Messa a fuoco: | 1) Ghiera di messa a fuoco |
2) Mirino | |
3) Correzione diottrica dell'oculare | |
4) Schermo di messa a fuoco | |
5) Controllo della profondità di campo | |
6) Autofocus |
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2) Mirino: quello ideale di una reflex consente di osservare l'intera
superficie dell'immagine inquadrata dall'obiettivo. Nella pratica questo avviene
raramente e solo in apparecchi di classe elevata. In genere, i mirini permettono
di vedere una parte più piccola dell'immagine, intorno al 90% dell'area reale.
Di fatto, questo non porta grandi svantaggi perchè in fase di stampa non è
ingrandito tutto il fotogramma oppure, nel caso s'impieghi pellicola per diapositive,
i telaietti su cui sono montati i fotogrammi coprono parzialmente i bordi.
Un'altra importante caratteristica del mirino è il rapporto d'ingrandimento
rispetto all'osservazione a occhio nudo. Riferito all'obiettivo standard da
50mm, non deve essere troppo inferiore a 1 (possono essere considerati ottimi
rapporti quelli compresi all'incirca fra 0,7 e 0,9).
3) Schermo di messa a fuoco
(schermo smerigliato): in tutte le reflex l'immagine visibile nel mirino si
forma su un vetro che permette anche di controllare la messa a fuoco. Per facilitare
quest'operazione gli schermi di messa a fuoco sono dotati di dispositivi ausiliari.
I più frequenti sono il telemetro a immagine spezzata al centro (una linea appare
spezzata in orrizzontale se il soggetto non è a fuoco) e i microprismi, normalmente
disposti a collare intorno al telemetro. Nella zona dei microprismi la messa
a fuoco è più difficile ma risulta più precisa.
Tipi di schermi di messa a fuoco.
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Vetro smerigliato | Vetro smerigliato con reticolo | Scala graduata orizzontale e verticale | Centro trasparente con incisa una doppia croce | Telemetro con immagine spezzata al centro e corolla di microprismi |
4) Correzione diottrica dell'oculare:
chi soffre di qualche difetto alla vista e porta gli occhiali può incontrare
dei problemi quando deve accostare l'occhio all'oculare del mirino. Per ovviare all'inconveniente,
la maggior parte delle reflex dispone di un innesto su cui montare lenti correttive
per mirare senza occhiali.
5) Controllo della profondità di
campo: quando su una reflex s'imposta un valore di diaframma
questo rimane alla massima apertura e si chiuderà sul valore scelto solo nell'attimo
dello scatto per riaprirsi completamente subito dopo. Il vantaggio di un simile
sistema consiste nel mettere a fuoco con maggiore precisione perchè l'apertura
più grande del diaframma è quella che consente il massimo della
luce disponibile. Il controllo della profondità
di campo è un comando per chiudere le lamine del diaframma al valore impostato.
Attivandolo la visione nel mirino potrebbe oscurarsi, ma si potrà controllare
la profondità di campo reale, senza ricorrere ai riferimenti comunemente presenti
sugli obiettivi. La presenza del controllo è importante perchè consente di capire
in anticipo quali saranno i soggetti a fuoco e quali invece saranno sfocati.
6) Autofocus (AF): l'autofocus
è un dispositivo che s'incarica di spostare automaticamente il gruppo ottico
dell'obiettivo fino al raggiungimanto della perfetta messa a fuoco. I vantaggi
principali si hanno in termini di velocità e precisione, oltre che nella
compensazione, per chi ne soffre, di eventuali difetti alla vista. Diverse
sono le modalità di autofocus:
La messa a fuoco automatica può essere adattata alle diverse esigenze di ripresa. Si può decidere di far scattare l'otturatore solo quando si è raggiunta la messa a fuoco (priorità di fuoco) o indipendentemente da ciò (priorità di scatto). La tendenza dei fabbricanti è di far interagire il sistema AF con l'esposizione. I sistemi recenti regolano infatti l'esposizione secondo numerosi parametri tra i quali l'importanza del soggetto principale, informazione dedotta dal rilevamento autofucus.
Il sistema per funzionare correttamente ha bisogno
di un'illuminazione minima che potrebbe non sempre essere presente,
il problema viene risolto tramite un raggio infrarosso ausiliario prodotto
da un emettitore incorporato nella fotocamera.
L'AF concentra la messa a fuoco su un'unica
area al centro del mirino. Se la nostra inquadratura non presenta il soggetto
in questa zona possiamo prima focheggiare sulla parte che ci interessa e
successivamente bloccare il fuoco e ricomporre l'inquadratura.
In genere il motore, per lo spostamento del gruppo ottico, è interno al corpo macchina e il movimento avviene tramite una presa di forza sul bocchettone portaottiche. In altri casi il motore è incorporato nell'obiettivo (sistema EOS della Canon), o è interno e provvede allo spostamento del piano focale (sistema Contax montato finora solo su una fotocamera).