Manconi: "I No global sono una novità assoluta"
"A Genova c'è stata una falsa rappresentazione"
ROMA - Luigi Manconi conosce bene la storia dei movimenti di protesta del nostro Paese, non solo perché insegna sociologia all'università, ma anche per averli vissuti da protagonista. E, come ex portavoce dei Verdi e senatore, conosce bene anche le istituzioni che si confrontano con il movimento No global. Da questa somma di esperienze Manconi non esita a definire una "novità assoluta" il Popolo di Genova.
Senatore, perché una novità assoluta?
"Nel senso che è il primo che parte da lontano e non da vicino. I movimenti che nascono dalla fine degli anni Sessanta fino all'altro ieri guardavano anche lontano ma partendo da qui ed ora. Mi spiego partendo dalla condizione della scuola si scoprivano anche il lontano (la guerra in Vietnam) e il futuro (il socialismo). Questi, invece, partono da lontano, hanno la straordinaria qualità di rendere vicino e presente il pianeta e il futuro. Il movimento non è quello che vediamo, è piuttosto quello che vediamo poco".
In che senso? Perché finora le forme di espressione sono state quelle di sempre. Il corteo, gli scontri.
"A Genova abbiamo visto di quel movimento la dimensione convenzionale, 'sinistrica' ed 'estremistica'. Sinistrica nel senso che esprime tutti i vizi e i vezzi della sinistra. Estremistica, per giunta di un estremismo sinistrico, non l'espressione di una radicalità di pensiero ed azione. Non si è espressa la radicalità di analisi ma la gestualità. Il fatto che si sia consentito che tutto apparisse concentrato nella forma del corteo, che addirittura diventasse posta in palio oltrepassare un confine per giunta indicato da altri, tutto ciò ha rischiato di far credere che a Genova fosse in gioco il diritto a manifestare dei giovani occidentali. Cosa fondamentale, ma il movimento pone altri obiettivi prioritari rispetto al diritto a manifestare. A Genova c'è stata una falsa rappresentazione".
Qual è allora, secondo lei, la vera rappresentazione del movimento?
"Il movimento è più rappresentato da Lilliput e dalle mille e mille associazioni che hanno da anni relazioni con i Paesi del Terzo e Quarto mondo, dalle associazioni che da decenni operano su queste tematiche silenziosamente ma facendo movimento, portando a maturazione anche il mondo cattolico che fino a qualche tempo fa si limitava alla beneficenza".
Uno dei problemi del movimento, uno dei momenti di divisione è stata la violenza. Il dibattito sviluppatosi dopo la morte di Carlo Giuliani garantisce per il futuro?
"Nulla garantisce da nulla. Ritengo che il dibattito sia stato in qualche caso carente e reticente ma c'è stato. E' stato vero e coraggioso".
La sinistra istituzionale, la sinistra di governo, come si deve rapportare con il movimento e le sue tematiche?
"La sinistra non deve oscillare fra blandizie, corteggiamenti ed estraneità. Ciascuno deve avere il suo ruolo: la sinistra deve portare a livello istituzionale le intuizioni radicali del movimento sul futuro del pianeta, sull'esclusione dei quattro quinti dell'umanità dai consumi".
Abbiamo visto diversi movimenti nascere e sparire nel giro di poco tempo. Sarà così anche questa volta?
"Bisogna sapere che quando si usa il termine movimento non si intende una costruzione permanente. Certamente le basi materiali, la costituzione sociale e le radici dell'analisi economica e culturale sono assai più robuste di quelle di tanti movimenti del recente passato". (a. d. n.)
(18 gennaio 2002)
Fonte: Repubblica