"Terrorista è anche provocare la fame. Fondamentalista è anche il mercato"

[intervista a Mira Shiva raccolta da Marco Calabria]

Valli a capire, i potenti del mondo. Dilaniano il pianeta con guerre e fondamentalismi di diversa natura e non sentono la necessità di dar conto dei risultati del proprio lavoro. Nel 1996 il Vertice mondiale sull'alimentazione promise di dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che non hanno di che mangiare, cinque anni dopo viene annunciato che questo non sarà possibile e si cancella "momentaneamente" il Vertice Fao.

Nel 1978, alla Conferenza di Alma Ata, in Kazakistan, i ministri di 134 governi, l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Unicef promisero "salute per tutti entro il 2000", poi aggiunsero che la sanità di base era lo strumento migliore per raggiungere quell'obiettivo. Poco meno di un anno fa, il risultato di quella promessa era sotto gli occhi di tutti, così 1453 delegati di movimenti sociali e Ong, provenienti da 94 paesi diversi, hanno promosso a Savar, in Bangladesh, l'Assemblea per la salute dei popoli, preceduta da 18 mesi di convegni nazionali, seminari territoriali e da migliaia di riunioni di villaggio.

In quell'enorme Assemblea, tutti i partecipanti hanno potuto esprimersi nella propria lingua in oltre cento sessioni, poi hanno scritto la Carta dei popoli per la salute [ www.carta.org]. Nel preambolo, la Carta spiega che "la salute è questione sociale, economica e politica ma è soprattutto un diritto umano fondamentale. Ineguaglianza, povertà, sfruttamento, violenza e ingiustizia sono le radici della mancanza di salute e della morte di gente povera ed emarginata. Salute per tutti significa sfidare interessi potenti, combattere la globalizzazione e cambiare drasticamente le priorità politiche ed economiche. Questa Carta si fonda sulla prospettiva di popoli la cui voce è stata raramente ascoltata prima. Incoraggia le persone a sviluppare le proprie soluzioni e a responsabilizzare le autorità locali e i governi nazionali, le organizzazioni internazionali e le imprese multinazionali".

L'Assemblea dei popoli ha nominato sua portavoce Mira Shiva, sorella di Vandana Shiva. Le abbiamo rivolto alcune domande nei giorni in cui comincia in Qatar il vertice dell'Omc.

Non trova strano che venga rimandato il vertice sull'alimentazione della Fao a Roma e confermato quello della Wto in Qatar?

La cosa non mi stupisce affatto. Non pensate che voglia dare un'importanza determinante al meeting della Fao, ma di sicuro oggi è "normale" cancellare un incontro in cui si dovrebbero discutere i reali problemi del sud del mondo, come il cibo, mentre quello della Wto… eh, no, quello va fatto comunque. Hanno scelto il Qatar non tanto per evitare episodi di violenza che potrebbero colpire città e cittadini, ma per non trovarsi tra i piedi una protesta che dà fastidio. L'hanno chiamato Development Round [Round sullo sviluppo] perché, evidentemente, pensano che siamo degli stupidi. Noi invece sappiamo cos'è lo "sviluppo", qualcosa che certo non uscirà di lì.

Ma la Wto è legittimata a discutere il controllo del cibo, dell'acqua, della proprietà dei semi e della terra? E se non lo è, quali alternative abbiamo per far crescere la democrazia nelle decisioni che investono l'intero pianeta?

La Wto non lo è di sicuro, e del perché se ne parla molto. Si parla poco invece delle possibili alternative, che, alla fine, sembrano non esistere. Abbiamo bisogno di maggiore trasparenza da parte di tutti [agenzie e istituti internazionali, stati, ecc.] e, soprattutto, abbiamo bisogno che le decisioni vengano discusse e dibattute con noi, con la gente. Gli stati devono cambiare le loro costituzioni e leggi nazionali, se vogliamo davvero che le cose cambino. Dal punto di vista economico, quello che chiediamo è di essere lasciati in pace: bisogna in primo luogo ricreare l'economia di sussistenza che una volta esisteva ed è stata distrutta. È l'unica che può garantire al Sud del mondo dignità e sopravvivenza. Dobbiamo tornare a puntare sull'agricoltura e sull'allevamento, per cambiare il mondo.

In Qatar uno dei punti centrali della discussione è il tentativo del commercio mondiale di rimuovere ogni ostacolo alla privatizzazione e alla commercializzazione dei "servizi", come, ad esempio, la salute e l'istruzione. Quali sarebbero le conseguenze immediate, per la popolazione mondiale nei Sud e nei Nord del mondo?

Posso parlare solo di quelle che riguardano il Sud, dove la metà delle persone vive al di sotto della cosidetta soglia della povertà. Privatizzare e commercializzare i servizi significa preparare un genocidio. Per le generazioni future vuol dire che malattie, infezioni, malnutrizione e mortalità infantile a livello epidemico, si diffonderanno come non si era mai visto. E la cosa peggiore sarà la privatizzazione dell'acqua: il 75 per cento delle malattie sono connesse a quella risorsa. Di sicuro, si avrà una nuova crescita della povertà, un aumento del divario tra poveri e ricchi, e da tutto questo nasceranno nuove guerre, nuovi fondamentalismi. Si tratta, insomma, di un genocidio premeditato.

Ci può raccontare alcune conseguenze pratiche delle decisioni delle grandi istituzioni finanziarie internazionali sulle persone che si ammalano in India?

Fino a oggi in India non si può dire ci sia mai stata una vera e propria carestia epidemica. Non c'era prima dell'arrivo degli inglesi, non c'era durante il colonialismo e nemmeno nei cinquant'anni di indipendenza, perché finora c'è sempre stata una pubblica distribuzione del cibo per i poveri. Adesso invece dobbiamo prepararci alla carestia, perché inizierà presto in modo diffuso ed epidemico. Ogni sussistenza alimentare verrà a mancare, i prezzi delle nostre produzioni [caffè, cocco, ecc.] continuano a crollare, e quindi la situazione sarà sempre più catastrofica. Avremo malattie epidemiche, che fino ad oggi non sono mai state così diffuse e disastrose. Un esempio che è già realtà è la malaria. Ma, per un altro verso, un'altra "piaga moderna" in India è quella della prostituzione, soprattutto quella giovanile. È un fenomeno scioccante per la nostra società, e riguarda fino al 20 o 30 per cento delle donne minorenni. Insomma, il nuovo sistema in India ha causato, anzi ha creato, solo povertà. E non è un problema di mancanza di cibo o di risorse. Uno dei nostri poveri, per sopravvivere ha bisogno di così poco, ancor meno di ciò che scarta ogni giorno un ricco. Il problema è quello. Le risorse ci sarebbero per tutti, ma il 20 per cento della popolazione mondiale le consuma tutte. E spesso le spreca.

Quanto e cosa possono fare i movimenti sociali e la società civile, insomma il cosiddetto popolo di Seattle, Genova e Porto Alegre, per opporsi al dominio dei mercati sulle persone?

Le proteste sollevate dai movimenti dei paesi del nord hanno già fatto moltissimo. Forse non sembra, ma è già così. Lo dimostra il fatto che le proteste danno così tanto fastidio ai potenti. La maggior parte degli esseri umani, della gente semplice e non, non ama le ingiustizie, se le riconosce come tali, anzi… Questi movimenti sociali stanno svolgendo una grande azione multipla: danno la possibilità al Nord di venire a conoscenza delle ingiustizie che si stanno consumando nel nostro mondo, e si battono perché la gente le veda e le riconosca come tali. C'è tuttavia una minaccia, che ostacola il successo del loro lavoro: la violenza. Se le proteste e le manifestazioni sono violente, la gente vede e riconosce innanzitutto la violenza e così la verità viene offuscata, il messaggio della protesta sminuito. Ecco perché chi ha interesse a farlo, dà la massima visibilità alla violenza quando è presente in quelle manifestazioni: serve a coprire il vero messaggio di quel popolo.

Comunque i movimenti del Nord del mondo danno una grande carica a quelli del Sud, che apprezzano moltissimo la loro solidarietà e, non vi sembri banale, sanno finalmente che al Nord qualcuno ha capito come vanno le cose. Queste proteste, che a volte a qualcuno sembrano vane, svolgono diverse funzioni: lanciano messaggi di solidarietà e rafforzano i movimenti del Sud, parlano alla gente del Nord delle ingiustizie, gridano al mondo intero che i loro leader non parlano a nome dei popoli del Nord. Ma i movimenti del Nord svolgono anche un altro importante servizio: oggi i cambiamenti sono rapidissimi e nel Nord si ha più facile e veloce accesso alle informazioni, che possono essere trasferite al Sud in modo migliore e più rapido proprio grazie a quei movimenti.

Lei è venuta a presentare qui la "Carta dei popoli per la salute", un testo bello e importante che troverà molti consensi anche tra i lettori di Carta, ma perché a suo parere tante ottime Dichiarazioni, a cominciare da quella sui diritti universali, finiscono per rimanere inapplicate?

È vero, sono molte le cose che vengono solennemente sottoscritte: molti documenti farebbero l'interesse dei poveri, altri quelli del mercato. Cosa tradurre in misure concrete e cosa no è una scelta politica. Molti documenti importanti rimangono pezzi di carta perché chi controlla il potere decisionale è interessato solo al mercato. Ma succede anche il contrario: decisioni mai discusse e sottoscritte vengono concretizzate a forza, ficcate giù per la gola alla gente contro la sua volontà. Se rappresentiamo il mondo come un triangolo, al vertice, un vertice molto piccolo, ci sono i pochi che hanno il potere di acquisto e, alla base vi è la stragrande maggioranza di persone che non lo hanno. I signori che controllano il sistema vogliono che quella piccola punta del triangolo faccia crescere sempre di più il mercato. Quindi agiscono sul sistema mentale dei pochi che vivono al vertice e fanno sì che siano sempre più incontentabili, egoisti, e che guardino alla base, ai poveri, come si guarda ai nemici. Non vogliono empatia ma ostilità. Per questo manipolano e cambiano le regole in modo irresponsabile e lo fanno sulla pelle di milioni di persone. Chi comanda non vede la gente, pensa soltanto a quanto potrà guadagnare.

Dove ci sta portando la guerra "santa" dei diversi e reciproci fondamentalismi?

Bisogna partire dal fatto che oggi le identità socio-culturali sono minacciate, si cerca di sopprimerle. Il mondo occidentale, con i suoi McDonald's, le Hollywood, i Gucci, è diventato "il" mondo. Se vuoi essere qualcuno, devi imitare quel modello. Questo è vero soprattutto per le nuove generazioni e il risultato è una grave crisi d'identità. Quando non si permette alle persone di esprimere la propria identità culturale positiva [vestirsi, mangiare, ascoltare la propria musica], quando la gente si sente minacciata, [ed è la globalizzazione che porta anche a questo], si fomenta il fondamentalismo, che altro non è se non un modo negativo di mostrare la propria identità. Ma allora bisogna dire che è fondamentalismo anche l'appoggio irresponsabile al libero mercato, a maggior ragione se è sostenuto dalla forza militare.

Oggi non c'è alcun rispetto per le diversità e invece la gente deve essere lasciata vivere in pace per quello che è. Nel Sud del mondo, la qualità della vita sta peggiorando anche perché i prodotti tradizionali, adatti a quel certo clima, cultura, ambiente, vengono sostituiti con prodotti sintetici del Nord. Pensi, per esempio, al male che fanno i vestiti di fibre sintetiche nei paesi tropicali, dove il clima è caldissimo e umido. I nuovi teenagers indiani bevo Coca Cola rovinandosi la salute e non sanno più cos'è il panne, una bevanda tratta dal mango, che per secoli, con le sue proprietà rinfrescanti e nutrienti, ha dissetato e nutrito noi indiani. Per tornare alla domanda, la guerra in Afghanistan non è stata discussa al Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma condotta da un solo stato che si è arrogato il diritto di giudicare e agire "per il bene del mondo". Uno strano "bene", uccidere migliaia di innocenti. La vendetta è roba da età della pietra, non è certo degna di una grande civiltà.

Se uno muore bruciato vivo sulle Torri, o perché riceve l'antrace in una busta, oppure muore di fame, è comunque morto innocente a causa di un'ingiustizia. Ma questo non si può neanche dire, oggi. Non c'è democrazia. Eppure, nei talk-show parlano sempre di democrazia. E allora lasciatemi dire che, se milioni di bambini muoiono per fame o per malattia a causa delle decisioni prese dalla Wto anche quelle sono morti per terrorismo. Quando qualcuno muore di malaria o di una febbre epidemica causata dal surriscaldamento del pianeta dovuto al buco di ozono, la cui causa sono i paesi industrializzati, quando si muore perché le zanzare oggi sono dove non sono mai state, oppure perché il prezzo dei medicinali non è più accessibile…

Quando ci si preoccupa tanto di democrazia, libertà e civiltà e intanto non si lascia alcuna possibilità alla gente di vivere, quando gli interessi delle fabbriche di armi sono più importanti dei bisogni dei poveri, ebbene, quando tutto questo accade, a me sembra che si possa parlare di terrorismo. Una zanzara malarica che arriva dove non è mai esistita malaria e una busta piena di antrace sono entrambe atti di terrorismo. Anche non fare mai studi sugli impatti negativi dell'industrializzazione sulla salute degli abitanti del Sud del mondo può essere definita una forma di terrorismo.Queste guerre porteranno nuove e maggiori distruzioni nel Sud del mondo, sappiamo tutti che lì se ne risentirà molto più che nel Nord. E allora bisognerà cominciare a capire che ci sono altri modi per risolvere i conflitti. Uccidersi gli uni con gli altri non può essere il solo.

[Traduzione di Simona Venturoli]

Carta nr 18