LA GLOBALIZZAZIONE TRA MITO E REALTA’

Johan Galtung

Professore di Studi di Pace;

Universitat Witten / Herdecke, European Peace University, Universitetet i Tromso;

Direttore, TRASCEND: a peace network.

Conferenza 1998

 

Voglio cominciare con una definizione.

La globalizzazione è un processo che si pone come fine la costituzione di uno stato mondiale e di una nazione umana.

Essa rappresenta a livello mondiale ciò che il cosiddetto nation building rappresenta a livello dello Stato. Questa è una definizione che non è stata molto utilizzata, ma credo che la mia interpretazione sia realista; ciò che stanno facendo non rappresenta necessariamente un processo cosciente, ma di fatto esso sta prendendo piede.

Oggi nel mondo ci sono duecento Stati e duemila nazioni. La mia definizione di nazione è: un gruppo di persone con una cultura che definisce alcuni punti nello spazio e alcuni punti nel tempo come punti sacri. E’ la continuazione secolare della religione. Nella religione vi sono sempre punti sacri nello spazio e nel tempo. Allora è molto facile capire esattamente quando che è venuto il nazionalismo. Il nazionalismo è il fratello naturale della secolarizzazione, ma c’è un tipo di religione secolarizzata che utilizza il principio del sacro nello spazio e nel tempo. Nello spazio si chiama naturalmente homeland, ci sono le montagne che ci fanno battere il cuore; nel tempo naturalmente è la festa nazionale, i giorni sacri ecc.

E’ molto importante, credo, non commettere l’errore che fanno quasi tutti, di definire la nazione come un gruppo di individui con una religione e un linguaggio: questi sono aspetti superficiali, questa è la sovrastruttura culturale. Nell’infrastruttura culturale vi è una moltitudine di elementi sacri, spazio e tempo, e la nazione entra come fattore nella geopolitica non con il linguaggio e la religione ma con la sacralità.

Allora, è molto chiaro che la distanza fra oggi e lo scopo della globalizzazione è immenso. Abbiamo 200 Stati e 2000 Nazioni quindi è chiaro che questo è un progetto con moltissime tensioni. Per capire questo processo propongo di analizzarlo con sei dimensioni. E queste sei dimensioni sono esattamente le stesse dimensioni che sono utilizzate per capire il processo del nation builiding, state building. Che cosa ha fatto Napoleone? Napoleone è stato il primo costruttore di questo sistema. Sei tappe da costruire, anche sotto un punto di vista cronologico. Bisogna costruire:

1) una rete di trasporti e comunicazioni;

2) un mercato unificato, che garantisca la possibilità di vendere e comprare nel territorio nazionale.

3) una mobilità culturale che favorisca la condivisione dei miti dentro lo Stato.

4) un’organizzazione politica con una certa centralizzazione del potere.

5) un’organizzazione militare.

6) una cittadinanza nazionale.

Naturalmente questa tabella non impone un ordine di priorità, ma le sei tappe rappresentano un paradigma per analizzare il processo. E allora possiamo utilizzare queste sei dimensioni per capire meglio esattamente dove siamo nel processo di globalizzazione e anche per capire una cosa importante da un punto di vista sociologico: la stratificazione della società globale, con i suoi aspetti, positivi e negativi. Per esempio io sono globalizzato, io sono entusiasta della globalizzazione. Ma sono perfettamente cosciente del fatto che se per me funziona bene, è molto probabile che funzioni molto, molto male per cinque miliardi di esseri umani. Per chi gode di risorse non c’è problema, i problemi sono per tutti gli altri. Una di queste risorse è rappresentata dalla possibilità di accedere ai mezzi di comunicazione, variabile che introduce una radicale stratificazione della società. Un paio d’anni or sono "Le Monde" ha condotto una ricerca per sapere, secondo l’opinione corrente, chi sono le persone mondialmente più conosciute, le più importanti. Il risultato è stato sorprendente: ai primi posti infatti non figuravano né Clinton, né Eltsin, ma Murdock e Bill Gates, cioè i principi della comunicazione. Si tratta allora delle reti televisive, della stampa, e naturalmente di Microsoft. E’ molto chiaro che quella parte della popolazione mondiale che ha riflettuto su questo punto ha capito molto bene che il primus motor del processo risiede nel binomio "comunicazione-trasporti". Questa naturalmente è la ragione principale del fatto che il controllo di questo settore è tanto importante. E lo hanno capito molto bene gli americani.

Marx non ha scritto su questo, lui ha scritto sui mezzi di produzione. Qui si tratta di mezzi di comunicazione, e trasporto. Questo è il cambiamento epocale di enorme portata del quale è opportuno parlare.

Nella stratificazione alla quale accennavo, ai prìncipi dellla comunicazione seguono i grandi prìncipi economici. Pensiamo ai grandi amministratori, ai c.d. chief executive officier delle grandi compagnie transnazionali. Nella classifica di Le Monde la terza posizione è occupata dagli intellettuali: tra questi, Umberto Eco, Foucault, Habermas. In un certo senso è un complimento per l’università, che forma persone con queste capacità. Soltanto a questo punto vengono Bill Clinton e Eltsin. Entrambi in un certo senso rappresentano "fantasmi dell’epoca passata del secolo che sta finendo". E sono tipi conosciuti e sono importanti, ma sono soltanto moderni, non sono post-moderni. E la globalizzazione avviene attraverso la post-modernizzazione. Questo è un fenomeno che vorrei cercare di chiarire.

Allora, esattamente, a che punto ci troviamo del processo? Si può dire che comunicazione e trasporto abbiano beneficiato soprattutto i ricchi, ossia chi le risorse le possiede già. Ma un fenomeno in atto appare sottostimato: si va incontro alla mobilità assoluta dei fattori di produzione: risorse, capitale, tecnologia e management, ma non degli operai. Il fattore di produzione manodopera non ha mobilità. Ha mobilità soltanto in principio nella Unione Europea. The four freedoms di Unione Europea, sono solo three freedoms, soltanto tre libertà a livello mondiale. Per i prodotti, cioè beni e servizi, e per i capitali, ma non per il lavoro; questa è la contraddizione principale di tutto il sistema e di questo dovremmo discutere.

C’è però un altro aspetto, più confortante; il potenziamento delle reti di comunicazione favorito dai potenti per garantire la globalizzazione del mercato capitalista, è un’arma disponibile anche per tutti coloro che non sono tanto convinti che il sistema funzioni. Oggi è più facile organizzare uno sciopero dei consumatori che non mai nella storia umana. Pensiamo a questi esempi illuminanti per il futuro.

1) l’organizzazione rapidissima contro "Deutsche Shell", multinazionale tedesca colpevole di una massiccio inquinamento nel Mare del Nord; dopo una settimana di sciopero dei consumatori la Shell ha capitolato completamente.

2) l’azione contro lo Stato francese. La Francia è uno degli stati più arroganti del mondo, al pari della Cina, ed organizzare una protesta contro lo Stato napoleonico sembrava impossibile, ma ha funzionato bene. Naturalmente si tratta dei test atomici a Mururoa, nel Pacifico, condotti con tutto lo spirito del colonizzatore e senza tenere conto dei rischi. E l’argomento del ministro di scienza giapponese è un argomento eccellente: rivolto allo Stato francese, se loro sono tanto convinti che non c’è nessun pericolo perché non farlo nel Mediterraneo? Per esempio a due passi da Marsiglia? E’ un posto eccellente! Perché non condurre questi esperimenti nel Bois de Boulogne? Chirac ha dunque optato per una riduzione del numero dei mesi dei test, e della loro durata. Non ha chiesto pubblicamente scusa perché ciò non fa parte della cultura francese, ma ha fatto un passo indietro.

Osserviamo dunque un elemento nuovo; io credo che quello che i potenti stanno cercando di fare consiste nel limitare l’accesso alla rete di comunicazione, al fine di limitare l’organizzazione politica. Esattamente come vorranno fare non lo so, ma ho alcuni sospetti.

Passiamo alla questione economica, sulla base delle considerazioni fatte riguardo le comunicazioni ed i trasporti. Credo sia importante comprendere come la globalizzazione ben si accompagni ad altri due processi: privatizzazione ed incremento della produttività della manodopera. Io per esempio sono globalizzato, privatizzato ed anche relativamente produttivo; cioè vivo molto bene, nessun problema, ma quali sono le condizioni? Con la privatizzazione i processi democratici stanno divenendo processi delle corporazioni. Basti pensare alle ferrovie giapponesi: la ferrovia dello Stato ha funzionato in Giappone come un mezzo per dare lavoro ai più poveri ed ai distretti che non sono distretti centrali. Ora hanno privatizzato le ferrovie e abbandonando completamente questa politica che si chiama la politica della sentimentalità. Una distribuzione ineguale per i disoccupati, e naturalmente una distribuzione ineguale delle ferrovie nel senso che le ferrovie che non cono in grado di sostenere i costi sono abbandonate; questo è un fenomeno disarmante. In una organizzazione statale democratica, vi è sempre la possibilità di utilizzare il Parlamento come strumento della voce del popolo. E’ possibile per esempio dire in Parlamento che questa ferrovia funziona male, questa non funziona, questa è pericolosa, ecc. Se tu dici questo contro una ferrovia privata, loro possono considerare quello che hai detto in un insulto e lanciare immediatamente un processo legale... ciò non significa che lasciare le ferrovie nelle mani dei partiti politici garantisca un servizio migliore...è una strada facile che funziona in alcuni paesi, ma che in altri funziona molto male. Ho detto che in comparazione con il risultato della privatizzazione la trasformazione in processo legale è un miracolo di democrazia. Tornando all’incremento della produttività, esso introduce un fenomeno molto ben conosciuto, che è questo: diciamo che il prodotto (Pr) è proporzionale alla produttività (p ), il numero di operai (N) ed il numero di ore di lavoro (H).

Pr = p x N x H

Questa naturalmente è semplicemente la definizione del concetto di produttività. Allora, in un mercato mondiale con molti produttori, naturalmente c’è un limite superiore alla produzione di beni che può essere venduta. C’è un tetto. Partendo da questo dato di fatto, con la produttività in costante crescita, e una tecnologia che continua a creare innovazione, ci sono soltanto due possibilità: diminuire N o diminuire H. Diminuire N si chiama disoccupazione, ma cosa vuol dire diminuire H? Ciò implica che tu hai un job, ed un job non è ciò che si può chiamare correttamente un "lavoro"… in realtà questo è un "contratto". E questo è il dibattito che abbiamo naturalmente in Europa e in generale nel mondo. Come risultato stiamo naturalmente sviluppando la società che si chiama 40,30,30 cioè 40% che hanno un posto fisso, 30% con contratto, e 30% disoccupati. Questa tesi di 40, 30, 30, è troppo ottimista, di un ottimismo quasi incredibile. Marx dall’alto della sua analisi anticapitalista non ha mai capito la brutalità assoluta del capitalismo. Perché Marx naturalmente aveva una tesi interessante, ma molto riduttiva: che i capitalisti intendono pagare il minimo, inteso come il minimo sufficiente e necessario per la riproduzione della forza lavoro, ma questo non interessa ai capitalisti. Perché? Perché non hanno bisogno di operai. E perché non hanno bisogno di operai? Perché hanno in corso imponenti processi di automazione e robotizzazione.

Utilizziamo come esempio il mercato del lavoro accademico negli USA. L’esempio è questo: il full time professor è un tipo di animale che sta scomparendo, soppiantato dalla figura del professore a contratto. Nella vita accademica degli USA un corso è una cosa relativamente ben definita, per esempio di quattro ore alla settimana nell’arco di 12, 15 settimane nel semestre. Per questo corso allora fanno un contratto con un Ph. D. da poco laureato che ha per esempio 26 anni. A quell’età, un PH. D., ha un’esperienza poco significativa ed il suo stipendio è irrisorio.

Nel distretto metropolitano di Washington viene pagato 1500$ per fare un corso, mentre a un professore di ruolo spettano non meno di 35000$ al semestre, insegnando in 3 corsi. Con questa politica gli amministratori delle università possono gestire tre corsi con 4500$, risparmiandone ben 29000. Chi riceve i 29000$? Gli amministratori, in generale. Allora se ingrassano gli amministratori, cosa fanno i Ph.D.? Non è possibile vivere nel distretto di Washington con soli 1500$. Ci sono due strategie: strategia numero uno: naturalmente fare più corsi, e stratgia numero due: vivere insieme con una donna, anch’essa Ph.D., legarsi ad altre persone costituendo una "comune" di dieci persone insegnanti con trenta corsi e rinunciare alla propria autonomia. E questo si sta sviluppando con una velocità che ha dell’incredibile. E’ opportuno sottolineare la capacità degli americani nell’arte dell’improvvisazione. Il talento americano è l’intelligenza sociale all’adattamento: What do you think?, why don’t you come? Should we make a comune toghether? Now, how many courses can you teach? Ecc. ecc. Che succede, quando un membro, un socio di questa comune, resta per un semestre senza contratto? Verrà estromesso dalla comune o si metteranno in moto meccanismi di solidarietà? Non sappiamo. Sto solamente dicendo una cosa; che c’è in generale un cambiamento sociale drammatico, da una società tradizionale verso una società moderna, e questo si sta sviluppando sotto i nostri occhi. Ma io non ho visto molti sociologi che lavorano su questo.

Allora la tesi dominante "40, 30, 30" , deve essere più realisticamente ricondotta ad un rapporto "10, 40, 50", con una disoccupazione brutalissima e la cosa che Marx non ha capito è che il capitalismo può sopravvivere senza operai; non sono indispensabili. L’università può sopravvivere senza professori? Naturalmente! Noi non siamo indispensabili. Naturalmente possono fare una cosa: riproporre l’università classica, con professori a tempo pieno, come nel novecento. Ma per ora è più semplice utilizzare il professore a contratto e gli strumenti forniti da internet, grazie ai quali lo studente può seguire da casa tutte le lezioni di Harvard. Ma anche i professori di Harvard fanno errori, ed io personalmente sto mettendo a punto una lista di tutti gli errori commessi dai professori di Harvard. Nel mio caso, io conosco questi tipi, conosco relativamente gli errori che hanno fatto. Il più grave consiste in una totale omogeneizzazione del sapere. Il che non sarebbe pericoloso , se questo fenomeno si manifestasse soltanto negli USA. Ma la privatizzazione viene con la globalizzazione. Cioè il mercato accademico è il mercato senza confini. Per gli amministratori la strategia è relativamente semplice: aspettare l’età in cui si ritireranno, e utilizzare la università come una fabbrica di Ph.D. dando a ognuno di essi un corso per 1500$.

Questo è solo un esempio; ma stanno facendo esattamente la stessa cosa con le fabbriche. Quando Helmut Kohl ribadisce ogni due mesi la necessità di aumentare il numero di jobs in Germania, lui sta facendo, diciamo fairy tales. La soluzione è relativamente chiara, ma verosimilmente è impossibile. Consiste nel diminuire la produttività. Naturalmente questa è la politica "verde", ma la ideologia dei partiti verdi non è molto ben pensata, credo che il "verdismo" sia in crisi come tutti gli altri colori politici. Quindi globalizzazione, privatizzazione, incremento di produttività non possono non introdurre una disoccupazione mondiale a livelli massicci. Ma questo non è tutto. Ci sono molti altri problemi.

Viviamo in un mondo con sovrapproduzione. Come detto c’è un tetto, un limite massimo della produzione. Perché? Perché ci sono molti produttori. Ma questo non è un problema! Ci sono i consumatori! Il problema è che non abbiamo consumatori. Come tutti sappiamo 358 miliardari hanno più denaro del 50% della popolazione mondiale e come tutti sappiamo 1.3 miliardi di individui vivono con meno di un dollaro al giorno: loro non possono comprare. Non possono comprare niente! Non sono partecipanti nel mercato. Gli autori di questa politica dell’esclusione hanno un nome: si chiamano economisti. E’ opportuno, secondo me, demonizzare totalmente gli economisti, per me è una razza totalmente innecessaria in questo mondo. Ma anche di questo non voglio parlare a lungo. Il problema è questo: con una distribuzione grottescamente asimmetrica hanno eliminato la possibilità della loro stessa sopravvivenza perché non hanno consumatori, siamo quindi nel pieno di una crisi di sovrapproduzione. In questa crisi di sovrapproduzione abbiamo tre fenomeni. Disoccupazione nel mondo ricco, dove troviamo la produzione industriale; livelli di miseria elevati in tutto il mondo; speculazione finanziaria. Un direttore di una compagnia transnazionale al punto massimo della produzione che può vendere, è molto ricco. Che cosa fa col danaro? Non puoi reinvestire nella sua attività. Perché no? Perché investire nella sua ditta significherebbe aumentare la produzione, ma questo è impossibile in assenza di domanda. Allora cosa farà? Speculazione finanziaria, e qui entriamo con la distinzione, che secondo me è importantissima fra l’economia finanziaria e l’economia produttiva. Nell’economia produttiva abbiamo naturalmente beni e servizi, nell’economia finanziaria abbiamo tre o quattro cose. Abbiamo metalli preziosi (platino, oro, uranio), valute, azioni, obbligazioni e derivativi. I derivativi sono importantissimi: perché stiamo in una situazione dove il danaro si dirige verso l’economia finanziaria, e purtroppo bisogna naturalmente avere una differenziazione di oggetti finanziari come non mai prima. Questa è l’economia finanziaria. Non si può vivere di questi beni: mangiare obbligazioni è complicato, sarebbe necessario un tipo di sistema di digestione particolare! In equilibrio tutte le attività finanziarie corrispondono alla situazione dell’economia produttiva. Come unità di misura possiamo utilizzare il Dow Jones index (per le attività finanziarie) ed il Pil (per le attività produttive). Negli ultimi anni c’è stato un incremento del Dow Jones index del 26% annuale. La crescita economica misurata dal Pil è dell’ 1-4% nei paesi industrializzati, e soltanto in paesi "poveri" come la Cina che si ha un crescita dell’ 11%. Lo scarto tra le due grandezze rappresenta lo squilibrio del sistema. Perché il denaro registrato nell’economia finanziaria non ha una base solida nell’economia produttiva. Naturalmente la conclusione è molto chiara; andiamo incontro ad un crash finanziario. E questo crash è il modello della crisi. Questo è un modello nello stesso senso in cui l’impero romano è il modello dell’imperialismo. E’ un modello infelice. Io credo che la maggioranza delle persone creda che tutto vada bene quando non c’è un crash. Se tu pensi così, questa non è soltanto un’indicazione del fatto che tu non hai buon cuore, ma anche un’indicazione del fatto che il tuo cervello non funziona bene. Il processo potrebbe essere lento. Ma il modello è sempre ottobre 1929: il crash di Wall Street. La visione secondo alcuni è pessimista, ma credo che il fenomeno che osserviamo nei paesi asiatici in questo periodo è con ogni probabilità un’avvisaglia del fatto che he stiamo vivendo i primi giorni di una crisi mondiale. E questo dovrebbe toccare gli USA entro 6 mesi.

Per capire meglio questo, posso aggiungere una cosa sugli USA. Tutte le statistiche che sono state rese pubbliche sulla stampa più servile, a livello europeo (naturalmente la stampa mainstream) riguardanti la creazione di jobs negli USA sono false perché utilizzano una parola di propaganda, e questa parola è naturalmente la parola "job". Job è anche conosciuta dalla Bibbia, e la versione della Bibbia è molto più sana meno falsa. Quando loro dicono job, questo non significa che tu puoi vivere di un job. La definizione tecnica di un job è: attività retribuita di 20 ore settimanali. Torniamo un momento a Marx: Marx aveva più o meno l’idea media di un imprenditore italiano: paghiamo un minimo con cui si possa vivere mantenendo una famiglia. Paragoniamo quest’esigenza alle parole di Clinton, che sostiene di aver creato 5.000.000 di jobs e di aver arginato la disoccupazione negli Stati Uniti.

Durante l’ultima campagna presidenziale un tipo, durante una conferenza, chiese al Presidente: - Mr. Clinton, io sono tanto grato per questi 5.000.000 di jobs perché io ne ho 5, di jobs!!!-.

E’ chiaro che con 5 jobs un individuo può vivere. Ma a quale prezzo? Il costo è forse la metà del giorno passato da un job all’altro senza più tempo per la famiglia e per i bambini, cioè la distruzione totale del tessuto sociale a livello micro. La realtà è che per il 70% della popolazione degli USA il livello di vita è peggiorato negli ultimi 10 anni.

Riguardo i vari modi di falsificare la statistica si possono fare ulteriori esempi; Clinton ha detto nell’ultima riunione del G7 a Denver, Colorado, che questi nuovi jobs non sono low states jobs, ma sono high states jobs, ma non è così. Un’analista ha condotto uno studio sull’argomento, prendendo come esempio un operaio di una fabbrica di automobili. Lui ha guadagnato 40.000$ l’anno, è finito in esubero ed è stato licenziato. Ha perduto tutto. Ma dopo ha trovato un posto come assistant manager in una pizzeria di notte (gli americani adorano cose di questo tipo).

Nella pizzeria di notte guadagna 16.000$ l’anno. Insomma, è passato da 40.000$ a 16.000$ l’anno. Bill Clinton ha detto che qui abbiamo un esempio tipico di un operaio che è passato nella classe manageriale della società. E’ assistent manager di una pizzeria, e sarebbe un esempio di social climbing a livello sociale, molto più avanzato. La cosa che per me risulta fantastica è che tutta la stampa mondiale, non soltanto in Italia, sta citando tutto questo come se fosse la verità. Sto pensando con un po’ di nostalgia all’Unione Sovietica, perché l’Unione Sovietica ha avuto un vantaggio importante: che nessuno ha creduto alla stampa.

Dunque ci troviamo in una situazione critica, non solo a causa della globalizzazione, ma anche per la coincidenza della globalizzazione con la privatizzazione e con l’innalzamento della produttività. Analiticamente io credo che sia meglio fare una distinzione di questo fenomeno. La globalizzazione culturale rappresenta un successo incredibile per la cultura plebeiana americana. Un successo notevolissimo. L’infrastruttura l’hanno fatta gli inglesi con il British Council, distribuendo l’inglese in tutto il mondo, per fare imparare ai pagani Shakespeare, Milton e alcuni altri. E’ il criterio in base al quale essere colti significa citare quattro drammi di Shakespeare. Questo lo hanno fatto bene, e hanno preparato l’americanizzazione delle 3 M: Mickey Mouse, Madonna e Michael Jackson. E questo è duro per gli inglesi. E’ molto duro. Io credo che dal punto di vista della cultura, questa cultura americana è quella che ha avuto più successo nella storia mondiale, molto più del cristianesimo. Perché la lingua degli americani è diventata così importante? Il cinese è un linguaggio molto più parlato, tuttavia i cinesi non hanno una filosofia universalista; gli americani si. La cultura cinese è piuttosto "arrogante" e tende a qualificarsi come "superiore", mentre gli americani sono assolutamente capaci di condividere la loro non-cultura con tutto il mondo. Abbiamo discusso a proposito di comunicazioni e trasporti, di economia e cultura; non abbiamo parlato degli aspetti legati alla sfera politica, miltare e della cittadinanza.

Politicamente non esiste un governo democratico mondiale. Esiste un’entità che si chiama "comunità internazionale", international community. Io conosco un po’ questa "comunità internazionale" e credo sia composta ad occhio e croce da circa sei o sette persone. Sembra piuttosto ridotta come comunità internazionale! I nomi non sono così importanti, ma non si può non convenire sul fatto che questa sia una ristretta lobby, una mafia senza nessun controllo democratico. Facciamo un esperimento mentale: immaginiamo che alle Nazioni Unite non ci siano solamente l’Assemblea generale ed il Consiglio di Sicurezza, ma anche un’assemblea popolare delle Nazioni Unite. Immaginiamo che ogni stato membro delle Nazioni Unite abbia una elezione ogni quattro anni e diritto ad un numero di rappresentanti pari al numero dei milioni di abitanti. Cioè duecentosessanta americani, quattro norvegesi (assolutamente troppo poco, per me che sono norvegese), sessanta italiani (non vi pare un numero un po’ esagerato! [risate]). Il problema per costituire maggioranze deriva dal fatto che in un’assemblea così composta dovrebbero sedere 1200 cinesi. A questo punto gli occidentali, se intendono egemonizzare il mondo, devono elaborare un meccanismo diverso. Alcuni hanno detto che si può sperimentare con la radice quadrata: così restano due norvegesi, sette, otto italiani, il che mi appare accettabile... (altre risate...), 16 americani e 37 cinesi. La condizione per partecipare a questa assemblea è che i rappresentanti vengano eletti democraticamente. Elezioni corrette a seguito di un dibattito politico generale. E che questo non sia combinato con le elezioni nazionali. L’Unione Europea si propone proprio questo obiettivo. Io non sono un vero e proprio ammiratore dell’Unione, ma questo obbiettivo lo stanno perseguendo correttamente. Se è possibile avere le elezioni in India, allora dovrebbe essere possibile averle nel Mondo. Allora ci si può immaginare un Parlamento come una struttura delle Nazioni Unite per avere un certo tipo di controllo popolare su tale comunità internazionale. Ma questo manca. E’ un deficit totale nella struttura politica mondiale. E questo deficit naturalmente ha a che vedere con la posizione degli USA in tutto questo sistema. Oggi gli Usa hanno un enorme debito con le Nazioni Unite… Se tu non paghi la quota del club, te ne devi andare. Io credo che la soluzione per le Nazioni Unite in generale sia che gli USA ne escano e che vi rientrino quando saranno più pronti. Naturalmente questa è un’idea irrealizzabile oggi, ma sono quasi convinto che entro dieci anni gli USA non saranno più membri delle Nazioni Unite.

Gli Stati Uniti stanno cercando di monopolizzare tutto il potere delle Nazioni Unite, hanno un progetto molto importante che credo di aver intuito. Consiste nell’eliminare completamente organismi quali UNESCO, FAO, ILO e fare di tutto questo un’organizzazione specializzata della Banca Mondiale. Forse voi non conoscete tre dei progetti principali del Congresso degli USA:

1. La cancellazione del progetto che vuole le Nazioni Unite allargate del 40, 50%. Ma questo è totalmente impossibile. Questo significa una riduzione del lavoro che stanno facendo, e stanno facendo molto lavoro di buona qualità. Moltissimi degli argomenti contro gli USA sono corretti: c’è corruzione, nepotismo, tutto questo esiste.

2. Trasferire la contabilità degli USA dalla sede delle Nazioni Unite a quella di Washington al General Accounting Office del Governo USA.

3. Il giuramento di lealtà degli alti ufficiali delle Nazioni Unite alla costituzione americana. Questo ultimo è un progetto estremo. Definisce in pratica le Nazioni Unite come un organo degli USA. Questo è un processo che non ha nulla a che fare con il global government.

Passiamo al sistema militare: perché il Giappone ha potuto vincere in Cina nel 1894? Forse questo non è il problema più importante per tutti voi, ma la risposta è relativamente semplice. Nel 1894 le forze militari del Giappone erano unificate a livello nazionale ed hanno dato vita ad una forza militare. La Cina purtroppo no. C’erano molti signori della guerra con eserciti privati e non unificati. E i giapponesi naturalmente hanno potuto fare commercio per signori della guerra contro altri signori della guerra. Questo è ciò che avviene anche a livello mondiale, ma la soluzione di questo non è naturalmente la unificazione degli eserciti del mondo. Questo porterebbe ad una forza di polizia mondiale grottesca che definirebbe ogni atto politico come atto sovversivo. Gli USA stanno pensando in questa direzione. E l’esempio della NATO è quello tipico. Gli americani stanno egemonizzando il Giappone attraverso l’estensione dell’ANPO verso l’oriente e l’espansione della Nato in occidente. Parallelamente ad enti sovranazionali quali Anpo e NATO osserviamo l’emergere (o il riemergere) di due potenze "relativamente grandi" che si chiamano Russia e Cina. E’ peraltro chiaro che si stia realizzando una alleanza militare Cina-Russia, esattamente come predissi due anni fa. Sussiste inoltre la non remota possibilità di un’alleanza con i maggiori paesi musulmani. L’ex-Unione Sovietica avverte una minaccia lungo il confine con la NATO, che coincide ancora con il confine esistente nel 1054, che definiva gli ortodossi come eretici, così come i musulmani. Gli americani non capiscono assolutamente niente della storia europea ed i governi degli stati europei si dimostrano ancora troppo servili.

Il Cremlino ha fatto una lista di tutti i paesi maltrattati dagli USA e li ha invitati a Mosca. Io credo che questo sia uno scenario molto pericoloso per il mondo del XXI secolo.

Veniamo al concetto di cittadinanza mondiale; non esiste questa global citizenship anche se la si può sempre sognare. Io per esempio, in questo paper che Nanni distribuirà e che arriva da una conferenza da me tenuta a Taipei, ho sostenuto che uno può sognare una sorta di stipendio minimo per tutti i cittadini del mondo, siamo sufficientemente ricchi per farlo. Questo è molto chiaro e naturalmente comporta un’autentica redistribuzione, non necessariamente in denaro, ma più verosimilmente in merci, possibilmente di produzione locale. Assolutamente centrale quindi, naturalmente, la produzione alimentare, la nutrizione.

Sono tornato da poco dalla Corea del Sud, dove ho riscontrato una cosa interessante; durante la guerra fredda, per un ricercatore di pace, avere accesso agli editi era quasi impossibile. Il problema "Stai con noi o contro di noi" era ancora molto sentito. Oggigiorno questo non è più un problema. Il problema è "tu sai qualche cosa e viceversa? Allora apriamo una discussione, un dialogo". Politici coreani di alto profilo mi hanno chiesto: "Johan, perché abbiamo questa crisi economica?" ed io ho risposto: "si tratta di sovrapproduzione, e la soluzione non è la soluzione della Banca Mondiale o del FMI. Il FMI è un medico con una sola medicina. Quando tu hai un malato in famiglia, viene un medico, e quando il medico è nella stanza con l’ammalato , è sempre buona norma fare un’ispezione del suo bagaglio. E se tu trovi una sola medicina preordinata allora forse è il caso di mandarlo a casa".

Credo che una differenziazione diagnostica e una differenziazione nella terapia sia una buona idea. Cosa è successo in Corea del Sud?

Si è andati incontro ad una crisi di sovrapproduzione, i prodotti non erano più richiesti dall’occidente. Il FMI, fin dall’inizio, ha affermato che ciò era dovuto a un eccessivo controllo statale e che gli operai costavano troppo. Si suggerì di togliere le aziende dal controllo statale creando una maggiore flessibiltà del lavoro. Questo tipo di flessibilità ha comportato nell’arco di due o tre mesi la creazione di 1,3 milioni di disoccupati. Cosa hanno fatto questi disoccupati in uno stato divenuto povero? Sono tornati nei campi allo scopo di trovare un equo sostentamento per la propria famiglia, ma la campagna non ha offerto loro la possibilità di vivere, perché negli anni precedenti gli economisti di stato avevano sostenuto che la Corea del Sud non aveva bisogno di agricoltura, bensì di componenti elettronici ed automobili da esportare; con i redditi ottenuti si sarebbero comprati i prodotti alimentari dai paesi poveri. Questo fenomeno è denominato "divisione internazionale del lavoro" e si fonda sulla cosiddetta "analisi costi-benefici", dottrina secondo me fascista.

Cosa è successo in Corea? L’immediata svalutazione del Won del 40% con un grave rincaro dei prodotti alimentari e una massa di disoccupati.

Cosa ho suggerito? Una delle priorità essenziali secondo me consiste nel garantire la produzione agricola essenziale e stimolare la pesca attraverso il fish farming lungo tutta la costa della Corea. L’altra, fondamentale, è una cooperazione con la Corea del Nord attraverso un confronto sui problemi finalizzato a trovare soluzioni utili per entrambe le parti, secondo una filosofia "il tuo problema del nord è che tu hai avuto troppo poco commercio. Noi invece abbiamo avuto troppo commercio…cerchiamo di trovare un compromesso".

La cittadinanza mondiale per me è uno scopo interessante a patto che vengano assicurati a tutti i diritti umani come legge internazionale, con la garanzia di un minimo di diritti per tutti, e se tutti coloro i quali predicano la globalizzazione eliminano anche i conflitti, la cittadinanza e i global human rigths è una conseguenza di questo. Questa potrebbe essere una conseguenza positiva. E vi sono migliaia di funzionari dell’ONU che sono impegnati per realizzare questo, la loro attività e ancora sconosciuta.

Allora, per concludere: non credo sia possibile avere una posizione molto chiara pro o contro la globalizzazione. E’ un fenomeno umano, ying e yiang, vi sono lati positivi e negativi, ma quando si è in presenza di un fenomeno tanto grande, gli effetti positivi e negativi sono amplificati. Penso sia utile, per concludere, dare un’elenco di suggerimenti di azioni politiche essenziali da perseguire.

1. la linea di difesa contro gli effetti negativi della globalizzazione è la comunità locale. Non è lo stato, lo stato è capitolato. La capitolazione dello stato si chiama World Trade Organization.… Naturalmente questo fenomeno non è totalmente irreversibile, credo comunque che la migliore politica consista nel rafforzamento della comunità locale e soprattutto della produzione agricola. E’ forse il miglior consiglio per un giovane studente universitario: se cerchi un posto come professore di ruolo tu stai cercando un fantasma. Al massimo puoi trovare un lavoro a contratto. Compra con alcuni altri studenti un terreno per coltivare patate, questa è una buona idea. E prepara un piano di studi sempre con un occhio di riguardo all’agricoltura. Sarebbe meglio combinare le facoltà tradizionali con un elemento di agricoltura e di energia alternativa. La comunità locale, la produzione locale, la moneta locale. La moneta locale si pratica a livello mondiale in più di 300 stati. L’idea è più o meno questa: di avere per esempio in Torino una moneta che si chiama un Torino, e un Torino vale per esempio, diciamo 1000 lire. Ma se compri una cosa in una negozio di Torino con un Torino, tu hai il 10% di sconto. Questo Torino non è accettabile né a Bergamo , né a Milano, né ad Alessandria, perché lì hanno un Milano, un Bergamo, ecc. Lo scopo di ciò è naturalmente limitare i cicli economici e combinare la globalizzazione con la localizzazione.

2. Combinare il fattore della comunicazione con i movimenti dei consumatori. Ho detto che Marx non ha capito che i capitalisti possono fare a meno degli operai, ma ciò che è certo è che essi non possano fare a meno dei consumatori. Sono indispensabili i consumatori, non lo sono gli operai. Questa tesi secondo la quale i consumatori sono indispensabili non è totalmente certa, perché spesso i produttori operano nell’economia finanziaria ed è più facile trovarli al New York Stock Exchange che nella propria azienda. Emerge dunque un punto debole dell’economia capitalista. In generale essa lavora con un margine di beneficio relativamente limitato, raramente superiore al 2-3% (naturalmente vi sono le eccezioni con un beneficio del 60-200%: droga, armi, nonché donne e bambini, intesi come schiavi della prostituzione...). Non è dunque necessario mobilitare un numero elevato di consumatori: il due o il tre per cento è sufficiente. E’ quindi molto facile organizzare una protesta. La posizione di questo tipo di mercato è vulnerabile e questa vulnerabilità si può sfruttare.

3. Lavorare per la democrazia globale. Un metodo per lavorare per la democrazia globale consiste nell’organizzare un referendum globale utilizzando internet attraverso Public Opinion Polls ecc. Pensate che una persona sola, Oscar Alias, ha potuto eliminare l’esercito d’occupazione da Haiti con questo tipo di sondaggio d’opinione. Ha trovato negli USA i fondi. Per realizzare un sondaggio con una sola domanda: "Desideri o non desideri l’eliminazione dell’esercito da Haiti?" L’86% della popolazione ha detto di sì, e l’esercito è stato eliminato. Bisognerebbe indire il referendum globale sul gradimento della presenza di basi militari di altri paesi nel territorio. Io sono convinto che ci sarebbero forti maggioranze contrarie.

Un altro aspetto importante che bisognerebbe analizzare più compiutamente rivela un altro punto di vulnerabilità del sistema: abbiamo un élite che appoggia la democrazia; per essa è difficile agire contro una maggioranza, al fine di non perdere voti, quote di mercato, clientele. Su tale élite si può esercitare un controllo democratico dal basso, da semplici consumatori che esercitano il loro potere di scelta.

Ho concluso tracciando un quadro grigio della situazione economica, ma dal punto di vista della comunicazione, sono da interpretarsi positivamente i segnali di una rinnovata cultura pacifista e nonviolenta e di una cittadinanza umana basata sul rispetto dei diritti fondamentali.

Questo tipo di asimmetria e questo tipo di contraddizione è, a mio parere, assai affascinante. Quindi, dove si colloca la globalizzazione fra mito e realtà?

E’ senza dubbio una miscela di mito e realtà.