7/3/2003
Per garantirci la salute dobbiamo fare in modo che vi sia un perfetto equilibrio tra la mente, il corpo e lo spirito.
Questo equilibrio possiamo raggiungerlo in vari modi:
1.
orientando la nostra mente verso
una percezione elevata servendoci di esercizi mentali basati su affermazioni e
pensieri positivi;
2.
attraverso una respirazione
corretta e cosciente;
3.
tramite la meditazione, la quale
è in stretta relazione con la respirazione;
4.
praticando sani esercizi fisici,
che si servono sempre della respirazione;
5. adottando una sana alimentazione.
I suddetti metodi sono strettamente correlati fra loro e pertanto si
influenzano a vicenda. In ogni caso la respirazione riveste un ruolo
fondamentale, poiché grazie ad essa possiamo dirigere l’energia vitale (prana)
in qualsiasi punto del nostro organismo. Perfino nel mangiare è importante la
respirazione: respirando in un certo modo, ad esempio, possiamo facilitare la
nostra digestione dopo un pasto abbondante.
E’ evidente che una mente sana produrrà un corpo sano; che una sana
alimentazione, disintossicando l’organismo, faciliterà una più corretta
respirazione e indurrà a pensieri ottimistici; un buon esercizio fisico
rilasserà il corpo e la mente, ecc.
Se poi adottiamo contemporaneamente i vari metodi succitati, avremo una
grande sinergia e i risultati saranno notevoli e rapidi.
La Respirazione Completa.
La respirazione è una funzione vitale per l’uomo. Respirando consapevolmente attraverso le narici si acquisisce l’energia vitale (prana) per il corpo.
Sia che desideriate sperimentare una coscienza superiore, oppure una maggiore sensibilità psichica, una migliore salute fisica o mentale, o un orgasmo fisico completo, la chiave è l'espansione del respiro. Chiudete gli occhi per un istante e, senza cambiare nulla, limitatevi ad osservare la vostra respirazione. Probabilmente vi renderete conto che è al livello minimo, superficiale e piuttosto rapida. Purtroppo, nell’odierna cultura sociale è una realtà piuttosto normale. Gli yogi danno grande enfasi all'apprendimento di una respirazione lenta e profonda, in cui si riempiono e poi si svuotano completamente i polmoni. Noterete anche come, nel momento in cui diventate coscienti della vostra respirazione, cambia anche lo schema della respirazione stessa. La respirazione consapevole è la base del controllo del respiro.
Guardate
come sono grossi i polmoni. Hanno tre camere separate, dette lobi, ma i lobi
superiori e inferiori vengono usati solo raramente. La maggior parte delle
persone respira soltanto con i lobi centrali. Osservate un bambino che dorme:
vedrete che il respiro riempie prima l'addome e poi si espande nel petto.
Questo
è il modo naturale di respirare. La maggior parte delle persone usa meno di un
settimo della propria capacità polmonare, inspirando soltanto mezzo litro circa
di aria ad ogni respiro. Al massimo della loro capacità i polmoni possono
contenere quasi quattro litri d'aria.
Quando
nel sistema respiratorio entra una maggiore quantità di ossigeno, ogni cellula
di ogni organo viene nutrita e riesce a compiere molto più efficacemente il suo
lavoro. Quando i neuroni del cervello ricevono più ossigeno, esso nel cervello
stimola impulsi più chiarì e potenti, rendendo i sensi più acuti e
rafforzando l'intero sistema nervoso. Diventiamo allora molto più coscienti
delle energie sottili che sono dentro e attorno a noi.
Trattenere
per un momento l'aria lascia un po’ più di tempo al sangue per scaricare i
suoi prodotti di scarto e assorbire più ossigeno. Una quantità maggiore di
ossigeno nel corpo ha notevoli effetti di guarigione e ringiovanimento. (Le
tecniche di iperossigenazione possono ridare velocemente il colore originale ai
capelli grigi).
L'espirazione libera il corpo dall'anidride carbonica e da altri prodotti di scarto del metabolismo. Quando questi rifiuti non vengono eliminati completamente, le cellule si guastano e diventano soggette alle malattie. La respirazione non consapevole raramente riesce a svuotare del tutto i polmoni.
In
sintesi possiamo dire che il prana, assunto attraverso una respirazione
cosciente attraverso il naso, svolge un’azione benefica su vari piani:
Sul piano fisico: il prana aumenta l’ossigenazione del sangue, vitalizzandolo e purificandolo. Di conseguenza aumenta la vitalità fisica e la longevità;
Sul piano eterico/astrale: il prana rafforza il corpo eterico, che è la matrice del corpo fisico, e i corpi sottili;
Sul piano mentale: il prana introdotto con una respirazione cosciente cambia notevolmente il nostro atteggiamento mentale. Aumentano concentrazione, memoria, capacità intellettuali, rilassamento e creatività;
Sul piano spirituale: la respirazione cosciente sviluppa la consapevolezza interiore, facilitando l’accesso alla realtà superiore.
Accesso al subconscio.
Il sistema nervoso si divide in due parti: il sistema nervoso centrale, che controlla i movimenti volontari (coscienti), e il sistema nervoso autonomo, che regola automaticamente le funzioni del corpo (subcoscienti). La respirazione è di solito un processo automatico, ma tra tutte le funzioni automatiche è quella che può essere più facilmente condotta sotto il controllo della volontà. In questo modo essa rappresenta il ponte tra il livello coscio e il livello subconscio del corpo e della mente.
Proteggere la salute.
Il sistema nervoso autonomo si divide ulteriormente in due parti: il simpatico e il parasimpatico. Il sistema parasimpatico produce uno stato di rilassamento e di benessere.
La Respirazione Completa è calmante perché respirare profondamente con l'addome chiama in gioco il sistema nervoso parasimpatico.
La respirazione ridotta al minimo lascia il controllo al sistema nervoso simpatico - quello che vi prepara a combattere o fuggire di fronte al pericolo. Per quanto ne sa il vostro corpo, se respirate rapidamente e superficialmente, siete in una situazione di pericolo. Lo stress dovuto a questa costante situazione di allerta è un fattore ben noto nello sviluppo della maggior parte delle malattie.
Imparare a spegnere questo sistema di emergenza e tornare al sistema di rilassamento costituisce uno dei maggiori benefici della Respirazione Completa.
Rallentare la respirazione produce degli incredibili cambiamenti sia nel corpo che nella mente. In media le persone respirano circa 18 volte al minuto. Quando questo ritmo rallenta fino a 8 respirazioni al minuto, la ghiandola pituitaria comincia a funzionare in modo ottimale. Questa ghiandola regola tutte le altre ghiandole per assicurare il giusto equilibrio ormonale, che è la chiave di una salute perfetta.
Aprire i canali extrasensoriali.
Quando respirate meno di quattro volte al minuto la ghiandola pineale produce una copiosa secrezione. Quando la ghiandola pineale e quella pituitaria sono stimolate, il Terzo Occhio comincia a funzionare e la chiaroveggenza si manifesta facilmente.
Il problema del non respirare.
I bambini sono messi al mondo in modo crudele, con una totale insensibilità verso le loro sensazioni. I dottori tagliano il cordone ombelicale prima che i piccoli polmoni del bambino abbiano avuto il tempo di liberarsi dal fluido che li riempiva quando era nell'utero, perciò il primo respiro del neonato è dettato dal panico e provoca un dolore lancinante perché i suoi tessuti delicati subiscono il violento ingresso dell'aria per la prima volta. La maggior parte di noi non si riprende più da questo trauma, e non cerca mai di respirare a fondo per paura di sperimentare nuovamente quel dolore.
Da bambini abbiamo imparato che il fatto di essere pienamente vivi non era accettabile per i nostri genitori, che erano mezzi morti. Il fatto di avere troppa energia ci creava solo problemi. Abbiamo quindi imparato a limitare la nostra vitalità limitando la respirazione. Fin dalla più tenera età abbiamo imparato che quando qualcosa era troppo spaventoso o troppo doloroso, potevamo attutire la nostra sensibilità di quel momento trattenendo il respiro: si otteneva un effetto quasi anestetico. Questa tecnica ci ha aiutato a superare molte situazioni che non eravamo pronti ad affrontare. Abbiamo imparato anche come, limitando la nostra respirazione, potevamo "spegnere" delle sensazioni e dei sentimenti che non erano accettabili per i nostri genitori.
Quando
siete arrabbiati respirate in un certo modo e, se non continuate a respirare in
quel modo, non riuscite a mantenere la collera. Così quando un attore vuole
stimolare uno stato d'animo collerico, lo fa respirando in quel particolare
modo. Lo stesso principio si applica a tutte le sensazioni e i sentimenti.
Quando siete eccitati sessualmente il vostro schema di respirazione cambia.
Modificando quello schema di respirazione potete "spegnere"
l’eccitazione come con un interruttore. Tutti regolano costantemente il
proprio comportamento con la respirazione, in modo inconscio, automatico. Questo
tipo di autoregolazione ha senza dubbio i suoi vantaggi, e ci ha aiutato
efficacemente a sopravvivere in questo mondo di pazzi, ma purtroppo presenta
anche degli effetti negativi. E’ vero, ci ha protetto contro il dolore, la
paura, la collera, o l'eccitazione sessuale eccessivi, ma ha anche represso
tutto quello che cerca di svilupparsi in noi - un desiderio eccessivo di amore,
un piacere esagerato nell'essere vicino a qualcuno di speciale, troppa gioia per
il semplice fatto di essere vivi. Ci siamo sistemati in una gamma molto
ristretta di esperienze, rinunciando a rischiare le conseguenze di un fluire
libero delle nostre sensazioni e della nostra consapevolezza.
Proprio
come abbiamo usato il respiro per sopprimere i sentimenti, respirando in un
certo modo possiamo nuovamente accedere a parti oscure e nascoste della psiche,
e riportarle alla coscienza. Questi sentimenti non se ne sono andati, sono stati
semplicemente sepolti: non riconosciuti, non sperimentati, rifiutati, continuano
a vivere completamente al di fuori del nostro controllo. Le vecchie paure, le
vecchie ferite, i vecchi risentimenti dell'infanzia continuano indirettamente a
infestare le nostre esperienze, sabotando le nostre buone intenzioni. Con la
respirazione cosciente, questi sentimenti sepolti cominciano a tornare a galla
in modo da poter essere affrontati con una visione adulta e matura. Possiamo
lavorare con calma a risolvere questi sentimenti accumulati, sperimentarli,
osservarci mentre li viviamo, e infine lasciarli andare.
Finalmente
diventiamo liberi di vivere esattamente quello che accade in ogni momento.
Arriva la collera: la notiamo, la sperimentiamo e poi sparisce con il respiro
successivo. Non c'è accumulo, non c'è ritenzione. Respirare profondamente
mentre si attraversa un'esperienza spaventosa la trasforma in una meravigliosa
avventura. Potete facilmente constatare questo principio nella vostra
esperienza: ansietà più ossigeno uguale eccitazione.
Man mano che diventiamo coscienti dei processi del corpo, istante dopo istante, impariamo a diventare coscienti dei processi dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, istante dopo istante. Finché non arriviamo alla decisione di rimanere coscienti, continueremo a marciare come robot attraverso la nostra routine quotidiana e le nostre vecchie abitudini, proteggendoci da qualsiasi cosa superi i ristretti limiti dell'esperienza che ci sembra sicura. E un vivere da sonnambuli, quella che si definisce una vita incosciente.
Perché questa conoscenza non è di pubblico dominio?
Perché i medici non fanno sapere alla gente che respirare profondamente porta serenità e salute? La risposta è che il processo di risveglio è terrorizzante. Più siamo civilizzati, più tendiamo a vivere nelle astrazioni dell'intelletto e siamo più lontani dalle sensazioni e dai sentimenti, che costituiscono l'esperienza diretta della vita. I medici sono, salvo poche eccezioni, le persone più intellettuali in assoluto: lo garantisce il metodo stesso usato per selezionare chi può entrare a frequentare una scuola di medicina. I medici sono le ultime persone che potrebbero scegliere di avventurarsi nelle torbide acque dei propri sentimenti negati, repressi e accumulati da una vita intera.
Ci sono molti maestri che vengono in mezzo a noi per indicarci il cammino: generalmente finiscono su una croce, oppure a bere la cicuta; spesso vengono deportati o diventano eremiti. La massa dell'umanità non è pronta ad affrontare i propri dragoni, i guardiani dei suoi passaggi oscuri. Soltanto pochi scelgono di tuffarsi nell'ignoto, di farsi strada lavorando sullo strato di esperienze non terminate, di vivere ad un nuovo livello di coscienza, in ultima analisi, di ritrovare se stessi.
E’ il segreto per trattenere l'aria vitale nel corpo, per riempirvi di una quantità maggiore di prana o vitalità.
1.
Inspirate profondamente attraverso il naso. Mentre espirate producete
sussurrando il suono "SA, SA,..., SA" ripetutamente, fino ad esaurire
tutta l'aria. Questo è il respiro controllato. Ogni suono è accompagnato da
una piccola contrazione del diaframma, che spinge l'energia fino all'ombelico
(Il Chakra sacrale). Non forzate lo stomaco a spostarsi in dentro o in fuori, ma
limitatevi a un movimento naturale. Questo promuove un delicato massaggio
interno e risveglia la forza vitale. Se eseguito appropriatamente, potete quasi
sentire un cinguettio di uccellini.
2.
Con la pratica riuscirete a raffinare sempre più il suono
"SA", finché diventerà quasi inudibile, in modo che il movimento
diventi sempre più sottile. Potete farlo anche a livello mentale, purché ci
sia un micro movimento del plesso solare. Questa pratica vi allungherà la vita
e aumenterà notevolmente la vostra energia e la vostra vitalità: è stato
provato scientificamente.
3. Dopo aver eseguito questa tecnica, esaminate il vostro corpo. Prendete coscienza di qualsiasi sensazione sia presente nel vostro corpo. Finirete per sentire una pulsazione. Quando inspirate, attirate tutti gli ioni negativi e positivi presenti nell'aria, che entrano direttamente nel terzo occhio e creano automaticamente un senso di pulsazione. Mentre espirate con il suono "SA" produrrete un senso di pulsazione nel Chakra sacrale.
Energizzazìone Kriya (tensione-rilassamento)
Prima
di iniziare qualsiasi meditazione è opportuno rilassare il corpo e la mente.
Questo si ottiene mediante vari metodi, tra cui quello seguito nello Yoga Tantra,
detto Energizzazione Kriya.
L’Energizzazione
Kriya. stimola l'intero corpo, accendendolo come un albero di Natale ad ogni
punto di energia (punti dell'agopuntura). Ripulisce i nadi (correnti di
energia), stimolando il Kundalini ed espandendo il vostro campo di energia.
Questa
energizzazione vi mette anche in uno stato di equilibrio di coscienza, quello
stato di coscienza che sta tra il sonno e la veglia, e nel quale
l'autosuggestione è più potente. L'intero metodo di autosuggestione dello Yoga
Nidra è una lunga meditazione guidata. Ecco un metodo che potete eseguire
subito.
Una versione più semplificata di questo processo viene usata nel repertorio standard di quasi tutti gli ipnotisti e degli esperti di riduzione dello stress. L'aggiunta della visualizzazione e del respiro rende l'intero processo molto più efficace.
Parte A. Per scuotere i muscoli e prepararli al profondo rilassamento e all'energizzazione. Fate dei movimenti lenti. Sentite l'energia che fluisce attraverso il vostro corpo.
1. Sdraiatevi sul dorso, col palmo delle mani verso il basso.
2.
Sollevate la gamba sinistra più in alto possibile, e poi lasciatela
cadere improvvisamente.
Sollevate
la gamba destra e lasciatela cadere.
Sollevate il braccio sinistro e lasciatelo cadere. Sollevate il braccio destro e lasciatelo cadere.
3. Ripetete altre due volte.
Parte B. Per energizzare il corpo e raggiungere lo stato di Bindu (dormiveglia).
Considerate il corpo come diviso in 12 parti (vedi fig. 41):
1. metà inferiore della gamba sinistra
2. metà inferiore della gamba destra
3. metà superiore della gamba sinistra
4. metà superiore della gamba destra
5. parte mediana
6. petto
7. collo
8. metà inferiore del braccio sinistro
9. metà inferiore del braccio destro
10. metà superiore del braccio sinistro
11. metà superiore del braccio destro
12. testa
|
Stendetevi
sul dorso in una posizione comoda, con le palme delle mani rivolte verso
l'alto. Tendete e rilassate ogni parte del corpo seguendo l'ordine
dell'elenco. Mentre tendete inspirate, e mentre rilassate espirate,
raffigurandovi l'energia che scorre dal midollo allungato (alla base del
cranio, dove la spina dorsale si innesta al cervello) verso la parte del
corpo su cui state lavorando. Rivolgete lo sguardo verso il terzo occhio.
Una volta padroneggiata questa tecnica, potete combinare due parti del
corpo simmetriche in una sola tensione, per esempio la metà inferiore
della gamba sinistra e quella della gamba destra. Stabilite un orario regolare ogni giorno per esercitarvi e tenete un diario delle vostre esperienze. FIG. 41 |
Potete usare la tecnica della tensione-rilassamento per guarire. Inspirando, tendete una qualsiasi area che ha bisogno di cure e immaginate il prana che fluisce dal midollo allungato verso quella zona. E necessario anche concentrare l'attenzione sul midollo. Rilassate la zona mentre espirate, continuando ad immaginare il prana che scorre verso quella zona. Questo esercizio può essere ripetuto tutte le volte che volete, con la frequenza che preferite, per guarire la parte del corpo interessata.
Parte C: Autosuggestione. A questo punto il corpo e la mente saranno molto rilassati. Potete affermare la decisione che volete instillare nella mente subcosciente, che ora è aperta e ricettiva.
Osservare il respiro. Osservate il respiro mentre entra ed esce dal corpo. Non fate alcun tentativo di modificarlo. Non dovete avere alcuna opinione su come dovrebbe essere. Prestate piena attenzione all'osservazione del vostro respiro per parecchi minuti.
L’importanza del Naso
L’aria inspirata dal naso incontra anfruttuosità, fosse, mucose, glandole, arterie e vene, linfe e muchi, pelosità, per cui si riscalda, s’inumidisce, si depura dal pulviscolo, si sterilizza dai germi, modifica la propria composizione e vorticosamente s’immette nella faringe
A
questo punto il naso rovescia all’istante la sua funzione e comincia a
espellere con vigore un’aria diversa da quella immessa, colma com’è di anidride carbonica e di vapore acqueo
provenienti dal sangue, tramite i polmoni.
Nelle 24 ore passano dalle narici, in andata e ritorno, 20.000 litri di aria, mossi da circa 18 respirazioni al minuto: ad ogni inspirazione, il naso verifica la qualità e la temperatura dell’aria, ce ne segnala gli odori, con funzione di difesa organica. Ha anche un’importante funzione fonetica e inoltre partecipa grandemente al senso del gusto e ai sapori, tanto da influire sulla saliva, sui succhi gastrici e la digestione.
Il naso è poi sede d’uno dei nostri cinque sensi, l’odorato: pur assai inferiore al fiuto sbalorditivo di taluni animali, l’odorato umano ha un forte influsso sulla nostra psiche, specie nella sfera dei sentimenti e dell’amore, sempre ricco d’effluvi.
Il
naso, inoltre, svolge una funzione essenziale nell’ossigenazione del cervello.
Infatti le narici del naso sono collegate, in modo incrociato, ai due emisferi
della corteccia cerebrale: la narice destra è collegata all’emisfero
sinistro, mentre la narice sinistra è collegata all’emisfero destro. Il lobo
destro del cervello a sua volta controlla la metà sinistra del corpo umano (con
i suoi organi), mentre il lobo sinistro controlla la metà destra del corpo (con
i relativi organi). Di conseguenza la respirazione tramite il naso influenza
tutti gli organi del corpo. Inoltre il prana può essere assunto solo respirando
con il naso, poiché la sede del prana è il capo. Il prana governa tutte le
attività cerebrali più elevate. Le funzioni della mente, del pensiero e delle
emozioni, sono tenute tutte sotto il controllo del prana.
Infine,
con la respirazione consapevole, attraverso le due narici del naso, vengono
stimolate le energie Ida e Pingala (Yang
e Yin) che scorrono come due serpenti incrociati lungo la colonna vertebrale
(come viene mostrato dal caduceo). Ida e Pingala hanno a che
vedere con l’energia Kundalini rappresentata da un serpente arrotolato che
dorme nel chakra della radice.
Quando Kundalini si risveglia e comincia a salire su per la colonna vertebrale, aprendo tutti i sigilli fino al settimo, si raggiunge l’illuminazione totale.
L’importanza del Diaframma
E’
un muscolo largo, ma sottile e appiattito, che forma una chiusura trasversale
fra il torace e l’addome, separando cuore e polmoni da stomaco, fegato e
intestini. Il diaframma ha forma di cupola, è traversato dall’aorta, la vena
cava, l’esofago, il simpatico, tocca lo stomaco e il fegato, la milza e i
reni, va dalla pleura al peritoneo, insomma è agli incroci della nostra vita
corporea.
Senza
di esso non si può far quasi niente, nemmeno ridere, nemmeno mingere o evacuare
o vomitare o partorire, ci serve per parlare ed è indispensabile al respirare.
Principale muscolo del respiro, il diaframma s’attacca alla colonna vertebrale e alle costole: senza il suo involontario moto ritmico, soffocheremmo. Muscolo dunque involontario (come il cuore), ma che può anche divenire volontari: il che ne dimostra l’eccezionalità.
1° fase. Essere coscienti del respiro
Tramite l’aria possiamo aspirare il prana,
ma il prana non è la stessa cosa dell’ossigeno, benché anche questo
sia composto di energia.
L’ossigeno
è un atomo che entra nel nostro corpo attraverso i polmoni ed è usato
dall’organismo per formare le nuove cellule di cui il corpo ha bisogno per
rimpiazzare quelle che man mano invecchiano e muoiono. In un anno circa tutte le
cellule del corpo vengono sostituite. Il prana invece è la sottile energia
vitale magnetica che permette tutte le reazioni biochimiche del corpo; è la
“colla” vitale che tiene le cellule, gli organi e l’intero organismo
assieme. Il prana fluisce nel corpo eterico e in quello astrale. Il corpo
eterico è la matrice olografica del corpo fisico, al quale conferisce forma e
vita. Si diventa longevi arricchendosi di prana.
Per trasmettere il prana dai corpi sottili a quello denso dobbiamo prima
diventare coscienti del respiro e poi del prana. E questo accade tramite il
naso. E’ facile: basta prestare attenzione alle narici.
In
qualsiasi momento della giornata, osserviamo per un po’ il respiro che entra
nelle narici, e poi osserviamolo quando esce dalle narici. Non dobbiamo forzare l’inspirazione, anzi
diventandone coscienti, il respiro si fa più quieto e più lento, rarefatto e
volatile.
Mentre
l’aria entra diciamoci: “Entra”; mentre esce
diciamoci: “Esce”. E’ indispensabile ripetere “Entra, Esce”,
altrimenti si perde l’attenzione e allora non si diventa coscienti del respiro
né del prana.
Dopo un po’ (una o due settimane), ripetendo di tanto in tanto l’<<Entra, Esce>> (due o tre volte al giorno), si comincia a diventare coscienti del respiro: si riesce cioè a mantenersi attenti all’<<Entra, Esce>>, per un minuto, sue, tre, senza mai perdere l’attenzione o, se la si perde un poco, subito si riesce a ritrovarla. Presto l’<<Entra, Esce>>, comincerà a piacerci: è un tranquillante e potremmo ricorrervi quando vogliamo staccarci da tensioni, inquietudini, turbamenti, collere. L’<<Entra, Esce>> diviene così il nostro rifugio calmo e segreto.
2° fase. Essere coscienti del Prana.
Si può diventare coscienti non solo del respiro, ma anche del prana.
Occorre mantenere le narici libere: istilliamoci qualche goccia d’acqua
salata. Si badi che entrambe siano libere. L’apertura delle narici varia
secondo il trascorrere del sole: al mattino la narice sinistra è solitamente più
aperta, alla sera la destra. Se una è chiusa, pieghiamo per un po’ il capo,
oppure corichiamoci di fianco, sulla spalla opposta e s’aprirà.
Nel 2° grado si continua con l’<<Entra, Esce>>. Ma adesso, nell’inspirare, volgiamo l’attenzione alla parte alta della mucosa nasale (là dove nasce lo sternuto). Se stiamo ben attenti, ci accorgiamo dopo un po’ che, nell’inspirare, lì si manifesta una specie di pizzicore, di tremolio, una vibrazione. E’ il primo sentore del prana. In seguito lo avvertiremo di più, mentre ci dedichiamo all’<<Entra, Esce>>.
3° fase. Diffondere il Prana.
Poi è sempre più facile. Durante l’<<Entra, Esce>> ci
s’avvede che la vibrazione del prana
inspirato continua oltre il naso, passa alla faringe, scende nella tiroide(in
gola) dove si concentra. Da lì possiamo coscientemente dirigerlo in qualsiasi
punto del corpo con la espirazione.
Dirigerlo mentalmente, espirando, verso quei punti che hanno bisogno: ad esempio il viso o i ginocchi, lo stomaco o il cervello o i reni, la schiena o l’inguine.
L’<<Entra,
Esce>> ci diventa il mezzo per diffondere una vitalità vibrante là dove
ci manca o dove ci piace d’accrescerla.
Provate! E’ molto facile. Durante l’<<Entra, Esce>>, dopo tre o quattro inspirazioni, ci accorgiamo d’aver accumulato prana in gola e da lì, con l’espirazione, possiamo mentalmente dirigerlo dove ci pare. Se nel fare questo teniamo le palpebre chiuse, talvolta avvertiamo il prana spargersi come una chiarezza luminosa.
4° fase. Governo del diaframma
State
sul chi vive! Mai forzare l’inspirazione, mai colmare d’aria i polmoni e
tenderli! Li potremmo rompere! Il polmone è una spugna: se la tiri, la squarci.
Invece se la stringi, non la danneggi. Dunque nessuno sforzo
nell’<<Entra>>, invece adesso bisogna controllare
l’<<Esce>> e vuotare bene i polmoni stringendoli.
Respirare sempre col naso, mai con la bocca. Chi respira con la bocca non
ha mai buona salute. Il prana si assimila col naso, non con la bocca.
Quasi tutti respirano male, i più malissimo. Non sono capaci di vuotare
i polmoni, dentro i quali hanno sempre uno strato d’aria basso, aria vecchia
di ore, di giorni, consunta, senza prana, aria stagnante, come in una stanza
chiusa e buia, aria di cantina, aria di palude, aria venefica. Essa
c’invecchia!
Ma se cambiamo l’aria di frequente, se spesso ci riempiamo di prana,
ecco correre a noi la giovinezza. Come cambiare l’aria, come assimilare tanto
prana, come insomma vuotare i polmoni?
Dobbiamo spostare l’attenzione dal naso al diaframma. Per vuotare i
polmoni, stringiamo il ventre: tiriamolo in dentro, spremiamolo, incaviamolo, da
tondeggiante rendiamolo infossato. Tiriamo in su la pancia, verso lo stomaco,
stringiamo le costole e così l’aria stagnante se ne esce: così buttiamo via
la vecchiezza!
Per qualche momento restiamo a fiato chiuso, in apnea. Poi lasciamo che i
polmoni liberamente aspirino l’aria di cui hanno sete, senza però forzarli:
ecco il prana accorrere a noi, vento generoso che ci rinnova e ci ringiovanisce.
Quante volte al giorno dobbiamo rinnovare così il prana? Non v’è regola: ciascuno è a se stesso la propria regola, Quando ci pare, ma specie nei momenti di stanchezza, di malinconia o d’angoscia...e quando siamo funestati da timori di malattie o da pensieri di morte... e quando siamo colti da immagini di decrepitezza... e quando la nostra coscienza cala in basso, quando le nostre ali s’indeboliscono, quando sentiamo il bisogno di risalire, d’elevarci verso la vastità del Cielo. Allora buttiamo via questi malanimi, via con l’aria rintanata dentro di noi, aria nociva. Via, via! Caccia l’ombra e riempiti di luce.
Anche
un medico occidentale, ignaro di prana e attento al solo aspetto fisiologico
dell’organismo, può confermare che la frequente respirazione totale e
profonda riattiva cellule polmonari rimaste per anni atrofiche, aumenta
l’ossigenazione del sangue, ne facilita la circolazione, migliora il
metabolismo e la funzione cardiaca, elimina gli acidi carbonico e urico, attiva
le ossidazioni interne mentre il moto energetico del diaframma massaggia tutti
gli organi e li rinvigorisce, specie il fegato e l’intestino, rinnova le
cellule deteriorate.
Quando stiamo in apnea, a polmoni vuotati, il nostro polso va verso i 200
battiti al minuto e anche la pressione del sangue va quasi a 200. E’ come se
corressimo velocemente. Così immettiamo nel circolo sanguigno una pompa potente
che ci evita quel ristagno e quella incrostazione che causano
l’arteriosclerosi.
Per invecchiare bene (anzi per mantenersi giovani) bisogna una volta al
giorno far salire per mezzo minuto il battito del cuore (magari salendo rapidi
le scale) in modo da mettere alla frusta il nostro circolo, eliminando così i
coaguli e impedendo il restringimento dei vasi. Il moto energetico, pur breve,
è indispensabile per evitare il progressivo occludersi della arterie.
Quello che per la medicina occidentale è solo una rapida e robusta respirazione, per chi guarda oltre il corpo, è soprattutto un modo per colmarci di prana salutare.
Quando
avremo preso confidenza con la respirazione pranica, fermiamo il fiato al
culmine dell’inspirazione (senza aver sforzato il polmone).
Così in apnea, sentiremo una sorta di compressione nel petto: sempre in apnea, dirigiamo questa compressione verso il volto (lo sentiremo scaldarsi e brulicare, colmandosi di prana). Profittiamo di questi brevi istanti per modellare il nostro volto ringiovanendolo. L’apnea non deve superare i 7 secondi e basta una volta (o due) al giorno per ottenere il risultato.
Negli alveoli polmonari vi sono delle cellule, dette macrofagi: nascono nel midollo osseo donde migrano provvidenzialmente fino ai polmoni e lì si pongono in agguato per la nostra protezione. I macrofagi si raccolgono negli alveoli, ventilati dalla pericolosa atmosfera esterna: questi nostri minuscoli difensori accorrono non appena nei nostri polmoni penetrano dall’esterno con l’aria i batteri, le spore infettive, i funghi patogeni, le sostanze improprie. I macrofagi assalgono tali nemici, li catturano, li rendono inoffensivi, li eliminano, sì da depurare e mantenere sterile il polmone. La difesa macrofagica ci dà la salute e ci assicura la longevità, purché conserviamo buona la funzione respiratoria
Un altro suggerimento per le donne. Se vi sono irregolarità nelle mestruazioni, nei mattini precedenti la normale apparizione, bisogna al risveglio fermare il respiro e volgere in breve tempo la compressione dal petto alle ovaie, con un invito mentale a ben funzionare entro il giorno atteso. E’ un metodo assai efficace, serve anche ad avvantaggiare le condizioni generali al momento della menopausa. Non va ripetuto più di tre volte al giorno e non più di 7 secondi per volta.
Come far entrare energia positiva nel subconscio. (Tempo: 3 minuti).
Questa è una semplice ed efficace tecnica di respirazione per mandare energia positiva nel nostro subconscio, per attenuare ed eliminare negatività di cui non siamo neppure consapevoli.
Seduti o sdraiati, chiudiamo gli occhi e rilassiamo mascelle, muscoli
facciali, spalle e muscoli delle gambe. Cominciamo a respirare, pensando che
l’unico pensiero che vogliamo avere in questo momento è la respirazione. Per
i primi 30 secondi osserviamo semplicemente la nostra respirazione: inspirazione
.....espirazione .....inspirazione ......espirazione ...
Poi
formuliamo il pensiero “IO SONO” nella nostra mente e accompagniamo ciascun
movimento di inspirazione ed espirazione con il pensiero “IO SONO”.
L’azione cosciente del respiro con un tale pensiero positivo consente
alla sua energia benefica di penetrare nel nostro subconscio.
Dopo i primi tentativi, potremo praticare questo esercizio con grande
efficacia, anche ad occhi aperti e in qualsiasi momento del giorno.
E’ una respirazione consapevole veloce, un metodo utile per rimuovere gli sbilanciamenti più evidenti della nostra respirazione, che rappresentano sempre un segno di blocchi e costrizioni emotive. E’ adatta a disinquinare e rinvigorire le cellule del corpo. La respirazione veloce è un metodo psicofisico mediante il quale il sangue viene purificato dall’anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Questa respirazione può essere praticata come prima tecnica perché ha un effetto disinquinante e calmante a livello cellulare.
Sedetevi
in una posizione comoda, con la spina dorsale eretta e il viso sorridente. Per
nove volte inspirate e d espirate velocemente attraverso le narici, espandendo e
comprimendo il petto come un mantice. Fate questa respirazione senza sforzi
eccessivi. Solo quando l’avrete imparata pienamente (e senza fretta) potrete
essere in grado di respirare alla velocità di due cicli al secondo. Fermatevi
dopo i nove cicli (18 respirazioni), notando che la respirazione si ferma senza
sforzo, e poi sospendete per circa 10-30 secondi. Non sforzatevi in questa fase,
ma gustate la pausa del respiro, lasciando che la volta successiva la
sospensione duri un poco più a lungo. Ripetete tre volte.
Praticate
la respirazione veloce almeno una volta al giorno. Come possiamo vedere, in
questa respirazione vi sono due parti distinte: una parte di pulizia e una parte
di rallentamento. Come già accennato, nella respirazione veloce tutte le
cellule del corpo (compresi i neuroni), sono rinvigorite dal prana. Questo ci dà
fin dall’inizio sensazioni calmanti nella spina dorsale, un aumento della
capacità di sopportare il freddo ed il caldo, un miglioramento della memoria ed
un senso generale di pace interiore.
La respirazione lenta guida l’assorbimento del prana.
Sedete in una posizione comoda e
chiudete gli occhi. Rilassate ogni parte del corpo ed accennate un sorriso.
Attraverso le narici inalate il più lentamente possibile, percependo il corpo
come leggero ed energizzato. Gustatevi la fine della inspirazione e trattenete
il respiro senza sforzo. Espirate adagio e con una mente rilassata. Lasciate che
il respiro si fermi automaticamente e rimanete in apnea (senza respirare) per
15-20 secondi.
Ripetere
per 5 cicli sempre con il sorriso sulle lebbra.
Dopo
un po’ di tempo, questa tecnica può essere eseguita anche ad occhi aperti, e
non solo a letto, prima di addormentarvi o appena svegli, ma anche in qualsiasi
momento e luogo, soprattutto quando vi sentite in tensione.
Questo esercizio
ha un effetto benefico sui vari corpi (sottili e fisico) dell’uomo,
consentendo l’assorbimento del prana da parte del cervello e del corpo
astrale, migliorando la salute, aumentando la capacità di concentrazione e di
memoria, e riducendo lo stress e la tensione. Durante l’esecuzione
dell’esercizio cercate di non avere tensioni fisiche o mentali. Praticate
l’esercizio con regolarità.
L’obiettivo di tutte le respirazioni consapevoli è anche quello di trascendere la dualità attraverso la ritenzione del respiro (non respirare). Si può arrivare a questo obiettivo attraverso una lunga pratica di visualizzazione e profondo rilassamento.
Riduce il peso e cura i raffreddori
cronici.
Sedetevi in una posizione comoda e
rilassate tutto il corpo (specialmente le spalle) e sorridete.
Con
l’indice della mano destra tenete chiusa la narice sinistra e respirate con
calma e tranquillità attraverso la narice destra.
Questa
respirazione stimola l’attività del cervello sinistro ed aiuta l’ipotalamo
a stabilizzarsi ad un livello di funzionamento ottimale.
La respirazione attraverso la narice destra, aiuta a ridurre
efficacemente l’obesità e a curare i raffreddori cronici.
Aumenta
il peso e abbassa la pressione sanguigna.
Sedetevi in una posizione comoda e
rilassate tutto il corpo (specialmente le spalle) e sorridete.
Con il pollice della mano destra tenete
chiusa la narice destra e respirate con calma e tranquillità attraverso la
narice sinistra.
Questa
respirazione stimola l’attività del cervello destro ed aiuta a mantenere il
peso corporeo e ad abbassare l’alta pressione.
Per ottenere risultati significativi, la durata della respirazione, attraverso una narice, dovrebbe essere di 21 cicli (inspirazione ed espirazione) per due mesi.
Mettetevi
in piedi, possibilmente in un luogo aperto. Rilassate la muscolatura,
specialmente le spalle e le braccia, e chiudete gli occhi. Sorridete e respirate
tre volte lentamente rivolgendo la vostra attenzione sul cuore.
Sollevate il
braccio destro e portatelo in alto sopra la testa, mantenendo entrambe le mani
rilassate. Iniziate l’inspirazione, portando allo stesso tempo le due mani
all’altezza del cuore. La mano destra appoggiata sopra la mano sinistra.
Mentre fate questo movimento pensate che la mano sinistra stia portando verso il
cuore l’energia della Terra, e che la mano destra stia guidando, sempre verso
il cuore, l’energia del Cosmo, sentendo in questo centro la fusione delle due
energie. Espirate queste due energie aprendo allo stesso tempo le braccia per
diffondere il prana. Ripetete 9 volte.
Lo
scopo principale di questo esercizio è quello di distribuire i
circuiti magnetici per risvegliare l’attività del
midollo spinale e allargare così il regno del pensiero, nonché a
percepire, col senso del sentimento, il meccanismo fisico interno del nostro
essere, al fine di realizzare un grado di coscienza perfetta e la consapevolezza
che noi siamo uno con Dio e con la Natura.
Noi non dovremmo preoccuparci di guarire, né di farci guarire i sintomi
della malattia. Una semplice guarigione dei sintomi non toglie la causa della
malattia. Tale guarigione può stimolare momentaneamente il sistema nervoso, ma,
dopo un po’, la malattia ritorna.
Nessun uomo può guarire un altro. Ognuno di noi è l’unico guaritore
di sé stesso. E la via che porta alla vera
guarigione passa attraverso la comprensione.
Infatti, vige il motto: Comprendere o
soffrire.
Chi non vuole comprendere le lezioni della vita, o non vuole imparare dalle esperienze che la vita ci pone davanti, è destinato inevitabilmente a soffrire, tanto più quanto più è ostinato, fino a quando rifletterà e comincerà a riconoscere sé stesso e a prendere coscienza della sua vera identità. Allora si sforzerà di cambiare in meglio.
Il mondo è pieno di medici e guaritori, i quali attraverso le medicine,
le sedute psicologiche o psichiatriche, la pranoterapia
e altro, possono aiutare più o meno a curare i sintomi delle nostre
malattie, ma certamente non guariscono la malattia alla radice. Per rimuovere la
causa della malattia, dobbiamo riconoscere noi stessi e cambiare i nostri
comportamenti “errati”, in disarmonia con l’universo.
Praticando una cosciente e profonda respirazione, noi ampliamo la nostra
coscienza e gradualmente cresce in noi la fiducia nell’Energia, che è Dio. La
fiducia in Dio attiva in noi progressivamente l’energia vitale che risana le
nostre cellule ed i nostri organi.
Non dobbiamo aspettare la venuta del Signore da chissà dove, poiché
Egli è stato sempre dentro di noi e lo sarà sempre; non dobbiamo aspettare
l’ora della salvezza, perché questa è l’ora della salvezza. Non abbiamo
bisogno di scrutare il cielo in attesa di una vita migliore, oltre la morte.
E non dovremmo pensare alla morte, poiché essa esiste solo per coloro
che vi credono. La morte che noi conosciamo, e che ci spaventa, riguarda solo il
nostro abito terreno o corpo fisico. Ma noi non siamo il corpo fisico, bensì
siamo l’anima che è immortale e che ha anche il potere, ancora non
riscoperto, di spiritualizzare la materia e quindi anche il proprio corpo
terreno.
Nostro Padre non è un Dio dei morti, ma un Dio dei vivi. Per avere il
giusto atteggiamento di fronte alla vita, è anzitutto necessario non denigrare
nulla di ciò che si presenta ai nostri sensi, perché tutto ha una causa e, per
eliminare quello che non va bene, occorre eliminare la causa.
Analizzando ogni fenomeno, ci accorgeremo che tutto ha origine dal
pensiero, e poichè il pensiero è il fondamento dell’esistenza, dobbiamo
cominciare col formare e costruire noi stessi.
E mentre costruiamo, tutto ciò che si oppone alla nostra natura
composita, si distruggerà da solo.
Se desideriamo conoscere la pace, non dovremmo andare in guerra. Non
troveremo mai la pace, né il sano ragionare in un mondo squilibrato di cervelli
mal sviluppati.
Dovremmo prenderci cura del nostro corpo, poiché è lo strumento per
mezzo del quale la Vita superiore manifesta la sua grandezza. Dobbiamo
conservarlo in buone condizioni se vogliamo godere delle sue prestazioni.
Vivendo in un’epoca di intensa attività, dobbiamo essere in grado di
rispondere alle esigenze del tempo. Ciò
richiede una costante attività cerebrale, che può essere sostenuta solo
dall’azione generatrice del sistema nervoso e non dallo sviluppo dei muscoli
(come si crede), che si ottiene a spese delle funzioni ghiandolari necessarie
all’equilibrio mentale.
Il sistema nervoso dipende da una circolazione sanguigna normale,
dall’attività purificatrice del sangue e dal ritmo del cuore che è
condizionato da una respirazione completa e
profonda.
Un corpo normale
alimenta pensieri normali e non si allarma mai. Una mente equilibrata gode di un
corpo ben controllato e mai ammalato.
Alcuni suggerimenti per la vita pratica.
Se abitiamo in un quartiere pieno di fumo, di nebbia e di cattivi odori,
prima di uscire dalla camera, disinfettiamola con una soluzione di cinque gocce
di acido fenico in un bicchier d’acqua. Prima di recarci a visitare un
ammalato, passiamoci le mani con un po’ di essenza di eucalipto australiano e,
al rientro, laviamole con aceto bollito. Siamo sempre puliti, ordinati e di buon
umore, e non trascuriamo la respirazione. Togliamoci d’attorno oggetti che ci
richiamano ricordi penosi, per non ricevere suggestioni che non siamo in grado
di dominare.
Non appena abbiamo terminato i lavori, andiamo a letto. Prima di
coricarci, frizzioniamo tutto il corpo con un asciugamano ruvido, frizioniamo i
piedi e, se occorre, passiamoli con un po’ d’olio di mandorle dolci,
profumato. Dormiamo orientati con la testa a Nord. Se la disposizione della
camera non lo permette, cerchiamo di metterci con la testa a Est, oppure
Nord-Est. Mettiamoci sul fianco
destro, non pensiamo a niente, solo, “Respiriamo” liberamente, seguendo il
fluire del respiro, e tutto andrà bene.
Ceniamo almeno tre ore prima di coricarci e non mangiamo nulla
immediatamente prima di metterci a letto. Tuttavia, possiamo prendere una mela o
una quantità equivalente di liquido. Mettiamo ad asciugare la biancheria che
abbiamo portato durante la giornata. E’
preferibile dormire tra lenzuola di lino o di seta vegetale.
Non facciamo troppi esercizi. Posiamo semplicemente le mani alle anche,
con le dita rivolte verso le reni e, dopo aver vuotato i polmoni, facciamo
qualche respirazione, sollevandoci sulla punta dei piedi.
Nell’espirazione, riportiamo gradualmente al suolo la pianta dei piedi.
Ripetiamo per due o tre minuti, poi incliniamo il mento al petto, a sinistra,
giungiamo le mani sul petto e respiriamo tranquillamente per qualche minuto.
Poi mettiamoci a letto pensando che è per far riposare il corpo.
Pensiamo solo a respirare e dormiremo bene.
Per dormire bene e per risvegliarci bene, passiamo il volto, i polsi e le spalle con acqua fredda, e riavviamoci con cura. Al risveglio. stiriamoci bene in tutti i sensi, come ci suggerisce l’istinto. E’ un mezzo naturale per eliminare i depositi che si sono accumulati durante la notte in tutti gli angoli del corpo. Laviamoci, frizioniamoci con un asciugamano ruvido, ci vestiamo e facciamo un Esercizio di Respirazione.
Come controlliamo la respirazione, così è bene che concentriamo la
mente a controllare anche il portamento e l’andatura: ce ne abitueremo presto.
Il corpo, liberato da pesi inutili, può convogliare tutte le sue forze a
ristrutturare i tessuti, anziché essere sempre costretto a lavorare per
espellere i rifiuti del metabolismo. Adottando un’andatura controllata,
otteniamo molto più di quanto possiamo supporre. Per avere un portamento
corretto, occorre rilassare i muscoli, tenendoli sotto il controllo della volontà.
Camminando sulla pianta dei piedi, senza calcare sui talloni, diventiamo
più attenti a quello che succede, respiriamo più regolarmente e diventiamo
capaci di lunghissime passeggiate, senza affaticarci.
Un’andatura corretta favorisce un atteggiamento mentale più elevato, e
questo migliora la circolazione del sangue e la produzione di fluido elettrico,
dando maggior vigore alle funzioni organiche.
Se saliamo una scala, ci accorgiamo che inspiriamo lentamente e,
trattenendo il respiro, quasi scivoliamo come quando scendiamo, purché poggiamo
su tutta la pianta dei piedi dando al corpo l’oscillazione giusta. Infondiamo
dunque elasticità al corpo con un’attenta respirazione e rilassando i
muscoli; la colonna vertebrale deve essere sempre diritta.
Non vinceremo mai la debolezza della carne negandola, né coltivando il
pensiero che la mente può tutto. Occorre “dare una partenza” al fisico,
allora la mente riuscirà a dimostrare il suo potere e a controllare l’attività
degli organi.
Per quanti dubbi, malesseri o difficoltà abbiamo, non ce ne
preoccupiamo. Non ci suggestioniamo immaginando pericoli inesistenti. Non
confidiamo agli altri il nostro malessere. Non ricerchiamo la loro simpatia,
poiché la simpatia aumenta il male. Dobbiamo risvegliare in noi il senso
dell’intuizione.
Se abbiamo un raffreddore, respiriamo rapidamente per un minuto, poi
respiriamo lentamente e profondamente per due minuti, chiudendo fortemente i
pugni durante l’inspirazione, e rilassandoli durante l’espirazione. Poi,
facciamo qualche altra respirazione senza chiudere i pugni.
Se abbiamo anche la tosse, dopo aver fatto l’esercizio appena indicato,
camminiamo in lungo e in largo per la nostra camera, facendo il Secondo
Esercizio Ritmico con un’aggiunta: inspiriamo
profondamente, tratteniamo il respiro chiudendo i pugni molto forte, alziamoli
all’altezza degli occhi, quindi stendiamo le braccia in fuori espirando forte
con la bocca, tenendo le labbra appena socchiuse. Esaliamo tutta l’aria che
possiamo; rilassiamo i pugni e riportiamo le braccia in basso.
Dopo tre o cinque minuti di questo esercizio, le correnti nervose si
modificano, i pori si aprono e la pelle diventa attiva.
Se durante la giornata la tosse riprende, ripetiamo lo stesso esercizio e
tutto andrà bene.
Se abbiamo un punto doloroso al fianco, beviamo un bicchiere d’acqua
molto calda e facciamo lo stesso esercizio. La natura è buona e ci farà
conoscere intuitivamente quando abbiamo fatto quello che occorreva.
Abbiamo bisogno di intensificare la vibrazione, e il Respiro fa proprio
questo. Dobbiamo entrare in armonia
con la Natura, obbedirle e darle i mezzi perché possa operare da sola, e allora
non sbaglieremo più. Sapremo servirci del potere della mente e dei mezzi
necessari per regolarizzare le funzioni organiche.
Allora non avremo più bisogno di stimolanti fisici o mentali, perché
siamo in grado di ristabilire l’armonia tra le due grandi forze della natura,
il cui equilibrio era stato distrutto per mancanza di comprensione delle leggi
naturali.
Se abbiamo catarro allo stomaco e le mucosità salgono alla gola,
possiamo aiutare la natura a fare un passo in più frizionando il petto con il
succo di una cipolla cruda, poi con un po’ d’olio. Teniamoci poi al caldo
con una flanella di lana. Ripetiamo più volte e vedremo che il disturbo
scomparirà presto.
Non pensiamo mai di essere troppo deboli per cominciare questo lavoro.
Eleviamoci al di sopra di un tale sentimento e chiediamo a qualcuno, di cui
abbiamo fiducia, di fare gli esercizi con noi, o di aiutarci a farli
regolarmente, fino a che saremo riusciti ad allontanare il male.
Possiamo troncare un mal di testa o una nevralgia in un minuto circa, e una febbre in tre minuti. Se avete mal di testa, fate una profonda respirazione una volta e, dopo la seconda inspirazione, bevete un sorso d’acqua. Espirate solo dopo aver inghiottito l’acqua. Bevete tre sorsi d’acqua in questo modo. Se il mal di testa continua, bevete ancora un sorso. Quattro sorsi eliminano sempre il più grave attacco. La febbre viene arrestata e, se continuate a respirare profondamente, sentirete istintivamente che il disturbo è passato. Se ritorna ripetete l’esercizio.
Troveremo in ogni esercizio qualcosa che opera in noi veri miracoli,
senza richiedere sforzi particolari. Una
pratica scientifica, un po’ di buon senso e di obbedienza alla legge di
concentrazione mentale, e il risultato è ottenuto.
Anziché perdere tempo a tormentarci lo spirito per il passato o per il
futuro, impariamo a vivere. Dopo
tutto, il passato non lo possiamo più cambiare e il futuro non lo conosciamo.
Allora perché perdere energia inutilmente? Impariamo a vivere il presente e
saremo più consapevoli ed eviteremo molte cose sgradevoli.
Dobbiamo capire che la facoltà di imparare e applicare dipende dalla capacità del cervello e dall’attività della mente. Quindi abbiamo bisogno di aver più memoria.
Se abbiamo praticato regolarmente gli esercizi, ci accorgiamo che siamo
diventati più risoluti, che le nostre idee sono meno dispersive, che ci
concentriamo con maggior rapidità e capiamo le cose con maggior facilità.
Abbiamo una maggior capacità di amare e riusciamo ad esprimere meglio il
nostro amore. Abbiamo maggior capacità di fare del bene a noi e agli altri.
Il corpo diventa più forte, più resistente e più leggero. I centri
nervosi del sistema simpatico, che erano stati anestetizzati alla nascita, si
rigenerano. Allora ci rendiamo conto che un albero buono non dà frutti cattivi.
Non esistono malattie ereditarie; se abbiamo osservato i fenomeni della
natura, già lo sappiamo. Solo le stesse tendenze producono i medesimi effetti.
Ma la malattia, in sé stessa, non si eredita. E, d’altra parte, non ci sono
malattie. La malattia è un’unità, che si manifesta in forme diverse.
La malattia non è ereditaria, ma se mangiamo patatine fritte con lo
strutto di maiale, uova al prosciutto e arrosto di maiale con fagiolini, con un
sandwich al prosciutto per dessert, diventiamo reumatici come nostra madre e
gottosi come nostro padre.
La respirazione aiuterà il corpo a sbarazzarsi di tutte le impurità non
appena la mente comincia ad armonizzare con la natura e noi osserviamo la sua
legge.
Non dobbiamo pensare che per disfarsi della malattia sia sufficiente il
negarla. Dobbiamo essere onesti con noi stessi e ammetterla, mentre cerchiamo
contemporaneamente di eliminarne tutte le cause.
Lo Spirito dell’Altissimo ci conduce a ogni verità. Non lasciamoci
ingannare e non tentiamo di ingannare gli altri. E’
maturo il tempo per la conoscenza della verità, ed essa si rivelerà nella sua
purezza e semplicità a ogni uomo.
Prima di parlare dell’efficacia di una scienza qualunque, bisogna
conoscerla bene a fondo, e poterne dimostrare i risultati.
Non abbiamo il diritto di insegnare una cosa di cui non possiamo rendere
testimonianza. Se dimostro la
mia fede, se “vivo la fede”, rendo testimonianza a me stesso, e allora, se
qualcuno mi interroga posso dirgli quello che so.
Non è necessario che abbandoniamo la nostra chiesa, la nostra società,
il nostro ambiente. Possiamo diventare completi lo stesso. Non rinneghiamo
niente, ma accettiamo semplicemente quello che è giusto, perché l’onestà
sta nel riconoscere le cose per quello che sono, e con essa viene la
salvezza. Se rinnego, inganno me stesso, e come posso poi attendere il perdono?
Ora arriviamo a un esercizio per il quale dobbiamo piegare le ginocchia.
C’è nella vita di ogni uomo, un momento in cui egli deve piegare le
ginocchia, sia egli giudeo, pagano, cristiano, musulmano o ateo.
Lo scopo principale di questo esercizio è quello di distribuire i
circuiti magnetici per risvegliare l’attività del midollo spinale e allargare
così il regno del pensiero.
Ciò permette di imparare a ragionare più logicamente e a percepire, col
senso del sentimento, il meccanismo fisico interno del nostro essere; esso ci
conduce, grazie all’attività delle cellule cerebrali, a realizzare un grado
di coscienza perfetta e alla consapevolezza che noi siamo uno con Dio e colla
Natura.
Inginocchiamoci
dietro una sedia, piegando entrambe le ginocchia contemporaneamente.
Non lasciamoci cadere pesantemente; facciamolo con grazia, come abbiamo
imparato negli esercizi precedenti.
Poniamoci
ad una distanza di 90 centimetri circa dalla sedia, in modo da impugnare
le spranghe dello schienale, una per mano. Le mani e il corpo
perfettamente rilassati, la colonna vertebrale è dritta, ferma, e lo
sguardo è abbassato verso la punta del naso.
Dopo aver fatto l’Esercizio Preliminare di Rilassamento, inspiriamo pienamente e profondamente serrando fortemente nelle mani le spranghe della sedia. Inspiriamo a lungo quanto possiamo, ma senza nessuno sforzo o tensione, senza che nel corpo ci sia la pur minima sensazione sgradevole. |
Tratteniamo il respiro per tutto il tempo che possiamo farlo senza
sforzo, sempre stringendo bene le spranghe.
Espiriamo gradualmente, rilassando le mani. Se non abbiamo una sedia,
portiamo le braccia in avanti, senza tenderle completamente, e chiudiamo i
pugni, come nel Secondo Esercizio Ritmico.
Facciamo questo esercizio per tre minuti e non più di tre volte al
giorno. Possiamo farlo la sera prima di coricarci.
Non preoccupiamoci se percepiamo una sensazione che nasce all’ombelico
e si distribuisce lungo la colonna vertebrale, fino all’epifisi, e in basso
fino all’estremità del corpo. Questo
calore particolare è causato dalla generazione di forza elettrica nel sistema
nervoso, e la freschezza che si sente tutt’intorno al proprio corpo è dovuta
agli effluvi magnetici che emanano dal più profondo dell’anima.
Questo esercizio porta tranquillità e calma alla mente e rivela regni di
indicibili gioie. Ma quello che fa per noi, dobbiamo scoprirlo noi stessi.
Non dovremmo praticarlo più di quanto è indicato, perché è molto
forte. Non dobbiamo pensare che, se lo pratichiamo di più, è meglio.
Questo Esercizio Ritmico è molto efficace. Non appena ci capita di
avvertire che la sedia si sposta davanti a noi e che le ginocchia tendono a
sfuggire al suolo, o se sentiamo delle cariche elettriche al dorso, rilasciamo
le mani e, per tutta la giornata, sospendiamo l’esercizio.
Ogni esagerazione nuoce allo sviluppo equilibrato di tutte le funzioni cerebrali. Le virtù curative di questo esercizio, più che spiegate devono essere sperimentate.
Ci sentiremo diventare gradualmente più coscienti e diventeremo ogni
giorno più saggi. Certe cose che non potevamo comprendere prima, ci sembreranno
molto semplici. Infatti non c’è nulla che non possiamo intuire o capire e
allora ci renderemo conto che la luce, che credevamo venire dal sole, è la luce
del nostro pianeta. Capiremo che, per uno stato imperfetto dei sensi, ci siamo
sbagliati riguardo le opere divine, che il sole non è un globo di fuoco e che
non emana più luce di quanta ne occorra alla conservazione del suo sistema
planetario. Capiremo che il nostro pianeta si rischiara da sé e che “Io
sono la Luce del Mondo”.
Mentre siamo nella posizione descritta per l’esercizio, senza alcun
pensiero estraneo nella mente, seguiamo mentalmente il flusso e riflusso del
Respiro, dalle narici, alla trachea, ai polmoni.
Dimentichiamo anche il Respiro e ogni espressione del linguaggio. Per la
prima volta proveremo un potente fascino interiore che ci avvincerà e ripetendo
l’esercizio, sentiremo come un avvampare, ma così calmante e rinfrescante,
che ci sembrerà come l’aprirsi di un mondo fiabesco. E in seguito questo
stesso esercizio ci rivelerà una luce meravigliosa, la luce dell’anima.
Essa illuminerà la nostra mente, ci riscalderà il cuore, rapirà in
estasi, per così dire, il nostro essere fisico.
Allora ritiriamo tutti i nostri pensieri dalla periferia verso il nostro
interiore e sentiremo una gradevole brezza sfiorarci come uno zeffiro e spandere
un dolce sentore, pari al profumo delle rose. Conosceremo un grado di grandezza
che nessun linguaggio può esprimere. Avanzeremo sempre in questo piano
illimitato di progresso senza fine.
Lo scopo di questo esercizio è quello di risvegliare i centri nervosi paralizzati e di distribuire le forze accumulate in essi per rivitalizzare le cellule del cervello.
Sappiamo che il sistema nervoso è il fattore di maggiore importanza nella nostra esistenza fisica perché è l’organo di trasmissione dell’elettricità, e questa forza elettrica è la vita della forma manifestata. Come il magnetismo è la sostanza nella quale il corpo, l’anima e lo spirito si muovono e hanno l’esistenza, così l’elettricità è per il corpo stesso la sostanza che veicola la sua continua costruzione, e senza la quale la mente non può esercitare la sua attività attraverso il pensiero.
Il pensiero poi agisce sulle cellule cerebrali, e attraverso il midollo
spinale si manifesta ai sensi tramite il sistema nervoso, in virtù di questo
agente generatore che è l’elettricità.
La sostanza elettrica umana è quindi un fattore da non sottovalutare nel
nostro studio, altrettanto quanto la comprensione del modo di procedere del
meccanismo corporeo.
Nell’uomo comune, il sistema nervoso non è in piena attività, così
le cellule cerebrali non possono svelare le grandi e meravigliose idee che vi
sono contenute. Le cellule cerebrali, in un certo senso, sonnecchiano perché il
sistema nervoso non manda al cervello il suo fluido vivificante.
Esso non è sufficientemente attivo perché la maggior parte dei gangli,
o centri nervosi, sono in uno stato di paralisi. Così il cervello è
parzialmente paralizzato. Spesso ci sembra di avere qualcosa da dire, ma diciamo
di non esserne capaci. Vorremmo intraprendere una studio, ma dobbiamo
abbandonarlo perché non ci entra in testa. Vorremmo studiare scienze, ma il
cervello ci si ingarbuglia: Vorremmo imparare le lingue, ma non riusciamo a
capirle. Vi sono cose che vorremmo sapere, ma più cerchiamo, più scopriamo che
coloro che avevamo creduto molto sapienti, non ne sanno più di noi, e che tutto
il loro sapere è frammentario e unilaterale. Quando vogliamo andare oltre, non
troviamo più nessuno che sia in grado di illuminarci e, d’altra parte, da
soli non riusciamo ad avanzare. E questo è il punto in cui ci troviamo.
Ogni cellula racchiude nel suo intimo il grande segreto di tutte le
numerose forme di esistenza nell’universo e se tutte le cellule cerebrali
fossero sviluppate, vedremmo questa vita, e ogni vita, come un libro aperto
davanti agli occhi. Ma il cervello,
come è attualmente, non è capace di fare questo lavoro.
Nel selvaggio è addormentato perché non è ancora giunto il tempo della
sua evoluzione e nell’uomo civile per l’inattività dei gangli nervosi.
Pensiamo alla facilità che avremo quando questi centri nervosi si saranno risvegliati, pensiamo alle enormi realizzazioni, pensiamo alle straordinarie possibilità ! Quello che facciamo ora è bene, ma possiamo fare meglio. Potremmo, ad esempio, utilizzare il nostro buon senso per elevare l’umanità.
Quando nasce un bambino, dovremmo essere molto cauti. Per ignoranza
facciamo degli errori molto gravi. Separiamo il figlio dalla madre tagliando il
cordone ombelicale in un modo veramente barbaro; lo shock ricevuto dal fisico
delicato del bambino è semplicemente irrimediabile. Il suo intero sistema
nervoso rimane ferito e solo molto tempo dopo alcuni centri rivivono e ritrovano
la loro attività, mentre gli altri restano paralizzati. Vi
sono dei centri che rimangono attivi anche dopo lo shock. Se alcune cellule
nervose che corrispondono a determinate funzioni cerebrali, e se taluni centri
necessari alle operazioni mentali e all’uso degli organi sensori, non
ravvivano la loro attività, se lo shock colpisce la zona frontale della testa,
il bambino diventerà idiota. In
questo caso, le funzioni della parte posteriore della testa ricevono sufficiente
energia per sviluppare cellule cerebrali di natura immaginativa, le cui tendenze
fluttuanti crescono a causa dell’inattività delle cellule intellettuali.
Così il bambino che non era nato idiota, lo diventerà.
Diventerà sempre più idiota, a meno che la sua testa non possa essere
modellata, per quanto lo permettono le circostanze. Ma se non riesce a riaversi
dallo shock ricevuto, resterà idiota per tutta la vita. Coloro che, tra noi,
hanno avuto la fortuna di conservare l’attività dei centri che operano sulle
cellule cerebrali del gruppo intellettuale, e che così hanno il controllo, fino
a un certo grado, degli impulsi fluttuanti degli altri gruppi, danno prova di
intelligenza in proporzione al grado di sviluppo della loro capacità cerebrale.
Tuttavia abbiamo tutti un certo grado di idiozia, solo che questa è di
una portata inferiore a quella degli altri. E mentre noi troviamo strani loro
essi, dal loro punto di vista, trovano strani noi. Tuttavia possiamo aiutarli a
realizzare la loro condizione se curiamo in modo particolare a stabilire un
respiro più profondo, se li aiutiamo a osservare una dieta appropriata, e a
compiere un lavoro utile. Così diventano gradualmente più lucidi.
E’ nostro dovere aiutare questi “sfortunati”. Ne abbiamo visti
molti diventare utili a sé stessi e agli altri. Che cosa abbiamo fatto per
loro? Anzitutto li abbiamo fatti
respirare. Li abbiamo aiutati ad aumentare la loro capacità respiratoria per
risvegliare l’attività dei centri nervosi e accumulare così una maggior
carica elettrica, capace di mettere in vibrazione certi centri paralizzati.
Aggiungendo poi la dieta e gli esercizi, siamo riusciti a rendere utili a sé
stessi e agli altri, uomini che non potevano né parlare, né camminare, né
fare cosa alcuna.
Nel nostro corpo esistono 72.000 centri nervosi, ma non riusciremmo a trovarli nell’anatomia dei morti. La scienza non conosce tutto quello che c’è nel corpo dell’uomo; essa dice solo quello che affermano certe autorità. Vi sono 72.000 centri nervosi destinati alla sola trasmissione dell’elettricità. Quanti di questi centri sono in attività? Solo quanti ne può scorgere alla superficie un microscopista. Logicamente non possiamo vedere quelli che sono inattivi. La scienza, in genere, ne conta 250, il ché è già un bel numero. Infatti quali idee meravigliose, che grandi progressi, che azioni splendide abbiamo compiuto grazie all’effetto di questi soli 250 centri nervosi sulle cellule cerebrali! Ma che ne sarebbe se tutti i 72.000 fossero attivi ? Nel momento in cui comincerebbero ad agire, avremmo l’impressione che la testa scoppi.
Con l’esercizio della respirazione si risvegliano a poco a poco i
centri cerebrali inattivi o paralizzati, e il cervello si sviluppa regolarmente
nelle tre dimensioni, prendendo una forma equilibrata.
Così qualunque sia il temperamento dell’individuo, i tre gruppi delle
attività: materiale, spirituale e intellettuale, si eguagliano e cominciano a
funzionare armoniosamente.
Il cervello si arrotonda così bene che, anche in età avanzata, il
cranio si modifica e si modella sulla forma del cervello; così possiamo
desumere l’effetto degli esercizi di respirazione dalla graduale formazione
del cranio.
Col primo respiro cosciente, cominciamo ad accumulare la forza elettrica
che vincerà gradualmente lo stato di paralisi dei nervi, e già cominciamo a
sentirne i primi benefici. La
memoria diventa migliore, diventiamo più belli, le nostre sensazioni
migliorano, la conoscenza migliora.
L’attività cerebrale dipende dal potere del Respiro, che non deve essere confuso coll’espansione muscolare del torace. Il potere del Respiro è in relazione con l’attività polmonare, non con il volume del petto.
Lo shock ricevuto alla nascita ci segue per tutta la vita e ci opprime
con fardelli che non meritiamo e che dobbiamo all’ignoranza di coloro che ci
hanno fatto una così terribile accoglienza in questo mondo. Se non fosse solo
ignoranza da parte loro, senza desiderio di nuocere, poteva andar anche peggio,
ma dato che le nostre vibrazioni non hanno ricevuto suggestioni maligne, ci
siamo parzialmente rimessi, grazie alla nostra natura positiva. Tuttavia una
parte dell’attività, che dovrebbe essere svolta dai centri paralizzati, deve
essere compiuta da quelli rimasti attivi, in modo che l’equilibrio, poco a
poco, si ristabilisca. Se perdiamo l’uso della vista, l’udito e il tatto si
affinano per sopperire a questa deficienza. Se perdiamo l’udito, la vista
diventerà più acuta, al punto che capiremo quello che dice la gente vedendola
parlare.
Così accade per la produzione di elettricità nei centri del sistema
nervoso. Tuttavia non è bene andare in giro con delle funzioni fisiche morte
nel corpo. E dal momento che esiste
una via d’uscita, non vogliamo rimanere storpi. Sappiamo bene quanto sia
maldestra una persona paralizzata, e sappiamo anche che non è più lucida
quanto prima; e uno che abbia perduto un organo o un membro non è più
esattamente la stessa persona. Le funzioni cerebrali ne soffrono.
C’è intelligenza in ogni più piccola parte del corpo, e una parte
perduta significa una perdita di intelligenza di grado equivalente.
L’esercizio al quale giungiamo ora ci aiuterà enormemente a
risvegliare i centri nervosi paralizzati e a distribuire le forze accumulate in
essi, dunque a vitalizzare le cellule del cervello, in modo che trasmettano le
loro intelligenze alle funzioni sensorie.
Non spaventiamoci se avvertiamo formicolii, flussi di calore o se forti
correnti attraversano il corpo e mandano le loro energie calmanti fino alla
sommità della testa, il che procura una gradevole vibrazione alla ghiandola
pineale.
Tutto ciò è conseguenza del Settimo Esercizio Ritmico.
Prima di descrivere un esercizio così importante, è bene dare alcune
spiegazioni.
Il midollo spinale è la sede dell’anima ed è molto importante. In esso è la funzione vitalizzante, trasmittente energia vitale al cervello. Il suo compito è molteplice. E’ stato dimostrato che nell’uomo medio, incline a tenersi curvo e che non ha la forza di controllare le sue vertebre, il midollo spinale diventa inattivo e le sue idee prendono una espressione nebulosa, mentre con un atteggiamento fermo e diritto, con una respirazione profonda e con gli esercizi di armonia, è possibile vincere questo difetto.
Kundalini è il sistema
dei nervi simpatici che, nella forma “aperta”, cioè attiva, invia al
cervello le forze richieste per la generazione perfetta delle idee e dei
pensieri.
Un’idea, per essere edificante e realizzabile, deve contenere tutti gli
elementi dell’attività. Quando si usa il termine “Kundalini” si vuole
inviare all’intelligenza l’idea che, con l’azione interna del sistema
nervoso simpatico, si risvegliano alla vibrazione i gangli che fino ad ora erano
rimasti inattivi, e che generano così fluido elettrico che corrisponde
all’azione del midollo spinale. Si stabilisce quindi uno stato di vibrazioni
armoniose tra le funzioni organiche, il ché facilita il controllo sulla
concentrazione da parte della mente, e risveglia la nostra Individualità alla
coscienza della vita e delle sue attività.
La vita materiale dipende dalla circolazione, e questa dipende dal
Respiro diretto coscientemente. La vita cosciente richiede un’armoniosa
reciprocità tra l’attività del midollo spinale e quella del sistema
gangliare.
Quando il Respiro mette in azione la dinamo della forma umana, lo Spirito
delle cose scende sulle attività fisiche e trasferisce la sua presenza al
midollo spinale; questo, una volta messo in attività, prende coscienza della
presenza della vita, e riconosce l’esistenza dell’oggettivo verso cui si
dirige l’espressione delle idee mentali. In tal modo la coscienza individuale
dell’essere si amplia, in proporzione della forza del Respiro. “E Dio soffiò
nelle narici il Respiro di vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”.
Il Respiro di vita è una condizione conseguente alla presenza della
forma e della formazione ed è l’apice dell’attività in una data direzione,
avente uno scopo designato e assegnato dalla condizione inconscia della
collettività. Questo scopo è riconosciuto dalla realizzazione cosciente
dell’individualità, la quale risveglia l’essere con e attraverso il modo di
espressione dei sensi nella realtà oggettiva. Come il Respiro di vita, o
Spirito, afferma se stesso in virtù della sua corrispondenza organica, la
Coscienza della vita si forma grazie a una ulteriore operazione, che suscita un
nuovo stato di cose, ossia l’uomo diventa un’anima vivente.
Lo Spirito dell’uomo si rende manifesto col respiro, la cui sede sono i
polmoni e, in virtù dell’attività del midollo spinale, l’anima vitale si
fa conoscere ai sensi in proporzione del grado di concentrazione della mente, la
cui sede è la funzione della memoria.
Più respiriamo intelligentemente e
ritmicamente, più è attivo lo spirito oggettivo e più è profonda la
purificazione, ossia il controllo sui fluidi generatori della vita e sul loro
assorbimento.
Così maggiore è la coscienza
dell’essere e la conoscenza dell’individualità, più presto si aprono le
porte del Pensiero, che “spezza gli anelli delle catene dei prigionieri”,
ammasso di futilità e vecchie superstizioni.
E ora che la coscienza della vita comincia a far parte della
realizzazione nel campo dell’azione, riconosciamo la nostra vera posizione e
regoliamo ogni cosa per il nostro bene individuale.
Per acquisire conoscenza e comprensione, è necessario che diventiamo
osservatori e impariamo per esperienza a mettere in ordine tutto ciò che sembra
conservare l’idea del disordine per mancanza di controllo da parte nostra.
Dobbiamo imparare a tenere gli occhi e le orecchie bene aperti, dobbiamo
essere pronti a vedere e a intendere, ma abbastanza saggi per ben pensare ogni
cosa nel nostro spirito, per distruggere tutto ciò che nel regno del pensiero
ci è inutile nel tempo presente, e per vivere coscienti di ciò che è
controllabile da un’attenzione tesa all’edificazione del nostro essere.
In tutto l’Universo non esistono due sole cose identiche, non vi sono due soli esseri identici. Perciò la soluzione dell’enigma della vita è particolare ad ogni individuo, in base alla sua posizione e al tempo della manifestazione. Vivendo in un mondo di visione, in un mondo di cosciente sensibilità, dobbiamo riconoscere come una realtà il nostro tirocinio della vita. Non possiamo sottovalutarne le operazioni ma, al contrario, riconoscerne i valori e le possibilità di raggiungere le realtà superiori attraverso una progressiva, cosciente ascensione da un tirocinio all’altro.
Man mano che ogni energia di questa collettività, che è il nostro corpo, prende coscienza della sua intelligenza individuale, e la mette in vibrazione, in vista di operazioni concertate dalla mente collettiva, si realizza l’armonia, si stabilisce la pace. L’Amore, virtù dell’anima, si eleva verso il suo regno, e tutto è bene, non solo nella sua sfera di esistenza magnetica, ma anche nel campo elettrico della manifestazione, attraverso il quale afferma le sue operazioni in tutti i cicli della vita.
Solo l’attività ci assicura la vita. Solo l’attività dà
soddisfazione al nostro essere cosciente. L’inattività,
anche se lieve, lede la costituzione collettiva dell’uomo, e provoca
preoccupazioni, malattia e smarrimenti.
Occorre che il sistema nervoso, le cui operazioni condizionano la felicità
organica e fisica, resti attivo per generare fluidi elettrici che provocano il
movimento dei muscoli e completano le forze vitali ed energetiche, necessarie
all’espressione organica e alla comprensione dei sensi.
Dobbiamo ricorrere a mezzi in armonia con le leggi della natura, non per
farne uso quotidiano, ma per assicurarci migliori risultati nella ricerca della
conoscenza e della comprensione. Così noi pratichiamo un esercizio il cui scopo
è di risvegliare e di ampliare l’attività del sistema nervoso, grazie al
respiro individuale, il nostro principale agente in tutto questo insegnamento.
Fino ad ora abbiamo imparato sei esercizi ritmici, che pratichiamo
religiosamente, ognuno almeno una volta al giorno; oppure secondo l’attitudine
respiratoria e il temperamento, pratichiamo ora l’uno, ora l’altro, ora lo
stesso, due o tre volte al giorno.
Quanto a questo nuovo esercizio, consigliamo di praticarlo al massimo una
volta al giorno, perché i suoi effetti sono tali che occorre lasciare al
sistema nervoso il tempo di rimettersi e di distribuire i fluidi generatori,
precisamente come gli organi della digestione richiedono un certo tempo fra due
pasti per compiere il lavoro della digestione, della separazione e
dell’assimilazione. Dobbiamo tenere sempre presente che non è la quantità del
lavoro che conta, ma l’attenzione che gli prestiamo. Così il poco che
facciamo, eseguito con buona volontà e concentrazione, farà più bene di tutti
i lavori eseguiti con sforzo e fatica, ma senza cura né attenzione.
Non dobbiamo mai sforzarci di fare qualcosa. Tutte le volte che ci
troviamo in presenza di qualche cosa da fare, per la quale ci manca forza e
abilità, è meglio che ci riposiamo un momento, facendo qualche buona
respirazione, profonda e ben diretta, stirando il corpo in tutti i sensi. Il
fisico raggiunge così uno stato di tranquillità e di ispirazione, in cui la
comprensione si apre, e lo spirito scopre i mezzi più efficaci per il nostro
progresso.
Passati tre minuti nella contemplazione del nostro Sé superiore, saremo
in grado di agire meglio, senza caricarci di pesi che possano solo trascinarci
negli abissi dell’inutilità. Il
buon senso e la ragione saranno le guide dello stato fisico, mentre il Pensiero
sempre attivo continuerà a dirigerci con la presenza dello Spirito, che condurrà
i nostri affari nel senso più positivo.
Al mattino quando ci svegliamo, troviamo molto gradevole stirare il corpo
per qualche secondo, passarlo con una spugna imbevuta d’acqua, tiepida o
fredda, poi frizionarlo vigorosamente con le mani, respirando bene per tutto
questo tempo. Poi ci laviamo, ci
vestiamo e ci prepariamo per questo esercizio, a meno che non preferiamo farne
un altro, però dobbiamo sapere che non possiamo fare più esercizi di seguito,
e che dobbiamo ripartirli nel miglior modo nel corso della giornata.
Tuttavia possiamo eseguire due esercizi particolarmente adatti al nostro temperamento, l’uno dopo l’altro.
Prendiamo una vaschetta o un catino abbastanza largo per poterci adagiare
entrambe le mani aperte, l’una di fianco all’altra.
Versiamo una quantità d’acqua fredda sufficiente a coprire l’osso
del polso fino a metà. L’acqua deve arrivare alla metà, senza ricoprirlo
completamente. Al centro, tra le due mani, che non devono toccarsi, mettiamo una
monetina di rame. Adagiamo le mani sul fondo del catino, tenendo il corpo
diritto, ma se dobbiamo inclinarlo, facciamo attenzione a che la colonna
vertebrale non si curvi, ma rimanga ben diritta, mentre c’è una sola
flessione delle anche.
Ora inspiriamo colle narici, come al solito per sette secondi, un respiro
pieno e profondo, tratteniamo il respiro tre secondi, poi appuntiamo le labbra,
mentre la lingua prende la posizione di quando fischiamo. Possiamo anche
fischiare, se lo vogliamo. Espiriamo per quanto possiamo, fischiando il più a
lungo possibile, ma senza forzare, e vuotando i polmoni a fondo.
Ci fermiamo un istante, poi inspiriamo di nuovo colle narici per sette
secondi, e continuiamo così per tre minuti. Osserviamo le correnti ascendenti e
discendenti del respiro, tenendo sempre gli occhi fissi sulla monetina.
Facciamo questo tutte le mattine
prima di colazione. L’effetto
aumenterà di giorno in giorno. Avvertiremo un leggero calore al sistema nervoso e una
gradevole palpitazione alla sommità del capo, all’epifisi, mentre la mente
diventerà sempre più chiara e lucida.
Se lo desideriamo, prima di questo esercizio, possiamo aspirare nel naso un po’ d’acqua e rimandarla fuori, o farla scendere nella gola e sputarla. Quest’acqua potrà essere calda o fredda. Con un po’ di sale, o meglio, di sale, bicarbonato di sodio e borace, nelle proporzioni di 3,2,1, essa libera le vie nasali e le tonifica.
Dopo che ci siamo asciugati le mani, frizioniamo la palma della mano
sinistra, poi il dorso, colla mano destra, con movimenti circolari, poi colla
palma della mano sinistra frizioniamo quella destra, poi il dorso di
quest’ultima, con movimenti sempre verso di noi.
Facciamo questo fino a che le mani siano diventate morbide e vellutate.