La sinistra delle catacombe
Pierluigi Sullo
Pubblicato su Carta
01/03/2001
C'è da farsi venire la depressione, a leggere una cosa come quella, pubblicata giovedì dal manifesto, che Alberto Burgio dedica al libro di Marco Revelli, "Oltre il Novecento". Dunque, la faccenda va così. Esce un libro, il quale fa molto discutere, e che in generale la sinistra comunista (nelle sue varie versioni) non apprezza, al punto che Luigi Pintor scrive che si tratta del libro "più anticomunista" mai visto. Va bene. E' ovviamente utile, discutere. Anche se l'unanimità di reazioni negative è sorprendente, su un autore di cui non si può proprio dire che non si sa da che parte (sociale, culturale) sia schierato. Anche se forse sarebbe stato più opportuno, invece che discutere eternamente del comunismo che fu, chiedersi se e cosa ci sia all'origine della denuncia del lavoro e della sua organizzazione fordista come causa del "rovesciamento dei fini", nel Novecento, che ha travolto anche quel comunismo. Poi, però, accade che si passi il segno. Su Liberazione appare un articolo di Gianni Grassi, dirigente di Rifondazione, che accusa Revelli di "revisionismo storico" (quella corrente di destra per la quale, all'incirca, nazismo e comunismo sono la stessa cosa). Revelli allora scrive una lettera: non è così, si falsificano le mie posizioni, basta leggere il libro… Passa qualche giorno, e sul manifesto viene pubblicato un identico articolo di Burgio: Revelli è un revisionista, anzi peggio. Morale: anche se "soggettivamente" Revelli non ne è consapevole e lo nega, egli è "oggettivamente" un revisionista. Nel 1938, in forma tragica e non grottesca, a Bucharin fu riservato lo stesso trattamento. Domanda: a noi, che siamo qui a brigare su Porto Alegre e su Genova G8, su Bukavu e il viaggio zapatista, eccetera eccetera, che c'importa, di tutto questo? C'importa perché, nel momento in cui in un libro si cerca di trovare una uscita da quella che il subcomandante Marcos ha definito, in una intervista recente, "la sinistra delle catacombe", per ritrovare l'umanità che si agita sulla superficie, c'è subito qualcuno che ti dà del traditore, che vuole così impedirti di ragionare, che arriva a dolersi del fatto che quel libro venga letto. Nonostante la noia, non bisogna deprimersi. Anzi, leggete quel libro, leggetelo e discutetene.