LA CASA DEL MENANDRO
Questa abitazione faceva parte dei possedimenti di una potente e ricca famiglia pompeiana, i Poppei, che vantava il fatto di essere imparentata con Poppea, la seconda moglie dell'imperatore Nerone. La stessa famiglia possedeva a Pompei la Casa degli Amorini dorati, una fornace e aveva visto eleggere diversi suoi membri alle magistrature cittadine. Il nome attuale è dovuto a un dipinto nel peristilio che ritrae il famoso poeta greco. La casa del Menandro rappresenta uno degli esempi più classici del tipo di casa romana con peristilio, conservato qui nel semplice schema originario, in asse con l'atrio.
Intorno al peristilio, come di consueto, si aprono piccoli ambienti, una stanza adibita alle terme e un triclinio che è, al momento, il più grande di Pompei. La casa si sviluppa su due piani. Il corpo centrale è infatti costruito a un livello superiore rispetto a quello del cortile con il forno e i sotterranei e a quello dell'ergastulum, il quartiere riservato ai servi.
Per fare ciò dovettero essere interrate alcune stanze delle abitazioni che occupavano l'isolato prima della realizzazione di questa unica, grande dimora nel I secolo a. C. Lo scavo ha restituito una serie di oggetti molto interessanti per ricostruire la vita che si svolgeva nella casa, primo fra tutti un intero servizio di argenteria, avvolto in panni di lana, accuratamente custodito in una cassa di legno posta nei sotterranei del cortile. Nel quartiere servile invece erano conservati un carro, un corredo di attrezzi agricoli, anfore con miele, aceto, vino di Sorrento e una con una scritta che raccomandava di riempirla con salsa di pesce di prima qualità.
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