DA PORTO ALEGRE IL MOVIMENTO CONDANNA IL TERRORISMO E ANNUNCIA UN FORUM EUROPEO IN ITALIA

di Piero Sansonetti

Porto Alegre - Nella penultima giornata del suo gigantesco raduno a Porto Alegre il movimento ha deciso uno strappo: ha condannato nettamente il terrorismo. Senza ambiguità, senza riserve. Ha condannato tutti i terrorismi, anche quello contro il "nemico" americano. Lo ha fatto all'unanimità, cioè è riuscito a trovare un pronunciamento comune di tutte le sue anime, comprese quelle più recalcitranti, in particolare i rappresentati del Medioriente e dell'Asia. E' una presa di posizione molto importante, un po' una pietra miliare, perché la questione del terrorismo non era all'ordine del giorno del meeting di Porto Alegre e dunque la decisione di affrontare un tema così difficile, rischiando anche delle rotture fra i vari tronconi dei no-global, è la prova che da Porto Alegre esce un movimento molto più forte di qualche mese fa. Che non ha paura di affrontare le questioni spinose e che ormai sa darsi una identità politica netta, riconoscibile: aperta e pluraslista su molti temi, sui valori, sulle motivazioni, ma compatta nelle scelte generali. Alla vigilia di Porto Alegre il movimento aveva deciso di tracciare due grandi discriminati: contro il liberismo e contro la guerra. Lunedì ne ha aggiunta una terza, decisiva: contro il terrorismo. E così ha reso molto più forte il suo profilo di movimento "sociale" che è sempre più anche un soggetto "politico", cioè é pronto a giocare un ruolo a tutto campo nella battaglia politica sul piano internazionale e delle singole nazioni. La decisione di scrivere la condanna del terrorismo nel documento che praticamente conclude Porto Alegre, e che è stato approvato lunedì in una "oceanica" assemblea plenaria all'Anfiteatro, nel pieno centro della città, è arrivata alla fine di un percorso tortuoso. Domenica sera la delegazione brasiliana si è presentata alla riunione finale della commissione per la stesura del documento, proponendo una frase di netta condanna per l'attacco alle Torri di New York. Si è aperto uno scontro con la componente più radicale dei no-global, in particolare i mediorientali, i pachistani e altri, che trovavano il documento sbilanciato e chiedevano che invece del terrorismo si condannassero gli americani e la loro politica imperialista. Su questo versante le riserve venivano dai francesi, che sono i più tiepidi nella condanna della guerra. Alla fine ha prevalso una mediazione italiana, appoggiata dai brasiliani. E cioè si è deciso che insieme alla condanna del terrorismo venisse messa nel documento la condanna per la guerra e anche per le azioni di terrorismo di Stato. Il movimento nato a Seattle ieri ha preso un sentiero che conduce verso la scelta definitiva della non-violenza. Scelta che nella società moderna ancora non ha compiuto nessun partito e nessuna organizzazione di massa.

Frei Betto

Lunedì è stata l'ultima giornata di dibattito. Martedì ci sarà la manifestazione di chiusura e poi appuntamento ai prossimi mesi per decine di forum già convocati in tutti i continenti. Quello Europeo con ogni probabilità si svolgerà a Firenze, in autunno. Prima ce ne sarà uno in Palestina, a primavera, e uno in giugno sulla fame nel mondo. Poi nel 2003 di nuovo il Forum mondiale a Porto Alegre. Lunedì hanno parlato molti dei "maestri" riconosciuti del movimento. Frei Betto, padre nobile del movimento brasiliano, ha tenuto una conferenza sui problemi della scuola e una sui nuovi valori della sinistra. Ha detto che una persona è una persona, cioè può fare un progetto di vita (professionale, sentimentale, affettiva, politica) solo se percepisce il tempo come Storia. Altrimenti ogni difficoltà sarà vissuta come un fallimento. Perché ciò avvenga la scuola ha un compito fondamentale, mentre la televisione - che è intrattenimento e non cultura - tira in direzione opposta: rende merce, ci "spianta" dalla Storia per metterci sul mercato. Purtroppo la scuola assomiglia sempre di più alla televisione. A Frei Betto hanno chiesto di elencare in poche parole i "simboli" che lui vorrebbe indicare alla nuova generazione. Ha sorriso, poi ha detto: molto Che Guevara, molta Santa Teresa d'Avila e un po' di Rosa Luxemburg..."

I brasiliani contro Berlusconi

All'università - sede centrale del Forum - si svolgono centinaia di manifestazioni di protesta. Cortei, assemblee, sit-in. Lunedì ne è stato convocato uno contro Berlusconi. Curiosità: non dagli italiani, che anzi non ne sapevano niente, ma dai brasiliani. Sarà un complotto?

Bertinotti

All'anfiteatro, prima dell'assemblea conclusiva, c'è stata una conferenza sul socialismo. Oratore ufficiale Bertinotti, che è l'unico leader di partito ammesso al Forum. Bertinotti ha tenuto in discorso quasi "precongressuale" (il congresso di Rifondazione è alle porte) che può essere riassunto in tre punti. Primo: il movimento operaio è stato sconfitto nel '900, e bisogna partire da qui. E' stato sconfitto dal capitalismo, ma soprattutto dai suoi errori. L'errore più grande - tragico - è stato quello di trasformare una grande idea di liberazione, come il comunismo, in un drammatico e vastissimo fenomeno di oppressione statale. Secondo: il capitalismo ha fallito il suo obiettivo, cioè ha mancato la grande promessa, che era quella di portare benessere per tutti (più ai ricchi che ai poveri, ma per tutti). E ora si trova in crisi profonda, stretto tra difficoltà dell'economia, incompatibilità con l'ambiente, e spaventoso allargamento delle povertà e della fame. Terzo: questo rende di nuovo attuale la battaglia per il socialismo, anche perché si sta avverando una delle profezie di Marx, e cioè che lo scontro inevitabile tra le classi rischia di distruggere tutte e due le classi in lotta. Bertinotti ha detto che bisogna ridisegnare il volto del socialismo. Innanzitutto recuperando alcuni grandi valori, e ne ha indicato uno a sorpresa: la fraternità. E ha detto che non c'è più spazio, in nessun luogo, per i partiti-avanguardia che stanno fuori dai movimenti e pretendono di guidarli, e che non c'è possibilità di realizzare il socialismo in un paese solo: il socialismo del futuro è globale.

Wallernstein contro il potere buono

Ormai Immanuel Wallernstein ha quasi settant'anni, ma nel '68 - quarantenne - fu uno dei leader del movimento nella Columbia university di New York. Ieri ha parlato in una sala affollatissima, contestando lo slogan di questo Forum, e cioè "un altro mondo è possibile". Wallernstein ha detto che certamente "è possibile", ma dobbiamo dimostrare che sia "migliore". La sinistra ha sempre avuto il complesso del potere. Cioè la convinzione che la politica fosse semplicemente lotta tra schieramenti opposti per conquistare il potere: se lo prende la destra è un disastro, se lo prende la sinistra un paradiso. Wallernstein ha spiegato che non è così: è il potere che va criticato, che va cambiato, che va reso inoffensivo. Solo così si è può costruire un mondo diverso e migliore.

Ramonet: la verità è rivoluzionaria

Ignacio Ramonet, uno dei fondatori di Attac in Francia, ha ripreso Gramsci e ha detto che la verità è rivoluzionaria. Però ha detto che l'attuale sistema dell'informazione non dà la verità, anzi serve solo a trasformarla in bugia. La globalizzazione ha portato a un aumento delle testate ma a una diminuzione del numero dei proprietari delle testate. In America 5 consorzi controllano tutte le Tv (in Italia, più o meno, uno solo). E la globalizzazione ha portato anche a una semplificazione e a una spettacolarizzazione di giornali e Tv. Il risultato è la disinformazione. Ramonet dice che bisogna tornare alla controinformazione.

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Fonte: Unità 5/2/2002