DISCUSSIONE
E CONCLUSIONI
La causa primaria delle manifestazioni superficiali è stata relazionata
al lento raffreddamento del serbatoio magmatico che, in passato, alimentò
l’eruzione pre-etnea da cui si originò il vulcanetto di Paternò. In questo
contesto il fuso magmatico ha avuto una duplice funzione:
-
riscaldare le
acque della
falda confinata sovrastante comportandosi
come la fiamma di
un’enorme bollitore;
-
addizionare gas
ed acqua
juvenile alla stessa
falda;
questi
componenti magmatici hanno diminuito la densità delle acque freatiche (già
peraltro bassa per effetto del
riscaldamento), modificandone, nel contempo, le caratteristiche fisico-chimiche.
L’esistenza di una copertura impermeabile (argille
azzurre pleistoceniche) ha impedito che le acque in risalita potessero
raggiungere la superficie: si sono perciò attivati moti convettivi
all’interno dell’acquifero con celle calde ascendenti e celle fredde
discendenti. Questo processo può essere riassunto nella seguente maniera: il
liquido situato nella zona prossimale all’intrusione magmatica viene
riscaldato per conduzione e risale verso l’alto; contemporaneamente quello più
freddo e denso presente nella parte sommitale (tetto) dell’acquifero si sposta
per andarlo a sostituire. Quest’ultimo a sua volta si riscalda e sale
provocando l’afflusso di altra acqua fredda nella parte inferiore (letto)
dell’acquifero. L’acqua calda durante la risalita
si raffredda gradualmente e ritorna al fondo chiudendo così il circuito.
In questo modo il calore somministrato nella porzione inferiore della falda si
distribuisce in tutto lo spessore d’acquifero.
La serie impermeabile di copertura dell’acquifero esercita, in ogni
punto della falda, una pressione geostatica superiore a quella atmosferica di
una quantità pari al peso della colonna di rocce sovrastanti (con un incremento
di pressione di 2,5 bar ogni 10 m di profondità).
L’elevata pressione cui è soggetta l’acqua porta ad un innalzamento
della temperatura di ebollizione che ne impedisce il passaggio allo
stato di vapore. La presenza di discontinuità strutturali e stratigrafiche
(faglie, fratture, giunti) che in vari punti perforano il tetto dell’acquifero
confinato permettono la canalizzazione delle acque verso la superficie. La
risalita dei fluidi, in base alle considerazioni precedentemente fatte, è
quindi dovuta alla combinazione di tre fattori:
-
riscaldamento delle acque;
-
addizionamento delle fasi aeriformi di origine magmatica;
-
pressione idraulica dovuta allo spessore delle rocce di copertura.
Le elevate pressioni esercitate dai fluidi entro le
zone di drenaggio preferenziale portano al disfacimento dei terreni
attraversati, soprattutto di quelli con scadenti caratteristiche
fisico-meccaniche (argille azzurre pleistoceniche) che vengono trasportate in
sospensione e sedimentate in superficie. L’equilibrio del bilancio idrologico
fra perdite ed apporti d’acqua
viene garantito dalle acque piovane che, infiltrandosi nelle zone in cui
l’acquifero affiora (zona di alimentazione), ricaricano il sistema.
All’interno del circuito idrico ascendente lo spostamento della fase
fluida avviene lentamente: i percorsi molto lunghi associati alla solubilità
delle rocce attraversate (soprattutto gessi e sali) portano a soluzioni molto
concentrate da cui trae origine l’appellativo “Salinelle”. I mescolamenti
con circuiti superficiali caratterizzati da acque più fredde, sono invece il
motivo per cui la temperatura delle polle sorgive è piuttosto bassa. A questo
si aggiunge l’interazione delle acque con rocce a temperatura via via minore,
incontrate lungo il percorso verticale; l’esigua velocità di spostamento
favorisce un completo scambio di calore con l’ambiente circostante con il
quale le acque tendono a porsi in equilibrio termico. La diminuzione della
pressione esterna cui sono soggette i fluidi spostandosi verso la superficie è
invece il motivo per cui i gas tendono a dilatarsi sempre più, fino a liberarsi
in superficie; la separazione della fase aeriforme si manifesta con la presenza
di grosse bolle nel liquido che fuoriesce dai punti di emissione.
In conclusione si può ritenere che, nonostante la temperatura e le
caratteristiche fisico-chimiche delle acque ne rendano problematico lo
sfruttamento ai fini industriali e/o terapeutici, le fenomenologie geologiche
che caratterizzano quest’area indicano che essa presenta potenzialità di
notevole interesse in campo ambientale e scientifico che la rendono unica nel
panorama siciliano delle aree ad
alto pregio naturalistico.