10^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C)
Antifona
d'Ingresso
Il
Signore è mia luce e mia salvezza,
Colletta
O
Dio, consolatore degli afflitti, tu illumini il mistero del dolore e della morte
con al speranza che splende sul volto del Cristo; fa che nelle prove del nostro
cammino restiamo intimamente uniti alla passione del tuo Figlio, perché si
riveli in noi la potenza della sua risurrezione. Egli è Dio...
1^
Lettura
Dal primo libro dei re
In
quei giorni, il figlio (della vedova di zarepta) si ammalò. La sua malattia era
molto grave, tanto che rimase senza respiro. Essa allora disse a Elia: “Che c'è
fra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia
iniquità e per uccidermi il figlio?”.
Salmo
Signore
Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore,
mi hai fatto risalire dagli inferi,
Cantate
inni al Signore, o suoi fedeli,
perché
la sua collera dura un istante,
Alla
sera sopraggiunge il pianto
Ti
esalto, Signore, perché mi hai liberato. R
Ascolta,
Signore, abbi misericordia,
Hai
mutato il mio lamento in danza,
2^
Lettura
Dalla lettera di San Paolo ai Galati
Vi
dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo;
infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di
Gesù Cristo.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore; chi crede in me non morrà in eterno.
Alleluia.
Vangelo
In
quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con
lui i discepoli e grande folla. Quando
fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto,
figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola,
il Signore ne ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”. E accostatosi
toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovinetto, dico
a te, alzati!”. Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo
diede alla madre.
RIFLESSIONE
Abbiamo sentito leggere due racconti di risurrezione dai morti e siccome questo fatto non è certamente dei più abituali, ne siamo stupiti e ci chiediamo che cosa voglia dirci il Signore attraverso questa sua parola. Per chi è credente la morte dovrebbe essere letta come un evento naturale di chi viene da Dio e a Dio ritorna, ma da dopo il peccato anche la morte, direi soprattutto la morte si è avvelenata per cui noi direttamente o meno pensiamo di venire dal nulla e di andare verso il nulla. Da quando l’uomo ha peccato ha avuto paura, si è scoperto nudo, incapace di risolvere i suoi problemi ed è andato a nascondersi e tutta la realtà è diventata una punizione. Gesù viene a riportarci all’origine, cioè a ritrovare le nostre radici e il fine del nostro vivere ma questo passaggio noi riusciremo a farlo solo se abbiamo davvero fede in Gesù e se lasciamo che il suo insegnamento e la sua vita poco per volta trasformino il nostro modo di pensare e non facciano più dipendere la nostra vita dalla paura ma ci aiutino a trasformare ogni cosa in amore. Proviamo allora a seguire nuovamente il brano del Vangelo lasciandoci illuminare anche da alcuni particolari. Gesù è in viaggio con un gruppo di amici e di discepoli, viene da Cafarnao e si avvicina ai luoghi dove Elia, anni prima, aveva compiuto il miracolo della risurrezione del figlio della vedova di cui era ospite (di cui abbiamo sentito nella prima lettura) Immaginiamoci la scena: due cortei si incontrano, quello con Gesù sta per entrare attraverso la porta nella cittadina il cui nome significa: “luogo di delizie” e quello funebre sta uscendo per quella porta per recare al cimitero il figlio unico di una madre vedova. Quella porta è un po’ il limite dove entrare nella vita dell’uomo e dove prima o poi tutti devono uscire per raggiungere il cimitero, il vuoto, la fine della vita. Anche Gesù è figlio unico: è l’unigenito del Padre che accetterà di entrare anche Lui nella morte, che nella sua umanità avrà anche Lui paura di morire, che griderà sulla croce come aveva gridato per nascere. In tutti gli altri miracoli di guarigione, per poter operare Gesù chiede sempre qualcosa all’uomo, qui non può chiedere nulla a un morto, è allora lui che agisce. Gesù muove i suoi passi per avvicinarsi al corteo. (E’ Lui che viene a mettersi su quella porta che può essere il passaggio verso il nulla o verso la vita eterna). Gesù vede. (Dio non è mai estraneo alla nostra storia: Lui sa che cosa ci succede, è interessato a tutto quello che riguarda). Gesù si commuove (non è soltanto spettatore, il nostro Dio è un Padre misericordioso che ha viscere di misericordia per noi, si sente ingarbugliare gli intestini davanti alle nostre prove e sofferenze e non se ne lava le mani, anzi non vuol solo risolvere il problema di questa vedova e di questo ragazzo, ma attraverso questo atto di amore vuol farci capire che Lui è il Signore della vita, che la morte quella fisica è vincibile, che la prospettiva non né un cimitero ma la vita eterna)
La commozione di Gesù si trasforma in azione: le prime sono parole di consolazione come quelle che diciamo anche noi a persone che soffrono il lutto: “Non piangere”, ma le parole servono a poco: come può una povera donna non piangere, lei che è già passata attraverso il lutto perdendo un marito, un affetto, un sostegno ed ora trovandosi a perdere anche il suo unico figlio? Gesù attraverso questa richiesta forse vuol portare gradualmente la vedova e noi a capire che le lacrime sono ancora il frutto della poca fede, frutto della paura, frutto di sentimenti che difficilmente possono essere condizionati. Ma sono anche parole povere, come le nostre, che qualche volta diciamo a persone che stanno vivendo la sofferenza della morte della persona cara, e che forse sarebbe meglio tacere. Ma Gesù può andare oltre e qui è il Figlio di Dio che con la sua potenza strappa temporaneamente alla morte una sua preda: “Giovinetto, dico a te, alzati!” e lo restituisce vivo a sua madre. Ho detto temporaneamente, perché quel giovinetto non è ancora vivo in mezzo a noi, oggi, ma è poi dovuto, come Lazzaro, come la figlia di Giairo, morire un'altra volta. Ma al di là di questo quello che conta è che con Gesù la morte, se abbiamo fede, può davvero cambiare il suo aspetto. Non perde l’aspetto del mistero, rimangono tutti i suoi aspetti di sofferenza ma non è più la parola definitiva della vita. Noi con Gesù, per mezzo suo non corriamo verso il cimitero, corriamo verso una vita che non ha più fine, non corriamo verso il buio, ma verso la luce che illumina il mondo, non verso il freddo distacco dai sentimenti ma verso le braccia misericordiose di Dio. Come fare ad entrare in questa mentalità, quando tutto il nostro mondo che da una parte cerca di nascondere la morte diventa poi una celebrazione continua di essa? E’ solo la fede che può aiutarci in questo: man mano che la mia vita diventa la vita di Gesù, ho in mano la chiave dell’esistenza; e ogni giorno anche della mia vita terrena non diventa: “Un altro giorno passato che mi avvicina sempre più della morte”, ma un giorno vissuto pienamente già qui in vista della totalità della vita che avrò da Dio. Non si tratta, come succedeva in certe formule religiose di qualche anno fa di spaventarci ancor di più a causa della morte ma si tratta di capire che quella “porta di Naim” può condurre o a un cimitero o alla vita e Gesù, che di morte ne sa ben qualcosa, ci grida a piena voce: “Alzati, giovinetto” per vivere in pieno il tempo che ti è dato e pregustare nell’amore quella che sarà la tua eternità.
Sulle
Offerte
Quest'offerta
del nostro servizio sacerdotale sia bene accetta al tuo nome, Signore, e
accresca il nostro amore per te. Per Cristo nostro Signore.
Dopo
la Comunione
Signore,
la forza risanatrice del tuo Spirito, operante in questo sacramento, ci guarisca
dal male che ci separa da te e ci guidi sulla via del bene. Per Cristo nostro
Signore.