Abbiamo
moltissime notizie di questo santo martire, ma tutte molto posteriori e
arricchite man mano che si va avanti negli anni di aspetti sempre più
leggendari. Nel ricostruire la vita anche per brevi tratti, questi racconti non
si possono tralasciare ma è anche molto difficile discernere da realtà storica
a ciò che la devozione popolare ha ampliato.
VITA.
Secondo
la “prima” leggenda e i successivi ampliamenti, fin dalla concezione Giorgio
è predestinato a grandi cose; la sua nascita porta grande gioia ai genitori
Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educano religiosamente fino
al momento in cui entra nel servizio militare. Il martirio avviene sotto
Daciano imperatore dei Persiani (che però in molte recensioni è sostituito da
Diocleziano, imperatore dei Romani) il quale convoca settantadue re per decidere
le misure da prendere contro i cristiani. Giorgio di Cappadocia, ufficiale delle
milizie, distribuisce i beni ai poveri, e, davanti alla corte, si confessa
cristiano; all’invito dell’imperatore di sacrificare agli dei si rifiuta ed
iniziano le numerose e spettacolari scene di martirio. Giorgio viene battuto,
sospeso, lacerato e gettato in carcere, dove ha una visione del Signore che gli
predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione. Quindi
ha la meglio sul mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; tagliato in
due con una ruota irta di chiodi e spade, Giorgio risuscita convertendo il capo
dei soldati Anatolio e tutte le sue schiere che vengono passate a fil di spada.
A richiesta del re Tranquillino risuscita diciassette persone morte da
quattrocentosessant’anni, le battezza e le fa sparire; entra in un tempio
pagano e con un alito abbatte gli idoli. L’imperatrice Alessandra si converte e
viene martirizzata; l’imperatore lo condanna nuovamente a morte e il santo,
prima di essere decapitato, implora da Dio che l’imperatore ed i settantadue
re siano inceneriti; esauditala sua preghiera
si lascia decapitare promettendo protezione a chi onorerà le sue reliquie. La
leggenda della fanciulla liberata dal drago per opera di Giorgio sorse
successivamente: sembra che il racconto di tale episodio sia nato, al tempo dei
Crociati.Il
racconto, passando per l’Egitto, dove Giorgio ebbe dedicate molte chiese e
monasteri, divenne una leggenda affascinante la cui diffusione fu probabilmente
facilitata anche da una scena (di cui un esemplare si trova ora al Louvre),
raffigurante il dio Horu, purificatore del Nilo, cavaliere dalla testa di falco,
in uniforme romana, in atto di trafiggere un coccodrillo tra le zampe del
cavallo. Forse nessun santo ha riscosso tanta venerazione popolare quanto S.
Giorgio e a testimonianza di ciò sono le innumerevoli chiese dedicate al suo
nome. I paesi che hanno il santo martire palestinese come patrono sono
innumerevoli: prima fra tutte le città marinare di Genova, Venezia e Barcellona
da cui, coi Crociati, partivano i commercianti per l’Oriente. Tra i molti
Ordini religiosi e cavallereschi, oltre ai Benedettini a lui devoti, ricordiamo
l’ordine Teutonico, l’ “Ordine della Giarrettiera”, e l’Ordine
militare di Calatrava di Aragona. Giorgio è inoltre protettore, con s.
Sebastiano e s. Maurizio, dei cavalieri e dei soldati, degli arcieri e degli
alabardieri, degli armaioli, dei piumaroli (elmo) e dei sellai; infine era
invocato contro i serpenti velenosi, contro la peste, la lebbra e la sifilide e,
nei paesi slavi, contro le streghe. Sentiamo come San Pier Damiani, in uno dei
suoi “Discorsi” legge e interpreta la figura di S. Giorgio. Egli passò
evidentemente dall’uno all’altro servizio militare. Cambiò l’ufficio di
tribuno con la milizia cristiana. Nei nuovi ranghi si comportò come valoroso
soldato. Distribuendo tutto ai poveri si liberò prima di tutto del peso dei
beni terreni, e cosi libero e sciolto e ricoperto della corazza della fede si
gettò come ardimentoso guerriero di Cristo nel bel mezzo della mischia. Con
queste parole siamo edotti che non possono combattere fortemente e
convenientemente coloro che temono ancora di spogliarsi dei beni della terra.
invece San Giorgio, acceso dal fuoco dello Spirito Santo e invincibilmente
premunito del vessillo della croce, combatté contro il re dell‘iniquità.
Vinse il capo di tutti i malvagi nei suoi satelliti, ed infuse coraggio e valore
nel cuore dei soldati di Cristo. Alla battaglia era presente, anche se
invisibile, il generale supremo. E’ lui, del. resto, che per il suo piano
particolare permette di infierire alla banda degli empi. E se consegnò nelle
mani dei carnefici il suo martire, tuttavia ne custodì, difese e protesse
validamente l’anima che si appoggiava sulla rocca inespugnabile della fede.
Carissimi fratelli, non ammiriamo soltanto questo combattere della milizia
celeste, ma imitiamolo anche. Eleviamo il nostro spirito al premio della gloria
celeste. Fissi ad esso nella contemplazione nulla potrà farci deviare né il
sorriso allettante delle seduzioni, né il fremere minaccioso delle
persecuzioni.Secondo
il comando di Paolo purifichiamoci nel corpo e nello spirito. Un giorno così
potremo entrare nel tempio della felicità, che ora contempliamo solo con lo
sguardo della mente. Inoltre chiunque cerca di consacrare se stesso a Dio nella
tenda di Cristo che è la Chiesa, dopo che è stato lavato al fonte battesimale,
deve indossare le vesti della virtù, come sta scritto: “I tuoi sacerdoti si
rivestano di giustizia” (Sai. 131,9). Colui che nasce uomo nuovo in Cristo nel
battesimo, non indossi più la divisa della mortalità, ma deponga l’uomo
vecchio, si rivesta del nuovo e viva per esso, tenendo un nuovo stile di
condotta pura e santa. Soltanto così, cioè se purificati dallo squallore
dell’antico peccato e fulgenti nello splendore della nuova esistenza, potremo
celebrare degnamente il mistero pasquale ed imiteremo veramente l’esempio dei
martiri.
CON
LA LITURGIA PREGHIAMO CON L’INTERCESSIONE DI S. GIORGIO
O
Dio, che hai unito alla passione del Cristo tuo Figlio il glorioso martire san
Giorgio, per sua intercessione fa’ risplendere su di noi la tua potenza e
sostieni la nostra debolezza.Per
il nostro Signore.
Leggenda
GIORGIO,
CAVALIERE INNAMORATO
Veniva
dall’Oriente Giorgio, il cavaliere senza macchia e senza paura.Entrando
un giorno nella città di Silene, ne vide i cittadini terrorizzati: un terribile
drago divorava animali e persone e ammorbava tutti con il suo pestifero alito di
fuoco. Tutti i tentativi per ucciderlo erano svaniti nella morte e ogni giorno,
oltre a due pecore, bisognava dargli in pasto un cittadino. La sorte quel giorno
cadde sulla giovane figlia del re. Giorgio la incontrò bella, ma immensamente
triste, mentre se n’andava verso lo stagno, dimora del drago. Giorgio le
chiese: Nobile fanciulla, qual è la causa del tuo pianto senza speranze? Essa
rispose: Fuggi, prode cavaliere! Il drago sta per arrivare e divorarmi. Allora
Giorgio l’assicurò: Non temere. Io con te l’aspetterò e nel nome di Cristo
Gesù l’ucciderò! Non sfidare la morte, al mio fianco; le rispose
la principessa, basta che io sola perisca! Ma ecco, esce, orrendo, il
drago dall’acqua. Sibila forte. Trema la giovane donna, ma sicuro Giorgio si
muove. Alza la lancia a forma di croce, balza sul mostro e con un gran colpo
l’abbatte. Ora gioisce la figlia del re e con lei il nobile cavaliere
cristiano. Esulta la città tutta e il re chiede: Come ricompensarti per così
grande valore? Risponde S. Giorgio: Ciascuno si faccia cristiano, perché con
Gesù non si teme né il male, né il demonio, né la morte!