L'EDIFICIO DI EUMACHIA

Intorno al 2 d. C., una sacerdotessa pubblica e suo figlio, che di lì a poco sarebbe stato eletto sommo magistrato cittadino (duumvir), fecero edificare nel Foro un edificio più grande di tutti quelli che erano stati costruiti fino ad allora e anche di quelli che furono costruiti in seguito. La sacerdotessa si chiamava Eumachia, suo figlio Marco Numistro Frontone e probabilmente costruirono l'edificio proprio durante la campagna elettorale. 

Dopo il terremoto del 62 d. C., l'edificio venne pesantemente restaurato, ma senza alterare il suo impianto originario. Come ricorda una monumentale iscrizione incisa sull'architrave del portico verso la piazza del Foro, l'edificio era composto da un vestibolo (chalcidicum) un colonnato (porticus) e un ambiente sotterraneo (crypta). 

Il monumento era dedicato alla Concordia Augusta e alla Pietas, due figure divine che simboleggiavano la pace ritrovata dopo le guerre civili a opera di Ottaviano Augusto. Indirettamente veniva realizzato così un atto di venerazione nei confronti dello stesso imperatore. Nel 7 a. C. Livia, la moglie di Augusto, assieme con il figlio Tiberio, il futuro imperatore e successore di Augusto, fece costruire per la plebe di Roma un porticus con giardini, un vero e proprio spazio per il tempo libero. Con la costruzione dell'edificio, Eumachia e suo figlio vollero celebrare a Pompei la propria dedizione alla famiglia imperiale.


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