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ERMENEGILDO
Santo, Re e Martire memoria liturgica al 13 Aprile
Ci sono alcuni santi di cui si sa tutto, altri di cui si sa poco, altri di cui si hanno notizie frammentarie e a volte controverse. S. Ermenegildo è uno di quei personaggi che appartengono a quest’ultima categoria. Essendo un re Visigoto, gli autori che ci hanno lasciato testimonianze su di lui erano tutti un po’ interessati a presentarlo secondo quanto volevano esprimere a proposito di questa famiglia regnante. Ciascuno, come succede spesso ha abbondantemente “tirato acqua al suo mulino”. Proviamo a ricostruire quanto più fedelmente possiamo la storia della sua vita, della su fede e della sua morte. Nel 573, morto il fratello Liuva, Leovigildo rimane unico re dei Visigoti. Leovigildo ebbe in prime nozze da una certa Teodosia 2 figli: Ermenegildo e Recaredo. Alla morte di Teodosia, Leovigildo sposa Goswinta, già vedova del precedente re Atanagildo. Costei aveva avuto 2 figlie Brunechilde e Galswinta. Galswinta aveva sposato il re franco cattolico Chilperico che per essere libero di tornare ai suoi amori precedenti l’aveva fatta strangolare. Il fatto che un re cattolico avesse fatto uccidere sua figlia aveva fatto sì che Goswinta giurasse eterno odio ai cattolici. Nel 579 Ermenegildo sposa lngonda, figlia di Sigeberto e di Brunechilde, nipote di Goswinta. L’arrivo però di lngonda, principessa cattolica, alla corte visigota, segnò l’inizio dei mali. Goswinta, infatti, cercò subito di convertirla all’arianesimo. Riuscite vane tutte le lusinghe, passò ai maltrattamenti, finché un giorno dopo averla gettata a terra e calpestata, denudatala, la fece immergere in una piscina, per ribattezzarla suo malgrado. Di fronte alla vivace reazione di Ermenegildo, il padre, sia per evitare scandali, sia per timore di complicazioni con i Franchi, decise di allontanare la giovane coppia da Toledo: affidò al figlio il governo di Siviglia, capoluogo della provincia Betica, prossima al territorio occupato dai Bizantini e perciò bisognosa di una mano forte e fidata. A Siviglia Ermenegildo ritrovò la pace domestica. lngonda poté professare liberamente il cattolicesimo e godere le prime gioie materne, essendole nato un figlio a cui pose nome Atanagildo. I frequenti contatti con il vescovo Leandro e gli incitamenti della moglie indussero Ermenegildo ad abiurare l’arianesimo e a farsi cattolico. Quando Goswinta seppe questo andò in furia e cominciò a cercare il modo di far del male a Ermenegildo.
Ermenegildo per paura di una reazione da parte del padre cercò prima alleanze e aiuti da parte dei Bizantini, e poi iniziò una ribellione aperta contro il padre probabilmente anche appoggiato dalla Chiesa spagnola. Il padre, con l’appoggio dei vescovi ariani scese in campo con tutto l’esercito contro il figlio. Ermenegildo si ritirò a Siviglia ma Leovigildo, comprato il governatore bizantino con trentamila soldi d’oro portò l’attacco contro la città. Ermenegildo cercò di sopraffare suo padre con un agguato ma non vi riuscì. Dopo aver sopportato un assedio di 2 anni Ermenegildo si ritirò a Cordova ma anche qui il padre lo raggiunse. Vedendosi perduto, Ermenegildo si rifugiò in una chiesa, asilo sacro, per non porre il padre nella necessità di ucciderlo con le armi in pugno. lvi fu raggiunto dal fratello Recaredo che, promettendogli il perdono del padre, lo indusse a consegnarsi. Il padre però passando sopra ad ogni promessa lo fece gettare in carcere a Tarragona. Qui, nell’imminenza della Pasqua del 585, avendo rifiutato la Comunione da un vescovo ariano, unico mezzo per rientrare nelle grazie paterne, fu assassinato da un certo Sisberto.
GIUDIZIO
Qualcuno
giudica la ribellione di Ermenegildo al padre come semplice ambizione, sembra
invece molto più probabile l’origine di questa dovuta alle vessazioni della
matrigna Goswinta specialmente su sua moglie. Quale che possa essere il giudizio
sulla insurrezione, che ha pur sempre tante valide spiegazioni sul piano umano,
non si potrà contestare che a un certo momento egli fu posto nell’alternativa
di passare all’arianesimo rinnegando la fede cattolica o morire, e che egli
scelse la morte. Che cosa può ancora dire a noi oggi, la figura di questo
santo? Sia a causa delle poche e controversie notizie, sia per una concezione di
potere e di fede molto lontane da noi, è una figura certamente molto lontana
dalla nostra sensibilità proprio perché molto legata alle vicende del suo
tempo. Può però richiamarci il valore e l’importanza della scelta di fede
alla quale può essere sacrificato tutto il resto in quanto essa è l’elemento
fondamentale del nostro vivere.
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