Gerba, isola del mito
È l'isola turistica per eccellenza, la località di
vacanza numero uno della Tunisia. In realtà è un luogo davvero eccezionale per
il suo artigianato unico, per i costumi del tutto singolari e per l'ambiente
umano assolutamente diverso rispetto al resto della Tunisia. Certo, ci sono le
belle spiagge, l'ottimo clima, le palme e tutto il resto, ma il fascino di Gerba
sta altrove.
Per esempio nel silenzio e nella calma che regnano sovrani su tutta l'isola;
oppure nei colori e nelle voci dei mercati delle sete, delle spugne e delle
filigrane d'argento che una comunità ebraica compone secondo moduli risalenti
all'epoca bizantina
In una parola: il bello di Gerba non sta solo nelle sue spiagge, ma anche dietro
di esse.
L'aspetto fisico
Situata a 530 km a sud di Tunisi, conta 60.000 abitanti. L'isola si presenta
come un quadrilatero con un'estensione di 514 km è. Misura 28 km nel punto di
massima lunghezza e 26,5 in quello di massima larghezza. Le coste si sviluppano
per 128 km; eccetto rarissimi punti, sono tutte basse e sabbiose. Solo il 20 per
cento del litorale è occupato da strutture alberghiere, mentre il resto è
completamente libero. L'isola è piatta: il punto più elevato si trova ad appena
53 metri sul livello del mare. Una strada asfaltata collega tutti i villaggi
dell'isola: sono una ventina. L'unico che ha dimensione di paese vero e proprio
è Houmt Souk, la capitale.
L'isola, per alcuni tratti, appare piuttosto brulla. Più che lungo la costa, la
vegetazione è rigogliosa nell'interno dove si contano circa 600 mila ulivi. Per
secoli Gerba ha sofferto mancanza d'acqua, ma il problema è stato risolto nel
1969 con l'inaugurazione di un grande acquedotto che capta le sorgenti del monte
Dahar nei pressi di Medenine. Il clima, se da una parte è fonte di grattacapi
per i contadini, dall'altra ha costituito uno dei fattori principali per lo
sviluppo turistico. Alla scarsa piovosità e all'altissima frequenza annua dei
giorni di sole si aggiunge una temperatura mite durante tutto l'anno
Un po' di storia
. Gerba, per tradizione, viene identificata con l'Isola dei Lotofagi, descritta
da Omero nel IX libro dell'Odissea (un onore conteso da Majorca nelle Baleari).
Secondo un'altra credenza Gerba sarebbe invece l'isola di Ogigia, regno della
maliarda Calypso. Sia come sia, Gerba entra nella storia attorno al 900 a.C.
come una delle prime basi dei Fenici. Furono fondati allora i due
villaggi-emporio di Meninx e Jirba. Vi s’installarono anche numerosi artigiani
fenici che importarono qui la tecnica del vasellame, che non è più cambiata fino
ai giorni nostri. Si sviluppò pure la produzione della porpora. I Romani
costruirono nuovi insediamenti. L'imperatore Gallo e Valeriano, suo figlio, che
regnarono a Roma dal 251 al 260, erano nativi di Gerba. A fine Medioevo, attorno
al XVI secolo l'isola diventò base di pirati. Attorno a 1550 Gerba pose la sua
base il terribile pirata Dragut. Dopo essere passata sotto il dominio dei bey di
Tunisi, Gerba ha vissuto per tre secoli in dignitosa povertà. Fino al lancio
turistico iniziato negli anni Sessanta di questo secolo.
Gerba è "isola" anche culturalmente. Costumi e tradizioni sono stati difesi con
forza nel corso dei secoli, anche se vanno lentamente scomparendo. Mestieri come
quello dei raccoglitori di spugne sussistono solo qui (e alle Kerkennah). A
Gerba si ha ancora il piacere di ammirare i loud, imbarcazioni a vela latina
(rettangolare) risalenti all'epoca romana.
La pesca è praticata lungo le coste e costituisce una delle attività principali
degli isolani. Gran rilievo ha soprattutto la pesca alle spugne che si pratica
specialmente sulla costa meridionale. Di pari importanza è l'agricoltura, che ha
i suoi punti di forza nella coltivazione degli ulivi (zona centrale). Un ruolo
notevole ha pure l'artigianato: filigrane d'argento (presso le comunità ebraiche
del centro isola), vasellame (a Guellala sulla costa sud), tappeti, sete e
stuoie intrecciate (a Houmt Souk e un po' in tutta l'isola). Quanto al milione e
passa di palme, se ne ricava ben poco: i datteri sono di bassissima qualità. Il
turismo è diventato la voce basilare dell'economia locale.
Houmt Souk, il capoluogo
Il capoluogo dell'isola sorge sulla costa nord e vi abitano 9000 persone. Il
nome significa "quartiere del mercato". In effetti, è l'unico centro di Gerba in
cui si trova un grande quartiere di negozi (souk), situato nei pressi di Piazza
Ferhat Hached. Due volte la settimana, il lunedì e il giovedì, nella piazza si
svolgono coloratissimi e fornitissimi mercati. A Houmt Souk hanno sede gli
uffici e i servizi pubblici essenziali: il pronto soccorso, la polizia,
l'ufficio del turismo, le stazioni dei taxi, il Centro nazionale d'artigianato
(Ona) dove si acquista a prezzo fisso, l'ostello della gioventù.
In tutta Gerba, come si è già detto, ci sono 213 moschee, nessuna uguale
all'altra. A Houmt Souk almeno tre meritano una visita, per la loro singolare
architettura: la Moschea di el Cheik dai bei loggiati a volta (presso il
mercato), la Moschea degli Stranieri, poco lontano dalla precedente, e la
Moschea dei Turchi, caratterizzata dalle sette cupole che sormontano la sala di
preghiera e dal minareto rotondo in stile, appunto, turco. Da visitare (a
pagamento, chiuso il venerdì) anche il Bordj el Kebir (Grande Fortezza), o Bordj
Ghazi Mustafà. Sorge in riva al mare. Fu costruito da Ruggero di Loria nel 1284.
Il fortino originario fu raso al suolo nel 1410 dal sultano Abou Faris che fece
erigere l'attuale edificio. In questa piazzaforte si rifugiarono i superstiti
del corpo di spedizione europeo nel 1560 prima di essere massacrati dal pirata
Dragut. Nelle vicinanze è stata ritrovata una statua romana. Poco distante c'è
il luogo che era occupato dalla Piramide dei teschi, ora sostituita dalla
piramide commemorativa.
All'interno della zaouia di Sidi Zitouni si trova il Museo Regionale di Arti e
Tradizioni (visita a pagamento, chiuso il venerdì). Fu inaugurato nel 1969.
Espone una completa collezione di vestiti tipici, gioielli, vasellame, telai.
Notevole è un forziere in legno riccamente intarsiato.
villaggi degli Ebrei
Sono Hara Kebira ("grande ghetto") e Hara Seghira ("piccolo ghetto"). Sorgono a
poca distanza l'uno dall'altro, verso l'interno dell'isola. Furono il glorioso
fulcro dell'artigianato orafo (cesello), oggi purtroppo in via di estinzione.
Ancora nel primo dopoguerra nei due villaggi abitavano circa 6000 Ebrei; oggi ne
sono rimasti 900 appena: 700 ad Hara Kebira e poco più di 200 ad Hara Seghira.
Costituiscono la più antica comunità della Diaspora risalente al 70 d.C. Anzi:
alcuni Ebrei si installarono qui addirittura nel 590 a.C. dopo la conquista di
Gerusalemme da parte dei Babilonesi. A Gerba gli Ebrei vennero sempre
rispettati. Gli uomini indossano ancora pantaloni a sbuffo legati al polpaccio
da un nastro nero, in segno di lutto per la distruzione del Tempio di
Gerusalemme operata dall'imperatore Tito. Tanto dura la memoria storica!
Gli altri centri
El May. È un piccolo villaggio al centro dell'isola, poco distante da Hara
Seghira. Vi sorge la Moschea Oum el Turkia, considerata la più bella di Gerba
dal punto di vista architettonico.
Cedriane. Villaggio a est di El May che si segnala per le tante piccole moschee
che costellano la campagna, prevalentemente coltivata a frutteto.
Mahboubine. Piccolo borgo agricolo, capitale della produzione della frutta. Qui
e a Midoun abita una numerosa comunità di neri. Nei dintorni vi è la più alta
concentrazione di manzel di tutta l'isola.
Midoun. Presso la costa est. È il più grosso villaggio di Gerba dopo Houmt Souk.
Seguia e Aghir. Piccoli porti pescherecci sulla costa est. Il litorale che si
estende tra i due centri è molto pittoresco e selvaggio. Ospita un villaggio
vacanze del Club Méditerranée.
Bordj Kastil. Sulla costa sud, non è un villaggio ma una località, una lunga
lingua di sabbia che si allunga nel mare: proprio sulla punta si eleva il Bordj
el Kastil, ovvero il "Forte di Castiglia", così detto perché fu eretto dagli
Spagnoli nel 1285. La posizione è particolarmente poetica, poiché il rudere
sembra sorgere dalle acque in un bagno di luce accecante.
Sedouikech. Villaggio agricolo presso la costa meridionale dove è fiorente
l'artigianato dei vimini intrecciati. Attivo mercato il martedì.
El Kantara. Sul litorale sud. Borgo marinaro. Poco distante, in direzione di
Aghir, si trovano i resti dell'antica Meninx, risalente all'epoca fenicia, ma
ricostruita dai Romani.
Guellala. Sulla costa meridionale. È il villaggio dei vasai e uno dei più attivi
centri di produzione di terrecotte della Tunisia. Un po' ovunque si vedono
cumuli di anfore accatastate. Vengono esportate in tutto il Paese, in
particolare le gargoulettes, robuste anfore per la pesca dei polipi. Le tecniche
dei vasai risalgono all'epoca fenicia.
Ajim. Villaggio di pescatori della costa sud, punto di approdo del traghetto che
collega con Djorf sulla terraferma. Ajim è il paese delle spugne.
Gerba e le Kerkennah
Sono le grandi isole della Tunisia, tuffate nel Mediterraneo di fronte al Sahel
e ancora più a sud. Gerba e l'arcipelago delle Kerkennah hanno alcuni tratti
simili, ma sono fatte per due tipi assai differenti di turista. Gerba ha fama
internazionale, ospita oltre 50 alberghi, è ricchissima di artigianato, la
capitale, Houmt Souk, è una cittadina commerciale di tutto rispetto.
Le Kerkennah invece sono selvagge, scarsamente pubblicizzate, con poche
strutture alberghiere e artigianato povero. Soddisfano due esigenze diverse: a
Gerba ci si può isolare, ma si può trovare anche la "mondanità"; alle Kerkennah
si trova la natura integra e la quiete assoluta.
Lo shopping
I souk
I luoghi più affascinanti per gli acquisti sono i souk, cioè i quartieri-mercato
che si trovano in ogni città e in ogni villaggio per quanto piccolo. Il prezzo
però va sempre contrattato. Si acquista invece a cifra fissa negli O.N.A.T.,
letteralmente Office national de De l'artisanat de Tunisie (Ufficio nazionale
dell'artigianato tunisino). In ogni località turistica, nei centri maggiori e in
quasi tutte le città sede di governatorato ce n'è uno. Espongono in prevalenza i
prodotti artigianali tipici della regione. C'è minor scelta che nei souk, ma si
evita il problema della contrattazione e la qualità è garantita.
Acquisti dove e come
Tappeti: i migliori in senso assoluto sono quelli di Kairouan. Di un certo
pregio sono pure quelli di Gafsa, di Gabes e di Tozeur. Un po' tutta la costa e
il sud sono dediti a quest'arte. Ceramiche: le migliori sono prodotte a Nabeul.
Rame cesellato: i lavori in rame si acquistano bene nei souk di Tunisi, a Gerba
e nei centri turistici della costa est. Filigrane d'argento: si trovano a
Moknine e a Gerba. Gabbie stile "Sidi Bou": sono in vendita a Sidi Bou Said
stessa, a Tunisi e nei centri turistici più affermati. Corallo: è un'esclusiva
di Tabarka. Profumi ed essenze: sono reperibili nei souk della medina di Tunisi
e a Nabeul e dintorni. Cuoio e stuoie: si trovano un po' ovunque, specie nelle
zone costiere del sud.
Bournus: è il mantello con cappuccio tessuto con lana di cammello: un bel
prodotto tipico della Tunisia, ma difficilmente usabile da noi.
I mercati
Si tengono una volta la settimana durante tutto l'anno in tutte le città e paesi
della Tunisia. Nel giorno di mercato tutto il villaggio si anima e la gente del
circondario converge attorno alle bancarelle degli ambulanti per fare una specie
di spesa per la settimana. I giorni di mercato variano da paese a paese. Diamo
conto dei più interessanti.
Lunedì; a Ain Draham, Kairouan, Houmt Souk (Gerba), Maktar, Tataouine.
Martedì; a Beja, Kasserine, Ksar Hellal, Le Krib.
Mercoledì; a Jendouba, Nefta, Sbeitla, Moknine.
Giovedì; a Douz, Gerba, Teboursouk, Gafsa, Siliana.
Venerdì; a Midoun, Zarzis, Nabeul, Testour, Sfax, Mateu, Zaghouan, Mahdia.
Sabato a Ben Gardane, El Alia, El Fahs.
Domenica a El Djem, Enfidha, Hammam Lif, Ksar Hellal, Sousse, Fernana.
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