SOLIDARIETÀ E PARTECIPAZIONE A GROTTAMMARE:
UN PROGETTO DI GOVERNO LOCALE "IN CONTROTENDENZA"
Governare il territorio ponendo al centro i bisogni reali della gente e la sostenibilità dello sviluppo è possibile.
L'esperienza della mia cittadina, Grottammare, sulla costa adriatica marchigiana, poco più di 14.000 abitanti, lo dimostra. Questa esperienza, avviata quasi sette anni fa con l'avvento di un'amministrazione della sinistra alternativa alla guida della città, dimostra altresì che la gente può ritrovare il gusto della partecipazione se si aprono le porte del Palazzo per consentirne l'accesso, ma anche le finestre, per guardare fuori dai propri confini municipali.
Quattro progetti di cooperazione allo sviluppo verso il Sud del mondo, un centro polivalente degli immigrati, una consulta per la fratellanza tra i popoli, vari centri di aggregazione giovanile e per anziani, una discreta rete di associazioni, una efficiente gestione diretta e democratica di servizi strategici o meno (quali ad esempio la depurazione delle acque o la farmacia comunale), una grande attenzione per il recupero del patrimonio storico e per la prevenzione di ogni forma di inquinamento…
Il tutto si inquadra in un progetto alternativo rispetto alle regole dell'attuale sviluppo. Un progetto che non intende subordinare alla rincorsa del massimo profitto e della più esasperata "competitività", il diritto di tutti i cittadini di decidere sull'uso delle risorse collettive al fine perseguire, ora e nel futuro, l'universalità dei diritti sociali.
Può apparire impossibile tagliare un milione di metri cubi dalle previsioni edificatorie dal precedente piano regolatore, riportando ad uso agricolo la metà delle aree che si potevano urbanizzare, se non si inquadrano queste scelte in un vivace e coinvolgente processo democratico di elaborazione di un progetto di sviluppo basato sulle principali risorse, vocazioni e tradizioni locali (nel nostro caso: il turismo e la coltivazione della flora arbustiva mediterranea).
Può sembrare assurdo proporre di limitare la sosta ed il transito delle auto sul lungomare, ricco di hotel e pubblici esercizi, al fine di recuperare spazi per lo svago, le relazioni, la qualità della vita, se non si inseriscono queste scelte in una coerente ed ininterrotta iniziativa tesa a delineare una diversa idea di città; un'idea che vuole coniugare le esigenze di spazi e relazioni a misura d'uomo espresse dalla parte più debole e sensibile della popolazione, con un'offerta turistica centrata sull'ambiente, la cultura, la pulizia, la tranquillità e la possibilità di socializzazione.
Può sembrare strano, per una piccola cittadina, destinare impegno e risorse locali a progetti per realizzare pozzi d'acqua potabile contro la sete e la desertificazione nel sud del mondo o regole democratiche di gestione del territorio in Albania, se non si inquadrano tali azioni in una costante e coinvolgente iniziativa sui temi della pace, della mondialità e dell'immigrazione; un'azione tesa a far cogliere ai cittadini l'interdipendenza del futuro dei popoli della terra, valorizzando a tal fine la presenza degli immigrati, con una consulta, un consigliere aggiunto, un centro servizi e una fitta serie di iniziative: come l'annuale festa antirazzista (ogni 25 Aprile) e il capodanno multietnico che cresce ad ogni nuova edizione.
Può apparire anacronistico, in un quadro di forte spinta ideologica alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, ottenere, con gestioni dirette o controllate da parte del Comune, risultati di efficienza, qualità ed economicità in importanti servizi di interesse pubblico se non si collocano questi risultati in una prassi di controllo democratico degli stessi servizi, esercitata in un quadro di grande trasparenza, che vede i quartieri e le forze sociali coinvolte nei momenti salienti della programmazione a partire dal bilancio comunale.
E' importante rilevare come tutto ciò non venga calato dall'alto in termini "ideologici" ma proposto i stretta relazione con i bisogni dei cittadini; bisogni, in qualche caso mistificati e deformati dalle sirene consumistiche, che però, spesso si "depurano" nel confronto e nella riflessione collettiva.
Certo tutte queste scelte innescano accesi dibattiti e conflitti nella città, il cui esito non è stato e non è mai scontato; conflitti, però, in cui via via, emerge con chiarezza il segno delle posizioni e degli interessi in gioco.
Sul Piano regolatore, ad esempio, forte è stata l'azione della speculazione fondiaria e dei settori che da sempre intendono il territorio come risorsa da consumare per ottenerne il massimo profitto. Sulla riqualificazione urbana ci si scontra con i soggetti portatori di modelli consumistici secondo i quali le strade, le piazze e i lungomare debbono essere spazi ove spostarsi velocemente in auto per acchiappare affari, spendere denaro e consumare rapidamente persino la bellezza dei luoghi.
Ma sono proprio questi conflitti a far crescere la coscienza tra i cittadini e, se si opera con passione ed intelligenza, a portare la maggioranza di essi a schierasi dalla parte di chi prospetta una città più giusta, vivibile e solidale.
Solo così può spiegarsi il ripetuto e schiacciante successo di una lista della sinistra antagonista ed ambientalista, "da sola" contro i Poli, in una realtà locale non certo molto diversa dal 90% delle nostre città (con popolazione inferiore ai 15.000), ove vive quasi la metà della popolazione del nostro Paese.
Se poi gli abitanti di queste città, come avviene a Grottammare, perdono motivazioni, fiducia ed orientamento quando sono chiamati ad esprimersi per determinare il governo di questo Paese, allora bisogna riflettere.
… Sarà forse che l'unico modo per vincere e trasformare la realtà sia quello di "osare " invece che annacquare il proprio progetto e piangersi addosso?
Massimo Rossi - Sindaco di Grottammare (AP)
Fonte: www.altremappe.org