Sarà una guerra tra Culture
di Igor Man*
Su di noi non incombe una guerra di religione
Ma uno scontro tra le frange estreme di due civiltà
Questa è la lotta dei duri e puri dell'Islam
Obiettivo: i "fratelli" musulmani traviati
Il caso è un regista attento. Nel settembre scorso ricevetti una lettera o, meglio, la copia di una lettera-circolare indirizzata "ai fratelli cristiani" da Hamza Roberto Piccardo. La lettera, smarrita nel mare di carte che saccheggia il mio studio e che avrei voluto utilizzare in queste settimane, orrende, di dolore e di preoccupazione, è di colpo ricomparsa. Oggi, in buona vista, sulla mia scrivania. La trasmetto ai lettori de IlNuovo poiché la ritengo un documento importante, meglio, una testimonianza, uno "strumento" per capire una cosa semplicissima che tuttavia non molti sembrano accettare. E cioé: quella che aleggia su di noi, e che forse è già cominciata, insomma la cosiddetta "guerra invisibile", non è, non sarà una guerra di religione. Sarà uno scontro fra civiltà, questo sì (questa almeno è l’idea mia), ma limitato alle frange estreme della civiltà occidentale e della civiltà orientale. Non un conflitto globale, dunque, bensì lo scontro fra chi ritiene di essere "buono" e chi, anche lui, pensa di essere nel giusto. Codesto "scontro" è la "coda", sarà la "coda" dello scontro cruento in atto fra l’Islam tradizionale e l’Islam radicale.
Lo stupro di New York è quello che in artiglieria si chiama "falso scopo": si mira al campanile per colpire la valle. I terroristi suicidi (verosimilmente islamici) abbattendo le Torri Gemelle hanno fatto esplodere "il caso": hanno sì colpito il simbolo della potenza americana, ma nel contempo hanno detto, con una sorta di neolinguaggio brutale, ai "fratelli traviati della Umma" (la immensa, rissosa famiglia islamica mondiale): "Siete voi il vero obiettivo da cogliere, siete voi che puniremo".
Per dirla secca: la guerra invisibile è la guerra dei puri e duri dell’Islam contro l’Arabia Saudita (difesa da noi), in primo luogo. Perché ospitando i GI (a far data dalla Guerra del Golfo) corrompe la terra sacra saudita: sacra perché custodisce i Luoghi Santi dell’Islam, La Mecca e Medina. Questo dice e pensa Osama Bin Laden (ma attenzione: ne esistono tanti di Bin Laden, clonati dall’odio verso l’Occidente egemonizzato dal Grande Satana; c’è una carovana infinita di replicanti in marcia lungo il percorso della Mezzaluna). I replicanti sognano, dopo la caduta dell’Arabia Saudita nelle loro mani ascetiche (cui però piacerebbe di lavarsele nel petrolio: nuove abluzioni "up to date") la caduta dell’Egitto, altro Paese traviato dagli "ismi" occidentali, neocolonialisti.
A quanto mi risulta, Hamza Roberto Piccardo, nato a Imperia il 7 ottobre del 1952, convertitosi all’Islam nel 1988 "nel corso di un lungo viaggio in Africa settentrionale", è tutt’altro che un fanatico. E’ un musulmano che si preoccupa, semplicemente, di mettere i punti sulle "i". Poiché teme (non lo dice ma dal suo messaggio si capisce) che la tempesta prossima ventura possa abbattersi anche sui "fratelli innocenti", sui poveri vùcumprà. E’ l’autore di un’opera benemerita: "Saggio di Traduzione Interpretativa del Santo Corano Inimitabile". Ha tradotto (bene) il Corano, lo ha chiosato eccetera facendone un utile strumento di conoscenza per chi tutto ignora dell’Islam.
Il vecchio cronista, studioso da cinquant’anni dell’Islam, vorrebbe poter sperare nella pace e nel dialogo fra le due religioni, la nostra e la musulmana: che in realtà sono anche due Culture. Grandi. Ma rombano già i tuoni del terribile uragano chiamato guerra. Speriamo che il fulmine, quando cadrà, non colpisca l’innocenza.
*Igor Man è
editorialista de LA STAMPA
Fonte: Il Nuovo 1 ottobre 2001