RUDIAE


Lecce, città barocca del nostro meridione assolato, non può non destare sorpresa con la ricchezza architettonica dei suoi palazzi, con la bellezza antica delle sue strade: qui tutto parla di un passato di glorie che ancora emoziona.

 Il mitico fondatore di Lecce è Malennio, re dei Salentini, discendente addiritura da Minosse. Il sorgere della città si fa risalire a un secolo prima della guerra di Troia. Malennio pare abbia dato vita anche a Rudiae, a pochi chilometri da Lecce, patria del primo grande poeta romano: Quinto Ennio.

Ecco, dunque, una prima gloria della bella Lecce: meridionale, salentino era il grande Ennio, il padre della poesia, il maestro a cui Virgilio stesso s’ispirò per il suo dolce verso. Centro coloniale greco di notevole importanza, passò poi sotto la dominazione romana. I potenti conquistatori del mondo antico che venivano dal "biondo Tevere", pensarono a fortificarla per difenderla dagli attacchi dal mare.

Documenti della grande civiltà romana sono l’anfiteatro romano i cui resti sono visibili in pieno centro leccese, in piazza S. Oronzo (d’estate queste antiche reliquie rivivono dimenticate emozioni durante i frequenti spettacoli che si tengono in tale cornice) e ciò che rimane dell’antico porto Adriano, a S. Cataldo. Proprio qui, pare, sia sbarcato Ottaviano, che da Apollonia, dopo la morte di Cesare, si recava a Roma per esservi incoronato imperatore.

 

Fino al VII secolo la regione, che oggi denominiamo Salentina, si chiamò Calabria. Ancora prima essa ebbe altri nomi: Japygia, Peucetia, Messapia, Salentina. Sotto i Bizantini il centro più importante divenne Otranto: la regione, allora, divenne Terra d’Otranto.

 

Questo fu forse per Lecce il periodo più oscuro: solo i porti di Brindisi, Taranto, Otranto e Gallipoli ebbero florida vita.

Nel 1000 Lecce rinacque sotto i Normanni; nel 1058 Roberto il Guiscardo affidò la contea di Lecce al fratello Goffredo di Hauteville. La città divenne sede di principi e potenti signori e notevole centro artistico.

 

 

Anfiteatro Romano

 

L’anfiteatro si trova in corrispondenza di Piazza S. Oronzo, e ne sono state portate alla luce alcune parti, quasi la metà nel complesso, tra il 1904 ed il 1938. La costruzione è d’età augustea, ed è di ragguardevoli dimensioni: m 102 x 82; è stata realizzata in parte con lo scavo del terreno, in parte con architettura ad arcate sorrette da pilastri di tufo. 

Queste ultime sostenevano un doppio ordine di gradinate, di cui solo quello inferiore è conservato. L’arena è ellittica, ed era separata dalle gradinate da un alto muro guarnito di un parapetto rivestito di un fregio in marmo con scene di caccia ad animali feroci: il che rimanda al tipo di spettacoli che si tenevano nell’arena.

I pezzi superstiti del fregio sono sistemati al suolo, sotto il parapetto; tutti gli altri materiali notevoli pertinenti al teatro, iscrizioni latine comprese, si trovano nella galleria scavata nella roccia che corre intorno all’arena. Da notare, infine, che nei pressi dell’anfiteatro fu scavata anche una necropoli preromana, che ha restituito iscrizioni messapiche.

 

 

Teatro Romano

 

Scoperto nel 1929 si fa risalire al periodo augusteo. 

Sono stati portati alla luce la cavea, l'orchestra e la scaena. La cavea è scavata in parte nel banco di roccia. La scaena era rivestita di marmi ed il muro di fondo decorato da colonnati e nicchie con le statue di marmo (I.II sec. d.C.) esposte nel Museo Provinciale.

 

 

 

Porta Rudiae

 

A segnare gli antichi limiti della cerchia cittadina leccese c’erano quattro porte, di cui oggi ne rimangono solo tre: Porta Napoli, che è la più antica, porta S. Biagio, porta Rudiae. Aperta sul braccio delle mura orientali della città, porta Rudiae e la più interessane e antica delle porte di Lecce, quella che volgeva verso l'antica città di Rudiae, patria del poeta latino Quinto Ennio, e da cui ha preso il nome. La porta originale crollò verso la fine del XVII secolo ma fu generosamente ricostruita nel 1703 da un patrizio leccese. La porta e' costituita da un unico fornice inquadrato da colonne che poggiano su di un alto podio e sorreggono un fregio su cui sono collocati i busti dei mitici fondatori della città: Licio Idomeneo, Malennio, sua figlia Euippa e suo figlio Dauno, re delle Puglie che da lui furono chiamate, nell’antichità, Daunia. Sotto i busto di Malennio si legge:"Io sono il re e il fondatore della città, Malennio figlio di Dasumno e nipote di Salo". Sotto quello di Dauno si legge:" Io sono il  re Dauno, figlio di Malennio, illustre per il mio regno e il maneggio delle armi". Sotto il busto di Euippa si legge:" Euippa, sorella di Dauno, sopravvissuta al fratello, con mano di donna seppi reggere lo scettro avuto". Sotto il busto di Idomeneo si legge:" Io Lizio Idomeneo, col matrimonio con Euippa, ottenni la città che mio suocero aveva fondato e la ingrandii". Questa porta è detta anche di Sant'Oronzo perché è ad egli consacrata come si legge sull'iscrizione posta sul fastigio del monumento. La statua di S.Oronzo che sovrasta il fastigio è affiancata dalle statue di S.Domenico e di Sant'Irene, protettori minori di Lecce. Inoltrandosi verso il centro, il barocco leccese esplode nella plasticità delle architetture, nella grazia degli ornamenti, nella ridondante ricchezza che rendono ancora più raffinati questi palazzi, segni di un’antica nobiltà soprattutto di cultura.


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