Cos’è la malattia

INDICE

7/3/2003

I medici affermano che la maggioranza di noi gode relativamente di buona salute e lo dimostrano esibendo analisi del sangue e dell'urina, secondo cui i globuli, il glucosio, l'azotemia, la creatinina e un'altra ventina di valori rientrano nei limiti normali.

Ma se siamo cosi sani, perché molti di noi si sentono sempre stanchi, vengono ripetutamente colpiti da vaghi malesseri che risucchiano l'energia e prendono parecchi farmaci? Se siamo robusti come dichiarano i nostri medici, perché milioni di noi scoprono improvvisamente di avere un cancro, una malattia cardiaca, il diabete o qualche altra patologia grave, magari terminale? Perché a livello nazionale spendiamo molto di più in sanità di tanti altri paesi, eppure abbiamo più problemi?

La risposta è semplice: non siamo sani come i medici vogliono farci credere.

Perché allora ci traggono in inganno? Non perché siano cattivi e ci vogliano far soffrire: no, non sono crudeli. Il problema è semplicemente che non si concentrano sulla salute reale, sono abituati solo a curare i sintomi. Sono pagati per diagnosticare ed eliminare sintomi e più questi sono gravi, maggiore è il guadagno. Secondo la medicina ufficiale, se non avete una malattia evidente e ben definita, dovete essere in buona salute. 

I medici occidentali tendono ad avere una visione o bianca o nera, non esiste via di mezzo. Salute e malattia sono come un interruttore elettrico: se è acceso siete sani, se è spento siete malati.

Magari la vita fosse così semplice! Purtroppo, più che a un interruttore si deve pensare a un regolatore che si sposta per aumentare o diminuire la luminosità. La differenza è evidente quando il pulsante è spostato tutto a destra o tutto a sinistra: abbiamo il buio e la piena intensità. Ma le infinite variazioni intermedie sono molto più sottili.

Immaginate di essere seduti in una stanza a leggere un libro, quando qualcuno in silenzio sposta dì pochi millimetri il regolatore, magari abbassando la luce solo dell'1 %. Probabilmente non vi rendete neppure conto della differenza, i vostri occhi si adeguano subito al nuovo grado di intensità e continuate a leggere. Immaginate poi che la luce diminuisca ancora dell'1 %, poi di nuovo dell'1 % e così via, ma sempre con grande lentezza. Il calo sarà così graduale che per parecchio tempo non vi accorgerete di nulla, almeno finché non ci sarà la penombra.

Lo stesso accade per la salute, che spesso si indebolisce lentamente, con perdite troppo piccole per rendersene conto. Eppure i medici considerano la malattia come qualcosa che c'è o non c'è e per questa ragione non controllano gli stadi intermedi e non si accorgono quando il "regolatore" si è abbassato dell'1 o del 2%. Per questo ci dicono che stiamo bene anche se non è vero e per questo molti restano scioccati quando scoprono di avere "improvvisamente" sviluppato una malattia grave. Ci chiediamo come sia possibile essere sani un giorno e mortalmente malati l'indomani.

Chiaramente dobbiamo modificare il nostro concetto di malattia e salute, passando dall'idea di interruttore a quella di regolatore. E abbiamo bisogno di esami che consentano di identificare minuscole modifiche dell'organismo, nel bene o nel male. Ma la maggioranza dei medici tradizionali non dispone di esami simili; le numerose analisi a cui fanno solitamente ricorso sono utili in molti casi, ma non sono concepite per controllare le sfumature intermedie.

Inoltre, la medicina ufficiale non sa che le malattie sono  il risultato finale di nostri atteggiamenti e modi di pensare contrari, chiamati karma,  e che la malattia, prima di manifestarsi nel corpo fisico, si manifesta con molto anticipo (di mesi o anni) nel corpo eterico. Chi è in grado di vedere il formarsi della malattia nel corpo eterico può affrontarla efficacemente con la  psicoterapia e con la medicina alternativa (omeopatia, agopuntura, ecc) o più semplicemente rilasciando il karma e cambiando modo di pensare e di sentire.

Per guarire da una malattia occorre prima comprenderla. Poiché nulla avviene per caso, anche la malattia ha una sua ragione di esistere. Si tratta perciò di indagare a fondo per scoprire la radice, la causa principale della malattia e qual è la sua funzione, poiché tutto nell’universo ha uno scopo.

    La malattia è il modo più frequente con cui si realizza il destino. Essa rappresenta un apprendimento passivo, che ha lo scopo di rendere familiare alla persona una realtà non ancora accettata. Le malattie sono sempre portatrici di informazioni. Non esistono malattie senza significato. Esse ci mostrano dove abbiamo abbandonato la nostra orbita, pongono un termine ai nostri atteggiamenti “errati” (che bloccano la nostra evoluzione), ci costringono a porci delle domande. Guarire significa cogliere l’informazione contenuta nella malattia.

Purtroppo la medicina ufficiale cerca di spiegare la malattia in se stessa, in termini funzionali, e blocca con false risposte gli interrogativi del paziente circa il perché della malattia. Così essa perde sempre più la sua funzione di latrice di informazioni, di compagna nel difficile cammino dell’evoluzione, e viene bollata come nemica da combattere con tutti i mezzi. Di conseguenza non c’è da stupirsi se proprio i medici non capiscono nulla dello stato patologico in se stesso. Nessuno è in grado di capire un nemico e di imparare a conoscerlo veramente fintanto che lotta contro di lui.

Anzitutto dobbiamo riconoscere che la malattia scaturisce da un disordine, da una mancanza di armonia interiore, dovuta maturazione di un karma. Un karma è formato da una forma-pensiero con una carica emotiva distruttiva non compresa e trascesa (rilasciata), che abbiamo ereditato dai nostri antenati nel corso anche di molti millenni. 

 

 

 

Finchè tutte le funzioni del nostro organismo sono in armonia fra loro, esiste uno stato di equilibrio e il nostro essere, inteso come corpo, anima e mente, gode di una perfetta salute. La malattia è uno stato dell’uomo e indica che esso nella sua coscienza non è più in ordine, in armonia. Questa perdita dell’equilibrio si manifesta nel corpo sotto forma di sintomo. Il sintomo segnala che noi siamo malati come uomini, come esseri spirituali e ci informa che qualcosa ci manca, che qualcosa non va. Una volta che abbiamo capito la differenza tra malattia e sintomo, il nostro atteggiamento ed il nostro rapporto con la malattia cambia. Non consideriamo più il sintomo il nostro maggior nemico, né ci poniamo lo scopo di combatterlo e distruggerlo, al contrario scopriamo nel sintomo un compagno che ci può aiutare a scoprire cosa ci manca e a superare la malattia. Il sintomo diventa così una specie di insegnante nella nostra personale evoluzione e presa di coscienza. La malattia ha soltanto un fine : Farci guarire, anzitutto nell’anima e quindi anche nel corpo.

Dobbiamo quindi imparare il linguaggio dei sintomi ed avere il coraggio di ascoltarli e di entrare in comunicazione con loro. Allora avremo dei bravi maestri sulla via che porta alla vera guarigione. Pertanto la malattia non va combattuta, bensì trasmutata.

Da notare che l’armonia riguarda non solo il corpo, ma soprattutto l’anima e la mente. Il corpo non è altro che il luogo in cui si materializza l’armonia o la disarmonia che si instaura tra l’anima e la mente. In fondo la malattia è la somatizzazione di questa disarmonia.

A questo punto dobbiamo chiederci cos’è l’anima e cos’è la mente. Dell’anima ne abbiamo parlato diffusamente in precedenza. Essa è il Libro delle nostre vite, è un campo magnetico che registra tutte le esperienze che il Dio del nostro essere (che è uno con l’anima) ha vissuto nel corso della nostra involuzione ed evoluzione. L’anima è immortale ed ha il potere assoluto del Padre, un potere creatore. Il nostro Spirito si incarna ripetutamente in un corpo fisico per conoscere se stesso nell’esperienza creativa. Attraverso le esperienze di tutti i Suoi figli, il Padre conosce Sé stesso e si espande diventando l’Essere, Tutto Ciò che E’.

La realtà dell’anima (di Dio) è una realtà assoluta. Essa è in completa Unità con tutto il creato. Per poter conoscere Sé stesso Dio ha creato, tramite i Suoi figli, la realtà relativa, la materia polarizzata. La polarità o dualità è fondamentale poiché la conoscenza è impossibile senza la polarità, senza la divisione in soggetto e oggetto, di colui che conosce e di ciò che viene conosciuto.

Quando l’uomo dice io, si isola subito da tutto ciò che sente come non-io, come tu, e in questo modo diventa prigioniero della polarità. Il suo io lo lega al mondo della polarità, che si manifesta non solo nell’io e nel tu, ma anche in tutto ciò che è interno ed esterno, in uomo e donna, bene e male, buono e cattivo, giusto e sbagliato, vero e falso, etc.

Poiché l’anima non è polarizzata, ha creato la Mente (l’Intelletto, l’io o ego che costituisce la personalità) che è invece polarizzata, affinchè possa fare esperienza nella materia, per conoscersi. L’intelletto rappresenta simbolicamente l’albero della conoscenza del bene e del male.

Il nostro intelletto non fa altro che analizzare continuamente la realtà suddividendola in tante piccole parti, distinguendo le une dalle altre. Noi diciamo sì a uno e contemporaneamente no al suo opposto, perché gli opposti si escludono.

La vita nella materia si svolge sempre tramite uno scambio tra due poli. Se eliminiamo un polo sparisce anche l’altro. Per esempio : l’elettricità nasce dalla tensione tra due poli (il positivo e il negativo). Se togliamo un polo, l’elettricità sparisce. L’uomo vive grazie al respiro, ma la respirazione è anch’essa un’interazione tra due poli : l’inspirazione e la espirazione si alternano costantemente così da formare un ritmo. Il ritmo è il modello di base di tutto ciò che vive. Tutto è quindi ritmo o vibrazione. E’ tramite l’interazione (scambio di energia) tra maschio e femmina (uomo e donna) che si genera la vita.

Così per conoscere il bene occorre sperimentare il male, altrimenti il bene non potrebbe conoscere se stesso. Ma in fondo il bene e il male sono due facce della stessa medaglia, cioè dell’Energia (Dio) che si manifesta.

Il male è un’assenza (di luce), e quindi non può essere sanato con un’altra assenza (male). Odiare il male serve solo a farlo aumentare.

L’assenza di luce fa soffrire la personalità e comporta quindi dolore. Quando si odia si prende su se stessi tale sofferenza : odiare il male influenza la persona che odia e ne fa un essere che a sua volta si è allontanato dalla luce. Comprendere il male come assenza di luce non comporta un atteggiamento passivo e nemmeno evitare azioni o comportamenti cattivi. Dobbiamo avere compassione sia per i maltrattati che per coloro che maltrattano, altrimenti saremmo come questi ultimi. 

Il modo in cui comprendiamo il male riveste una notevole importanza : dobbiamo riconoscerlo per ciò che è veramente, e cioè la dinamica dell’assenza di luce. Non è qualcosa che ci si deve preparare a combattere, fuggire o sopraffare. Capire il male che è assenza di luce sfida la percezione del potere come fatto esteriore. Un’assenza può essere sconfitta ? Una persona o un gruppo malefici possono essere arrestati, ma non si può imprigionare il male !

Comprendere il male come assenza di luce ci porta automaticamente a cercare di ottenere la luce. La luce consapevole è uguale alla divinità o divina intelligenza, e dove non è presente, l’oscurità è libera di agire, ostacolandoci.

Contro il male un cuore colmo di compassione è più efficace di un intero esercito. Un cuore compassionevole può invece affrontare il male e portare la luce dove prima non c’era.

I due poli si completano e si compensano reciprocamente e per esistere hanno bisogno l’uno dell’altro. La polarità fa sì che siamo incapaci di considerare contemporaneamente i due aspetti dell’unità e ci costringe alla successione, da cui nascono i fenomeni del “ritmo”, del “tempo” e dello “spazio”. Il vantaggio che ci presenta la polarità è la possibilità di conoscenza, che senza polarità non sarebbe agibile per noi. Scopo e desiderio di una coscienza polare è superare la condizione di malessere condizionata dal tempo e diventare di nuovo sana, cioè intera. Affinchè l’uomo possa conoscere deve poter esercitare la sua piena libertà di scelta che gli ha donato il Padre. Se questa viene a mancare non c’è più evoluzione e quindi la vita prende un altro corso poiché ciò che non aggiunge nulla alla vita viene eliminato.

Dalla polarità nasce il tempo e la Legge di Causa ed Effetto. Le polarità si rivelano come due aspetti di una medesima realtà, che noi però possiamo considerare soltanto in due momenti successivi. Dipende quindi dalla nostra angolazione vedere un lato della medaglia oppure l’altro (vedi figura del vaso o dei profili di due volti). Le polarità sembrano opposte solo all’osservatore superficiale, ma ad un osservatore più attento risulta che le polarità formano un’unità e dipendono l’una dall’altra per la loro esistenza. La divisione dell’unità, da parte della nostra mente, in due aspetti che noi poi consideriamo uno dopo l’altro fa nascere il tempo, poiché solo la mente polarizzata trasforma la contemporaneità dell’essere in una successione. Come dietro la polarità c’è l’unità, così dietro al tempo c’è l’eternità, la quale però deve essere intesa come mancanza di limiti temporali, piuttosto che un periodo di tempo senza fine, come la teologia cristiana ha frainteso.

Nella realtà polarizzata, l’anima, tramite il pensiero che procede dal Padre, crea la causa ossia, attraverso i sentimenti crea le condizioni per fare l’esperienza di ciò che ha pensato, desiderato e sentito, cioè l’effetto. L’esperienza produce la conoscenza del Sé, dell’anima.

A questo punto si inserisce l’intelletto, la personalità dell’uomo, il quale attraverso i suoi processi mentali ha la facoltà di scegliere il pensiero o il desiderio che vuole sperimentare. L’intelletto può scegliere tra due alternative : esaudire il desiderio, che è un pensiero di appagamento, un sentimento che procede dall’anima, oppure opporsi reprimendolo. L’intelletto può anche decidere di accettare il pensiero e il sentimento che si traduce quindi in azione e produce l’esperienza che vuole l’anima. Però la sua reazione nei confronti del risultato dell’azione può essere molteplice :

1.    giudica il risultato (giusto-sbagliato, bene-male, etc) ; 

2.    oltre al giudizio pretende di attribuirsi il merito o demerito e di goderne i frutti (onore-disonore, gratificazione-senso di colpa, etc) ; 

3.    si comporta semplicemente da spettatore, prendendo atto del risultato che gli mostra Chi e Cosa è

4.    sulla base del risultato, decide di  accettarlo come esperienza di vita per conoscersi e decide cosa vuole diventare, oppure non lo accetta. 

Quando l’anima (Spirito) e la mente (Intelletto/Personalità) entrano in conflitto fra loro, allora si rompe l’armonia, l’equilibrio del nostro essere e, se questo conflitto perdura, l’anima decide di renderlo evidente nel corpo tramite la malattia. Il malessere dell’anima si materializza nel corpo sotto forma di sintomo/i. Il sintomo corrisponde in pieno alla spia della nostra auto. Qualunque cosa si manifesti nel nostro corpo sotto forma di sintomo, è espressione visibile di un processo invisibile, di qualcosa che non è in ordine e che quindi dobbiamo analizzare. Il sintomo segnala che noi siamo malati come esseri spirituali, ci informa che qualcosa ci manca, che qualcosa non va.

Il sintomo può dirci che cosa ancora ci manca e quindi ci dà il compito da eseguire per ristabilire l’armonia del nostro essere. Il che però presuppone che noi capiamo il linguaggio dei sintomi. La malattia non va combattuta, ma compresa e trasmutata. E qui sta il segreto della guarigione. 

Malattia e guarigione sono concetti paralleli, sono due polarità. Per conoscere la guarigione occorre sperimentare la malattia. Da questo può sembrare che la malattia sia inevitabile. Se per malattia intendiamo disagio, disarmonia dell’anima, allora è certo che dobbiamo sperimentarla per conoscere l’armonia interiore del nostro Sé. Se invece intendiamo sofferenza e dolore fisico, allora possiamo dire che se l’anima e la mente (intelletto) sono sempre in equilibrio - nel senso che la mente non giudica, segue i propri sentimenti, accetta le esperienze di vita, non ha aspettative, non ha paura, etc - allora noi non dobbiamo necessariamente sperimentare il dolore. In sostanza se non vogliamo soffrire dobbiamo seguire i nostri sentimenti, sensazioni e impulsi interiori, che costituiscono il linguaggio tramite il quale la nostra anima (Dio) ci parla affinchè facciamo quelle esperienze che Essa ha scelto di fare. 

Dobbiamo, in ultima analisi, fare ciò che ci procura gioia e felicità. Se noi invece ignoriamo o reprimiamo gli impulsi della nostra anima, allora creiamo le ombre che successivamente si scaricheranno sul corpo sotto forma di sintomi. Vige infatti il motto : comprendere o soffrire. Ci sono due strade per evolversi : quella della sofferenza, veloce ma dura, che è la più seguita dagli uomini, e quella della gioia, seguita da coloro che hanno raggiunto un certo livello di consapevolezza. Gesù era molto gioioso e quello che è stato scritto non corrisponde a verità. Il suo splendido messaggio è stato completamente trasformato in un messaggio di pietosa sofferenza, tant’è che ancora oggi la Chiesa lo mostra sofferente, inchiodato sulla croce.

La sofferenza fisica, morale, spirituale, è una maestra interessante ; quel che è importante conoscere è capire la sofferenza, accettarla come maestra, non come una mannaia che ci cade addosso, in quanto l’abbiamo attirata noi stessi con i nostri atteggiamenti. 

Per comprendere il linguaggio dell’anima, al fine di evitare la sofferenza, l’uomo deve essersi risvegliato nello spirito, essersi sottratto all’influsso della consapevolezza sociale e quindi aver raggiunto un certo livello di coscienza. Poiché gran parte di noi è ancora lontano da questo livello, dobbiamo sperimentare anche la sofferenza e il dolore per poter poi aspirare a conoscere la gioia che è il polo opposto. Tuttavia, ogni volta che riconosciamo un aspetto della nostra coscienza e lo trasmutiamo (trasformiamo), integriamo i due poli nel senso che li viviamo in modo equilibrato ed eliminiamo una delle possibili cause di malattia. Questa è l’evoluzione, la via del perfezionamento dell’uomo, della saggezza, del superamento della polarità, fino all’unione con Dio, la coscienza cosmica.

La coscienza (anima) umana trova la sua espressione corporea nel cervello e la capacità tipicamente umana di distinzione e valutazione viene attribuita alla corteccia cerebrale. Quindi la polarità della coscienza umana si rispecchia nell’anatomia del cervello.

La forma circolare del cervello simboleggia la coscienza eterna che tutto comprende, che è senza limiti.

Topografia orizzontale della Coscienza - Fig. 24

Vista in una certa prospettiva, la forma circolare del cervello può essere suddivisa in tre parti (Topografia orizzontale della coscienza - vedi figura 24) :

Il Conscio: è la comprensione e conoscenza del proprio cervello fisico. Il conscio è legato alla vita fisica. L'individuo è "conscio" di tutto il suo patrimonio conoscitivo ed è dunque padrone della sua mente e del sapere ivi riposto.  Il conscio rappresenta il piano della conoscenza concettuale. La conoscenza concettuale, quella che noi chiamiamo conscio, è registrata nella corteccia cerebrale, suddivisa nei due emisferi, destro e sinistro, che contiene tutti i dati della nostra memoria conscia. Qui si trova tutta la nostra conoscenza di cui siamo consapevoli. 

 

Il Subconscio: è la comprensione e conoscenza del proprio cervello eterico. Il subconscio è legato alla vita eterica e quindi anche ai sogni. 

 Il nostro compito nell’evoluzione è quello di sviluppare totalmente la potenzialità del nostro cervello conscio, finora sfruttato al solo 5%, costituito dalla corteccia cerebrale. Per fare questo dobbiamo anzitutto renderci consapevoli e risolvere il nostro karma a livello subconscio, perché queste impediscono allo Spirito di fluire e di attivare totalmente la superconsapevolezza (Piena Coscienza) nella nostra mente conscia.

Il karma rimane eterico (quindi sul piano subconscio) fino a che non diventa fisico.

Il potenziale del nostro cervello espresso al 100% costituisce la Piena Coscienza (Oggettiva illimitata) che rappresenta l’uomo-Dio realizzato

L'Inconscio: è la comprensione e conoscenza del cervello del corpo di luce, cioè della propria sorgente. L'inconscio non è legato ad alcuna vita fisica o eterica. Rappresenta la potenzialità di un individuo. 

 

2 - L’inconscio è tutto ciò di cui non siamo consapevoli, che non conosciamo, ma che nondimeno esiste su altri piani (inconsci) che sfuggono alla nostra consapevolezza. Il nostro inconscio racchiude anche tutte le esperienze e conoscenze fatte dai nostri antenati che costituiscono il nostro karma. Sono per lo più esperienze traumatiche irrisolte che hanno lasciato il segno, che racchiudono le radici delle nostre paure, dei sensi di colpa, delle pene e sofferenze d’ogni sorta sopportate dai nostri antenati e che ci condizionano profondamente spesso senza che noi ce ne rendiamo conto. L’inconscio è la sede della nostra conoscenza esistenziale, attraverso cui l'individuo si muove sul mero piano della realizzazione dei suoi desideri che cerca di attuare mediante un utilizzo più fortemente strumentale delle sue conoscenze.

    La conoscenza esistenziale è registrata nella parte del cervello sottostante la corteccia cerebrale (che comprende il cervello medio, il talamo, l’ipotalamo, l’amigdala, il cervello rettile o cervelletto.). Le informazioni contenute in questa parte del cervello sono sottratte al giudizio del cervello conscio, rappresentato dalla corteccia cerebrale. Esse agiscono immediatamente e ci condizionano inconsciamente. Perciò alla conoscenza esistenziale è affidata la nostra sopravvivenza.

 

3 - Il Subconscio è tutto ciò che sta emergendo dall’inconscio verso il conscio per essere trasceso. E’ la zona di frontiera tra i due mondi: il conscio e l’inconscio. Vi si accede nei momenti di dormiveglia, la sera subito prima di addormentarsi e la mattina appena dopo il risveglio. Sono questi i momenti più opportuni per affermare le nostre intenzioni che debbono essere prese in consegna dalla nostra anima e dalla Sorgente per essere poi manifestate nella nostra realtà.

    L’anima , che è una con il Tutto (il vasto Nulla), è il Libro di tutte le nostre esperienze realizzate (che costituiscono la nostra saggezza) e di quelle non realizzate con i relativi sentimenti/emozioni, desideri e pensieri irrisolti, sia di questa vita che delle vite passate dei nostri antenati. Sono i desideri non esauditi ed il nostro karma che ci spingono a re-incarnarci. Essa trova il suo supporto nei vari corpi sottili dell’aura (corpi mentale, emozionale, intuitivo e creativo), il corpo di luce, il campo aurico ed anche nella forma. L’anima, quando si incarna, risiede nella cavità, dietro il cuore, nel 4° chakra. La nostra Anima e il nostro Spirito sono tutt’uno e costituiscono l’Essere di luce, il figlio di Dio. Le esperienze non comprese sono memorizzate, sotto forma di pensieri e sentimenti/emozioni che le hanno determinate, nei corpi sottili mentale ed emozionale i quali, come tutti gli altri corpi sottili, sono strettamente interrelati con il corpo fisico per mezzo dei chakra e dei meridiani. Il DNA delle nostre cellule viene modificato dalle nostre emozioni e dai nostri pensieri. Tutte le nostre esperienze o conoscenze “rimosse” o “represse” (che noi consideriamo facenti parte dell’inconscio) con le  relative forme-pensiero e sentimenti/emozioni sono registrate, oltreché nel DNA di ogni cellula,  anche nella nostra anima.

    La corteccia cerebrale (sede del nostro conscio) è costituita dai due emisferi uniti fra loro dal cosiddetto “corpo calloso” (vedi Fig. 25 - Topografia verticale della coscienza). I due emisferi si differenziano decisamente per caratteristiche e competenze. La metà destra del corpo umano viene innervata dall’emisfero sinistro della corteccia cerebrale, mentre la parte sinistra del corpo viene innervata dall’emisfero destro. I due emisferi si differenziano chiaramente nelle funzioni, nelle prestazioni e nelle competenze. 

L’emisfero sinistro (che rappresenta una delle due polarità della nostra coscienza nella materia) può essere definito “l’emisfero razionale”, perché è responsabile della logica e della struttura della lingua, della lettura e della scrittura. Esso suddivide analiticamente e razionalmente tutti gli stimoli di questo mondo (analizza e giudica), ed è responsabile anche dei calcoli e dei conti. In esso è localizzata anche la sensazione del tempo. Rappresenta il lato maschile dell’essere umano. 

Nell’emisfero destro troviamo tutte le capacità dell’altro polo intuitivo e creativo: invece dell’analisi troviamo la capacità di captare nella loro globalità rapporti complessi, modelli e strutture (capacità di sintesi). Questa metà del cervello consente di risalire al tutto (forma) sulla base di una piccola parte. Dobbiamo ad essa la capacità di capire e ordinare valori logici (concetti superiori, astrazioni, archetipi), che nella realtà relativa non esistono. Troviamo forme espressive arcaiche che formano suoni e associazioni. Sia la lirica che il linguaggio schizofrenico fanno parte delle potenzialità di questo emisfero, come pure il pensiero analogico e il rapporto coi simboli. Esso rappresenta l’aspetto femminile dell’essere umano.

    L’emisfero destro è responsabile anche degli aspetti figurativi e onirici dell’anima ed è fuori dal concetto di tempo.

Topografia verticale della Coscienza - Fig. 25

       

YANG     YIN
positivo negativo
sole luna
maschile femminile

giorno

notte
conscio inconscio
vita          morte
   
SINISTRA DESTRA
logica   percezione della forma
linguaggio (sintassi, grammatica)                           comprensione della globalità,
  sensazione dello spazio,
  linguaggio arcaico
Emisfero verbale :  
Leggere, scrivere, calcolare,                              musica, ideale
suddivisione del mondo circostante         percezione olfattiva
pensiero digitale, pensiero lineare  idea conclusa del mondo
dipendenza dal tempo, analisi  pensiero analogico
intelligenza   simbolismo
  mancanza di tempo
  olistica, valori logici
  intuizione
attività, elettrico passività, magnetico
acido  alcalino
metà destra del corpo metà sinistra del corpo
mano destra mano sinistra

A seconda delle attività che svolgiamo, è dominante l’uno o l’altro emisfero del cervello. Così per esempio il pensiero logico, il leggere, scrivere e far di conto richiedono il predominio dell’emisfero sinistro, mentre ascoltare la musica, sognare, immaginare e meditare, nonché taluni esercizi di respirazione ritmica cosciente sviluppano maggiormente l’emisfero destro.

    Le due polarità : l’emisfero sinistro (razionale) e l’emisfero destro (irrazionale) si completano e si compensano reciprocamente e per esistere ognuno ha  bisogno del polo complementare.

La polarità fa si che siamo incapaci di considerare contemporaneamente i due aspetti di un’unità e ci costringe alla successione, da cui nascono i fenomeni del ritmo, del tempo e dello spazio. Il vantaggio che ci presenta la polarità è la possibilità di conoscenza (obbiettivo dell’anima), che senza di essa non sarebbe agibile per noi.

Sia la topografia orizzontale che quella verticale sono soltanto una specificazione dell’antico simbolo cinese chiamato “Tai Chi”, che suddivide un cerchio in una metà bianca e in una metà nera, ognuna delle quali (interezza, unità) contiene un nucleo di polo complementare (un punto di colore contrario). L’unità si suddivide nel nostro intelletto in polarità, che si completano a vicenda.

    E’ facile rendersi conto fino a che punto sarebbe ammalata una persona che possedesse soltanto una delle due metà cerebrali ; e altrettanto ammalata è la normale concezione del mondo che oggi chiamiamo scientifica, in quanto appunto è la concezione dell’emisfero sinistro. Da questo punto di vista c’è soltanto ciò che è razionale, concreto/analitico, esistono solo manifestazioni di causalità e tempo. Una simile concezione razionale del mondo è solo una mezza verità, perché è quella di mezza coscienza, ovvero di mezzo cervello. Tutti quei contenuti della coscienza che tanto facilmente vengono sminuiti e definiti irrazionali, irragionevoli, fantasiosi, occulti sono semplicemente la capacità del polo opposto dell’uomo di considerare il mondo. La natura valuta molto di più le prestazioni dell’emisfero destro, quello irrazionale, perché in una situazione di pericolo passa automaticamente dal dominio della metà sinistra al dominio della metà destra, in quanto una situazione pericolosa non può essere fronteggiata adeguatamente da un procedimento analitico.

    Colui che ascende dimostra un sano rispetto per il corpo in generale e per il cervello in particolare, un rispetto che è invece largamente assente nella tradizione gnostica che tende a denigrare il materiale (incluso il corpo) in favore di una totale focalizzazione sullo spirituale. Considera il cervello un magnifico prodotto dell'evoluzione e ritiene che una giusta comprensione del suo funzionamento sia un elemento necessario per l'illuminazione. Egli sa che il corpo fisico può diventare immortale quando diventa la dimora di un sé risvegliato e consapevole. Sul piano fisico comunque il corpo è il veicolo adatto che permette agli Dèi di svolgere la loro attuale missione.

   Per approfondire l'analisi sul cervello si rimanda al capitolo "La Dinamica del Cervello".

Per l’anima l’evoluzione consiste nel fare esperienza nella polarità (condizione di malessere) per poi superarla (integrando il due poli) e ridiventare unità (sana). Ogni via di guarigione porta dalla polarità all’unità e questo passo è un mutamento qualitativo così radicale che per l’uomo (tenuto per secoli e secoli nell’ignoranza) risulta difficile, addirittura impossibile. I maestri di tutti i tempi, compreso Gesù, hanno sempre insegnato che il regno dei cieli non è di questo mondo. Infatti Egli chiamò la polarità questo mondo e l’unità il regno dei cieli o il Padre ed insegnò la via che porta al Padre.

    Egli disse : “Se fate diventare il due uno e quello che è interno come quello che è esterno e l’esterno come l’interno e ciò che è sopra come quello che è sotto e se fate del maschile e del femminile una cosa sola, così che il maschile non sia maschile e il femminile non sia femminile, se mettete più occhi al posto di un occhio e una mano al posto di un’altra mano e un piede al posto di un altro piede, un’immagine al posto di un’altra immagine, allora entrerete nel Regno” (dal Vangelo di Tommaso, 22)

Questo passo del Vangelo di Tommaso dimostra chiaramente che per giungere all’unità occorre integrare i due poli e questo risulta evidente se consideriamo i due emisferi del cervello : il corpo calloso deve diventare così permeabile da far sì che i due cervelli diventino uno solo. La contemporanea disponibilità delle capacità di entrambe le parti del cervello sarebbe il corrispondente fisico dell’illuminazione. Il che poi corrisponde all’unificazione, vale a dire alla perfetta armonia, della mente e dell’anima, del conscio e dell’inconscio.

Riassumendo possiamo dire che la malattia è, nella sua essenza, il risultato di un conflitto tra l’Anima (Spirito) e la Mente (Psiche/Personalità) e non sarà mai estirpata senza uno sforzo spirituale e mentale. Tali sforzi, se fatti correttamente e con giudizio, possono guarire e prevenire la malattia sopprimendone i fattori di base che ne sono la causa principale.

Qualunque sforzo diretto soltanto sul corpo non può che riparare superficialmente il danno causato dalla malattia, ma questa non è la guarigione, poichè la causa è sempre operante e può in ogni momento manifestarsi sotto altra forma.

     La malattia non ha nulla di fortuito, né nella sua forma, né nella parte del corpo che colpisce. Essa obbedisce alla legge dell’energia di causa ed effetto (detta anche Legge Karma), è dovuta ad una nostra mancata realizzazione, ossia dalla nostra mancata comprensione dell’insegnamento che ci viene dato da ogni esperienza di vita, che l’anima decide di fare;  qualche “errore” fondamentale nella nostra costituzione e nel nostro comportamento.

    La malattia non va soffocata o messa nelle mani di medici incompetenti : la malattia va rispettata, ascoltata, trasformata con amore, con responsabilità. Il corpo ci aiuta con la malattia a riconoscere che stiamo andando oltre il limite consentito dalla sacralità dell’armonia.

Quando l’anima si incarna porta con sé un programma, un modello di evoluzione, un modello di vita che intende svolgere nella presente vita terrena, per fare quelle esperienze necessarie a conoscersi. Questo modello rappresenta il suo Karma. Nella nostra cultura il Karma si identifica con il destino.

L’anima può avere una parte di sé che ama, una che vive la paura, un’altra che è forse neutrale, una che sperimenta la schizofrenia e una fortemente carica di compassione. Se qualunque di queste parti è incompleta, la personalità è priva di armonia. La personalità è creata dall’anima per le sue esperienze nel mondo fisico. E’ la personalità che interagisce con la materia.

Il Karma comprende anche le ombre che l’anima si porta appresso da altre vite e che essa può decidere di attivare sin dalla nascita. Questo è il caso di bambini nati handicappati, la cui anima ha deciso di bruciare in una sola vita un grosso Karma, scegliendo un percorso molto impegnativo e ricco di esperienze per aiutare sia se stessa che altre anime che le vivono intorno. 

      La funzione del Karma è quella di innescare, di guidare il processo evolutivo degli uomini nella materia, vale a dire l’esplorazione del Pensiero Universale che è Dio, e di ricondurre tutte le esperienze dell’umanità a Dio, che è l’Essere e l’Armonia Universale.  

     La legge Karma può anche essere vista come una potente calamita che determina una catena continua di azioni e reazioni (semine e raccolti), ovvero esperienze di vita, che ciascuna anima decide di affrontare per giungere alla completa comprensione di Dio.

     Questa calamita, costituita dai nostri pensieri, sentimenti e desideri, attira ad ognuno, nelle varie incarnazioni, quelle esperienze che l’anima decide di fare per esplorare tutta la gamma del Pensiero nella materia. Ogni esperienza ci serve per comprendere Dio ed accresce la nostra Saggezza.

     Quando veniamo al mondo abbiamo al collo soltanto la ghirlanda delle nostre azioni. La legge karmica, basata sull’azione e sui risultati, esecuzione e conseguenza, determina quando, dove, come e perchè noi dobbiamo rinascere.

     A questo punto sorge una domanda: perchè una certa persona nasce da certi genitori?  Ciò avviene a causa del debito karmico, dei legami (aspettative) che abbiamo creato in vite precedenti. Le nostre azioni e reazioni ci rendono obbligati nei confronti di certe persone. Noi abbiamo creato un legame con loro e questo legame, prima o poi, dev’essere sciolto. Se non avviene in questa vita, dovrà avvenire nella prossima. Ecco cosa significa debito karmico.  E’ il fattore principale che decide perchè, quando, dove e come noi dobbiamo rinascere.

Il Karma spinge l’anima ad incarnarsi in un corpo generato da una coppia (Padre e madre) che trasmette per via genetica caratteristiche simili a quelle registrate nel Karma (secondo la legge che dice : il simile attira il simile). Pertanto nel nostro DNA è registrato il nostro Karma (il programma della nostra vita), il nostro carattere (formato da tutte le esperienze delle vite passate dei nostri antenati), i nostri desideri non esauditi, i nostri sentimenti, le nostre forme-pensiero, nonché le caratteristiche dei nostri genitori simili alle nostre. 

    La Legge di causa ed effetto (legge del Karma) ci insegna che quello che noi seminiamo, prima o poi raccoglieremo. Il Karma può essere sia negativo che positivo. Il Karma negativo è costituito dalle ombre che la nostra anima si porta appresso da precedenti incarnazioni, costituite da desideri, sentimenti, sensazioni, pensieri, parole ed azioni repressi, cioè da tutto ciò che noi non abbiamo vissuto, riconosciuto e non abbiamo trasformato. Se per esempio siamo aggressivi, violenti e non ci riconosciamo, non ci accettiamo in questa condizione e non trasformiamo la nostra violenza in comprensione e tolleranza, andremo incontro alla sofferenza, poichè vige la regola: comprendere o soffrire.  Incontreremo sicuramente qualcuno più aggressivo e più violento di noi che ci farà subire quello che noi abbiamo fatto subire ad altri. Oppure, se reprimiamo la nostra aggressività, andremo incontro ad una o più malattie (allergie, ipertensione, ictus, etc) che altro non sono che la somatizzazione dei nostri atteggiamenti interiori, la manifestazione sul corpo delle polarità che abbiamo voluto mettere in ombra, non abbiamo voluto riconoscere ed accettare. Se noi non riusciamo o non vogliamo comprendere la lezione che l'esperienza della vita ci vuole dare, allora siamo destinati a soffrire, poichè il più delle volte solo attraverso la malattia l'uomo è portato a riflettere e a riconoscersi.

    Chi prova un’intenzione carica di odio nei confronti di altri percepisce la sua medesima intenzione negativa. Un individuo che prova un’intenzione d’amore vive a sua volta l’intenzione di tale sentimento.

     Una persona arrabbiata reagisce alle difficoltà della vita con rabbia e provoca la necessità di vivere le conseguenze della rabbia. Una persona malinconica risponde con tristezza e crea l’esigenza di sperimentare i risultati della malinconia.

     Le emozioni riflettono le intenzioni : di conseguenza, la consapevolezza delle emozioni porta alla consapevolezza delle intenzioni. Per esempio, se la vostra intenzione di sposarvi vi provoca sofferenza invece di gioia, seguire il dolore vi porterà alle intenzioni inconsce ; allo stesso modo, se la vostra intenzione di avanzare professionalmente vi provoca disagio invece di soddisfazione, seguite il dolore per determinare le intenzioni inconsce.

     Senza la consapevolezza delle nostre emozioni non siamo in grado di sperimentare la considerazione (la riflessione, l’amore per il Sé, la spiritualità), che non è un’emozione ma un modo di essere. Il sentiero che porta a esso passa attraverso il nostro cuore, che può essere aperto solo grazie alla consapevolezza dei nostri sentimenti.

Come si manifesta la malattia nel corpo.

     La nostra anima vivifica le nostre cellule e i nostri organi, attraverso i sette Sigilli o Chakra e il sistema nervoso.

     I sette Chakra hanno un nome e sono in collegamento con le ghiandole endocrine. Essi sono:

·      il Chakra della Corona, situato in vicinanza dell’Ipofisi (detto anche settimo sigillo) e collegato con questa.

·      il Chakra del Terzo Occhio, situato in vicinanza della ghiandola pineale (chiamato anche sesto sigillo) e collegato con questa.

·      il Chakra della Gola, situato dietro la nuca in collegamento con la Tiroide.

·      il Chakra dell’Amore, situato tra le scapole, vicino il cuore ed in collegamento con il Timo.

·      il Chakra del potere, situato vicino il plesso solare, nella zona lombare e collegato al Pancreas.

·      il Chakra dei Sentimenti, situato nella zona sacrale e collegato con le Gonadi. 

·      il Chakra della Radice, situato nel coccige (perineo) e collegato alle ghiandole Surrenali.

     I sette Chakra corrispondono alle sette forze basilari del creato, ai sette livelli o frequenze vibratorie, che insieme rappresentano Dio. In ogni anima c’è l’essenza di tutte le forze dell’universo, poichè il tutto è compreso nel tutto. Ognuno di noi è come una goccia d’acqua, la quale contiene l’essenza dell’oceano.

     I Chakra sono, inoltre, collegati all’aura dell’uomo, costituita dai corpi sottili, dal corpo eterico, dal corpo di luce, che vibrano a frequenze diverse. L’aura, a sua volta, è collegata ai piani vibratori che rappresentano il cosmo intero e tramite i quali riceve l’alimento vitale, vale a dire l’Energia Primordiale, dal Fiume del Pensiero Universale, che è Dio. L'Energia divina, la Vita, Dio, fluisce continuamente nel corpo fisico dal nucleo centrale dell'anima, lungo due canali energetici che corrono lungo la colonna vertebrale, attraverso i sette Chakras, fino al coccige. Da qui l'Energia attraversa le gambe, i piedi e si riversa nell'aurora al centro della Terra  e poi risale attraverso i sette Centri per ricollegarsi alla nostra Sorgente, in un arcobaleno completo di toni del Linguaggio di Luce. (Vedi "Il Processo di Ascensione")

     Finchè noi siamo interiormente in armonia, siamo ancorati alla Terra e collegati con Dio, l'Energia vitale,  fluisce liberamente e in modo equilibrato nel nostro corpo fisico attraverso i sette Chakra e noi godiamo un'ottima salute. Finchè le cellule e gli organi del nostro corpo fisico ricevono sufficiente energia vitale, essi sono sani. Ovviamente questa condizione di armonia la raggiungeremo gradualmente con la nostra evoluzione, integrando i due poli complementari. Quanto più riusciamo ad integrare i due poli, tanto più viviamo l’Amore incondizionato e l’Unità del Creato.

Ogni qualvolta che la mente e l’anima sono in disarmonia, il flusso di energia rallenta o si blocca e di conseguenza le cellule e gli organi del nostro corpo, non ricevendo sufficiente energia, cominciano ad ammalarsi.

     La malattia è il linguaggio dell’anima. In sé è benefica e ha lo scopo di ricondurre la personalità alla Volontà divina dell’Anima. La malattia rende sinceri, indica il compito. La malattia in certi casi determina una svolta nella vita ed una grande crescita evolutiva. La malattia è una via percorribile, di per sé né buona né cattiva. Essa può dunque essere a volte prevenuta ed evitata, poichè se noi potessimo prendere coscienza dei nostri atteggiamenti limitanti - disperazione, paura, dubbio, dolore, rifiuto, dipendenza, rabbia, dogma, sensi di colpa, superstizione, giudizio, ipocrisia, repressione, arroganza, avidità di denaro e di potere, etc - e cambiarli con mezzi spirituali e mentali, non vi sarebbe più bisogno della severa lezione della sofferenza (Comprendere o soffrire). Il Potere Divino in noi ci dà ogni opportunità per cambiare condotta prima che, come ultimo strumento, non siano inflitti dolore e sofferenza. L’insieme dei nostri atteggiamenti limitanti forma quella che viene chiamata image (immagine).

    L’image rappresenta la consapevolezza limitata (consapevolezza sociale) ed è caratterizzata da atteggiamenti di giudizio, dalla paura, dalla lotta per la sopravvivenza, da una mente chiusa, etc ; una consapevolezza che si identifica solo con il suo aspetto umano e non con il suo infinito potenziale divino.

     Può accadere che i nostri atteggiamenti limitanti ce li portiamo appresso da altre vite (karma) e che ora producono i loro effetti nella sofferenza, anche se la nostra memoria fisica non ne è cosciente. L’anima conosce perfettamente come stanno le cose e ci guida per il nostro più grande bene. Tuttavia in questi casi l’accettazione della malattia, la comprensione e la correzione dei nostri atteggiamenti errati abbrevieranno la nostra malattia e ci renderanno la salute.

     Ciò che chiamiamo malattia è lo stadio terminale di un disordine molto profondo, così per assicurare un successo completo alla cura è evidente che non si può trattare la conseguenza (sintomo) senza risalire alla causa fondamentale per eliminarla.

L’anima che vive nella materia oscilla tra due grandi atteggiamenti polari opposti : l’amore e la paura. Finchè l’uomo è orientato esclusivamente verso la materia si sente separato da Dio e vive condizionato dalla paura che genera gran parte dei suoi atteggiamenti limitanti (aggressività, odio, dubbio, dogma, superstizione, rifiuto, giudizio, ipocrisia, repressione, etc). Tali atteggiamenti agiscono contro l’Unità del Creato (mancata integrazione dei poli) e impediscono di obbedire e onorare i comandamenti della nostra Anima (la non accettazione delle esperienze che la vita ci mette davanti).

     L’azione contro l’Unità può essere di differenti tipi, perciò la malattia, risultato di questa azione, può dividersi in gruppi principali corrispondenti alla loro causa. La malattia tende a localizzarsi in una parte ben definita dell’organismo, in perfetta armonia con la legge di causa ed effetto, ciò è un elemento di valido aiuto nella ricerca del difetto che ne è alla base. (Vedi "Le tabelle delle malattie e loro cause").

     E’ possibile prevenire e guarire la malattia scoprendo l’errore che è in noi e liberarcene, non lottando contro l’errore (il nostro difetto), ma osservandolo da vicino (autoriconoscimento), accettandolo e dissolvendo i sentimenti irrisolti e le forme-pensiero che stanno alla base dell’errore e lo alimentano, vivendoli con moderazione e coscientemente, aiutandoci con una respirazione profonda e cosciente e tramite l'INTENTO.

     Se per esempio siamo inclini alla crudeltà, possiamo sempre ripetere a noi stessi senza tregua :“non voglio essere crudele” e impedirci così di dare libero corso a questa tendenza, ma la riuscita dipende dalla fermezza mentale, se questa viene a mancare, possiamo al momento dimenticare i nostri buoni propositi.

     Se invece ci riconosciamo che siamo crudeli, osservando la nostra crudeltà da vicino, la accettiamo perché sappiamo che ci serve per conoscerci e contemporaneamente sviluppiamo una reale simpatia nei confronti dei nostri simili, allora questo processo ci aiuterà ad annullare in maniera definitiva la crudeltà, perchè l’amore del prossimo ci ispirerà orrore per le azioni crudeli.

     Per comprendere meglio perché ci ammaliamo, occorre conoscere alcune verità fondamentali:

1.    L’uomo ha un’Anima che è il suo IO reale; un Essere Divino, Potente, un Figlio di Dio, Uno con il Padre, il cui corpo, sebbene tempio terreno di questa Anima, non è che un fievole riflesso.  La nostra Anima, la nostra Divinità che risiede in noi e attorno a noi, dispone a suo piacimento della nostra vita e fino a quando le diamo ascolto ci guida, protegge ed incoraggia, benefica ed attenta a dirigerci per il nostro massimo bene. Essa, nostro IO Superiore, essendo scintilla dell’Onnipotente è invincibile ed immortale.

2.    Come ci conosciamo in questo mondo, non siamo che delle personalità poste qui per acquisire ogni conoscenza che si può ottenere con l’esistenza terrena per sviluppare le qualità che ci mancano e per trasformare tutto ciò che di “negativo” (intendendo per negativo tutto ciò che riguarda il polo complementare  o l’ombra) è in noi, progredendo verso la comprensione di Dio. L’Anima sa quali mezzi, quali condizioni sono più adatte per permetterci di realizzare questo fine e ci pone là dove conviene che ci troviamo per tale fine. L’anima s’incarna nel corpo umano con un programma o modello preciso che essa stessa si è scelto.

3.    E’ bene per noi capire che il breve passaggio su questa terra, che riconosciamo come scuola di vita, non è che un istante nel corso della nostra evoluzione, come una giornata di scuola in un’intera esistenza. Benchè noi non possiamo per il momento vedere e compredere se non questo solo giorno, il nostro intuito ci dice che la nascita fu infinitamente lontana dal nostro inizio e che la morte riguarda solamente il nostro abito terreno finché non avremo raggiunto la piena coscienza. Allora anche i nostri corpi saranno immortali come le nostre Anime.

4.    Fino a quando la nostra Anima e la nostra personalità sono in armonia, tutto è gioia e pace, felicità e salute. Il conflitto sorge quando la nostra personalità si distacca dalla via tracciata dall’Anima,  perchè suggestionata o condizionata dagli altri (consapevolezza sociale). Questo conflitto è la causa profonda della malattia e dell’insoddisfazione.  Poco importa il nostro compito in questo mondo - lustrascarpe o monarca, proprietario o contadino, ricco o povero, - finchè svolgiamo questo compito particolare secondo le direttive dell’Anima, tutto procede bene e noi possiamo essere sicuri che qualunque posizione occupiamo nella vita, principesca o subalterna, contiene le lezioni e le esperienze necessarie a questo momento della nostra evoluzione e ci dà la migliore possibilità per il nostro sviluppo.

5.    Dobbiamo comprendere l’Unità di ogni cosa e il Creatore di ogni cosa che è l’Amore ; tutto ciò di cui abbiamo coscienza è, nella sua infinità di forme, una manifestazione di quest’Amore, sia che si tratti di un pianeta o di un ciottolo, di una stella o di una goccia di rugiada, di un uomo o di un’infima forma di vita.

     Le reali malattie dell’uomo nascono da forme-pensiero quali: l’orgoglio, la crudeltà, l’odio, l’egoismo, l’ignoranza, l’instabilità, l’avidità ; ciascuno di esse, se ben esaminata, si rivela contraria all’Unità.

    L’orgoglio è prima di tutto il non riconoscere che la personalità è insignificante e dipende completamente dall’Anima, qualunque successo essa possa raggiungere, non è mai un merito suo, ma un beneficio accordatole dalla Divinità che ha in sé; è in secondo luogo la perdita del senso delle proporzioni, della piccolezza del singolo nell’insieme della Creazione. Quando la personalità si rifiuta di inchinarsi con umiltà e sottomissione davanti alla Volontà del Grande Creatore, commette un’azione contraria a questa volontà.

    La crudeltà è la negazione dell’unità di tutti e la non comprensione che ogni azione diretta contro un altro è un’opposizione al tutto, pertanto un’azione contro l’Unità.  Nessuno vorrebbe farne subire l’effetto a quelli che gli sono vicini e cari, per questo dalla legge dell’Unità noi dobbiamo progredire fino a comprendere che ognuno, come parte del tutto, deve diventarci caro e vicino, al punto che quelli stessi che ci perseguitano suscitino in noi sentimenti d’amore e di simpatia (...amate i vostri nemici).

    L’odio , figlio della paura, è mancanza di Amore, l’inverso della Legge di Creazione. E’ contrario all’insieme dell’ordine Divino e un rinnegamento del Creatore. Conduce ad azioni e pensieri che sono opposti all’Unità e contrari a quelli che detterebbe l’Amore.

    L’egoismo è ancora un rifiuto dell’Unità e del nostro dovere verso il nostro prossimo, in quanto ci fa porre i nostri interessi davanti al bene dell’umanità e alla cura e alla protezione di coloro che ci circondano.

    L’ignoranza è ottusità mentale, è il rifiuto di conoscere, di vedere la verità quando ce ne viene offerta l’occasione. Conduce a parecchi errori, che sono impossibili quando siamo illuminati dalla luce della Verità e della Conoscenza. Dall’ignoranza nasce la paura e la sofferenza è figlia della paura.

    L’instabilità, l’indecisione, la mancanza di volontà sono il risultato del rifiuto da parte della personalità di lasciarsi dirigere dall’Io Superiore e ci spingono a tradire gli altri con la nostra debolezza. Ciò non sarebbe possibile se avessimo la conoscenza intima dell’irresistibile, invincibile Divinità che in realtà è in noi stessi.

    L’avidità conduce al desiderio di potenza. E’ una negazione della libertà e dell’individualità di ogni anima, invece di riconoscere che ciascuno di noi è qui su questa terra per svilupparsi liberamente, seguendo la propria via secondo le direttive della sola Anima, per accrescere la propria individualità e operare in piena libertà e senza ostacoli. La personalità dominata dall’avidità vuole dominare, modellare, comandare, usurpando il potere del Creatore.

    Questi sono gli esempi reali di causa di malattie, l’origine e la base di ogni sofferenza e angoscia.  Ciascuno di questi difetti, se ci si lascia trascinare da essi, ignorando la voce dell’Io Superiore, provoca un conflitto che necessariamente si ripercuote sul corpo fisico, determinando un particolare tipo di malattia. Partendo da un certo tipo di malattia è possibile risalire al difetto che ne è alla base.

    Per esempio, l’orgoglio, che è arroganza e rigidità d’animo, darà luogo alle malattie caratterizzate da rigidità e tensione del corpo.

    Il dolore è il risultato della crudeltà. Insegna all’ammalato che lo sopporta a non infliggerlo agli altri né fisicamente né moralmente.

    L’odio genera solitudine, collera violenta, crisi nervosa, isterismo.

    Le malattie d’introspezione - nevrosi, nevrastenia, etc. - che privano della gioia di vivere, sono dovute ad un eccessivo egoismo.

    L’ignoranza e la mancanza di saggezza, oltre alle difficoltà che arrecano nella vita quotidiana, hanno come naturale conseguenza la miopia, l’indebolimento della vista e dell’udito, nonchè una certa confusione mentale, se ci ostiniamo a non vedere la verità quando ce ne viene offerta l’occasione.

    L’instabilità d’animo può provocare l’instabilità del corpo con disordini del movimento e della coordinazione.

Le tre malattie più gravi e più diffuse della società moderna rappresentano l’esempio più eclatante del rapporto conflittuale tra la mente e l’anima :

-     nell’infarto l’intelletto (la mente, l’ego alterato) è nettamente vittorioso sull’anima (il Sé);

-     nel tumore c’è un pareggio tra la mente e l’anima ; l’anima comincia a ribellarsi contro l’intelletto ;

-     nella malattia mentale, schizzofrenica, l’anima riesce a distruggere totalmente l’intelletto.

Domande & Risposte

Conscio, Subconscio e Inconscio

37. Puoi darmi una definizione precisa di conscio, subconscio e inconscio? Il karma giace sul piano inconscio fino a che non emerge? Che relazione ha l'inconscio con i piani eterici? Che ruolo svolge il subconscio? Vedi definizioni qui sotto.

Conscio: è la comprensione e conoscenza del proprio cervello fisico. Il conscio è legato alla vita fisica. 

Subconscio: è la comprensione e conoscenza del proprio cervello eterico. Il subconscio è legato alla vita eterica e quindi anche ai sogni. 

Inconscio: è la comprensione e conoscenza del cervello del corpo di luce, cioè della propria sorgente. L'inconscio non è legato ad alcuna vita fisica o eterica. Rappresenta la potenzialità di un individuo. 

Il karma rimane eterico (quindi sul piano subconscio) fino a che non diventa fisico.


 

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