Documento dell'assemblea dei Comitati Alta Murgia
tenutasi a Ruvo di Puglia il 2 luglio 2006
L’assemblea dei CAM, tenutasi domenica 2 luglio
Piano Energetico Ambientale Regionale (P.E.A.R.)
Il documento adottato dalla Regione Puglia relativo al P.E.A.R.,
pur avendo il merito di puntare sullo sviluppo delle fonti energetiche
rinnovabili (gas naturale, energia da biomasse e da
solare termico e fotovoltaico, eolico), è del tutto
carente in relazione alla considerazione del fatto che anche le fonti
energetiche rinnovabili necessitano di adeguate valutazioni d’impatto
ambientale, di reale produttività e di rapporto costi/benefici.
Le linee guida approvate dalla Regione Puglia, al fine di varare il Piano
Energetico Ambientale Regionale (P.E.A.R.), non
offrono sufficienti garanzie a tutela del territorio pugliese e, in
particolare, a la salvaguardia dei siti pSIC/ZPS e
della aree protette, tra cui ovviamente l’Alta Murgia.
Inquietante, in particolar modo, è la riproposizione,
nei fatti, da parte dello stesso documento regionale, di un vero e proprio Far
West dell’eolico che rischia di diventare la nuova emergenza ambientale del
territorio. All’orizzonte, sono in agguato lauti interessi di società private
dai parametri etici e ambientali dubbi, dalle cui spregiudicate speculazioni,
che significheranno un nuovo scempio del territorio, non ci sarà, di fatto, la
possibilità di difendersi, con le nuove norme regionali, in fase di
approvazione, per tutelare gli interessi diffusi.
Più che parlare di Parchi eolici, terminologia ingannevole che fa pensare a
realtà armoniche e benefiche dal punto di vista ambientale, è giusto chiamare
tali impianti con termini più appropriati che meglio ne fanno comprendere
l’entità, l’impatto sul territorio e le complesse opere infrastrutturali
che di fatto richiedono.
I cosiddetti parchi eolici sono infatti Centrali elettriche eoliche
industriali. La loro realizzazione occupa svariati ettari di territorio e
determina un’alterazione permanente del paesaggio, a fronte di una produttività
energetica molto bassa, di lauti guadagni per società private spesso slegate
dallo stesso territorio e di una svalutazione irreversibile di intere zone sia
in termini economico-commerciali che turistici.
Le nuove norme in fase ormai di approvazione, giungono ad affermare la
possibilità di costruire centrali eoliche finanche nelle aree protette
pugliesi, introducendo il concetto, quanto mai discutibile e ingannevole, di
mini-eolico: centrali elettriche con pali di sostegno alti fino a
Questo nelle aree protette, nelle ZPS, SIC e aree a vincolo idrogeologico (!),
con procedure addirittura semplificate e percorsi preferenziali! Immediatamente
fuori di esse, senza alcuna considerazione per le aree di attinenza sarà
possibile di tutto. Pertanto, i CAM esprimono apprezzamento per la
posizione assunta, a proposito di eolico nella area protetta ed aree contigue,
dal Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Alta Murgia
nelle sedute del 25/02/06 e del 27/06/06 con delibera n. 22, di netta
contrarietà a tale fattispecie di microeolico, perché non legato
sostanzialmente all’autoconsumo, oltrechè
impattante sulle componenti ambientali e paesaggistiche, auspicando il rinvio
delle decisioni programmatorie più ponderate,
in tema di energie alternative alla redazione del Piano del Parco. Il documento
regionale, a questo punto, rinvia alla elaborazione di un Piano Regolatore per gli
impianti eolici (P.R.I.E.), ma anche in questo caso
le premesse non sono per nulla buone: l’accessibilità al P.R.I.E. sarebbe ridotta a soli 15 giorni dalla data di
deposito presso le segreterie dei Comuni e ci sarebbero solo altri 15 giorni
per presentare eventuali osservazioni. Una tempistica chiaramente proibitiva se
si pensa che i tempi canonici di una pubblica amministrazione, per consentire
l’accesso ai documenti e per fornirne copia è fino a trenta giorni.
L’eolico costituisce, quindi, la nuova emergenza ambientale della Puglia e
dell’Alta Murgia: dopo la stagione delle opere
faraoniche dei laghetti artificiali e dell’acquedotto delle Murge,
mai entrato in funzione, ma che ha aperto insanabili cicatrici di cemento
armato sulla Murgia e che ha disperso svariati
miliardi senza alcun beneficio per la collettività; dopo lo spietramento
che ancora incredibilmente continua ad essere praticato, frutto di insensati
finanziamenti a pioggia, che ha cancellato tanta parte della memoria
geomorfologia, fauno-floristica e architettonica
dell’Alta Murgia, senza alcun benefico ritorno
economico per le attività murgiane (a tal proposito i
CAM ritengono che l’Ente Parco dell’Alta Murgia debba
essere più sollecito nell’azione e più presente nel coinvolgimento partecipativo
delle popolazioni interessate e di quei soggetti associativi, portatori di
interessi diffusi e slegati dagli interessi delle varie lobbies);
dopo il conseguente scandalo dello sversamento
illegale dei rifiuti (che ancora oggi continua perché
Piano Regionale delle Attività estrattive (P.R.A.E.)
A tutto ciò, si devono aggiungere le forti perplessità riguardanti il Piano
Regionale delle Attività estrattive (P.R.A.E.),
anch’esso in fase di approvazione definitiva, che non tutela il Parco dell’Alta
Murgia, in quanto continua a consentire l’attività
estrattiva non fino alla scadenza delle concessioni, ma fino all’esaurimento
dei bacini, con conseguenze negative su un territorio in molte parti già
ridotto ad una brughiera e ed il cui recupero ambientale-paesaggistico
è ancora del tutto inesistente, oltrechè incerto per
il futuro.
Il PRAE, che
Ben 11 bacini ricadono nel Parco Nazionale Alta Murgia,
di cui otto in zona 2, due in zona 1 ed uno in zona 2 e 1
contemporaneamente.
I CAM, pur apprezzando i tanti elementi di mitigazione degli impatti,
introdotti dall’attuale Governo regionale (nello sforzo di ricomposizione
dei conflitti), al fine di armonizzare detto PRAE alle previsioni del PUTT/PBA
ed alla RETE NATURA 2000 (aree SIC e ZPS), non possono non esprimere forti
riserve sul risultato raggiunto: si ritiene sempre utile il confronto/scontro,
nel rispetto delle reciproche funzioni e prerogative.
Si rischia che gli interessi delle lobbies del
settore, siano ancora una volta anteposti a quelli, più cogenti e prioritari,
della pubblica tutela dell’ambiente, in tutte le sue componenti materiali ed
immateriali.
I CAM ribadiscono che il criterio base della Pubblica Amministrazione debba
essere quello di un modello di economia basato sull’uso rinnovabile delle
risorse: l’integrità dell’Alta Murgia e delle sue
zone contigue è una risorsa economica rinnovabile, per le future generazioni,
rispetto alle attività estrattive che, specie se non legate ai bisogni
locali, sono foriere di guadagni (per pochi) nell’immediato, ma di povertà (per
tutti) nel tempo lungo.
Pertanto, non si condivide la scelta di eliminare solo i 2 Bacini Nuovi nella
zona 1 del Parco Alta Murgia, e di lasciare la
previsione di quelli ricadenti in zona 2: in questo modo,
Si rammenta, a questo punto, che, in passato, il perimetro del Parco fu
vergognosamente ridimensionato proprio per esaudire anche le forti pressioni
dei gruppi interessati alle attività estrattive (sarebbe insensato, adesso,
fare un ulteriore “regalo”).
Non da meno, vi è la necessità di operare una oculata gestione delle aree SIC E
ZPS; per cui non si condivide la scelta di prevedere Bacini estrattivi anche in
esse, prima ancora di emanare le norme obbligatorie per la conservazione di
esse (art 4 del DPR 357/1997); tutto ciò, anche alla luce delle norme vigenti e
della consolidata giurisprudenza, per cui le aree SIC e ZPS sono equiparate ai
Parchi Nazionali e Regionali, in cui è fatto divieto di esercitare attività
estrattive.
Anche l’armonizzazione del PRAE con le norme del PUTT/PBA, sembra più una
forzatura sofistica interpretativa delle norme tecniche dello stesso PUTT, che
una reale operazione di difesa paesaggistica delle aree sottoposte a tutela:
anche il PUTT in passato ha subito ritardi e variazioni normative per le
pressioni subite dai privati interessati; ora, il rischio è che di forzatura in
forzatura, in tema di applicazione delle direttive di tutela e prescrizioni di
base contemplate dal Piano Paesistico, si svuoti questo stesso delle sue
finalità ( a nostro parere per le “aree protette” valgono le stesse
prescrizioni fissate per gli AMBITI DISTINTI “Boschi e Macchie” -ART. 3.10 delle norme tecniche del PUTT-, e la
riattivazione di “cave dimesse” in alcuni AMBITI ESTESI è una forzatura,
quand’anche finalizzata al successivo recupero complessivo da parte degli
esercenti, anche alla luce di recenti atti amministrativi regionali –delib. Della Giunta Reg. n.1110
del 04/08/2004, Burp n. 101 del 12/08/2004); anche in
tal modo, con la conferma di enormi e sproporzionati Bacini di cava negli
AMBITI TERRITORIALI ESTESI, si è sostanzialmente anticipata e precostituita la
scelta dei futuri redigendi Sottopiani, oltrechè condizionato, anticipatamente, le scelte dei
Comuni (almeno quelli virtuosi) che dovranno adeguare i loro Piani Regolatori
al Piano Paesistico.
Non secondaria è la questione della onerosità delle concessioni, come già
avviene in altre regioni, dal momento che le risorse del sottosuolo sono di
tutti; purtuttavia gli introiti dagli oneri
concessori dovrebbero essere a destinazione vincolata al recupero ambientale in
aree extraurbane suscettibili di uso pubblico, onde evitare il
mercanteggiamento e la monetizzazione dei beni
ambientali da parte di Amministrazioni poco accorte, e propense più agli
introiti immediati che al futuro sostenibile delle loro comunità e dei loro
territori.
In definitiva, si ritiene che , al momento, si dovrebbe tener conto delle sole
attività esistenti e/o legittimamente autorizzate, in riferimento alle aree
naturali protette ed alle aree tutelate dal PUTT/PBA, dal momento che la
previsione di Bacini di cava così estesi contrasta con la finalità normativa di
tutela delle stesse ( peraltro la magistratura ha in corso azioni giudiziarie a
carico di molte attività estrattive nell’Alta Murgia,
sarebbe una beffa dare ad esse il crisma di attività già esistenti, fintantoché
non si acclari, eventualmente, la loro legittimità e liceità).
Parco del disarmo e della Pace
Si tratta di un importante progetto, promosso dai CAM e dal Centro Studi Torre
di Nebbia in sinergia con il Presidente Vendola e
D’altro canto, è ancora tutta in piedi la vertenza riguardante l’attuale
presenza dei militari nel Parco dell’Alta Murgia.
Tale situazione costituisce, di fatto, un ostacolo insormontabile alla possibilità
di un serio rilancio del territorio in termini produttivi e turistici.
Un Parco rurale in cui si preparano le guerre che, poi, attraverso i porti
pugliesi vengono esportate nel mondo, costituisce una grave contraddizione e
minaccia per la pace che non solo nel parco si vuole tutelare.
Appello
I CAM dichiarando lo stato di agitazione per i gravi motivi su esposti, si
appellano alle istituzioni regionali e, in particolare al loro Presidente Nichi Vendola, che, con
convinzione, hanno contribuito ad eleggere per favorire lo sviluppo di quella
Puglia migliore, di cui con sforzo tentano di far parte. Proprio per questo,
però, non possono che esprimere tutto il proprio dissenso nei confronti di tali
scelte regionali, in campo energetico e ambientale, in fase di approvazione. In
forza di ciò, chiedono di essere convocati ad un tavolo tecnico, per poter
concorrere alla rielaborazione di tali scelte, per meglio tutelare non solo il
territorio dell’Alta Murgia, ma tutto il territorio
pugliese. Il movimento per il Parco dell’Alta Murgia,
infatti, da anni è, ormai, un canale di espressione, di partecipazione e di
lotta per tantissimi movimenti pugliesi, per tantissimi cittadini e
cittadine che rivendicano, sognano e progettano città, campagne e mare liberi
non solo dall’inquinamento, ma anche dalle logiche inquinate di economie
perverse dal basso profilo etico, sociale e ambientale.
Ruvo di Puglia, 2 luglio 2006
I Comitati Alta Murgia