Zarathustra

La maggior parte dei ricercatori è arrivata alla conclusione che Zarathustra dovrebbe essere nato attorno all'anno 630 a.C. nella città di Battria. Di conseguenza non era un persiano bensì un battriano, come allora si chiamavano gli abitanti della regione. Ma apparteneva come i persiani agli Arya, la grande stirpe indoeuropea che a partire dal terzo millennio prima di Cristo si era spinta ininterrottamente dall'Asia centrale verso sud. Il nome Arya (oggi arii o ariani) se lo erano scelto gli stessi bellicosi nomadi; significa "i nobili" e doveva rendere evidente il distacco che volevano frapporre tra loro e i popoli sottomessi. Alcune tribù erano penetrate in India attorno al 1900 prima dell'epoca cristiana ed avevano fondato nel corso di dieci generazioni il sistema di caste degli indù, altre tribù erano confluite nello stesso periodo nei grandi altipiani disabitati, con steppe e deserti, montagne e fertili valli, in quel paese che alla fine si chiamerà "Iran", "paese degli ariani". Il nome di Zarathustra rivela la sua discendenza da una famiglia di ricchi allevatori, tradotto significa "l'uomo dai vecchi cammelli". Suo padre si chiamava Porushaspa, "quello dei destrieri balzani", come sta scritto nei frammenti a noi pervenuti dell'Avesta, la bibbia di Zarathustra.

Zarathustra fu il terzo figlio di una distinta famiglia nobile, gli Spitama, che ebbero cinque figli. Il padre sembra esser stato sacerdote di un clan di nobili allevatori che non avevano alcun tempio e offrivano i loro riti sacrificali all'aperto, nella steppa. Influenzato spiritualmente dalle tradizioni nomadi della sua tribù e dalla vita cittadina di Battria, fu destinato, ancora molto giovane, a seguire le orme del padre, a diventare lui pure sacerdote.

Zarathustra si accorse ben presto dell'inadeguatezza dei rituali mazdekisti, dato che all'età di vent'anni abbandonò la sua patria e parti in solitudine. Lui, che si nominava uno zaotar, poeta sacro e predicatore, voltò le spalle al mestiere di sacerdote. Dieci anni, forse anche vent'anni, dovettero durare le peregrinazioni del religioso viandante. Nell'Avesta troviamo scritto soltanto che alla fine, sul fiume Daitya, gli apparve un angelo e si sarebbe verificato uno dei più fecondi avvenimenti per la storia delle religioni. Zarathustra ebbe la visione della lotta cosmica tra le forze del bene e del male, tra Dio e Satana; poi della resurrezione dei morti nel giorno del giudizio universale e della continuazione dell'esistenza dopo la morte, nel paradiso o nell'inferno.

Sul fiume Daitya apparve - cosi raccontano le Gàthà - al religioso viandante, dopo lunghe meditazioni, l'angelo Vohu Manu "animo buono" avvolto in uno splendido mantello di luce che lo condusse al trono del dio Ahura Mazdah "signore saggio". Passarono diversi anni prima che Zarathustra, dopo quella visione, uscisse dalla solitudine iniziando quindi a predicare nella capitale della sua patria. La gente lo ascoltava senza troppo interesse, i sacerdoti e i nobili lo respingevano duramente. Pochi furono i seguaci che si strinsero attorno a lui e lo accompagnarono nei suoi viaggi di predicazione sulle piazze dei mercati nelle città, nei paesi e negli accampamenti di tende. Dopo anni di delusioni e di persecuzioni lasciò Battria e coi pochi suoi discepoli andò nel regno di Corasmia. Il re Vistaspa lo accolse benevolmente, tenne lunghe conversazioni con lui e si convertì alla nuova fede: fu un successo decisivo. I nobili a corte seguirono ben presto l'esempio del re, così fecero pure i sacerdoti. Zarathustra poté‚ iniziare la sua opera. Sotto la protezione del re fece costruire davanti alle porte della città il suo famoso tempio del fuoco al cui altare, all'aperto, i sacerdoti intonavano canti e catechizzavano il popolo. Non c'era più bisogno di sacrificare vittime animali per rendere benevoli gli dei. Chi agiva secondo i precetti del "saggio signore", Ahura Mazdah, cioè rettitudine, laboriosità e onestà, poteva sperare nella grazia divina per l'avvenire.

Keshmar divenne la residenza di Zarathustra e in quella città affluirono i curiosi per ascoltare le sue prediche, da lì partirono i suoi allievi come missionari nelle province lontane e in altri regni. Ciò nonostante non mancarono le difficoltà e gli ostacoli. La casta dei nobili sacerdoti, da lungo tempo insediati nella città, rimase testardamente fedele alla religione preesistente e si coalizzò con i principi degli stati vicini contro il riformatore. La guerra che segui fu fatale al fondatore della religione e al suo protettore, il re Vistaspa.

Si arrivò così alla prima guerra di religione sul territorio persiano. Per Zarathustra terminò in una catastrofe. Le truppe nemiche, quando penetrarono nella capitale, bastonarono a morte il vecchio di settantasette anni prima di doversi ritirare in fuga. Zarathustra morì da martire. Avvenne attorno all'anno 553 a.C. Secondo la leggenda la dottrina di Zarathustra fu scritta, ancora ai tempi del maestro, con inchiostro d'oro su dodicimila pelli di bue e venne poi conservata nella biblioteca reale di Persepoli. Di quell'originale non ci è pervenuto alcunché‚ dev'essere verosimilmente finito alle fiamme nell'anno 330 prima dell'epoca cristiana quando i soldati di Alessandro il Grande, conquistata la città, vi appiccarono fuoco. Ciò che è rimasto sono copie redatte seicento anni dopo da sacerdoti, sulla base di altri esemplari dell'Avesta; anche di quelle ci sono pervenute soltanto parti frammentarie perché‚ gli arabi, durante la loro avanzata conquistatrice, operarono ripetute distruzioni.

Zarathustra ha lasciato ben poco di scritto. Di tutto ciò che ci è pervenuto, solo le Gàthà (Gli inni) nei libri Yasna (Riti del sacrificio) che potrebbero essere ascritti direttamente a lui; esse furono infatti redatte in un dialetto simile al sanscrito come era allora in uso a Battria. Si tratta però di pochi punti di riferimento precisi che, nonostante ciò, permettono di ricostruire con una certa approssimazione i caratteri grandiosi e unici della sua dottrina. Zarathustra confutò la fede dei suoi padri che riconosceva un gran numero di ahura, le divinità della luce, e di daeva, i demoni. Egli sostenne che una sola di quelle divinità ahura era l'unico dio: Ahura Mazdah, "saggio signore". Ahura Mazdah non appare più agli uomini, come gli altri ahura, in maniera visibile, non sposa altre dee e non genera figli, non è nemmeno più una divinità volubile che, incomprensibilmente, dispensa a volte il bene, altre volte il male. Il suo Ahura Mazdah non ha un 'immagine corporea, è onnipresente, astratto e eterno; ben lontano dalle passioni umane incarna un principio facilmente identificabile: il bene. A questo unico dio si oppone però un antagonista col nome di Angra Mainyu, lo "spirito del male".

Il grande oppositore, un daeva in origine, non lascia niente di intentato per distogliere gli uomini dalla fede nel bene. Ci sono poi figure ausiliarie quali forze del bene e del male, sono spiriti e demoni derivati, nelle loro qualità, dalle divinità precedenti. Dalla parte di Ahura Mazdah sta innanzi tutto Spenta Mainyu, "spirito santo" che compare talvolta quale incarnazione dell'unico dio, altre volte come entità a se stante in qualità di annunciatore della volontà divina. I dei-servitori di questo "spirito santo" sono divinità della luce, amesha spentas, "spiriti immortali", gli angeli; essi ricevono di regola l'incarico di annunciare agli uomini i messaggi divini. Vohu Manu, "animo buono", era uno di quegli angeli apparso a Zarathustra per accompagnarlo al trono di dio. Dalla parte dello "spirito del male", Angra Mainyu, stanno i daeva, i demoni. A quel gruppo appartengono la maggior parte delle divinità venerate dai contemporanei di Zarathustra e sono spiriti cupi al servizio del male. Dio è eterno ma la lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, è limitata nel tempo, così insegnò Zarathustra. La lotta iniziò dopo che Dio aveva creato un mondo senza peccato, abitato da un uomo e da un animale ideali. Allora, nel regno della luce di Ahura Mazdah, comparve il suo antagonista Angra Mainyu che negò la creazione divina e volle corromperla secondo le sue attitudini. Passarono tremila anni finché‚ lo spirito del male riuscì a penetrare nel mondo senza peccato e a eliminare l'uomo e l'animale ideali. Da quel momento si moltiplicarono sulla terra i demoni inferiori generati da Angra Mainyu. Lo spirito del male non riuscì però a scacciare dal mondo l'influenza del bene perché‚ sia l'uomo che l'animale ideali avevano lasciato il loro seme sulla terra. Da quel seme nacquero, magicamente, la prima coppia umana e le prime specie animali. In quelle nuove forme viventi erano però frammischiati sia il bene che il male, l'epoca d'oro del paradiso senza antagonismi e senza peccato era finita. Fu così che iniziò la storia universale costellata da conflitti e intrighi drammatici, da quel momento l'uomo fu, ed e ancora, chiamato a scegliere tra il bene e il male. La nuova epoca durava da trentamila anni. Poi Dio decise di aiutare gli uomini inviando tra loro un profeta: Zarathustra.

Il profeta però viene riconosciuto tale solo da una minoranza degli uomini e più tempo passerà dalla sua morte, più gli uomini si allontaneranno dalla morale e dalla virtù. Come punizione Dio condannerà il mondo a una catastrofe di inondazioni, di incendi e di guerre disastrose, quindi i suoi angeli suoneranno le trombe del giudizio universale. Così gli uomini tutti si alzeranno dalle loro tombe e dovranno rispondere al cospetto del divino signore della loro vita, se hanno accettato o rifiutato il messaggio spirituale del profeta. Mentre per i fedeli inizia a quel punto una "vita eterna" nel regno di Dio, gli altri saranno condannati all'eterno tormento" nell'inferno. Alcuni caratteri di questo insegnamento religioso erano nuovi, mai formulati e predicati fino ad allora da nessun altro uomo. Spesso si tratta di concetti che i cristiani, gli ebrei e i musulmani, pur con tutte le differenze nei dettagli, riconoscono a loro familiari, ovvi addirittura.

Ancora oggi gli storici delle religioni dibattono attorno alla questione se Zarathustra abbia riformulato in maniera più chiara idee già preesistenti oppure se creò qualcosa di radicalmente nuovo. Alcune delle loro ricerche però possono già essere prese come certezze ed ora le esamineremo.

Zarathustra ha fondato una religione monoteistica ma non fu affatto il primo ad annunciare il credo in un unico dio. Gli ebrei, i cristiani e i musulmani ascrivono tale primogenitura al patriarca ebreo Abramo che attorno al 2100 a.C. emigrò dalla Mesopotamia a Cana. Abramo visse mille e cinquecento anni prima di Zarathustra, anche Mosé e Isaia sono precedenti al padre della religione dell'Iran orientale. Zarathustra è stato influenzato da quei profeti ebrei? Battria era una città di commerci posta su una battuta via carovaniera sulla quale i mercanti del Mediterraneo si recavano fino in India e in Cina. Una città cosmopolita dunque, dove confluivano anche le idee dell'oriente e dell'occidente. Ciò nonostante è ben poco verosimile che il pensiero ebraico sia arrivato fino a Battria dato che gli ebrei non mostravano propensione a viaggiare cosi lontano e meno ancora a predicare ad altri popoli la loro religione.

Zarathustra avrebbe quindi sviluppato ulteriormente, e in maniera radicale, ciò che gli eruditi indù avevano fatto germogliare; egli ha - indipendentemente dai profeti ebraici e con lo sguardo diretto all'India - impresso un nuovo corso all'idea di un "principio primordiale", di un "anima universale".

Nessun popolo del suo tempo, eccetto gli ebrei, credeva in un unico dio valido per tutti gli uomini. Un popolo però aveva mosso i primi passi in quella direzione: gli indiani arii. Gli indiani avevano iniziato già un secolo prima di Zarathustra a sviluppare nella parte filosofica del loro Veda, la cosiddetta Upanisad (dottrina segreta), una nuova forma di religione. Non pochi tra i loro significativi pensatori presumevano che, dietro la complicata molteplicità degli dei, ci fosse una magica forza primigenia, un'anima universale creatrice del tutto che veniva chiamata brahman. Si trattava di un principio astratto quasi incomprensibile per le masse dei fedeli. I semplici contadini e artigiani continuavano a credere solo a Siva, Visnu e a mille altre divinità - per i colti sacerdoti quegli dei rappresentavano soltanto forme apparenti dell'inesauribile brahman. L'unità oltre la più svariata molteplicità! Presso gli indiani si stava delineando, sia pur con contorni vaghi, l'idea del dio unico. Zarathustra conosceva forse quei testi? E probabile. Addirittura molto verosimile dato che l'orientalista americano Richard Frye richiama l'attenzione sul fatto che le sue preghiere in versi, le Gatha, sono riconducibili per metro e ritmo al Veda dei brahman indiani. Lo stesso titolo dell'opera omnia Avesta (Sapere) corrisponde a quello della raccolta indiana di scritti religiosi Veda (Sapere). Inutile sottolineare che non dovrebbe esser stato difficile decifrare la "lingua sacra" degli indiani arii, il sanscrito, che era parecchio somigliante al dialetto di Battria. A quel tempo dovevano poi verificarsi frequenti contatti tra i sacerdoti arii dell'Iran orientale e dell'India settentrionale. Vicino a Battria, molto lontano dalla Palestina, la culla dei profeti ebrei, ha preso corpo ancora una volta, e in un geniale atto creativo, la fede in un unico Dio.

Oggi una gran parte degli studiosi di storia delle religioni, impegnati nell'analisi delle fonti storiche, sono d'accordo nel loro giudizio su un punto: che Zarathustra fu il primo profeta ad annunciare l'esistenza di Satana. Zarathustra per primo ha considerato il mondo terreno come il luogo dello scontro tra il bene e il male e nessuno prima di lui ha chiamato gli uomini a fare una libera scelta tra queste due forze assolute.

Lui per primo predicò la resurrezione dei morti nel giorno del giudizio universale in cui l'uomo, al cospetto di Dio, deve rispondere delle sue buone e cattive azioni. Prima di Zarathustra nessuno ha annunciato l'esistenza di un aldilà, del paradiso per i buoni e dell'inferno per i cattivi.

Ciò che molti di noi credevano appartenesse al patrimonio inventivo degli ebrei non venne ideato per tramite di apparizioni nei deserti della Giudea o sul fiume Giordano, bensì nelle montagne e nelle steppe dell'Afghanistan e sulle rive dell'Amu Darja.

Gli ebrei ai tempi di Zarathustra conoscevano già i dieci comandamenti di Mosé e credevano che i peccatori suscitassero l'ira di Dio.

Nella fantasia degli ebrei esisteva soltanto un regno delle ombre dove tutti i morti sarebbero giunti, senza distinzioni tra ricompensa e pena, tra paradiso e inferno. Un tale regno delle ombre era in tutto simile all'ade dei greci. Gli ebrei non conoscevano ancora il diavolo quale potente antagonista di Dio. Nelle scritture bibliche di quel tempo Satana compariva soltanto quale esecutore di Jahvè e spirito della punizione, cioè doveva sempre adempiere al volere del suo supremo signore. Il diavolo non era ancora il demone ostinato che cercava di trionfare su Dio con l'aiuto degli uomini. Inoltre gli ebrei consideravano la storia dell'umanità come un unico susseguirsi di avvenimenti. Non si parlava ancora per loro della prima coppia umana, Adamo (in ebraico: essere umano) e Eva (in ebraico: terra), della svolta drammatica causata dall'apparizione del diavolo, del peccato originale e del divenire storico sulla terra che aveva come meta conclusiva il giudizio universale alla fine dei giorni.

Tre secoli dopo la morte di Zarathustra, gli ebrei pensavano diversamente. Nelle loro scritture bibliche si ritrovavano ormai quelle idee religiose che noi oggi consideriamo essere in tutto e per tutto ebree e, in senso traslato, cristiane, appartenenti alla cultura europea tutta. La diffusione delle idee religiose di Zarathustra venne assicurata dal sorgere di una potenza politica che riuscì a difendere efficacemente la nuova religione contro i suoi oppositori. Solo allora si realizzò per Zarathustra la possibilità di diventare famoso oltre i confini iraniani e di influenzare così in maniera decisiva altre religioni. Questa forza politica stava già formandosi al tempo di Zarathustra stesso: era l'impero dei persiani.

Maometto, 600 anni dopo, diede vita all'islamismo prendendo le mosse dal patrimonio ebraico e cristiano: anche quest'ultimo predicò che gli uomini erano posti in questo mondo per scegliere tra Dio e Satana; anche lui insegnò la resurrezione dei morti nel giorno del giudizio universale, anche lui annunciò il paradiso quale ricompensa per gli uomini retti e l'inferno come punizione per i peccatori. E' un vero paradosso: i seguaci di Zarathustra sono oggi una minoranza in via di sparizione di nemmeno duecentomila fedeli, ma il pensiero del padre fondatore ha collaborato a forgiare tre grandi religioni - i cui segnaci rappresentano più della metà della popolazione mondiale. In Persia si trovano oggi quarantamila seguaci di Zarathustra, un numero insignificante rispetto al totale della popolazione. La maggior parte di loro vive a Teheran e nelle regioni di Kerman e Yasd. Nessun persiano musulmano impedisce loro di raccogliersi attorno al fuoco sacro e di pregare Ahura Mazdah; ai seguaci di Zarathustra è assicurata piena libertà di culto. In questo caso anche gli sciiti fanatici non fanno eccezione, nonostante la loro fama di intolleranti. Secondo i precetti islamici, nessuna religione che insegni la fede in un unico Dio può essere ostacolata. I musulmani riconoscono la fede di Zarathustra come una forma primitiva dell'islamismo e ciò permette ai fedeli di Ahura Mazdah di sopravvivere, almeno fino a oggi, nel loro paese di origine. Al di fuori della Persia i seguaci di Zarathustra sono presenti in un certo numero in India, dove erano fuggiti già nel VII secolo.

Torna ai personaggi