In queste aree l’attività profonda si è
manifestata in superficie con l’emissione, attraverso fessure presenti nel
terreno, di acque miste a gas e fango; l’accumulo nelle zone prossimali ai
condotti di fuoriuscita dei materiali argillosi ha portato, nel tempo, allo
sviluppo di piccoli vulcanetti di forma tronco-conica.
Poiché i fenomeni superficiali che interessano i tre siti sono prodotti
dalla medesima sorgente, si è preferito concentrare l’attenzione sulle
Salinelle di Paternò che, per estensione (30.000 mq circa), numero di orifizi
(aperture) e frequenza ed intensità delle fasi parossistiche (sbuffi abbondanti
di acqua ad una certa altezza) sono di gran lunga le più importanti (Mancuso et
al., 1991). Ovviamente le conclusioni che verranno tratte sui meccanismi che
determinano il fenomeno in esame saranno valide anche per le altre due aree (S.
Biagio e Salinelle del Fiume) interessate dallo stesso fenomeno.
Le Salinelle di Paternò ricadono nella periferia settentrionale della cittadina di Paternò (CT) ubicata nel basso versante Sud-Occidentale dell’Etna, edificio vulcanico che sorge su un’area molto importante da un punto di vista geodinamico poiché zona di collisione fra la placca Euroasiatica a Nord e quella Africana a Sud. Il vulcanismo basico etneo, anomalo per le zone di collisione continentale, può essere spiegato con l’apertura di strutture distensive nella crosta (faglie dirette) per effetto delle deformazioni subite dai terreni sedimentari coinvolti nei processi orogenici. Lungo queste direttrici tettoniche si è avuta la risalita del magma dal mantello (localizzato nell’area etnea ad una profondità di circa 40 Km) che ha alimentato un’attività prevalentemente effusiva intervallata da episodi di tipo esplosivo. La prima attività del vulcano si è manifestata in ambiente submarino come testimoniato dalle lave a pillows presenti nella zona di Acicastello. Durante l’era quaternaria la zona pre-etnea (cioè l’areale su cui successivamente è andato ad impostarsi il vulcano) è stata soggetta a graduali sollevamenti dovuti alla collisione fra la placca Euroasiatica e Africana: le aree precedentemente caratterizzate da un vulcanismo sottomarino sono quindi emerse e si è passato ad una attività subaerea .
Il conetto di Paternò (anche definito collina storica), che si erge in posizione centrale rispetto alle tre Salinelle (Localizzazione geografica in 2D ed in 3D) rappresenta una delle prime manifestazioni vulcaniche della zona pre-etnea in ambiente subaereo. Durante questa fase, la risalita del magma è avvenuta lungo una struttura tettonica (faglia ad andamento NW-SE) che collegava il serbatoio magmatico alla superficie; il contrasto di densità con le rocce incassanti, reso più netto dalla presenza dei gas disciolti, è stato il fattore principale che ha determinato la separazione del magma dalla roccia solida circostante favorendone lo scorrimento verso l’alto. Nel momento in cui si è esaurita l’energia dei gas che trascinavano il magma verso il punto di emissione, esso si è stabilizzato all’interno del condotto, dove si è gradualmente consolidato determinandone la progressiva ostruzione. Il raffreddamento del magma in condizioni intrusive è avvenuto molto lentamente nel tempo; i gas separatisi dal fuso insieme alle acque di falda riscaldate dal magma sottostante, sono risaliti lungo le discontinuità tettoniche e stratigrafiche che interessano i terreni profondi, manifestando con emissioni fangose in superficie la latente attività endogena. Il meccanismo che sta alla base della risalita dei fluidi comunque, viene più dettagliatamente affrontato nelle pagine successive.