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GIOVANNA ANTIDA THOURET,
Santa
Giovanna
Antida Thouret, nacque il 27 novembre 1765 a Sanceyle Long (Francia). I suoi
genitori erano modesti contadini. Giovanna dette le prime prove della sua virtù,
assistendo la mamma ammalata e, dopo la morte di questa, dirigendo la casa
composta di oltre dieci persone. Ancora in tenera età, senti la vocazione
religiosa, e spontaneamente a sedici anni, fece voto di verginità a Dio. Lottò
a lungo contro difficoltà di ogni sorta per seguire la chiamata del Signore, e
nel 1787 poté entrare nella Compagnia delle Figlie della Carità, fondata a
Parigi da San Vincenzo de Paoli e da Santa Luisa de Marillac. Qui vi rimase fino
allo scioglimento della Compagnia stessa da parte dei rivoluzionari (3 ottobre
1793); dopo essere stata sul punto di sacrificare la vita anziché prestare
l’illecito giuramento alla Costituzione civile, in pieno terrore, sotto abiti
civili, mantenne intatta ed operante la sua vocazione alla carità: sola e
proscritta, visitava ed aiutava i sacerdoti e i fedeli cattolici nelle prigioni
di Besancon, curava gli ammalati, si spingeva con pericolo della vita fino al
patibolo per trarre coraggio dai confessori della fede che lasciavano il capo
sulla ghigliottina. Nel suo paese natale, con coraggio e prudenza riuscì a
mantenere viva la fede tra i suoi compaesani, facendo l’infermiera al
capezzale dei malati contagiosi, aprendo una scuola libera, gratuita e cattolica
sotto la Convenzione Nazionale, compiendo egregiamente le funzioni di “curato
e di vicario”, in sostituzione del parroco esiliato, sfidando le ire dei
comitati rivoluzionari, dinanzi ai quali fu citata più volte a comparire per
rendere ragione del suo operato. L’11 aprile 1799, fondò in Besancon la
Congregazione delle Suore della Carità sotto la protezione di S. Vincenzo de
Paoli. Lo scopo della sua istituzione era quello di provvedere all’educazione
cristiana e civile della gioventù, assistere i poveri e gli ammalati. La
Congregazione ebbe un rapido sviluppo, (nonostante molte ostilità) non solo a
Besancon, ma anche in tutto il dipartimento del Doubs, nel Giuria ed oltre. La Provvidenza dispose che la santa esplicasse per sedici anni a
Napoli la sua carità, e che soprattutto l’Italia avesse a beneficiare della
sua Congregazione. Nel 1810, venne a Napoli, con un gruppo di suore, e si stabilì
nel monastero di Regina Coeli. Ben presto moltiplicò le case nel napoletano e
in altre regioni d’Italia. Pio VII approvò le Regole che ella aveva scritto,
e che erano già state approvate dall’arcivescovo di Besancon per la sua
diocesi. Ci fu qualche modifica di alcuni punti secondari che l’approvazione
pontificia apportò ad esse; questo scatenò la tempesta nella curia di Besancon.
L’unità dell’istituto delle Suore della Carità si trovò in pericolo: la
santa con la forza dell’esempio esortava le sue figlie a stare unite a Roma:
“Io sono la figlia della Chiesa, siatelo anche voi con me!”. Nei 1821 da
Napoli si recò a Besancon, dove l’arcivescovo mons. de Pressigny non volle
ascoltarla e proibì che venisse accolta dalle sue figlie nella casa madre da
lei fondata. Col cuore squarciato, ma pienamente abbandonato in Dio, nel 1823
ritornò a Napoli dove morì il 24 agosto 1826. Fu beatificata il 23 maggio 1926
e canonizzata il 14 gennaio 1934 da Pio XI. Le sue spoglie riposano nella chiesa
di Regina coeli in Napoli. Le suore della Carità dedicarono la loro vita al
servizio degli ammalati, negli ospedali civili e militari, negli ospedali
psichiatrici, nelle prigioni, negli asili infantili, nelle scuole di ogni grado,
negli orfanotrofi ecc. L’istituto, dopo un secolo e mezzo di vita, ritornato
“uno” e compatto nell’amore alla santa fondatrice, conta attualmente,
circa ottomila suore, distribuite in ottocento case. La casa generalizia ha la
sua sede in Roma: esso esercita il suo apostolato di bene in Italia, Francia,
Svizzera, Inghilterra, a Malta, in America, nei Medio Oriente, nell’Indocina e
in Algeria. Oggi si parla di conquiste del femminismo: mi piace pensare a questa
donna, suora consacrata che lottando per tutta la vita fa giganteggiare se
stessa e i valori veri della donna che realizza la propria persona. E ancora mi
sembra validissimo esempio di fede, vedere come Giovanna pur con il cuore
spezzato dalle divisioni del suo ordine non si perde d’animo ma trova
nell’obbedienza alla Chiesa la forza di non parteggiare per una o l’altra
fazione,per invitare all‘unità.
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