I fondamenti
della concezione sociale
XIV. Laicità della Sscienza,
della cultura,
dell’educazione
laiche
Riannodare il
legame tra sapere scientifico
e valori religiosi, spirituali e morali
XIV.1. Il
cristianesimo, avendo superato i preconcetti pagani, ha demitologizzato la
natura, contribuendo in tal modo allo sviluppo delle scienze naturali. Con il
tempo, le scienze, sia naturali sia
umanistiche, sono diventate una delle più importanti componenti della cultura.
AllaVerso
la fine del XX secolo la scienza e la tecnica hanno raggiunto
risultati tanto stupefacenti e una tale incidenza su tutti gli aspetti della
vita da diventare, di fatto, i fattori determinanti della vita civile. Nel
contempo, nonostante l'iniziale impatto del cristianesimo sulla formazione
dell'attività scientifica, lo sviluppo
della scienza e della tecnica sotto l'influsso di ideologie laiche ha prodotto
conseguenze che suscitano serie apprensioni. La crisi ecologica e altre
crisi, che hanno colpito il mondo contemporaneo, fanno crescere con
forza sempre maggiore deisuscitano dubbi sempre più seri riguardo al cammino
intrapreso. Attualmente il livello scientifico-tecnologico della civiltà è tale
che le azioni criminose di un gruppo ristretto di persone, in teoria, possono
nel giro di alcune ore provocare una catastrofe mondiale, nella quale
potrebbero perire irrimediabilmente tutte le forme di vita superiori.
Dal punto di vista cristiano, tali
conseguenze sono sorte in virtùderivano deal falso
principio che sta alla base dello sviluppo tecnico-scientifico-tecnico
contemporaneo. Tale principio stabilisce aprioristicamente che questo sviluppo
non deve essere limitato da alcuna esigenza etica, filosofica o religiosa. Con
questa «libertà», tuttavia, lo sviluppo tecnico-scientifico-tecnico
si trova completamente in baliapotere
delle passioni umane, prima di tutto della vanità, dell'orgoglio, della sete
del maggior comfort possibile, cosa che erode l'armonia spirituale della vita
con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Pertanto, per assicurare una vita umana normale oggi più che mai è
necessario riannodare il legame, che è andato smarrito, tra il sapere
scientifico e i valori religiosi, spirituali e morali.
La necessità di
questo legame è postulatao anche
dal fatto che un consistente numero di persone crede ancora nell'onnipotenza
della conoscenza scientifica. Deriva in parte da questa convinzione la posizione
di alcuni In parte questa idea è una conseguenza diretta del
pensiero sorto nel XVIII secolo, quando alcuni pensatori
ateisti del XVIII secolo, che contrapposero nettamente
drasticamente scienza e religione. Nel contempo però è comunemente
accettato il fatto che in tutti i tempi, compreso quello presente, molti
eminenti scienziati sono stati e sono persone religiose. Questo sarebbe stato
impossibile se ci fossero state contraddizioni fondamentali tra la religione e
la scienza. Il sapere scientifico e il sapere religioso hanno un carattere
completamente diverso. HEsse hanno
premesse diverse, finalità diverse, compiti e metodi diversi. Queste sfere
possono sfiorarsi, intersecarsi, ma non contrapporsi l'una all'altra. Da un
lato, infatti, le scienze naturali non contengono teorie ateistiche o
religiose, bensìma
sono
teorie più o meno vere. Dall'altro lato, la religione non si
occupa dei problemi inerenti alla struttura della materia.
M.V. Lomonosov
scrisse giustamente che la scienza e la religione «non possono entrare in
conflitto... a meno che qualcuno per vanità o per ingenuità non voglia
riversare su di esse la propria ostilità».. Questo
stesso pensiero ha espresso s.San
Filarete di
Mosca: «La fede in Cristo non è in conflitto con il vero sapere, perché essa
non è in unione con l'ignoranza».. È
opportuno rilevare anche la scorrettezza della contrapposizione tra la
religione e la concezione del mondo cosiddetta scientifica.
Per loro natura
solo la religione e la filosofia possono avere la funzione di esprimere una
concezione del mondo, funzione che nessuna singola scienza specifica o nessun
sapere scientifico concreto nel suo complesso può assumersi. Una riflessione
sui progressi scientifici e sulla loro inclusione in un sistema ideologico può
avere luogo in un contesto più ampio
possibile, - da
quello religioso a quello dichiaratamente ateistico.
Benché Anche
se la scienza possauò
essere una delle vie per conoscere Dio (Rm 1,19-20), lL'ortodossia la considera anche come uno strumento
naturale strumento per edificare la vita sulla
terra, uno strumento
che deve essere usato con grande prudenza. La Chiesa mette in guardia l'uomo
dalla tentazione di considerare la scienza come un ambito assolutamente
indipendente dai principi morali. I progressi odierni nei diversi campi,
comprese la fisica delle particelle elementari, la chimica e la microbiologia,
mostrano che esse sono di fatto una spada a doppio taglio, capace non solo di
recare un beneficio all'uomo, ma anche di togliergli la vita. I precetti
evangelici di vita offrono la possibilità di educare una persona in modo tale
che essa possa non abusare delle conoscenze e delle abilità ricevute. Questo è
il motivo per cui la Chiesa e la scienza laicasecolare
sono chiamate a collaborare per la salvaguardia della vita e del suo giusto
ordine. La loro interazione contribuiscerà ad instaurare lla
creazione di un sano clima di sana creativvitào
nella sfera spirituale e intellettuale ed, aiutando
in tal modo ad attuare le condizioni ottimali per lo sviluppo della ricerca
scientifica.
È opportuno dare
particolare rilievo alle scienze sociali,
in quanto per loro natura sono inevitabilmente connesse con i campi della
teologia, della storia ecclesiastica e del diritto canonico. Pur approvando
l'opera di studiosi laici in questo campo e riconoscendo l'importanza degli
studi umanistici, la Chiesa nello stesso tempo non considera completoa ed onnicomprensivoa la visione il
quadro razionale del mondo che, talvolta
derivaconfigurato
da questi studi. La concezione religiosa del mondo non può essere rigettata
come fonte di idee sulla verità e desulla
comprensione della storia, dell'etica e di molte altre scienze umanistiche che
hanno ragione e diritto ad essere presenti nel sistema educativo e scolastico
laico e nell'organizzazione della vita sociale. Solo la combinazione
dell'esperienza spirituale con il sapere scientifico può assicurare la pienezza
della conoscenza. Nessun sistema sociale
può essere definito armonico, se nel momento di esprimere giudizi di rilevanza
sociale esso risulta monopolizzato dallain esso esiste il
monopolio della visione secolarizzatalaica del
mondo quando vengono espressi giudizi socialmente
significativi. Purtroppo, rimane il pericolo di una scienza
ideologizzata, per illa
quale intere nazioni nel mondo hanno pagato un prezzo molto alto nel XX secolo.
Tale ideologizzazione è particolarmente
pericolosa nel campo degli studi sociali, che vengono posti a fondamento di
programmi di governo e di progetti politici. Pur opponendosi al tentativo di
sostituire l'ideologia alla scienza, la Chiesa appoggia il dialogo
particolarmente importante con gli studiosi -umanisti.
L'uomo come
immagine e somiglianza dell'iIneffabile
Creatore è libero nelle sue misteriose profondità. La Chiesa mette in guardia
dai tentativi di servirsi
delusare le conquiste della scienza e
della tecnica per estendere il proprio controllo sul mondo interiore della
persona, per creare una qualche tecnologia che renda possibile il plagio e la
manipolazione della coscienza o dell'inconscio dell'uomo.
La cultura
come compito
assegnato da Dio
XIV.2. Il termine latino cultura, che significa «coltivazione»,
«educazione», «istruzione», «sviluppo», deriva dalla parola cultus: («venerazione»,
«culto», «adorazione»). Questo indica le radici religiose della cultura. Dopo
aver creato l'uomo, Dio lo pose nel paradiso terrestre e gli ordinò di
coltivare e di custodire la suao creazione (Gen 2,15). La cultura
come preservazione e
cura del mondo circostante
e
come sua cura è un compito assegnato da Dio all'uomo. Dopo la sua cacciata
dal paradiso terrestre, quando gli uomini si trovarono ad affrontare lanella necessità
di lottare per la sopravvivenza, cominciarono a produrre strumenti per
lavorare, per costruire città, per svolgere l'attività agricola e per creare
opere artistiche. I padri e i dottori della Chiesa hanno sottolineato la
primordiale origine divina della cultura. Clemente Alessandrino, in
particolare, la percepì come frutto della creatività dell'uomo sotto la guida
del Logos: «La Scrittura con il nome generico di sapienza designa globalmente
tutte le scienze e le arti terrene, tutto quello che l'intelletto umano ha
potuto conseguire... perché ogni arte e ogni sapere viene da Dio»..
E s.San
Gregorio il Teologo scriveva: «Come in una magistrale armonia musicale ogni
corda produce un suono diverso, l'una - alto,
l'altra - basso, così anche in questo l'Aartista e Ccreatore-Logos,
pur avendo posto diversi inventori di diverse attività e arti, ma ha
messo ogni cosa a disposizione di tutti quelli che lo desiderano, allo scopo di
unirci con i vincoli di comunione e di amore per l'umanità e di rendere la
nostra vita più civileizzata»..
La Chiesa ha
assimilato molto dal
patrimonio d'arte e di cultura creato quello che è stato creato dall'umanità
nel
campo dell'arte e della culturae ha riplasmato, riforgiando
i frutti del lavoro creativo nel crogiolo dell'esperienza religiosa, cercando
di purificarli dagli elementi spiritualmente perniciosi per poi offrirli alle
persone. Essa santifica diversi aspetti della cultura e dà molto offre un valido
contributo aper il suo sviluppo. L'iconografo
ortodosso, il poeta, il filosofo, il musicista, l'architetto, l'attore e lo
scrittore ortodossi, tutti usano gli strumenti dell'arte per esprimere
l'esperienza di rinnovamento spirituale che essi hanno trovato in se stessi e
che desiderano donare agli altri. La
Chiesa rende possibile comprendere in modo nuovo l'uomo, il suo mondo interiore e,
il senso della sua esistenza. Di conseguenza, la creatività umana,
sacralizzandosi, ritorna alle sue primordiali originarie radici
religiose. La Chiesa aiuta la cultura ad oltrepassare i confini di un'attività
puramente terrena: offrendo una via per purificare il cuore e per unirsi con il
Creatore, essa la rende capace di collaborarezione con
Dio.
La cultura laica può essere
portatrice della buona novella. Questo è particolarmente importante
quando l'influenza del cristianesimo nella società si indebolisce o quando il potere
civile entra in aperto conflitto con la Chiesa. Così, negli anni dell'ateismo
di stato, la
letteratura russa classica, la poesia, la pittura e la musica divennero per
molti quasi le sole fonti della conoscenza religiosa. Le tradizioni culturali
contribuiscono a preservare e ad arricchire l'eredità spirituale in un mondo in
rapida trasformazione. Questo vale per i vari aspetti della creatività: la
letteratura, le arti figurative, la musica, l'architettura, il teatro, il
cinema. Per predicare Cristo tutti gli stili creativi sono adatti, se
l'intenzione dell'artista è autenticamente devota, e se
egli resta fedele al Signore.
Agli uomini di
cultura la Chiesa ha sempre rivolto questo appello: «Trasformatevi rinnovando
la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto» (Rm 12,2). Nello stesso tempo la Chiesa ammonisce:
«Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le
ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio» (1Gv 4,1). L'uomo non
ha sempre una sufficiente perspicacia spirituale per distinguere l'autentica
ispirazione divina dall'«ispirazione» estatica, dietro alla quale non di rado
stanno le forze
oscure che hanno un impatto distruttivo sull'uomo. Quest'ultima si verifica, in
particolare, quando le persone entrano in contatto con il mondo della magia e
della stregoneria
o, e anche quando assumono
stupefacenti. L'insegnamento della Chiesa aiuta una persona a trovare la vista
spirituale che le permette di distinguere il bene dal male, il divino dal
demoniaco.
L'incontro tra
la Chiesa e il mondo della cultura non significa affatto sempre la semplice
cooperazione e l'arricchimento reciproco: «Il vero Logos, quando venne, mostrò
che non ogni opinione né ogni insegnamento è buono, ma che alcuni sono buoni,
mentre altri sono cattivi» (s.San
Giustino Filosofo). Nel rRiconoscerendo
il diritto di ogni uomo a esprimere un giudizio morale sui fenomeni culturali,
la Chiesa riserva anche
a se stessa un
analogoquesto diritto solo
per se stessa., nel quale Inoltre,
essa ravvisa un suo direttovede in questo un proprio compito diretto. Pur senza insistere sul fatto che il criterio di
valutazione della Chiesa debba dovrebbe essere
l'unico accettato nella società secolare laica e
nello stato, la
Chiesa, tuttavia, è
tuttavia convinta
della verità ultima e della natura salvifica della via che
le è stataad essa rivelata nel VVangelo. Se un'opera creativa contribuisce alla trasformazione morale e
spirituale della persona, la Chiesa la benedice. Se invece la cultura si pone
in contrasto con Dio, se diventa antireligiosa o
anti-umana, e si trasforma in anti-cultura, la Chiesa le si
oppone. Tuttavia, una simile opposizione non è una lotta contro i portatori di questa
cultura, perché «la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di
sangue e di carne», ma è una battaglia spirituale, volta alla liberazione degli
uomini dall'impatto pernicioso esercitato sulle loro anime dalle forze oscure, dagli
«spiriti del male» (Ef 6,12).
La tensione
escatologica del cristiano non gli permette di identificare completamente la propria
sua vita
con il mondo della cultura, «perché non abbiamo quaggiù una città
stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13,14). Il cristiano può lavorare e
vivere in questo mondo, ma non deve lasciarsi completamente assorbire
dall'attività terrena. La Chiesa ricorda
alle persone di cultura che la loro vocazione è coltivare l'e animea delle persone,
compresea la propria quelle dei suoi fedeli,
cercando di ricostituire in essi l'immagine di Dio deformata
dal peccato.
Predicando la Vverità eterna di
Cristo alle persone, che vivono in situazioni
storiche in
evoluzioneche cambiano, la Chiesa fa
questocompie
la sua missione attraverso le forme culturali proprie del suo tempo,
della nazione e dei vari gruppi sociali in cui si trova ad operare. Quello che è
stato conosciuto e sperimentato da certi popoli e generazioni,
a volte deve essere reinterpretato di nuovo per
altri soggetti,
in modo che diventi a essi familiare e comprensibile. Nessuna cultura può
essere considerata l'unica accettabile per esprimere il messaggio spirituale
cristiano. Il linguaggio verbale e
figurativo della predicazione, i suoi metodi e i suoi strumenti mutano naturalmente nel
corso della storia
ed assumono caratteristiche diverse a seconda del ,
variano dipendentemente dal contesto nazionale e dia
altri fattori. Nello stesso tempo però gli umori mutevoli del mondo non costituiscono
un motivo per rigettare il prezioso patrimonio prezioso dei
secoli passati e, peggio ancora, per abbandonare all'oblio la Ttradizione della
Chiesa.
L’educazione
laica
XIV.3. La tradizione cristiana ha sempre rispettato l'educazione secolarelaica. Molti padri
della Chiesa studiarono in scuole e accademie laiche e ritennero le discipline
che vi si insegnavano indispensabili per un credente. S.an
Basilio Magno scrisse che «le scienze esterne non sono inutili» per un
cristiano, il quale deve trarre da esse tutto ciò che contribuisce al suo
perfezionamento morale e alla sua crescita intellettuale. Secondo il pensiero
di S.an
Gregorio il Teologo, «chiunque sia dotato diha un
intelletto riconosce l'istruzione (paideusin)
come un bene primario per noi. E non solo questa nostra nobile erudizione
che... ha per oggetto unicamente la salvezza e la bellezza di ciò che è
contemplato dalla mente, ma anche l'erudizione esterna, che molti cristiani per
ignoranza disprezzano come poco affidabile, pericolosa e sviante da Dio».
Dal punto di vista ortodosso è auspicabile
che l'intero sistema educativo sia costruito sui principi religiosi e fondato
sui valori cristiani. Nondimeno, la Chiesa, seguendo una tradizione
plurisecolare, rispetta la scuola laica ed è pronta a instaurare rapporti con
essa sulla base del riconoscimento della libertà umana. Nello stesso tempo la
Chiesa considera inammissibile imporre deliberatamente agli studenti idee
antireligiose e anticristiane ed affermare il monopolio della visione
materialistica del mondo (v. XIV.1). Non bisognerebbe si deve riprodurre
la situazione, tipica di molti paesi nel XX secolo, nella quale quando
le scuole statali erano divenutedivennero
strumenti di un'educazione ateistica militante. La Chiesa esorta a rimuovere le
conseguenze del controllo ateistico sul sistema dell'istruzione pubblica.
Purtroppo, sino ad oggi, in molti curricola programmi di
storia è ancora
sottovalutato il ruolo della religione nella formazione
dell'autocoscienza spirituale dei popoli è ancora sottovalutato.
La Chiesa richiama costantemente alla memoria l'apporto che il
cristianesimo ha offerto al deposito del tesoro culturale
nazionale e mondiale. I credenti
ortodossi prendono atto con rammarico dei tentativi di accettare in maniera
acritica standard criteri didattici, programmi e principi
educativi di organizzazioni note per il loro atteggiamento negativo verso il
cristianesimo in generale eo
l'ortodossia in particolare. Non può essere ignorato neppure il pericolo della
penetrazione nella scuola laica di influenze occulte e neo-pagane e,
di sette distruttive, sotto il cui impatto un bambino può smarrirsi
andare perduto e per se stesso, e per la famiglia e per la
società.
La Chiesa ritiene utile e necessario
attivare corsi opzionali di religione cristiana nelle scuole statali, su
richiesta dei bambini o dei loro genitori, come pure negli istituti di
istruzione superiore. Le autorità ecclesiastiche dovrebbero avviare con il
governo un dialogo tesvolto
a suggellare a livello legislativo e pratico l'esercizio delil diritto
internazionalmente riconosciuto delle famiglie credenti di impartire ai loro
figli un'istruzione e un'educazione religiosea. A
questo scopo la Chiesa ha anche creato istituti di istruzioneeducativi
di base ortodossi, per
i quali aspettando il sostegno degli
stessi da parte dello stato.
La scuola è un
mediatore, che trasmette alle nuove generazioni i valori morali maturatiaccumulatisi
nei secoli precedenti. La scuola e la Chiesa sono chiamate a collaborare ain
questo compito. L'istruzione, specialmente quella destinata ai bambini e agli
adolescenti, non è
chiamata non solo a
trasmettere informazioni. Accendere nei giovani cuori l'aspirazione alla vVerità,
un autentico senso morale, l'amore verso il prossimo, verso la patria, la sua
storia e la sua cultura: questo deve essere un compito della
scuola – non
inferiore, più
piccolo, ma forse anzi più nobile anche più grande della
trasmissione del sapere. La Chiesa è
chiamata e cerca di aiutare la scuola nella sua missione educativa, perché è
dalla moralità e dalla spiritualità di una persona che dipende la sua salvezza
eterna, come pure il futuro delle singole nazioni e dell'intero genere umano.