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Brevemente
la "vita" del Quartiere, tra storia e realtà
Pur non essendo nostra intenzione di scrivere da storici
sulla nascita del Quartiere di Catanzaro Lido , sorto
spontaneamente attorno alla fine del 1600, vogliamo
delineare una breve e, a volte, personale interpretazione
della storia dello stesso, fin da quando era un semplice
approdo per i pescatori della zona del golfo di Squillace
che, colti di sorpresa dal tempo e dal mare inclemente,
trovavano rifugio nelle lande acquitrinose poste tra
i corsi d'acqua del Corace e dell'Alli che delimitavano
e delimitano, a sud, la parte territoriale della Città
di Catanzaro.
Certo che l'esistenza, nella zona, di diversi casolari,
ove, abitualmente, dimoravano gli "omini delle campagne"
dei signori proprietari delle terre, i quali possedevano,
anche, le loro abitazioni, che in alcuni casi non avevano
nulla da invidiare alle residenze cittadine, nonché
di una torre di guardia, posta dagli Spagnoli a difesa
della costa, creavano tutti quei requisiti di riparo
ai pescatori che si trovavano lontani dalle proprie
abitazioni.
Significativo quanto l'abate Denon di Saint-Non, riferisce,
nel 1778, in una sua cronaca: "Il letto del fiume (torrente
Fiumarella) è bordato di casini e freschi giardini pieni
di aranci e gelsi mori"
E' da ritenere, perciò, che gli abitanti del nascente
"Villaggio" ( il 29 marzo 1852 fu elevato da "case sparse"
a "villaggio") siano stati in parte provenienti dai
vari centri della costa, cosa questa che ha creato,
nel tempo, quella distinzione di usi e tradizioni tra
i dimoranti del Quartiere e quelli del centro della
Città .
Sicuramente, ed è storicamente provato,il territorio
della Marina fu sempre al centro di tutti quei movimenti
di avvicinamento, di transito e di accerchiamento cui
fu soggetta la "nobile" città di Catanzaro.
Il suo territorio vide transitare, infatti, quei personaggi
che, nel bene e nel male, hanno creato o contribuito
a creare , in parte, la storia di Catanzaro: dal Centelles,
il famigerato Conte (1457), a Carlo di Borbone, dal
Card.
Fabrizio Ruffo, nella sua avanzata alla riconquista
del regno di Napoli, a Giuseppe Garibaldi e per ultimo
, nei tempi a noi più vicini, Mussolini,in uno dei consueti
viaggi propagandistici di regime.
A proposito dell'Eroe dei due mondi, si narra che, nel
1870,nel settecentesco palazzo Raffaelli, Garibaldi
intervenne ad una festa di carnevale alla quale avevano
aderito i nobili catanzaresi ed anche alcuni personaggi
della emergente borghesia. Garibaldi farà visita, poi,
al borgo, ancora nel 1882,giungendovi in treno, durante
il suo viaggio verso la Sicilia, dove si recava in occasione
del VI° centenario dei Vespri Siciliani (1282).
Si sa che, in quasi tutti i tempi, la edificazione e
la formazione di agglomerati edilizi e la costituzione
di centri abitativi, si realizzò, sempre, attorno alla
sede del "signore", del feudatario o attorno al luogo
di culto.
A Marina non essendoci la residenza del "signore", né
del feudatario, la forza catalizzante venne realizzata
dalla Chiesetta, realizzata nel 1623 dal patrizio catanzarese
Giovan Alberto De Paula, che nel tempo assumerà sempre
maggiore potere aggregante e che sarà dedicata a S.
Maria di Porto Salvo, patrona dei marinai, quasi a rendere
conferma sulle origini del borgo.
Storicamente si ha notizia che nel XVII° secolo era
stata aperta al culto una cappella intitolata alla Madonna
di Porto Salvo e che, con il riordino degli Enti Ecclesiastici,
dopo il sisma del 1783,venne autorizzata l'apertura
di una Chiesetta - auspice De Cumis - in una sede di
fortuna e nel 1832 in un piccolo edificio costruito
a cura del Comune.
Questa Chiesa fu elevata a Parrocchia nel 1889. Certo
è, però, che con l'ammasso di derrate agricole e con
qualche modesta attività commerciale ebbe inizio la
vita del quartiere al quale inizialmente fu dato il
nome di " I fondachi".
Questa denominazione fu mantenuta e riconosciuta anche
nel 1808 quando fu istituita una fiera con tale nome.
Ma è dal mare che giunse, forse, quella forza fondamentale
di sviluppo commerciale assunto dal Quartiere nel periodo
pre e post-unitario; questo sicuramente avvenne quando
il deputato Filippo Marincola di S. Floro, nel 1870,
ottenne dal governo la possibilità di fare approdare
piroscafi postali aggiungendovi a questi la presenza
di una dogana di II^ classe e di una botte d'ormeggio
per piroscafi ed una banchina di approdo realizzata
su putrelle in ferro (1911) ,ancora oggi esistenti e
visibili sui fondali per chi volesse tentare qualche
immersione.
E' da dire, anche , che il Consiglio di Ammiragliato
e la direzione delle opere pubbliche, fra il luglio
1848 e l'agosto 1857, spesero per la Marina 3.204 ducati
per l'allestimento di 4 botti di ormeggio.
Tuttavia
la vita e la popolazione avranno un sensibile aumento
solo nel nostro secolo. Basta pensare che oltre al servizio
di corse settimanali di piroscafi che trasportavano
prodotti da e a Catanzaro, verranno insediate diverse
fabbriche per olio sulfureo (Olearia, Gaslini, Saic)
e per il tannino (Ledoga), un confettificio (Confetturificio
Meridionale Angelo Villani &C), un biscottificio ed
una discreta flotta di pescherecci, che portarono un
certo benessere economico, non solo nel quartiere. Ma
le strutture commerciali più consistenti, sicuramente,
erano da considerare i depositi degli oli che facevano
confluire verso l'allora Villaggio Marina gran parte
della produzione olearia del distretto e della costiera
jonica.
La vita di Marina, che nel 1871 contava circa duemila
anime, in prevalenza pescatori e contadini, verrà alimentata
nel periodo post-unitario dalla designazione della zona
a sede dello scalo ferroviario, che, nel mentre faceva
aumentare speranze circa il futuro commerciale del luogo,
innescava quel senso di invidia da parte dell'Amministrazione
della Città che determinava, nel 1872, le lamentele
al Governo centrale del sindaco del tempo, sen. Rossi,
che vedeva esclusa Catanzaro dalle grandi linee di comunicazione
quasi che la Marina fosse o appartenesse ad un'altra
Entità locale.
L'abitato, all'epoca, si presentava come un "agglomerato
di case sparse" con una irregolarità delle strade che
mancando della necessaria pendenza, per un naturale
deflusso delle acque piovane e delle inondazioni dei
limitrofi corsi d'acqua del Corace e della Fiumarella,
producevano la stagnazione di acque e liquami che erano
causa di "febbri intermittenti" tipiche delle zone malariche.
Ma pur in queste condizioni di eterna precarietà, dal
lato della sicurezza ed anche da quello igienico, il
Quartiere resistette ed aspirò sempre ad essere la zona
marina della Città. E a frenare queste aspirazioni non
servì neanche la lunga vertenza tra il Comune e la baronessa
Elisa Marincola che accampava dei diritti su gran parte
del Villaggio.
Tra il 1875 e il 1878 chiusa la vertenza si diede inizio
alla bonifica della zona e alla regolamentazione delle
strade partendo dall'antica Via Chiubica che assunse
il nome bene augurante di Corso Progresso.
Purtroppo questa regolamentazione delle vie di comunicazione:
la linea ferrovia da Reggio Calabria a Taranto e la
strada provinciale che da Soverato portava a Crotone,
delimitarono lo sviluppo espansivo dell'abitato, spingendolo
ad assestarsi in quella stretta porzione di terra posta
tra la ferrovia e la strada rotabile. Verso la fine
del secolo scorso, però, il completamento della linea
ferroviaria tirrenica sposterà l'asse di percorrenza
preferenziale per la Sicilia e creerà un progressivo
decadimento del ruolo commerciale della Marina.
La persistente e testarda volontà degli Amministratori
cittadini ad indirizzare la programmazione espansionistica,
sempre, verso la parte alta del Comune a discapito di
quella parte posta a Sud, spinsero i dimoranti della
parte bassa della Città, a svolgere delle reiterate
manifestazioni di "distacco" già nel 1922,durante il
sindacato Jannone.
Questi iniziali rigurgiti secessionistici furono fatti
fallire dall'allora nascente Partito Nazionale Fascista
che aveva intravisto la possibilità , nel quartiere,
della comparsa di una nuova forma di sviluppo industriale.
Caduto il fascismo, all'alba della democratica Repubblica,
nelle elezioni del 7 aprile 1946 Catanzaro Marina, con
una lista civica, che fondava il suo programma sulla
autonomia della "Marina", espresse tre seggi e così
avverrà in seguito anche se con la variazione del numero
degli eletti locali.
Tra la Città e la Marina si venne a creare nel tempo
un "amore odio" ,un "amore invidia". Amore odio perché,
anche se concittadini della stessa realtà urbana, le
due popolazioni (quella marinara e quella della Città
alta) hanno dimostrato sempre diversità di intenti e
di una certa prevaricazione della parte "nobile" della
Città che ha sempre preteso una forma di subordinazione
non solo amministrativa dei "marinoti". 
Amore invidia perché, quando se ne è presentata l'occasione,
nulla ha fatto l'Amministrazione centrale per sviluppare
e mantenere in vita quanto stava nascendo nel Quartiere.
Perché, nonostante gli evidenti vantaggi ubicazionali,
della possibilità di crescita verso la pianura, verso
il mare, la "élite" dominante degli Amministratori catanzaresi
ha continuato imperterrita ad indirizzare l'espansione
della Città verso il nord, sulle colline, verso la montagna.
Catanzaro, esaurita la sua funzione di fortezza medievale,
avrebbe dovuto avere uno sfogo naturale verso il mare;
i reggitori di Palazzo De Nobili, però, titubando, spesso,
giocando al tiro alla fune, fecero, invece, "soffrire"
la Città, optando il più delle volte verso la parte
alta della stessa o, quel che è peggio, verso le alte
sponde dei limitrofi burroni del Musofalo e della Fiumarella
, per interessi personali più che della cittadina.
" Certamente - scriveva Vittorio Colosimo su "Il Potere"
(1909) - se fossimo potuti salire a un mezzo secolo
addietro, allorquando non si erano spese le ingenti
somme accorse dal tempo del Risorgimento ad oggi, la
Città avrebbe dovuto sorgere nella Marina, ed ogni ampliamento
sarebbesi dovuto eseguire là..."
Le ragioni di questo puntiglioso e antistorico indirizzo
sviluppativo verso il nord non ha avuto sempre ragioni
serie ed oggettive di necessità ma, il più delle volte,
per non dire sempre, sono state generate da interessi
economici dei ceti dominanti.
Lo slittamento a sud della Città è stato sempre rallentato
dalla mancanza di creazione di servizi che testardamente
sono stati sempre contenuti nella parte "storica" del
territorio urbano, il più delle volte, anche, in locali
angusti e privi di ogni elemento qualificante di ufficio
pubblico.
E quando, recentemente, si è dato il via alla ubicazione
nella zona sud di una parte di uffici, facilmente accessibili
per i cittadini, allora è venuta fuori nuovamente la
mentalità accentrativa dei catanzaresi.
Eppure negli anni '60 il quartiere era stato nobilitato
nel nome di "Lido di Catanzaro" che lasciava intravedere
la volontà espansionistica verso il mare come elemento
di politica "turistica". Ma il turismo per attuarlo
bisogna viverlo e dare la possibilità con i fatti ,con
le attrezzature, con tutte quelle necessarie azioni
che unitariamente riescono a convogliare non solo i
locali, ma, principalmente le masse turistiche esterne.
La Marina era, specialmente, all'inizio del nostro secolo,
luogo balneare per gran parte dei cittadini catanzaresi
ed anche per quelli delle cittadine limitrofe.
A Marina, è vero, il primo ristorante sorse nel 1874,
ma già nel 1845 era evidente la vocazione turistica
allorché il villaggio era dotato di tre " stabilimenti
balneari, grosse costruzioni di legno che iniziando
dall'arenile finivano su delle palafitte infisse nella
battigia.
I gestori erano: Fortunato Nalini, Antonio Squillace,
noto con il nome di "'u tenenticchiu", Eugenia Greco
,la popolare "Geniuzza" moglie di "mastru Gori " La
prima realizzazione dei lidi è da fare risalire ad un
certo Giovanni Miriello, detto "'u scuparu" e alla di
lui moglie Caterina.
Quando il Miriello morì, l'eredità passò alla figlia
che sposò un calzolaio militare di Verona, Fortunato
Nalini; questi per la sua abilità fece fruttare l'iniziativa
anzi riuscì a sbaragliare la concorrenza che al tempo
era costituita da Filippo Miriello, fratello di Giovanni,
che era in società con un certo Salvatore Ruffo detto
"Pittinicchiu". Successivamente nacquero gli stabilimenti
di Eugenia Squillace e Antonio Squillace. I " signori
Amministratori" hanno dato un nome nuovo ad un quartiere
logoro e vetusto le cui attrezzature turistiche sono
simili a quelle di inizio secolo; i signori, e questo
è colpevolmente grave, hanno preferito creare attrazioni
turistiche nell'interland dove hanno ubicato anche le
proprie dimore.
Catanzaro Lido, l'antica Marina, avrebbe potuto avere
uno sviluppo maggiore se l'ottusità degli amministratori
non avesse, nel tempo, destinato ad altre zone lo sviluppo
urbanistico.
E questa volontà si è espressa anche quando , negli
anni , si è provveduto ad aggiornare la toponomastica
del quartiere, intestando le nascenti vie a personaggi
sconosciuti ai dimoranti ed evitando di portare a degna
memoria i suoi eroici figli:Alfieri Francesco, Aloi
Francesco,Capola Attilio,Falbo Antonio,Galati Vincenzo
Leone Giuseppe,Maiuolo Francesco, Pizzari Vito,Risuleo
Antonio che avevano immolato la loro giovane esistenza
nella salvaguardia della Nazione.
Dopo l'ultimo conflitto bellico, all'aumento demografico,
però, non corrispose l'aumento economico, anzi quelle
piccole industrie man mano scomparvero.
Nel 1961 ,con l'arrivo dei Frati Minori, si venne a
creare una nuova Parrocchia - del Sacro Cuore - a Casciolino,
identificandosi con tale territorio tutta la zona al
di là della Fiumarella verso Crotone, che permetteva
lo sfogo urbanistico del Quartiere: si incrementò la
zona di Frasso e si creò l'agglomerato caotico di Giovino;
una terza Parrocchia di S. Anna, nella parte alta del
quartiere, verso Catanzaro, si identificava con la zona
che va dalla stazione dell'Ente Ferrovia verso Santa
Maria. Tutto questo, dimostrava e dimostra la volontà,
anche dei dimoranti, ad allontanarsi sempre più dal
centro storico, ripagando così la Città con la stessa
moneta. Prima di concludere questa nostra brevissima,
succinta e personale storia del Quartiere vogliamo riportare
quanto nel tempo è stato scritto su Catanzaro Lido,
l'antica e mai dimenticata Marina. "..... Graziosa è
la postura di Catanzaro; e salubre per lo più è l'aria
che vi si respira. Una delle contrade più belle è certamente
la sua Marina. Questa contrada forma un piccol Villaggio,
che è luogo di diporto pé i catanzaresi nella ridente
stagione di primavera. Ivi sono vaste, comode e piacevoli
casine, fabbricate per la più parte con i mattoni del
tempio della Roccella.
In continuazione è l'altra contrada denominata Casciolino,
dove vi sono anche rinvenuti sepolcri, vestigi di acquedotti
e altri oggetti antichi" (Eugenio Arnoni - 1874 - da
"La Calabria Illustrata")
" E nelle notti tempestose..... udiamo la voce del mare
che intona la nenia alle seppellite città della Magna
Grecia" (Carlo De Nobili - 1907)
"Esistono stabilimenti per l'estrazione dell'olio dalle
ulive e il trattamento delle sanze che producono olio
di solfuro o lavato.
Fra i più importanti.... uno a Catanzaro Marina; quivi
è anche una raffineria di olio e lavorazione di sottoprodotti"
(Salvatore Pagano - 1926 - da "Terra di Calabria")
" Sul mar Jonio, tra gli agrumi, con buona spiaggia
attrezzata è un bel lungomare. Notevole centro industriale
(lavorazione delle sanse e raffinatura dell'olio. (Franco
Monaco - 1957 - da
" Guida autoturistica delle Calabrie") "Certamente se
fossimo potuti salire a un mezzo secolo indietro, allorquando
non si erano spese le ingenti somme accorse dal tempo
del Risorgimento ad oggi, la Città avrebbe dovuto sorgere
nella Marina, ed ogni ampliamento sarebbesi dovuto eseguire
là. Marina, in pianura, posta all'incontro due linee
ferroviarie, col suo pontile d'imbarco, progredirà rapidamente........
Catanzaro, è oggi, una Città di consumo.
La sua vitalità, effimera, è specialmente prodotta dagli
innumerevoli uffici, che non vi saranno eterni". (Vittorio
Colosimo, da "Il Potere",1909)
Nulla si è fatto per il "nobilitato quartiere Lido"
ed oggi che sembra intravedersi una volontà di indirizzo
verso la zona sud della Città questa è dovuta non solo
alla volontà ma alla necessità non essendoci più territorio
comunale da sfruttare verso l'alto dove, ironia del
destino si è anche creato una Catanzaro Due in territorio
di altro Comune.
BIBLIOGRAFIA:
Eugenio Arnoni -" La Calabria Illustrata" - 1874 Salvatore
Pagano : "Terra di Calabria" - 1926 Franco Monaco :
"Guida autoturistica delle Calabrie" - 1957 Vittorio
Colosimo : "Il Potere" - 1909 Angelo Di Lieto : " Il
bosco delle immagini ritrovate" - 1998 Francesco Tigani
Sava "Storia di un Villaggio: Marina di Catanzaro"
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