PETRA


Fu un viaggiatore anglo-svizzero, Johann Ludwig Burckhardt (1784 - 1817), che nel 1812, recandosi da Damasco al Cairo, sentì parlare di un'antica città stretta fra montagne impenetrabili e decise di andare a cercarla. Sapeva parlare arabo e così, col nome di Sheik Ibrahim e travestito da commerciante musulmano, raccontò di aver fatto voto ad Allah di sacrificare una capra al profeta Aronne presso la sua tomba in cima a Gebel Haroun, un'alta collina sovrastante la chiacchierata città.
Con una simile storia convinse due indigeni a guidarlo attraverso il siq, un'angusta gola scura con pareti a picco, larga in certi punti poco più di un metro, che si snoda per quasi un chilometro e mezzo tra torreggianti blocchi di arenaria rossa decorati e intagliati. All'improvviso, il siq emerse dall'oscurità e a Burckhardt apparve il primo e più sensazionale monumento della città: il Khazneh, la Casa del Tesoro, una risplendente costruzione nabatea rosso cupo, che ancora oggi contrasta talmente con il paesaggio circostante da sembrare un pezzo di scenario di film abbandonato sul luogo. Là Burckhardt tracciò sui suoi ampi indumenti uno schizzo dell'edificio, poi compì una breve visita attorno alla città e, al cadere delle tenebre, sacrificò la capra ai piedi del tempio di Aronne prima di fare ritorno a Elji, a missione compiuta.
I diari di Burckhardt sulla scoperta di Petra divennero pubblici solo cinque anni dopo la sua morte, nel 1822, suscitando grande clamore soprattutto in Inghilterra.

E Lawrence d'Arabia scrisse…
"Petra è il più bel luogo della terra. Non per le sue rovine […], ma per i colori delle sue rocce, tutte rosse e nere con strisce verdi e azzurre, quasi dei piccoli corrugamenti, […] e per le forme delle sue pietre e guglie, e per la sua fantastica gola, in cui scorre l'acqua sorgiva e che […] è larga appena quanto basta per far passare un cammello […]. Ne ho letto una serie infinita di descrizioni, ma queste non riescono assolutamente a darne un'idea […] e sono sicuro che nemmeno io sono capace di farlo. Quindi tu non saprai mai che cosa sia Petra in realtà, a meno che non ci venga di persona". Queste parole di Thomas Edward Lawrence, meglio noto come Lawrence d'Arabia, rimarcano l'effetto sconvolgente che il "capolavoro totale" di Petra esercita sul visitatore, e chiunque ci sia stato non potrà che confermarle.

Gli scavi hanno rivelato che gli Edomiti, i futuri nemici degli Israeliti, erano insediati qui già nel secondo millennio a.C. Nel 500 a.C. essi furono poi cacciati dai Nabatei, nomadi giunti dal sud, che in questo luogo eressero la loro capitale. Strategicamente situata al punto d'incrocio fra antiche arterie commerciali, Petra era gremita di mercanti che vi trasportavano i loro prodotti da Damasco e dall'Arabia, dal Mediterraneo e dall'Egitto. Servendosi di questa città praticamente inespugnabile come base, i Nabatei controllavano le rotte delle carovane e ammassavano ricchezze, dando vita a una fiorente civiltà. La roccia non costituì un problema per questa popolazione, tanto che la loro principale divinità, Dushara, era simboleggiata da massi di pietra e obelischi disseminati nel siq e un po' dappertutto nella città.
Nel 63 a.C. i Romani tentarono di impadronirsi della città sferrando un assalto improvviso, ma essi riuscirono nel loro intento solo nel 106 d.C., quando Petra entrò a far parte, sembra senza opporre resistenza, della provincia romana d'Arabia. Nonostante la dinastia nabatea si fosse ormai estinta, la popolazione locale coesistette con quella romana per oltre un secolo. Nel IV secolo, quando Petra fu assorbita dall'Impero Bizantino, la Tomba dell'Urna, una delle più grandi di epoca nabatea, fu trasformata in chiesa e la città diventò sede di un episcopato. Ma a partire dal VII secolo, cioè dall'ascesa dei musulmani - se si eccettua la breve permanenza dei Crociati che innalzarono posti di guardia fortificati su due cime dei dintorni - la storia sul destino di Petra tace, fino al 1812.

    

Capitale dell'antico regno nabateo, dichiarata dall'Unesco "Patrimonio dell'umanità" e raggiungibile ancora oggi solo a piedi o a cavallo attraverso il siq percorso da Burckhardt, Petra è uno dei gioielli più preziosi del Medio Oriente, nonché la meta turistica per eccellenza della Giordania.

Il suo monumento più importante, il Khazneh, la Casa del Tesoro, nonostante le ricerche e gli studi effettuati, nasconde ancora molti enigmi.

Si tratta di un tempio, di una tomba o di un nascondiglio di ricchezze? Il mistero è ancora fitto. Forse era tutte e tre le cose insieme, benché il nome tragga origine dalla leggenda del tesoro di un faraone racchiuso nell'urna alla sommità del monumento. Per molto tempo, fino a quando l'usanza venne proibita, i Beduini locali ebbero l'abitudine di sparare contro di essa con i fucili, sperando di essere sommersi da una pioggia di monete. L'edificio, probabilmente, era usato come tomba, dato che a Petra abbondano le costruzioni funerarie. Nella valle e sulle alture circostanti ne sono disseminate moltissime: dalla Tomba dell'Urna reale scavata nel fianco di una rupe, ai sepolcri con splendide facciate simili a palazzi, alle camere sepolcrali pubbliche sistemate nelle pareti, alle nicchie di culto, fino alle raccapriccianti tombe a pozzo, in cui i criminali venivano gettati ancora vivi.

                      

La tecnica costruttiva era per sottrazione di roccia. Raffinati furono i particolari raggiunti.

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