Appartenente
ad antica e nobile famiglia, Girolamo nacque a Venezia nel 1486, da Angelo Miani
o Emiliani, senatore della Serenissima, e da Dionora Morosini, discendente di
dogi.
Nulla si conosce della sua infanzia e
della sua giovinezza. Si sa però che fu avviato alla carriera delle armi.
Soldato della Repubblica, andò a sostituire, al principio del 1511, il fratello
Luca, impedito per ferite di guerra, come castellano reggente a Castelnuovo di
Quero sul Piave, dove il 27 agosto, durante la guerra di Venezia contro la lega
di Cambrai, sostenne con valore un violento assedio nemico, venendo tuttavia
catturato dalle soldatesche comandate dal La Palisse e tenuto prigioniero nella
rocca medesima. Nell’umiliazione e nelle tribolazioni della prigionia,
Girolamo subì una profonda trasformazione interiore, per cui promise alla
Madonna di porre fine, se fosse stato liberato, alla vita disordinata condotta
sino allora. Ricuperata in tal modo la fede, ritrovò anche la libertà, che
ottenne, infatti, la sera del 27 Settembre per un prodigio di misericordia,
com’egli stesso affermerà poi sempre. Passando miracolosamente inosservato
tra i nemici, si recò subito a Treviso per andare a sciogliere nel santuario di
Santa Maria Maggiore il voto fatto alla Vergine Santissima, consacrandosi in pari
tempo ad un’attività di conforto e di aiuto verso i poveri, gli orfani, gli
infermi ed ogni altra categoria di bisognosi. Passeranno,
però, ancora alcuni anni prima della sua conversione definitiva; è il tempo
reale di cui Girolamo ha bisogno per poter ritrovare una fede che metta in
giusto equilibrio i valori della sua vita. Presto però avrà il coraggio di
dispensare il suo patrimonio ai poveri. Maggiore impulso egli diede in occasione
della grande carestia del 1528—29, alla sua attività caritativa già iniziata
col prestare generosa ed assidua assistenza ai malati dei due ospedali degli
Incurabili e del Bersaglio, mentre nuove cure cominciò a rivolgere ai poveri
orfanelli abbandonati, che andava raccogliendo dalla strada ed ospitava in casa
sua, dove provvedeva ad ogni loro necessità, insegnando loro in pari tempo i
primi elementi della dottrina cristiana ed avviandoli inoltre al lavoro della
lana, finché non istituì per quei piccoli derelitti, quasi sicuramente nel
1528, il pio luogo di S. Basilio, che fu il primo nucleo di tutte le sue future
istituzioni. Colpito frattanto dalla peste scoppiata nel 1529, ne guarì
miracolosamente, potendo così tornare ai suoi esercizi di carità presso gli
incurabili, al Bersaglio ed alla sua casa di S. Basilio, al tempo stesso in cui
sempre più ferma andava facendosilasuarisoluzione di
abbandonare completamente il mondo per associarsi si crede, ai Teatini da poco
costituiti. Solo però neI 1531 fece formale rinunzia di tutti i suoi beni in
favore dei nipoti, con atto del 16 febbraio, dopo di che andò a dimorare a S.
Basilio tra i figli adottivi, ora più numerosi, per cui dovette provvedere ad
aprire un secondo orfanotrofio. Per esortazione di alcuni pii amici e dietro
invito di taluni vescovi, nel marzo del 1532 Girolamo partì da Venezia dando
inizio a quel suo itinerarium caritatis, che lo condurrà in varie città del
Veneto e della Lombardia allo scopo di istituirvi e di riordinarvi asili per
orfani e ricoveri per le convertite. Nel frattempo Girolamo si era cominciato ad
avvalere anche della spontanea collaborazione di alcuni volenterosi, che si
erano uniti a lui con slancio per dividere gli entusiasmi della sua carità e le
fatiche del suo ardente apostolato. Con questi collaboratori penserà di
istituire un ordire sotto la denominazione di “Compagnia dei servi dei
poveri”. Quella Compagnia che ebbe la sua formale stabilizzazione nel secondo
capitolo tenuto da Girolamo nel 1534 a Somasca, il piccolo villaggio presso
Bergamo scelto da lui stesso come sede centrale dell’istituzione, che solo
dopo la sua morte ebbe l’approvazione da Paolo III nel 1540, e fu elevata in
seguito da Pio V a Congregazione dei chierici regolari di Somasca (1568). La
peste che infierì in Somasca al principio del 1537 vide nuovamente Girolamo
prodigarsi per assistere, come nove anni prima a Venezia, i colpiti dal
terribile morbo, da cui rimase a sua volta inesorabilmente colpito; ma se allora
miracolosamente ne scampò per poter dar vita alle tante sue opere di carità
cristiana, a questa soggiacque perché la sua missione, quella missione che
aveva fatto di lui uno dei più amati apostoli del bene, era giunta ormai al
fine stabilito da Dio. Spuntava l’alba dell’8 Febbraio 1537 quando Girolamo,
vittima della sua stessa abnegazione e martire della carità, chiuse santamente
in Somasca, nel nome di Maria, la sua laboriosa giornata terrena
DALLE
“LETTERE AI SUOI CONFRATELLI” di
San Girolamo Emiliani
Carissimi
fratelli in Cristo e figli dell’Ordine dei Servi dei poveri.
Il
vostro povero padre vi saluta e vi esorta a perseverare nell’amore di Cristo e
nella fedele osservanza della legge cristiana, come vi ho mostrato con le parole
e con le opere quando ero in mezzo a voi, in modo che il Signore sia glorificato
in voi per mezzo mio.Il
nostro fine è Dio, fonte di tutti i beni, e dobbiamo confidare soltanto in lui
e non in altri come diciamo nella nostra preghiera. E il nostro misericordioso
Signore, volendo accrescere la vostra fede (senza la quale, come dice
l’evangelista, Cristo non poté operare molti miracoli) ed esaudire la vostra
preghiera, ha stabilito di servirsi di voi poveri, maltrattati, afflitti,
stremati di forze, disprezzati da tutti e privati della stessa mia presenza
corporale, ma non dello spirito del vostro povero e amatissimo e dolce padre.
Perché vi abbia trattato così, egli solo lo sa; tuttavia possiamo individuare
tre cause. Anzitutto il Signore nostro benedetto vi avverte che vuole
accogliervi tra i suoi figli diletti, purché perseveriate nelle sue vie: così
infatti si è comportato con i suoi amici e li ha resi santi. La seconda causa
è questa, che desidera vivamente che voi sempre più confidiate in lui e non in
altri, perché, come ho detto, Dio non compie le sue opere in coloro che
rifiutano di porre soltanto in lui tutta la loro fede e speranza, ma ha sempre
infuso la pienezza della carità in coloro che erano dotati di grande fede e
speranza, e in essi ha compiuto grandi cose. Perciò se sarete ricchi di fede e
di speranza, egli stesso, che esalta gli umili, farà in voi grandi cose.
Dunque, portando via da voi me e qualunque altro a voi gradito, vi imporrà di
scegliere fra queste due cose: o allontanarvi dalla fede e ritornare alle cose
del mondo, o rimanere saldi nella fede e così essere approvati da lui. Ed ecco
la terza causa: Dio vi vuole provare come l’oro nel crogiuolo. infatti le
scorie dell’oro sono distrutte dal fuoco, ma l’oro buono, rimane e aumenta
di valore. Allo stesso modo Dio si comporta con il servo buono che spera e
rimane fermo in lui nelle tribolazioni. Dio lo solleva e di quelle cose che per
suo amore ha abbandonato, gli darà il centuplo in questo mondo e la vita eterna
nel futuro. In questo modo egli si e comportato con tutti i santi. Così fece
con il popolo d’Israele dopo quanto aveva sofferto in Egitto: non solo infatti
lo trasse fuori di là con tanti prodigi e Io nutrì con la manna nel deserto,
ma gli concesse anche la terra promessa. Se pertanto anche voi sarete costanti
nella fede contro le tentazioni, il Signore vi concederà pace e riposo a tempo
debito in questo mondo, e per sempre nell'altro.
ANEDDOTI
DALLA VITA Dl SAN GIROLAMO EMILIANI
L’ANGELO
CUSTODE DEGLI ORFANI
San
Girolamo Emiliani, padre degli orfani, aveva aperte molte case ai bambini
abbandonati da tutti, per vivere con loro ed educarli all’onestà e al lavoro.
Tra queste ricordiamo i “Martinit” di Milano.Una
sera il santo vede un orfanello piangere sconsolato. Un compagno più grande gli
aveva rubato una mela e l’aveva mangiata. Sbollita la rabbia, prima di fare
giustizia, Girolamo suggerì al bambino in pianto il perdono. Questi accettò
e strinse la mano al compagno prepotente. Durante la notte sognò. Ecco, un
Angelo meraviglioso discendeva dal cielo e si fermava proprio accanto al suo
letto. Aveva in mano una bellissima mela e, sorridendo, gliela porgeva.
L’orfanello, sempre nel sogno, con gioia la prese dalle mani dell’Angelo e
la consegnò a padre Girolamo, che era lì accanto, perché la mettesse sul suo
comodino. L’avrebbe mangiata l’indomani mattina. Quando si svegliò, al
mattino, aprendo a fatica gli occhi ancor pieni di sonno, notò sul suo comodino
una mela meravigliosa, che così bella non aveva mai visto!
IL
FANGO IN BOCCA
E’
più orribile vedere uno masticare fango o sentire uno bestemmiare?
Passando
da Somasca a Vercurago, paesi vicino a Lecco, Girolamo Emiliani è attirato
dalle urla di due uomini, che stavano litigando. Ed erano fratelli! La loro
collera non si sfogava soltanto in imprecazioni ed ingiurie, sembravano trovar
sollievo bestemmiando orrendamente contro Dio e la Santa Vergine. Disgustato,
Girolamo si ferma e grida: Ah! Cattivi cristiani, avete tanto ricevuto da Dio,
come potete fargli così grande oltraggio? Ma quei due miserabili continuavano a
vomitare le loro orribili bestemmie.Allora
il santo si prostra a terra, raccoglie fango a piene mani e si mette a
masticarlo. I fratelli si fermano stupiti e dicono: Padre, voi siete matto! Il
santo dà loro una spiegazione: Faccio penitenza! Non cesserò di castigare la
mia bocca, mangiando questa immondizia, finché non smetterete di offendere Dio
con le vostre parole d’inferno! La lotta finisce. I fratelli si riconciliano.
Accompagnano il santo al suo rifugio, dove tanti bambini orfani l’attendono.
I
LUPI AFFAMATI
Un
giorno d’inverno, Girolamo Emiliani e i suoi orfanelli camminano per le
campagne, vicino a Pavia.
Cade
la neve. — Che bello! — esclamano i fanciulli. E tendono le mani, per
ricevere quei fiocchi impalpabili, mentre le loro teste diventano come mandorli
fioriti. — Presto, via, cari piccoli! — dice il loro padre, San Girolamo
Emiliani. Ma la meraviglia è grande, troppo grande, per obbedire
immediatamente. Continuano a correre beati, a buttarsi palle di neve con gioia.
— Sbrigatevi, — ripete il santo, — ormai si fa sera. Egli ha visto sulla
neve fresca tracce di zampe, più lunghe di quelle dei cani. Ha sentito lontano
una specie di lamento, simile al sibilo del vento del Nord. Ma all’improvviso
grida di spavento scoppiano tra i fanciulli. Si precipitano tutti intorno al
padre, s’aggrappano al suo mantello, si stringono a lui. — I lupi! I lupi! I
lupi sono usciti fuori dal bosco, spinti dalla fame. Irsuti, magri, gola aperta,
occhi biechi, orecchie attente e diritte. Se Girolamo ha un timore terribile
degli uomini che bestemmiano, teme molto meno le bestie feroci. Non dice ai
fanciulli di sbattere gli zoccoli l’uno contro l’altro; leva lui minacciosa
la mano destra; ma la devozione e l’abitudine trasformano quel gesto in segno
di Croce. E’ così che i santi allontanano satana; ma è anche così che
benedicono. I lupi guardano l’uomo amico con aria attonita. Spariscono nel
bosco, come se fossero stati misteriosamente saziati da Dio.
IL
PADRE DEGLI ORFANI
Girolamo
Emiliani, che tutti chiamavano «Padre», anche se non fu mai sacerdote, un
giorno era in cammino verso Milano, dove ha istituito il famoso « orfanotrofio
dei Martinit », con un gruppo di orfanelli. Sfinito dal viaggio e dalle
fatiche, si sentì male. Riuscì a rifugiarsi in un cascinale diroccato, dove si
distese su un po’ di paglia, tra lo sconforto e il pianto dei suoi piccoli
accompagnatori. Chiesto aiuto, sopraggiunse finalmente un ricco cavaliere.
Vedendo il santo, ormai conosciuto da tutti, in stato pietoso, gli offrì
ospitalità nella sua casa. Disse: Padre Girolamo, si degni essere ospitato
nella mia casa. Purtroppo però posso accogliere solamente lei; non ho posto per
i suoi ragazzi. Con un po’ di voce, ma con dolce decisione, Girolamo rispose:
Dio vi ricompensi della vostra carità, ma non posso accettare la vostra
premurosa ospitalità, non posso abbandonare questi miei amati figli. Io voglio
vivere e morire con loro!
PREGHIAMO
CON LA LITURGIA NELLA FESTA DEL SANTO
O
Dio, che in san Girolamo Emiliani, sostegno e padre degli orfani, hai dato alla
Chiesa un segno della tua predilezione verso i piccoli e i poveri, donaci di
vivere e operare nello spirito di adozione per il quale ci chiamiamo e siamo
realmente tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo….