Quale polizia?


SALVATORE PALIDDA

Il blitz militare di poliziotti e carabinieri nella sede del Genoa social forum e nella dirimpettaia scuola Diaz è l'epilogo di un'escalation di una violenza poliziesca che tutti i presenti, compresi i giornalisti moderati, hanno spontaneamente definito "roba da dittature latino-americane". Già da due giorni vedevamo gruppi di carabinieri o poliziotti, in assetto da guerra ma anche in borghese, accanirsi bestialmente su isolati manifestanti. Poi la jeep che passa sul cadavere di Carlo Giuliani. Per giorni e giorni chiunque ha potuto constatare che il gigantesco dispositivo di sicurezza non ha fatto nulla contro i circa trecento del Black Block, né prima né dopo le loro devastazioni. Eppure tutti sanno che persino in tempi normali quando c'è una rapina è facile che le polizie riescano a prendere gli autori. Allora, si chiedono ancora i democratici, dov'è finita la tutela della sicurezza dei genovesi e dei manifestanti che il governo aveva promesso a pari titolo dell'integrità e serenità ai potenti e ai loro seguiti? Che senso dare al vademecum e alla "preparazione" che il governo s'è vantato di aver somministrato a tutti gli operatori delle polizie in servizio, affinché sapessero distinguere tra violenti e pacifici?
Da settimane chi sta a Genova aveva sentito sovente agenti delle polizie promettere botte e "lezioni" brutali. In effetti, come aveva osservato anche il presidente del Tribunale di Milano, Borrelli, a Genova è stata imposta un'operazione incostituzionale che non ha precedenti nella storia dell'Italia repubblicana. Anche alcuni medici, giornalisti e avvocati sono stati picchiati selvaggiamente. I fermati e gli arrestati non hanno mai potuto comunicare con i loro difensori di fiducia e non è neanche stato reso noto il motivo di tali misure. Dulcis in fundo, il governo ha affermato che il Gsf ha coperto i violenti, mentre lo stuolo dei giornalisti di regime proclama che "la colpa di tutto è degli agnoletti, dei preti e delle tute bianche che hanno voluto il morto". Infine, il vigliacco e violentissimo blitz notturno contro il Gsf è stato comunicato alla stampa come doverosa perquisizione da un braccio destro del capo della polizia, nonché ex-segretario nazionale del Siulp della Cgil e diessino, mentre Fassino ha dichiarato che sarebbe stato fatto anche se il centrosinistra fosse stato al governo, forse "con un po' più di flessibilità".
In realtà, come osservano gli ormai rarissimi, isolati e perseguitati democratici presenti nelle polizie, quello che è accaduto a Genova è lo stadio attuale di una vera e propria involuzione militaresca violenta delle polizie in Italia e forse in tutta Europa. Si tratta di una minaccia autoritaria gravissima che corrisponde alla rottura con i periodi di gestione più o meno pacifica e negoziata delle regole del disordine, cioè di concessione di spazi alle rivendicazioni sociali. Appare allora urgente un'immediata mobilitazione di tutti i democratici, in particolare tra magistrati, operatori delle polizie, lavoratori dell'informazione e il movimento antiliberista per una vera e propria resistenza antiautoritaria, che ha già avuto un primo esempio con la risposta alle violenze di Napoli e che dopo l'enorme gravità dei fatti di Genova deve diventare permanente e nazionale.

 

Fonte: Manifesto 23 luglio 2001