QUELLI CHE "CAPISCONO" BIN LADEN
L'unico modo di non fare il suo gioco è rifiutarsi alle crociate in bianco e nero e coltivare la capacità di fare distinzioni
di Umberto Eco
Veramente viviamo in tempi oscuri. E non solo per le cose tragiche che stanno accadendo, ma anche perché, per capire che cosa accade, occorrerebbe essere molto sottili, e invece questi non paiono tempi di sottigliezze. Intorno a noi si procede a sciabolate. Bin Laden nel suo ultimo messaggio rinuncia persino alla distinzione da cui era partito (un occidente cattivo fatto di americani e israeliani, e gli altri, che per il momento non nominava) ed è passato a parlare di scontro contro i "cristiani" in genere (che ai suoi occhi comprendono evidentemente anche gli ebrei, i laici, gli ex materialisti sovietici e forse persino i cinesi). Ma, almeno a parole, non va meglio a casa nostra. Se ti accade di dire che Bin Laden è un briccone, ti rispondono che allora vuoi ammazzare i bambini di Kabul, e se auspichi che a Kabul non muoiano bambini ti definiscono un sostenitore di Bin Laden. Eppure l'unico modo di non fare il suo gioco è rifiutarsi alle crociate in bianco e nero coltivare quella profonda saggezza che la nostra cultura ci ha trasmesso, la capacità di fare distinzioni.
Alcune settimane fa è apparso un sondaggio secondo il quale pareva che una grande maggioranza della sinistra "comprendesse" le ragioni di Bin Laden. Apriti cielo. Dunque chi aveva risposto così approvava la distruzione delle due torri? Non credo. Penso piuttosto che, comunque fosse stata posta la domanda, in momenti come questi la gente non riesce a distinguere bene, per esempio, tra spiegare, capire, giustificare e condividere.
La ragazza Erika è accusata di aver accoltellato la madre e il fratellino. Si può spiegare questo evento? Certo, e dovrebbero farlo gli psicologi e gli psichiatri. Si può capire Erika? Se mi spiegano che era in preda a un raptus di follia, la posso capire, perché con la follia non si ragiona. Si può giustificare? Certo no, tanto è vero che occorre che un tribunale in qualsiasi modo condanni il suo gesto e la metta nelle condizioni di non nuocere. Si può condividere quello che ha fatto, nel senso che lo faremmo anche noi? Spero proprio di no, se non siamo di quei dissennati che le mandano messaggi di solidarietà.
È fresca una polemica sulla comprensione di coloro che hanno aderito alla repubblica di Salò. Si può spiegare storicamente perché alcuni hanno fatto quella scelta? Certo, ed è stato fatto. Si può capire perché molti l'hanno fatta? Si può capire benissimo e capire non solo chi l'ha fatta in buona fede ma anche chi l'ha fatta per disperazione, o per qualche interesse. Si può giustificare, storicamente, quella scelta? No, almeno dal punto di vista dei valori del mondo democratico. Si capisce la persona, ma non si giustifica la scelta. Si può condividere? Io nel 1943 avevo solo undici anni e mi chiedo sovente che cosa avrei fatto se ne avessi avuto venti, ma almeno col senno di poi spero che non l'avrei condivisa.
Si può spiegare la strage della notte di San Bartolomeo, col massacro fatto dai cattolici nei confronti dei protestanti? Certamente, ci sono libri e libri che spiegano perché quel fatto è accaduto. Si possono capire le ragioni di chi lo ha compiuto, magari ritenendo di guadagnarsi il paradiso? Studiando la psicologia di quella gente di cinque secoli fa, il clima sanguinoso delle guerre di religione, e tante altre cose, si può. Si può giustificare quel massacro? Dal nostro punto di vista di uomini moderni ovviamente no, e tanto meno lo si può condividere, nel senso che ogni persona di senno oggi riterrebbe delittuoso fare altrettanto.
Sembra tutto così semplice. Si può spiegare l'azione di Bin Laden, in parte come l'ha spiegata lui nel suo primo messaggio, in termini di frustrazione del mondo musulmano dopo la caduta dell'impero ottomano, e in parte tenendo conto dei suoi interessi politici ed economici (si spiega l'azione di Bin Laden col fatto che vuole mettere le mani sul petrolio saudita). Si possono capire i suoi seguaci? Certo, tenendo conto dell'educazione che hanno ricevuto, della frustrazione di cui si diceva, e di tante altre ragioni. Si possono giustificare? Evidentemente no, infatti li si condanna e si auspica che Bin Laden venga messo nelle condizioni di non nuocere.
Si noti che, se non si riesce a spiegare il gesto di Bin Laden e a capire perché centinaia o migliaia di volontari partono dal Pakistan per andare a unirsi a lui, ci si trova in difficoltà quando si voglia contrastarlo, e cioè comprendere che cosa si debba effettivamente fare per neutralizzare il pericolo che rappresenta. Insomma, proprio perché non si giustifica e non si condivide il fondamentalismo musulmano, bisogna spiegarlo e capirne i moventi, le ragioni, le pulsioni che lo determinano.
Che cosa intende dire qualcuno quando afferma di "comprendere" il gesto di Bin Laden? Che lo spiega, che lo capisce, che lo giustifica o che lo condivide?
Sino a che non saremo tornati in uno stato d'animo che consenta e incoraggi le distinzioni, saremo come Bin Laden, e come lui ci vuole.
Fonte: Espresso 15 novembre 2001