COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE PLANETARIO
di MASSIMO CACCIARI
da Il Gazzettino (13 Settembre 2001)
Così si inaugura il Millennio, nel segno delle più tremende profezie. Poiché coloro che più spietatamente avevano indagato i due secoli che abbiamo alle spalle, quelli segnati dalle grandi guerre civili europee, lo avevano predetto: la grande guerra tra volontà di potenza incarnate in Stati sovrani lascerà il campo a miriadi di feroci conflitti locali e a un fisiologico terrorismo sempre più capace di agire su scala planetaria e con mezzi sempre più sofisticati. Da Pearl Harbor, appunto, a New York e Washington. È la nuova forma della guerra, un terrorismo che nulla ha a che fare con quello che l'Europa e il mondo avevano conosciuto fino a ieri. Un terrorismo, certo, del tutto impotente a sconfiggere militarmente il proprio nemico, ma onnipotente a colpirlo (i mezzi tecnici per farlo sono in libera circolazione sul pianeta), fino forse a sconvolgerne il lessico e i comportamenti politici.
Non c'è alcun dubbio che l'attacco all'America abbia dimostrato, da un lato, l'incredibile impreparazione dei servizi segreti e della intera "intelligence" statunitense, e, dall'altro, un tale livello di organizzazione e una tale disponibilità di mezzi da parte degli attentatori da costringere a pensare alle più forti protezioni statali. Ma tutto questo non muta l'essenza del ragionamento. Non esistono né "scudi spaziali" né armate di 007 che possano impedire a chi dispone di soldi e uomini pronti a morire di portare morte e distruzione nel cuore delle nostre metropoli. Sono gli stessi processi di globalizzazione a rendere tutti assolutamente vulnerabili. È accaduto un evento che deve mutare la nostra mente.
Se credessimo di corrispondere alla sua sfida (al "test" che esso rappresenta, come ha detto il Presidente Bush) con un semplice contrattacco militare, dimostreremo soltanto di ragionare secondo i vecchi schemi della vecchia guerra tra potenze sovrane. L'ultima che si è combattuta è quella tra Israele e i Paesi arabi nel 1973. E da allora ne viviamo gli effetti disastrosi. La guerra inter-statale non risolve più nulla. E le spedizioni punitive e basta finiranno con l'aumentare le file dei terroristi.
L'Occidente (il 20\% dell'umanità - e sarebbe auspicabile lo ricordassimo) è chiamato a rivolgersi a tutti i Paesi, e prima ancora a tutte le culture, per renderli protagonisti davvero di una nuova fondazione delle relazioni e degli equilibri politici mondiali. Nessun ordine imposto verrà a capo dei problemi che costituiscono il terreno di cultura del terrorismo mondiale. Il mondo richiede davvero un nuovo Ordine, un nuovo Nomos della Terra, che solo il più idiota ottimismo poteva sognare si sarebbe spontaneamente affermato con la caduta del Muro e il crollo del "socialismo reale". In realtà esso potrà nascere soltanto come creazione dello sforzo, della ricerca, del dialogo di tutti i popoli; potrà compiersi soltanto attraverso l'effettivo potenziamento e l'effettiva democratizzazione dei grandi organismi sovra-nazionali, oggi in tragica crisi; potrà derivare soltanto dalla soluzione di quell'eterno conflitto che sembra oggi l'unico capace di assumere valenza universale e potenzialità "apocalittiche": quelle palestinese-israeliano.
I processi di globalizzazione hanno portato "naturalmente" a collusione le grandi "piattaforme" continentali. È inevitabile, allora, lo scontro di civiltà? È inevitabile il perenne terremoto? O possiamo trasformarlo in movimento degli uni verso gli altri, in reciproca scoperta e accoglienza, disinnescando con paziente tenacia gli storici e profondi motivi di odio e violenza? Tutto ciò potrebbe apparire fantasticamente utopistico dopo l'11 settembre 2001. E tuttavia, invece, è assolutamente irrealistico credere che esistano altre vie per fermare davvero il terrore. Ciò che è accaduto l'11 settembre 2001 è l'assolutamente incredibile. Proprio la sua irrealtà dovrebbe spingerci ad affrontare compiti fino a ieri "inauditi", a cercare di conferire alla nostra azione politica responsabilità e senso nuovi. La nostra immaginazione creativa deve poter essere più forte di quella distruttrice che ha celebrato ieri il suo dies irae. Tutti gli uomini liberi - e nessuno è libero quando odia e uccide - debbono insieme, sulla base dei diritti di ciascuno, costruire un nuovo Diritto internazionale e nuove forme di effettuale sovranità che ne garantiscano il pieno rispetto. Anni e anni luce al di là di Durban e di tutte le conferenze internazionali che si sono fin qui susseguite per predicare pace e piangere sulle guerre che non si è saputo impedire. Altrimenti non resta che rassegnarci a convive col terremoto perpetuo e con l'onnipotente impotenza della guerra terroristica, nel circolo vizioso di violenza e vendetta, da servi dell'odio e del terrore.
Fonte: www.sherwood.it