LA PRAEDIA DI GIULIA FELICE
Il nome di Giulia Felice ci è stato conservato da un'iscrizione in cui annunciava di essere disposta ad affittare per cinque anni una parte della sua proprietà immobiliare, dopo il disastroso terremoto del 62 d. C. Il complesso è infatti diviso in due parti, con ingressi indipendenti, di cui una, più bella e riccamente decorata, era privata e l'altra, con una stanza adibita alle terme, era pubblica.
Ritroviamo qui tutti gli elementi presenti nella Casa del Centenario come il doppio atrio, il grande peristilio al centro dell'edificio, un quartiere separato dagli ambienti del proprietario o di rappresentanza, ma combinati in modo diverso. Anche qui era venerata una divinità egiziana (Iside) in un sacello posto nel peristilio. La proprietaria non si era comunque limitata a ingrandire e ad abbellire la sua casa. Aveva voluto ricreare uno spazio che simboleggiasse allo stesso tempo il paesaggio selvaggio e roccioso sacro al dio Pan e i giardini delle accademie filosofiche greche.
Infatti il triclinio che si apriva sul peristilio è rivestito di frammenti di calcare come se fosse una grotta da cui, grazie a una conduttura, sgorgava dell'acqua che veniva incanalata in una piccola cascata. Nel giardino al centro del peristilio c'è una peschiera (euripus), attraversata da tre ponticelli e sul lato opposto statue in terracotta di sapienti e filosofi erano sistemate nelle nicchie ricavate lungo il muro.
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