Bernardino
da Siena (1380—1444) rappresenta il fenomeno più tipico
dell’evangelizzazione popolare del suo secolo e influenzerà questa pastorale
dal Rinascimento fino ad oggi. Nato a Massa Marittima, orfano di madre a 3 anni,
fu allevato dagli zii paterni a Siena dove cominciò la sua grande formazione
prima umanistica, poi teologica e biblica. Sensibile alle necessità dei più
poveri mentre curava gli appestati si ammalò lui stesso. Guarito, a 22 anni
entrò nel convento di S. Francesco a Siena. Trasferitosi a Fiesole nel 1447
cominciò la sua prodigiosa predicazione in alta Italia: riferisce un suo
biografo che “I fedeli accorrevano così in gran numero che a stento si
trovavano sacerdoti sufficienti per confessare e amministrare la S. Comunione a
tutti quelli che lo desideravano”. Grande fu la sua opera e la sua mediazione
per portare pace e sanare dissidi sia religiosi che politici. Per il suo intenso
apostolato diffuse il culto del Nome di Gesù. Ma proprio per questo non sfuggì
a false accuse e calunnie: aveva infatti inventato il “trigramma” JHS (Jesus
hominum Salvator: Gesù Salvatore degli uomini) e qualcuno pensò di accusarlo
di idolatria come se avesse inventato un nuovo tipo di carte da gioco. Ma gli fu
sempre riconosciuta l’ortodossia della dottrina, la rettitudine di intenti e
la santità di vita. Muore a sessantaquattro anni di cui quaranta trascorsi
incessantemente sul pulpito, in chiesa e in piazza, interlocutore frequente di
papi, imperatori, re e principi, di parti e fazioni cittadine e nazionali, ma
soprattutto da “predicatore popolare” nel significato più ricco e autentico
del termine.Ha
costante il senso dell’ordine, della responsabilità, del rigore;
personalmente, per le privazioni e penitenze, perde i denti e già dopo i
trentacinque anni, è magro all’osso, patisce di malanni a catena; nel
“lavoro” è scrupoloso, spesso scrive la predica, prima di dirla, anche due
volte (e in certi casi sono prediche che durano dalle due alle quattro ore). Ma,
simultaneamente, inscindibilmente, egli ha il dono dell’auto ironia, dell’
umorismo, della satira e del sarcasmo, e ne fa ingredienti folgoranti e
affascinanti del proprio discorso. Sa ridere di sé e degli altri con sferzate
che levano la pelle, non risparmia né potenti né “poveracci”: a tutti
annunzia la stessa parola, con uguale rigore. Ma anche con una strepitosa
fantasia che gli suggerisce di continuo trovate e facili analogie che qualche
volta hanno dello spettacolare. Ha il senso, il dono, il coraggio e il rimorso,
la grazia e la sicurezza, d’aprire “piaghe” che però sa subito medicare e
guarire. Il successo del predicatore non nasce in Bernardino dai temi del
sermone, che sono quasi sempre classici: nasce dal modo, dallo spirito e dal
linguaggio in cui “traduce”, d’impeto, il testo scritto prima in
bell’ordine, con poche correzioni e cancellature, con schemi, divisioni e
suddivisioni degni di un testo di oratoria astratto, accademico, rigidamente
consueto per predicatori scolastici tradizionali. Dalla “gabbia” di quegli
schemi fissi, davanti alla gente Bernardino esce sempre come un ragazzo felice
invitato a nozze. E la predica gli nasce da sé, ricca di tutta la realtà della
vita vissuta, e gli si accende di tutti i riferimenti e le improvvisazioni del
“parlato”. La forza della sua predicazione dipende in grande prevalenza
dalla straordinaria, pronta, sensibilissima, intuitiva umanità, a cui si unisce
una cultura assimilata sempre con grande fervore e prontezza, mai però resa da
mezzo, fine. Bernardino si sente e si confessa un consacrato colmo di gioia.
Confessa alla gente che per lui ha un senso il fatto che la sua vita sia
scandita dal giorno 8 settembre, Natività di Maria: è nato l’8 settembre, ha
vestito il saio l’8 settembre, ha emesso i voti religiosi l’8 settembre, ha
celebrato la prima messa l’8 settembre. La pietà per Maria gli scioglie il
cuore, i pensieri, la voce. Ma lo indigna la “mariolatria”, la superstizione
delle reliquie a iosa (“credi tu ch’ella fosse una vacca la santa Vergine
che lasciasse il suo latte dovunque? io credo che ne avesse quanto bastava a
quella bocchina di Jesu benedetto”). Secondo lui la preghiera ha la sua misura
nella confidenza in Dio: “Tanto quanto ti confidi in Dio, tanto t’aiuta, né
più né meno. Fatti la misura tu stesso. Dice messer Domineddio: “Se ti
confidi grandemente, t’aiuterò; se ti confidi mezanamente, mezanamente
t’aiuterò; se per poco, poco” Sue interlocutrici costanti, anche se
indirette, sono soprattutto le donne. Le maltratta e carezza con pari e sincera
maestria: “O donne, io vi vo fare tutte predicatrici”, ripete quando gli
preme che riferiscano ai mariti assenti quello che egli ha detto. Straccia le
manie femminili per la moda, descrivendole come esse non immaginano di apparire
a occhi estranei. Con loro entra, come “il gallo in feccia”, negli argomenti
più delicati, però senza diventare mai volgare. Ma alla fine è con loro
sempre “materiale”, con frequenti “spie” di tenerezza mal contenuta. In
definitiva, scopre se stesso, senza paura quando esclama: “Alla faccia di
tutti e’ soddimiti, io vo stare con le donne!”. E afferma: “La donna è
stata il principio di ogni bene”
Concludiamo
questo breve profilo proponendo un testo di S. Bernardino sul “Nome di Gesù”.Il
nome di Gesù è la luce dei predicatori perché illumina di splendore
l’annunzio e l’ascolto della sua parola. Donde credi si sia diffusa in tutto
il mondo una luce di fede così grande, repentina e ardente, se non perché fu
predicato Gesù? Non ci ha Dio “chiamati alla sua ammirabile luce” (1 Pt.
2,9) con la luce e il sapore di questo nome? Ha ragione l’Apostolo di dire a
coloro che sono stati illuminati e in questa luce vedono la luce: “Se un tempo
eravate tenebre, ora siete luce nel Signore: comportatevi perciò come figli
della luce” (Ef. 5,8). Perciò si deve annunziare questo nome perché
risplenda, non tenerlo nascosto. E tuttavia nella predicazione non lo si deve
proclamare con un cuore vile o con una bocca profanata, ma lo si deve custodire
e diffondere come da un vaso prezioso. Per questo il Signore dice
all’Apostolo: Egli è per me un vaso eletto per portare il mio nome davanti ai
popoli, ai re e ai figli di Israele (cfr. At. 9,15). Un vaso eletto, dice, dove
si espone un dolcissimo liquore da vendere, perché, rosseggiando e splendendo
in vasi preziosi, inviti a bere: per portare, soggiunse, il mio nome. Infatti
come per ripulire i campi si distruggono con il fuoco le spine e i rovi secchi e
inutili, e come al sorgere del sole, mentre le tenebre vengono respinte, i
ladri, i nottambuli e gli scassinatori si dileguano, così quando la bocca di
Paolo predicava ai popoli, come per il fragore di un gran tuono, o per
l’avvampare irruente di un incendio o per il sorgere luminoso del sole,
l’infedeltà era distrutta, la falsità periva, la verità splendeva come cera
liquefatta dalle fiamme di un fuoco veemente. L’Apostolo portava dovunque il
nome di Gesù con le parole, con le lettere, con i miracoli e con gli esempi.
Infatti lodava sempre il nome di Gesù e gli cantava inni con riconoscenza. (cfr.
Sir.51,12). E di più, san Paolo presentava questo nome, come una luce,
“davanti ai re, ai popoli e ai figli di Israele” (At. 9,15) e illuminava le
nazioni e proclamava dovunque: “La notte è avanzata, il giorno è vicino.
Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente come in pieno giorno” (Rm. 13,12). E mostrava a
tutti la lampada ardente e splendente sul candelabro, annunziando in ogni luogo
“Gesù, e questi crocifisso” (1 Cor. 2,2).Perciò
la Chiesa, sposa di Cristo, sempre appoggiata alla sua testimonianza, giubila
con il Profeta, dicendo: “Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza, e
ancora oggi proclamo i tuoi prodigi” (SaI.70,17), cioè sempre. E anche il
Profeta esorta a questo, dicendo: “Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza” (Sal. 95,2), cioè Gesù, suo
salvatore.
PREGHIAMO
CON LA LITURGIA
O
Padre che hai donato al tuo sacerdote San Bernardino da Siena un singolare amore
per il nome di Gesù, imprimi anche nei nostri cuori il sigillo della tua carità
con il fuoco dello Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
GLI
ESEMPI DI SAN BERNARDINO
(Tratte
dalle “prediche volgari”)
CRISTIANI
SPAVENTAPASSERI
«Non
avete mai veduto, quando si semina il grano, che vi pongono gli sparavicchi
(spaventapasseri)?
Sul
campo di grano, pigliano un sacco, lo riempiono di paglia, perché non vi vadano
le cornacchie. E su questo sacco pongono una zucca, che paia la testa d’un
uomo; gli fanno le braccia e gli mettono in mano una balestra, tesa che par che
voglia colpire le cornacchie. E
le cornacchie sono maliziose e vanno volando in qua e in là; e vedendo questo
uomo, temono d’esser colpite; e così stanno tutto il dì senza pizzicare (=
beccare). Così il giorno dopo. Ma poi, vedendo che egli non si muove per
niente, cominciano ad avvicinarsi alla zucca; e talvolta, le vanno appresso,
appresso, pur con paura... Però se tira un po’ di vento, così che sembra
muoversi, fuggono tutte via. Poi, vedendo che egli non fa altro movimento, gli
vanno ancor più vicino. Avviene così, poco per volta, che una più ardita
delle altre, vedendo che non si muove, si mette a volare vicino alla balestra.
Vedendo che non si muove lui e non scocca la balestra, non ha paura di nulla.
Così rassicurata, gli va in sul capo e, gli piscia sopra!».
IL
CAPITOLO DELLA COLPA
Come
il leone fece il capitolo della colpa con tutti gli animali. Il leone udì una
volta che i frati avevano fatto capitolo e in esso si accusavano peccatori delle
colpe commesse. Dice il leone:
Oh! Se i frati fanno tale capitolo davanti al superiore, questo devono fare
anche tutti gli animali davanti a me.E
subito fece venire tutti gli animali davanti a sé. Si sedette. Fece sedere e
cominciò:
Noi non dobbiamo essere peggiori dei frati; perciò voglio che ciascuno dica a
me i suoi peccati.Fu
detto all’asino d’andare per primo.L’asino
andò davanti al leone, si inginocchiò e disse:
Misericordia!Gli
dice il leone:
Che hai fatto di male? Dillo!Dice
l’asino:
Messere il mio padrone mi carica troppo ed è tirchio; perciò spesso, a sua
insaputa, gli mangio il fieno, che mi fa portare.Sentenzia
il leone:
Male! Sei un ladro! Caricatelo di bastonate!E
così fu fatto.Dietro
l’asino andò la volpe. Lamenta:
Io con furbizia entro nel pollaio e rubo galline.Sentenzia
il leone:
Oh! Quanti scrupoli che hai! E’ naturale per una volpe fare questo! Questo
non è peccato!Partita
costei, vi andò il lupo:
Signor mio, leone, io sbrano le pecore!Gli
dice il leone:
E’ naturale! Non darti pena! Continua pure così!E
così, partito il lupo, vi andò la pecora, col capo basso, piangendo: Beh! Beh!Dice
il leone:
Che hai fatto, ipocrita?Ella
risponde:
Messer leone, spesso passando per strada, ho brucato l’erba sui cigli dei
campi altrui, soprattutto se tenera.Allora
sentenzia il leone:
O maledetta ladra! Sei stata capace di così grande peccato! Vai dicendo: Beh!
Beh! e intanto rubi per strada! Bastonatela per bene e lasciatela tre giorni
senza mangiare!
LA
VITA BEATA DEI FRATI
C’era
un uomo presso un nostro convento che spesso andava a parlare con i nostri
frati. Diceva loro
continuamente:
La vostra vita è veramente beata! Noi ogni giorno andiamo a lavorare, chi ai
campi, chi in officina; d’estate e d’inverno; con il tempo bello e con
quello brutto; abbiamo mille preoccupazioni per la vita, che non ci risparmia
affanni. Invece voi siete qui belli e riposati, sempre al riparo, senza noie; se
volete da mangiare, ce ne avete; da bere, ancor meglio. Siete veramente
fortunati!Gli
replica il guardiano:
Voi provare la nostra vita, per vedere se è veramente più bella della tua?Gli
rispose quell’uomo:
Sì, sì, ben volentieri!E
il guardiano:
T’aspettiamo ‘sta sera. Proverai la nostra vita per otto giorni.La
sera quell’uomo tutto contento giunge al convento.All’ora
di cena, gli danno quel poco che si usa.Poi
fu condotto a dormire, vestito, solo sul vecchio pagliericcio. A mezzanotte
bussano alla sua camera e gli dicono:
Su, su a Mattutino, o compagno, su!Si
alza malvolentieri e scende in chiesa con gli altri. Il guardiano gli ingiunge:
Poiché tu non sai il Mattutino, per tutto il tempo reciterai il Padre nostro.
Quando noi ci sediamo, anche tu tisiedi;
quando noi stiamo ritti, tufai
altrettanto.
Appena
incominciato il Mattutino, quegli incomincia a pendere innanzi per il sonno.Gli
dicono:
Su, su sveglio; di’ Padre nostri!Egli
si desta trasognato; riattacca la preghiera, ma subito dopo per il sonno si
piega all’indietro.Lo
svegliano una seconda e una terza volta.Non
era ancora finito il Mattutino che, svegliato un’altra volta, chiede al frate
vicino:
Voi fate così tutte le notti?Rispose
il frate:
E sì, questa è la Regola!Allora
quell’uomo esclamò davanti a tutti:
Vada in malora tutto! Apritemi il convento, ché voglio uscire!E
così in una sola notte rinunciò alla bella vita che abbiamo noi frati!
NON
SIAMO MAI CONTENTI
Simile
fa anche quel giovane che dice:
Io non mi contento di pigliar donna; se mi sposo, la voglio bella!
Basta così? Dimmi chi tipiacerebbe? Io vorrei la tale!
Supponiamo che tu l’abbia; sei contento?
No!
Che vorresti ancora?
Vorrei anche mangiar bene: mi piacciono fagiani, pernici e capponi!
Supponiamo che tu abbia tutto questo; ti manca altro?
Vorrei ancora ottimi vini e ubriacarmi per bene.
Bevi pure quanto vuoi! Ma dopo la sbornia, pensi tu d’essere contento?
Vorrei ancora morbidi letti e dormire a lungo.
Prendi anche questo. Sei contento?
Vorrei ancora bellissimi vestiti di damasco e di seta, per essere ben guardato
da tutti.
Via, prendi anche questo. Sei finalmente contento?
Non ancora!Oh!
Che andiamo tanto cercando?Quanto
più hai, più timanca!Tutto
questo non ci rende contenti, perché in questa vita non c’è nulla di tanto
perfetto che possa renderci veramente felici!
PREGARE
E DORMIRE
Toh,
mi viene a memoria un esempio a nostro proposito d’uno, il quale aveva presa
la buona usanza di dir ufficio, prima di dormire.Un
dì, avendo avute molte faccende, dimenticò di dire Completa.La
sera costui se ne va al letto, come era suo uso. Egli sta un’ora, sta due ore:
costui non s’addormenta. Sta tre ore, ancora non si può addormentare. Egli
comincia a pensare:
O che vorrebbe dire questo? Questo non mi capita mai!Così
pensava con meraviglia: ché di solito, appena a letto, s’addormentava.In
tutto, pensando e ripensando, egli si ricorda come non aveva detto Completa.Subito
si leva e disse Compieta. Ritornato poi al letto, non prima egli è sotto
coperta, che cominciò a russare. Chi poteva essere stato a fare che costui non
dormisse? Poteva essere l’angiolo, e anche Dio, e anche la virtù propria
per la buona consuetudine: certo è che si dorme meglio, dopo la preghiera.
FARE
E NON FARE
Poni
a mente quel che ti dico: ci sono due Testamenti, il vecchio e il nuovo.Nel
vecchio spesso è scritto:
Non fare, non fare, non fare!Nel
nuovo Testamento invece sempre tu leggi:
Fa’, fa’, fa’ bene; fa’ bene e ama!
L’ASINO
DELLE TRE CASCINE
Il
comune di tre frazioni di montagna, per venire incontro alle necessità dei
contadini, mise a loro disposizione un asino. L’adoperarono quelli della prima
frazione, per portare il grano al mulino. Non gli diedero da mangiare, pensando
che l’avrebbero fatto i contadini della seconda frazione. Questi, usarono
l’asino per andare in paese, ma non gli diedero da mangiare, perché pensavano:
certamente quelli della prima frazione l’avranno rifocillato prima di
consegnarlo a noi... Nel peggiore dei casi ci penseranno quelli dell’altra
frazione. Anche questi furono contenti d’aver finalmente a loro disposizione
un asino: lo attaccarono all’aratro tutto il giorno. Ma il povero asino, da
lungo digiuno, non rendeva. Essi perciò bastonandolo a più non posso,
brontolarono:
quelli del comune non sanno proprio fare: bella bestia ci mettono a
disposizione!E
non gli diedero da mangiare.Fu
così che il povero asino morì di fame, ma soprattutto di dolore.
PAROLA
DI DIO NELLA FESTA DEL SANTO
1^
Lettura At 4, 8-12
In
quei giorni, Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: “Capi del popolo e
anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo
infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti
voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi
avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano
e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è
diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti
altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo
essere salvati”. Parola di Dio
Salmo
95 “La nostra salvezza è nel nome del Signore”
Cantate
al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate
al Signore, benedite il suo nome. R
Annunziate
di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua
gloria,
a
tutte le nazioni dite i suoi prodigi. R
Date
al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,
date
al Signore la gloria del suo nome. R
Dite
tra i popoli: “Il Signore regna! “. Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica
le nazioni con rettitudine. R
Vangelo
Gv 14, 12-21
Dal
vangelo secondo Giovanni
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico:
anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più
grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò,
perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel
mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò
il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo
vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà
in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non
mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel
giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i
miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre
mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Parola del Signore