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FRANCESCA
ROMANA
Santa, Religiosa memoria liturgica al 9 Marzo
Nacque
a Roma nel 1384 da una nobile famiglia. Non vi è traccia di notizie per quanto
riguarda i primi anni della sua vita, ma certamente ebbe una educazione che la
mise in contatto con i codici di diritto della Chiesa, con le leggende
monastiche e con la Divina Commedia, delle quali letture non è difficile
trovare l’eco nelle sue visioni e nei canti ritmici romaneschi. Andò sposa
assai giovane a Lorenzo dei Ponziane. Dopo il matrimonio andò ad abitare in una
ricca casa di Trastevere. Ma la Roma dei tempi di Francesca era dilaniata
all’interno dalle lotte tra le famiglie Colonna e Orsini, occupata per tre
volte e messa a ferro e fuoco tra il 1404 e il 1410 dal re di Napoli. Ecco che
cosa racconta madre Maddalena Anguillara, nella sua “Vita di Santa Francesca
Romana”: “Dio mise alla prova la pazienza di Francesca non soltanto nei beni
esterni di fortuna, ma volle provarla anche nel suo stesso corpo in molti modi.
Soffrì malattie per le quali fu molto tormentata. Però non fu dato mai di
osservare in lei alcun moto di impazienza, nessun gesto di contrarietà per cure
fastidiose o sbagliate. Francesca diede esempio di costanza nella morte immatura
dei figli, che pure amava con grande tenerezza, adattandosi con serenità al
volere divino e ringraziando Dio per quanto le accadeva. Con pari costanza
sopportò le lingue dei maldicenti e dei detrattori che sparlavano del suo modo
di vivere. Non dimostrò neppure il minimo indizio di avversione per quelle
persone che parlavano senza riguardo di lei e delle sue cose, ma ricambiò
sempre con bene il male. Anzi pregava continuamente Dio per loro. Dio l’aveva
scelta ad essere santa non per sé sola ma per far godere anche agli altri i
doni ricevuti per la salute e dell’anima e del corpo. Perciò l’aveva dotata
di tanta amabilità che chiunque avesse avuto modo di trattare con lei si
sentiva istantaneamente preso da amore e stima per la sua persona e diveniva
docile ad ogni suo volere. Nelle sue parole c’era tanta efficacia
divina che portava pronto sollievo agli afflitti, calmava gli inquieti, chetava
gli adirati, riconciliava i nemici, spegneva vecchi odi e rancori e,
spessissimo, impediva vendette, già meditate e preparate. In una parola,
sembrava poter frenare i sentimenti di qualsiasi persona e guidarli dove voleva
lei. Perciò da ogni parte si faceva ricorso
a Francesca come a rifugio sicurissimo e nessuno si allontanava da lei senza
esser stato consolato, quantunque ella biasimasse liberamente i peccati e
stigmatizzasse senza paura tutto ciò che era colpevole e spiacente a Dio. Imperversavano
a Roma diverse malattie, ritenute mortali e contagiose. Ma la santa,
disprezzando ogni paura di contagio, non dubitò di mostrare la sua pietà verso
i miseri ed i bisognosi. Prima li induceva con la sua carità a riconciliarsi
con Dio, poi li aiutava amorevolmente ad accettare dalle sue mani ogni malanno,
e a sopportarlo per suo amore. Ricordava che Cristo, per primo, aveva sofferto
tanti dolori per loro. Francesca non si accontentava di curare gli infermi che
poteva raccogliere in casa sua, ma andava a cercare anche quelli degenti nei
loro tuguri e negli ospedali pubblici. Trovatoli, dissetava quelli che avevano
sete, faceva i letti e fasciava le ferite. Quanto più queste erano maleodoranti
e stomachevoli tanto più le trattava con pietà e con cura. Andando
all’ospedale detto Campo Santo, era solita portare con sé cibi e vivande
squisite da distribuire fra i più bisognosi; nel ritorno poi portava a casa
stracci di vestiti e poveri panni tutti sporchi che ella, lavati e ben ricuciti,
come se dovessero servire al Signore stesso, ripiegava con cura e metteva da
parte tra profumi. Per trent’anni Francesca praticò questo servizio agli
infermi negli ospedali, mentre ancora abitava nella casa di suo marito,
frequentando gli ospedali di S. Maria e S. Cecilia in Trastevere, e un altro,
quello di S. Spirito in Sassia e un quarto al Campo Santo. E siccome in questo
tempo di contagio non solo era difficile trovare medici che curassero i corpi,
ma anche sacerdoti che somministrassero la necessaria medicina alle anime, ella
li ricercava e li conduceva a coloro che già erano stati preparati a ricevere i
sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Per poter fare questo a suo
piacimento, con maggior comodità manteneva a sue spese un sacerdote, il quale
recandosi ai predetti ospedali, visitava i malati da lei indicati.” lI 15
agosto 1425 Francesca istituì le Oblate della congregazione di Monte Oliveto.
Le Oblate fondate da Francesca di dedicavano a Dio per un servizio di cristiana
perfezione, seguendo la Regola dì San Benedetto, vivendo nella propria
famiglia, così come i monaci vivevano all’ombra dei loro monasteri. Esse
erano nello stesso tempo claustrali, delle quali avevano lo spirito di orazione,
il riserbo, la penitenza, e suore, per l’operosità instancabile, ordinata,
benefica, dentro e fuori le mura del convento. Francesca e le altre Oblate che
con lei pronunziarono la formula di dedizione vissero nelle loro famiglie fino
al 1433. Il 23 marzo di quell’anno esse si riunirono sotto un medesimo tetto
ai piedi del Campidoglio, nel monastero che si chiama ancor oggi delle Oblate di
Tor de’ Specchi, dove Francesca le raggiunse il 21 marzo 1436, dopo la morte
del marito, restandovi fino ai primi di marzo del 1440. Morì, infatti, in casa
Ponziani, il 9 marzo di quell‘anno. Ecco il racconto della sua morte: Santa
Francesca Romana s’ammalò gravemente nella casa dove era stata sposa e madre
felice per tanti anni prima di andare a vivere a Tor di Specchi con le sue
Oblate. Aveva assistito il figlio Battista che era stato colpito dalla peste. Il
figlio guarì, e lei si trovò in punto di morte. Il 9 marzo 1440, verso il
tramonto, disse alle suore che l’attorniavano: «Finisco il mio vespro, poiché
si fa sera». E spirò senza che alcuno se ne accorgesse. Solo dopo un’ora e
mezzo, scrive il Montonati, «le Oblate si accorsero che la loro
fondatrice era morta».
PREGHIAMO CON LA LITURGIA DELLA FESTA
O
Dio che in Santa Francesca Romana ci hai offerto un modello di santità
coniugale e di vita consacrata, fa’ che in ogni circostanza siamo perseveranti
nel tuo servizio e camminiamo nella luce del tuo volto. Per il nostro Signore
Gesù Cristo….
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