla luce e da allora utilizzato per spettacoli classici nelle sere di estate.

Il Teatro

 


 

Foro delle Corporazioni
Alle spalle del teatro, troviamo un complesso molto singolare, che non è presente in nessun altra città romana: il foro, un portico quadrangolare, con due file di colonne di tipo dorico. Inizialmente, in età augustea, venne progettato  con muri in opera reticolata, in funzione del teatro; sarebbe stato utilizzato come riparo dalle intemperie o come spazio per passeggiare. Con l'imperatore Claudio, divenne un vero e proprio portico con le colonne ed in età adrianea, con altre opere di restauro, tra cui innalzamento del pavimento di circa 40 centimetri ed inserimento di un'altra fila di colonne, si formò il doppio porticato. Dalla metà del II sec. d.C. fino all'età severiana, c'è stato un graduale abbellimento con l'inserimento dei mosaici, che raccontano i vari traffici presenti sul Mediterraneo e i tipi di attività esercitate dalle corporazioni (i mosaici che noi vediamo oggi non rispettano sempre il disegno originale, a causa di restauri eseguiti grossolanamente nel corso dei secoli). Nel III sec. d.C. la navata venne divisa in 50 stationes (stanze), che venivano utilizzate dai negozianti e dagli imprenditori, come uffici di rappresentanza per pubblicizzare le loro attività (più avanti nel corso delle tante ristrutturazioni l'area della navata venne ingrandita e le stationes divennero 64). Il piazzale vero e proprio è adorno di statue ed al centro c'è un tempio della fine del I sec. d.C., eretto forse in onore di Cerere (divinità delle messi e dell'abbondanza), ma non ci sono prove certe; alla fine di una contrattazione, se l'affare andava a buon fine, i mercanti facevano un'offerta alla divinità. Nel lato occidentale del portico, nell'ultimo ambiente, si conserva il calco dell'altare su cui sono raffigurate immagini relative alle origini di Roma.

 

 

Lato del portico

Il foro

Uno dei mosaici del foro

 


Terme del Foro

Del II sec. d.C., le più grandi, per dimensioni e le più sontuose, subirono molti restauri nel tardo impero. Anche se l'impianto può lasciarlo pensare, non è una struttura pubblica. E' formata da una palestra trapezoidale pavimentata da mosaici, con laconicum (bagni a vapore) di forma ellittica e calidarium (bagni ad acqua calda); era illuminata da grandi finestroni.Una particolarità è dovuta alla disposizione dei vani riscaldati, che sono si orientati a sud come nelle altre terme, ma non sono allineate in modo rettilineo, bensì formano delle sporgenze, in modo da poter essere riscaldate dai raggi del sole in modo uniforme.

Sotto il pavimento c'è un corridoio che permetteva agli addetti alle terme di accendere le caldaie ed il ricambio dell'acqua; si possono ancora vedere i forni e gli hypocausta (dove si incanalava il calore).Il frigidarium, con due vasche, si trovava in una grande sala decorata, di cui sono rimasti frammenti di colonne e una mensola che faceva da cornice ad una volta. 

Tra i reperti rinvenuti durante gli scavi su questo spazio, sono stati trovati oggetti, come forcine d'osso, utilizzati da donne, questo naturalmente sta a significare che l'edificio era frequentato anche da donne, ma sicuramente con orari diversi.

 

Forica

Anche se all'interno del Caseggiato dei Triclini, era una latrina adibita ad uso dei passanti. Ricavata da una bottega nel II sec. d.C., ha un lungo bancone, con 20 sedili che girano tutt'intorno al locale e al di sotto una canaletta per lo scolo dell'acqua. Si accedeva alla latrina tramite una porta scorrevole, di cui è ancora visibile il foro centrale nella soglia.

Bancone con 20 sedili

 

Caseggiato dei Triclini
Edificato nel periodo di Adriano, ha le stanze a destra del portico adibite a triclini (divanetti in marmo), ancora visibili i podia dove si accomodavano i commensali.

 

Foro

Costituiva il centro della vita politica e sociale della città; nato nel 20-25 d.C., dall'abbattimento di molte strutture del vecchio castrum, di forma rettangolare era circondato dai maggiori edifici religiosi e pubblici.

 

Capitolium

Il principale edificio sacro di Ostia, dedicato a Giove, Giunone e Minerva, fu costruito nel 120 d.C.. Costituito da scalinata e podio imponente interamente di mattoni; colonne sul fronte e lungo i lati (portici utilizzati dalla gente nei giorni di pioggia per trovare riparo); tra i resti della cella, in fondo, c'è un podio riservato alle statue di culto; la lussuosa soglia di ingresso, di marmo africano.

 

Una particolarità è data dagli archi di scarico lungo le mura, che consentono un'equilibrata distribuzione del peso. Ciò che è arrivato ai giorni nostri del Capitolium, è solamente lo scheletro, in origine era ricoperto di marmi pregiati, che a partire dal periodo medievale sono stati man mano asportati. 

 

Tempio di Roma e Augusto

Costruito nel I sec. d.C., restano visibili le fondazioni del podio e un frontone marmoreo, ricostruito mettendo insieme dei frammenti, tra i quali molto importante la statua di Vittoria.

Un'altra statua ritrovata in fondo al tempio (al posto originario) è quella della dea Roma, raffigurata con un piede sul globo terrestre a rappresentare il dominio di Roma sul mondo.


 

Tempio dei Fabbri Navali 


Edificio strettamente collegato con la Schola di Traiano, dedicato al culto dei fabri navales; costruito alla fine del II sec. d.C.. Costituito da un cortile rettangolare, circondato da un portico pilastrato, alla fine del quale c'è il tempio. In un angolo del cortile, è conservata la base di una statua, con sopra un'iscrizione "Flavio Filippo", patrono dei fabri navales. Presso il cortile sono state rinvenute cataste di colonne e capitelli, forse a testimoniare l'utilizzo di questo, nel tardo impero, come deposito di marmi.

 

 

Basilica Cristiana

Pianta irregolare, divisa su due lunghe navate, è stata edificata nel IV sec. d.C.. Nella navata di sinistra, su di un'architrave è possibile vedere un'iscrizione dei nomi dei quattro fiumi del paradiso terrestre. 

Anche se in passato venne identificata come una basilica cristiana, in seguito a nuove iscrizioni ritrovate, oggi si pensa possa trattarsi o di una sede di sette eretiche o anche di una scuola per catecumeni.  

 

Casa del Serapide

Di età adrianea, prende il nome da una raffigurazione di Serapide, nel cortile; quest'ultimo ambiente ha pilastri che si estendono fino al soffitto, intorno ci sono delle tabernae; al piano superiore, forse, c'erano gli appartamenti.

 

Terme dei Sette Sapienti

Forse di età adrianea, si accede, a sinistra, in una grande sala circolare (frigidarium), anticamente coperta con una cupola. Il pavimento in questa sala è costituito da un mosaico, rappresentante scene di caccia o motivi vegetali. Un arco introduce nel vestibolo (prima di essere inglobato nelle terme, era una taverna), dove sono ben conservati degli affreschi dei sette sapienti, con i relativi nomi e consigli scherzosi per il buon funzionamento dell'intestino. 

Sul lato opposto un laconicum e un calidarium; un secondo frididarium con una vasca, arricchita da affreschi che riproducono Venere mentre esce da un mare ricco di pesci.

 

Casa degli Aurighi

Edificata nel 140 d.C., con il cortile ad arcate circondato da un corridoio, sul quale affacciano le varie stanze; è tra le rovine meglio conservate in altezza (sono visibili tre piani). Prende il nome da due quadri, rappresentanti aurighi sulle bighe, che si trovano nel lato nord del corridoio.

Molto fini le pitture delle varie stanze, che raffigurano amorini, scene di caccia o nature morte.

Sull'utilizzo dell'edificio ci sono due ipotesi: veniva affittata ad inquilini diversi; era la sede di qualche corporazione sportiva.

 

Caseggiato di Bacco e Arianna


Di età adrianea, si sviluppa su due piani; al piano terra, molto importante il pavimento in mosaico (120-130 d.C), uno dei più importanti ritrovati ad Ostia. Riproduce la lotta tra Eros (amore sacro) e Pan (amore profano), che ha come spettatori Dionisio e Arianna; molto curata l'impostazione del disegno e la stilizzazione

 


 

Thermopolium


E' uno degli edifici più suggestivi della città: una locanda di età adrianea.  Da Via di Diana un passaggio coperto introduce in un cortile fiancheggiato da tabernae.  La facciata della locanda, che da su Via di Diana, mostra balconate al primo piano, con  archi che poggiano sulle mensole di travertino (tecnica che prenderà piede nel medioevo); qui gli antichi ostiensi si intrattenevano al fresco delle serate estive. Più avanti ci sono i tre ingressi della locanda, ricavata nel III secolo d.C., da locali precedenti. All'interno ci sono tre vani, quello di mezzo è il principale. Prima di entrare nel locale centrale c'è un bancone a tre piani, dove venivano poggiati i cibi e le bevande, per i clienti che andavano di fretta; sotto il bancone una vaschetta per lavare le stoviglie.  

 

La sala interna, arricchita da affreschi, contiene un altro bancone per l'esposizione delle vivande, sopra esso un dipinto di natura morta. A destra la cucina, con un fornello e un dolio, dove tenevano in fresco acqua e vino; a sinistra una sala non ben identificata; dietro un cortile con una fontanella e i sedili in muratura per gli ospiti.

Interno della locanda

 

Porta e mura del Castrum
Della fine del IV sec. a.C., le mura del castrum furono costruite con grossi blocchi di tufo, con una porta su ogni lato. Il castrum, di forma rettangolare, tagliato in quattro parti uguali, dalle due strade principali (Decumano Massimo e Cardo Massimo). Al centro, dove ora c'è il Capitolium, ancora sono visibili resti del basolato del vecchio Cardo. Questa "cittadella fortificata", nacque per difendere la foce del Tevere, ma ben presto venne attorniata dall'abitato che si andava pian piano sviluppando; tra il II e I sec. a.C. cominciarono a nascere, anche costruzioni di carattere commerciale e domus signorili.

 

Caseggiato del Molino
Edifici costruiti intorno al 120 d.C., costituiti da ambienti selciati; troviamo, ancora, ben conservate macine in pietra lavica (in basso forma conica, in alto, un elemento mobile detto catillus). Le macine venivano utilizzate, facendo ruotare la parte alta, tramite una leva mossa da schiavi o muli a cui venivano bendati gli occhi per evitare i giramenti di testa. 

Alcuni ambienti sono occupati da tazze cilindriche con due fori, che erano utilizzati per impastare le farine; in un altro, invece, troviamo due forni per la cottura del pane.  Il mestiere del panettiere (pistor) era molto diffuso, tanto da formare una corporazione detta dei pistores. Il pane di Ostia veniva portato a Roma per essere distribuito gratuitamente al popolo, oppure venduto a prezzo politico, fino a quando nel III sec. d.C. i panettiere ostiensi rivendicarono gli stessi diritti dei panettieri romani.

Edificio dei Molini

 

Casa di Diana
Del 130-140 d.C., tipica insulae formata da appartamenti (cenacula), che il proprietario affittava; questo tipo di case si sviluppò con la nascita del porto traianeo, che fece aumentare notevolmente la popolazione. A differenza dello stesso tipo di case, costruite a Pompei, che si sviluppavano in larghezza, occupando tantissimo spazio, le insulae ostiensi si sviluppavano in altezza. La casa di Diana, infatti, raggiungeva un'altezza di circa 20 metri ed era di 3 o 4 piani. Un'altra particolarità è che, oltre a prendere la luce, dal cortile interno, riusciva a prendere luce esterna tramite i balconi finestrati.

 Al piano terra, appena si entra sulla destra, vediamo un locale una volta adibito a latrina; ci sono, poi, le tabernae con i mezzanini, ovvero gli ambienti dove vivevano i negozianti o le classi basse del popolo; tramite delle scale si arriva ai piani superiori, dove si trovano confortevoli appartamenti, utilizzati dal ceto medio, arricchiti da balconate. 

La casa prende il nome da un dipinto di Diana Cacciatrice, che si trova su una tavoletta di terracotta su una parete dell'edificio.

 


 

Terme del Mitra
Edificate nel 125 d.C., subirono notevoli restauri. Ben conservato nella parte sotterranea, dove c'erano i servizi. C'è un impianto di sollevamento delle acque, qui su una parete i segni incisi da una ruota che munita di secchi spostava l'acqua, che tramite tubi di piombo convogliava nelle vasche. Gli ambienti che le costituiscono sono: il frigidarium, un calidarium, una sala di disimpegno, il cui pavimento è decorato da un mosaico rappresentante Ulisse e le Sirene ed infine, un vano ristruttura per l'esercizio del culto cristiano. In quest'ultima stanza, c'è una scala che conduce ad un ambiente sotterraneo, adibito (in un secondo momento) a mitreo; qui era collocata la scultuta di Mitra nell'atto di uccidere un toro (veniva illuminato da un lucernario per rendere l'atmosfera più suggestiva). I resti della statua, però, vennero trovati in una fogna, in quanto, fatta in mille pezzi e gettata qui dai cristiani che occuparono gli ambienti sopra descritti.

 

Area Sacra dei Templi Repubblicani
Occupa un'area trapezoidale e comprende il Tempio di Hercules Invictus e altri due tempi; edificato al tempo di Silla, si trova su un livello inferiore, subì numerosi restauri in età traianea e nei periodi successivi. Il tempio di Hercules, sicuramente era il più importante, ad Ostia il culto di questo dio (soprattutto per le spedizioni militari), come si può vedere anche da alcuni rilievi e statue, sistemati all'interno del tempio stesso, donati da protagonisti di scontri bellici. 

Il culto di Hercules, continuò anche in età imperiale e dopo il diffondersi del Cristianesimo, come si è potuto riscontrare, da alcune iscrizioni e da un restauro da parte delle autorità pubbliche di Roma, del IV sec. d.C..

Tempio di Ercole

 

Domus di Amore e Psiche
Raffinata dimora, della fine del III sec. d.C., tranquilla ed appartata, probabilmente veniva utilizzata per soggiorni estivi. All'entrata un corridoio, a destra un piccolo giardino con un ninfeo, a sinistra tre stanze di cui la centrale, impreziosita da rivestimenti in marmo per il pavimento e le pareti; sempre all'interno di questa stanza c'è la statua che da il nome alla casa. Alla fine del corridoio c'è la stanza principale, anche questa con rivestimenti in marmo.

 

Terme di Buticosus

Di età traianea, prendono il nome da un mosaico, che ritrae un bagnino, Buticosus, appunto, rivestimento dell'ambiente che precede il laconicum. Nel calidarium, tra i tanti spicca un bel mosaico raffigurante scene di divinità marine.

 

Horrea Epagathiana ed Epafroditiana

Della seconda metà del II secolo d.C., questo edificio fu adibito a magazzino, dai due proprietari (da cui prende il nome). Epagathio e Epafroditio erano due liberti, probabilmente di origine orientale, arricchitisi con il commercio; si è potuto risalire ai loro nomi, grazie alle iscrizioni trovate sopra l'ingresso principale. 

Horrea Epagathiana ed Epafroditiana

Vista la presenza di due porte di ingresso e due nel cortile interno, probabilmente questo complesso era deposito di merce preziosa, come stoffe per esempio.  All'interno c'e un cortile, il cui pavimento è decorato a mosaico, raffigurante figure geometriche, una tigre ed una pantera; il piano terra è occupato da 16 ambienti (sicuramente depositi); sull'utilizzo del primo e secondo piano non si sa stabilire se si trattasse dell'abitazione dei proprietari, o sempre di ambienti adibiti a magazzino.

 


 

 

 

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