C'è una nuova democrazia in città. Ad esempio in Germania, Francia, India…

IL BILANCIO PARTCIPATIVO

reportage di Giovanni Allegretti

I PROCESSI DEMOCRATICI richiedono un investimento da parte delle istituzioni, e una scelta politica forte che solo potrà darsi se i movimenti sociali e l'associazionismo si uniranno per richiedere a gran voce la ri-democratizzazione della democrazia e supportare con continuità chi darà un contributo perchè ciò avvenga. Perchè la democratizzazione delle scelte sulle trasformazioni del territorio è tutt'altro che una passeggiata: anzi, in contesti estremi il coraggio di opporsi alla tradizionale gestione non-trasparente dei beni pubblici puo' richiedere dosi di coraggio notevoli, come testimoniano i recenti omicidi politici di due sindaci brasiliani [di Campinas e Santo André] che dei Bilanci partecipativi da anni facevano la propria bandiera.

Questo è il filo di ragionamento che ha unito le narrazioni nel "Secondo Incontro Internazionale di Scambio" della Rete "Democratiser radicalement la democratie", qualche giorno prima di Porto Alegre, sul tema della "Costruzione di politiche pubbliche e di bilanci partecipativi". Sede: la Borsa del Lavoro di Bobigny, un gioiello di architettura moderna costruito dall'architetto brasiliano Oscar Nymeier nella cintura metropolitana di Parigi.

Nella giornata, cui hanno partecipato per la prima volta numerosi osservatori italiani, sono state presentate esperienze differenti di democratizzazione delle politiche municipali o regionali in diversi continenti. Ne è rimasta purtroppo esclusa all'ultimo momento l'Africa, a causa di un problema ormai comune nel nostro Occidente "civilizzato" tanto liberale nella circolazione delle merci ma non altrettanto delle persone: la revoca improvvisa del visto ai tre rappresentanti africani della Rete [Congo, Camerun e Senegal], che dovevano testimoniare a Bobigny prima di partire per il Forum di Porto Alegre.

Esposte e valutate secondo uno schema che la Rete ha costruito grazie all'attento studio delle politiche più radicali di democratizzazione istituzionale, come quelle di Porto Alegre e di altre città latinoamericane che praticano il Bilancio partecipativo, le esperienze concrete raccontate da protagonisti e osservatori hanno messo in rilievo alcuni punti comuni.

Ad esempio, che un nesso connettore delle prime esperienze europee - più o meno strutturate - di bilancio discusso con i cittadini [dalle spagnole Rubi e Saint Feliu de Llobregat alle francesi Bobigny e Morsang sur Orge, dall'italiana Grottammare all'inglese Manchester] è la lotta al crescente ripiegamento individualista delle nostre periferie urbane, in favore del recupero di un senso collettivo nella costruzione dei progetti di città, che non si appiattisca più sugli incontri-scontri tra amministrazione e comitati spontanei ma recuperi un legame orizzontale e costruttivo tra collettività territoriali, trasformando le tensioni in progetto.

"Il budget dei cittadini"

È risultato inoltre evidente come varie esperienze di partecipazione popolare alle scelte economico-finanziarie, partite da intenti di semplice trasparenza ed efficienza della macchina amministrativa, abbiano lungo la strada concentrato l'attenzione di cittadini ed istituzioni sul nodo della riforma in senso democratico delle politiche pubbliche: la ricostruzione di rapporti di fiducia tra società civile e politica.

In questo senso, di particolare interesse sono alcune esperienze tedesche di Bilancio partecipativo, che hanno iniziato a contraddire politiche finanziarie locali tutte concentrate sulle entrate, ma indifferenti agli obiettivi di medio-lungo termine e ai vincoli che ogni scelta determina sui bilanci successivi [ad esempio i tassi di interesse, la manutenzione di quanto realizzato in termini di opere e personale, ecc.] in tal modo eliminando la percezione del tempo e della gradualità dei progetti dall'orizzonte dei cittadini, e appiattendo la loro comprensione dell'intervento pubblico sulla pura gestione del presente.

In Germania, le prime esperienze di democratizzazione istituzionale applicata al Bilancio sono state tentate nel Land Nord Reno-Westfalia, con l'appoggio tecnico della Fondazione Bertelsmann [facente stranamente riferimento ad una sorta di Berlusconi locale] e dell'amministrazione regionale [www.burgerhausholt.de].

Dalle prime due città dell'esperimento "Comuni dell'Avvenire" [Blumberg e Monchwailer] si è passati oggi ad un gruppo di sei città-pilota, che vanno dai 21.000 agli 181.000 abitanti, unite dalla costruzione del processo chiamato "Il Budget dei cittadini" [www.emsdetten.de], nato da un'iniziativa di trasferimento di poteri alla cittadinanza voluta da amministratori progressisti e poi diventata patrimonio di un rifiorente tessuto associativo locale.

Il caso di Bobigny

Dapprima concentrate sulla trasfomazione dei bilanci in strumenti leggibili e trasparenti, le esperienze sono passate in breve a coniugare il tema con i precedenti tentativi di pianificazione e progettazione partecipativa, che costituivano un patrimonio importante della democrazia ubana locale già dagli anni '70.

Nel percorso si sono fatte strada innovazioni che tantano di riequilibrare gli squilibri tipici di una società di mercato, istituendo ad esempio consulte di migranti in più lingue o discutendo i bilanci con gli studenti minorenni delle scuole, ovvero con gli abitanti privi di "diritti formali di rappresentanza" e costretti finora a restare dei "senza voce" nelle decisioni amministrative. In questo modo si è trasformato il Bilancio partecipativo in luogo di recupero della pluralità cittadina, andando ben oltre i compiti di un Bilancio e ridando senso al "fare politica": non è un caso, se a Vlotho gli studenti figli di disoccupati hanno chiesto di ridurre le spese dell'assistenza sociale alle loro famiglie, puntando sulla creazione di impieghi che rimettessero la "dignità" del lavoro al centro.

Interessanti anche i meccanismi che esperimenti politici in piccole città [non solo in Germania ma anche nel politicizzato Kerala indiano] hanno costruito per disegnare "avvocature" per le categorie deboli, o smascherare le "doppie appartenenze" dei cittadini partecipanti ai processi di discussione finanziaria, portando ad un recupero delle connotazioni positive dei concetti di lobby, non nel senso del gruppo di pressione, ma di portatore di interessi legittimi e talora condivisibili da vaste comunità.

Come ha osservato l'economista Harald Plamper, studioso dei Bilanci partecipativi tedeschi oltre che ex-vicesindaco di Norimberga, queste esperienze di apertura democratica hanno poi recuperato gran parte del voto di protesta o del non-voto, restituendo sostanza alla partecipazione alla vita politica dei cittadini anche dove l'abitudine alla delega e lo scontento per l'amministrazione "dei partiti" o "dei tecnici" l'hanno soffocata: il caso di Bobigny [dove solo il 23 per cento dei cittadini ormai vota alle elezioni, mentre i referendum sulla Proposta di Bilancio portano alle urne il 45 per cento degli abitanti] ne è forse l'esempio più lampante.

La discussione si è poi spostata in alcuni "atelier" organizzati dentro al Forum sociale mondiale dove, come già a Bobigny, sarà anche ridiscussa la "Carta del nuovo municipio" [pubblicata da Carta nell'Almanacco dedicato a Porto Alegre e nel sito internet].

 

Fonte: Carta 02/2002