TEODORICO    


Il regno di Teodorico durò dal 494 al 526 e fu caratterizzato dal tentativo di creare una collaborazione tra goti e romani: i primi formavano l'esercito, i secondi si occupavano dell'amministrazione civile.

Nel 488 Teodorico, re ostrogoto, entrò in Italia, sconfisse Odoacre in varie battaglie e lo obbligò a rifugiarsi a Ravenna, dopo la resa Odoacre venne ucciso a tradimento e Teodorico assunse il pieno potere in Italia.

L'esercito tuttavia resta esclusivo privilegio dei Goti; solo per eccezione vi sono immessi ufficiali romani e bizantini. Come in tutte le monarchie stabilite su territorio romano, anche in questa il re si studia di estendere sul suo popolo le prerogative e i diritti di successione, e ciò allo scopo di ingabbiare l'indomita tendenza centrifuga, propria all'individualismo germanico. L'assemblea popolare infatti, organo principale dell'antica costituzione, a poco a poco viene sostituita dal sistema burocratico romano, il cui centro è il palatium o corte del re. In un primo momento, sembrò che questo schema funzionasse, tanto che tra i più fidati collaboratori del re si contano alcune delle più eminenti e colte personalità dell'aristocrazia latina, quali Cassiodoro, che divenne segretario di Teodorico, e i senatori Boezio e Simmaco. In realtà goti e romani coesistevano come due comunità separate: ciascuno conserva infatti il duo diritto,  la sua lingua e le sue tradizioni. Eventuali controversie tra le due popolazioni erano regolate da tribunali misti e inoltre i goti erano ariani e i romani cattolici.

In politica estera, Teodorico mirò ad elevare la monarchia ostrogota sovra le altre; all'uopo gli giovarono i legami di parentela stretti col re dei Franchi, dei Visigoti, dei Vandali, dei Turingi, onde, a un certo momento, la sua parve la monarchia egemonica per eccellenza dell'orbe barbaro occidentale. Al popolo assegnò il terzo delle terre, ma in modo da non turbare la piccola proprietà, nè disperdere troppo le sue forze militari. 

Sognando la fusione delle due stirpi, delimitò la barbarie dei suoi con un editto, Edictum Theodorici, in cui i costumi nazionali sono corretti dal giure romano; nei processi misti al conte goto associò un giudice romano; e, quantunque ariano, tollerò benevolmente la chiesa e la religione cattolica ; innalzò edifici pubblici in Roma e altrove; fece dissodare e bonificare terre deserte o malariche. Ma il conflitto tra Goti e Romani, nonostante tante provvidenze, doveva nascere proprio dal contrasto delle due religioni. Quando infatti Giustiniano, ligio alla Chiesa romana, ebbe dichiarato guerra all'Arianesimo, gli Italiani volsero le loro speranze di liberazione all'Oriente; e il Senato e i maggiorenti di Roma ripresero segrete ed intime corrispondenze con Bisanzio. 

Invano Teodorico mandò papa Giovanni a far fede della sua tolleranza verso i Cattolici; la missione ebbe esito negativo. Il Papa fu gettato in carcere, i principali membri dell'aristocrazia senatoria, sospettati di dare vita a congiure a favore dei bizantini, furono perseguitati: tra le vittime di Teodorico  vi furono i suoi antichi collaboratori Simmaco e Boezio, che nel 525 vennero giustiziati.  

Poco dopo Teodorico morì, avendo sostanzialmente visto fallire il suo progetto. Gli succedette il nipote Atalarico, un bambino posto sotto la tutela di sua madre Amalasunta, figlia di Teodorico, nel 534, dopo la morte di Atalarico, Amalasunta sposò il cugino Teodato, così i goti si trovarono in una situazione difficile.

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