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TOMMASO
BECKET - Vescovo e
Martire
Tommaso
arcivescovo di Canterbury dal 1162, fu ucciso per istigazione di Enrico II, re
d’Inghilterra, e subito venerato come martire della causa della libertà della
Chiesa. Fu dichiarato santo nel 1173. Suo padre era un facoltoso commerciante
normanno della città di Londra e sua madre, anch’essa normanna, era
eccezionalmente pia. Tommaso era dotato di acuta sensibilità, di straordinaria
memoria, di grande prontezza nel parlare e capacità di azione. Non era un
grande pensatore, né tale si rivelò nei suoi scritti. Dopo un periodo di studi
trascorso a Parigi e dopo un certo tempo occupato come addetto finanziario del
magistrato di Londra, raggiunse la famosa e dotata curia di Teobaldo arcivescovo
di Canterbury. Di là fu inviato a studiare legge a Bologna ed a Auxerre e
divenne arcidiacono di Canterbury nel 1154 e l’anno seguente cancelliere
d’Inghilterra. La sua stretta amicizia con il nuovo re, Enrico, la sua prodiga
ospitalità, il suo valore militare e la personale capacità, contribuirono ai
successi dei sette anni del suo governo, facendo bene sperare per il futuro.
Come cancelliere, egli spesso appoggiò gli interessi del re contro quelli della
Chiesa, e nel 1162 Enrico sperando che perdurasse questa situazione, ottenne la
sua elezione ad arcivescovo di Canterbury. Ma da questo periodo Tommaso adottò
deliberatamente ed ostentatamente, un’austera condotta di vita rinunziando
alla sua carica di cancelliere. Iniziò quindi un periodo di forte opposizione
al re. il re rivendicò l’autorità dei diritti consuetudinari durante il
regno dei suoi predecessori e li codificò nelle Costituzioni di Clarendon che
Tommaso respinse. A questo seguì una lunga lotta, per la quale, né il re, né
l’arcivescovo volevano cedere. Tommaso dovette subire rappresaglie e fuggì in
Francia. In esilio fu aiutato dal re di Francia, mentre Alessandro II cercava di
trovare una soluzione accettabile da ambo le parti, non volendo alienarsi
completamente l’aiuto di Enrico. La lotta personale divenne sempre più
accanita tra le due parti; il re si convinse ad usare la maniera forte contro
Tommaso che a sua volta non esitò ad usare la censura ecclesiastica contro
alcuni dei difensori del re ed a minacciare un interdetto. Le sue terre erano
state alienate ed i suoi difensori perseguitati; egli stesso in esilio per sette
anni, si dovette render conto che la legge canonica da sola non avrebbe risolto
la questione e che la controversia sarebbe finita solo con la morte dell’uno o
dell’altro di loro due. Nel 1170 la pace fu a mala pena raggiunta e
l’arcivescovo tornò nella sua diocesi, ma la riconciliazione era solo
apparente. L’arcivescovo scomunicò due vescovi e questo fu forse il motivo
decisivo per cui il re in un attacco di furore ordinò ai suoi cortigiani che lo
sbarazzassero del turbolento prelato. Quattro cavalieri lo presero in parola e
dopo un alterco con Tommaso, l’uccisero nella sua cattedrale. Quali che
possano essere i giudizi sulla sua vita, una cosa è comunque certa, che morì
da santo, raccomandando la sua causa a Dio ed ai santi, dicendo: “Accetto la
morte in nome di Gesù e per la Chiesa”
PREGHIAMO CON LA LITURGIA
O Dio, che hai dato al vescovo san Tommaso Becket il privilegio di versare il sangue per la giustizia e la libertà della Chiesa, concedi anche a noi di essere pronti, per amore del Cristo, a perdere la vita in questo mondo per ritrovarla nel regno dei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
UN
ANEDDOTO
San
Tommaso Becket, vescovo di Canterbury, odiato e perseguitato dall’empio re
Enrico II, dovette fuggire per sottrarsi alle ricerche degli sgherri, mandati ad
arrestarlo. San Tommaso si travestì e fuggì a cavallo.Una sera, si trovò
improvvisamente davanti agli sgherri nel momento che attraversava una strada.“ Sei tu l’arcivescovo Tommaso?”, gli chiesero subito. Il Santo
diede in una gran risata, e, mostrando i cenci che lo coprivano, esclamò:
“Guardate se questo è il bell’equipaggio di un Arcivescovo...” I soldati
risero anch’essi e si allontanarono.
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