|
Le Domus de Janas di
Sennori sono situate sotto l'orto parrocchiale, sottostante la chiesa di San
Basilio e adiacente una collina calcarea.
Esse sono grotticelle costituite dalla cella centrale che mette in comunicazione
quelle anteriori con quelle posteriori, complessivamente nel numero di nove.
Tale complesso assume un rilievo particolare per la presenza, in una sala interna,
di alcune protomi taurine.
L'ipogeo risale alla cultura di San Michele. In particolare nella sala dei protoni,
alcune pareti e il soffitto risultano imbrattate con scritte.
Durante il secondo conflitto mondiale, tali Domus vennero utilizzate come ricoveri
ed anche in epoche successive.
È stata inoltre, costruita una parete divisoria fra la cella A e L, sono
state murate due porticine ad ingresso su relativi stipiti e architravi in cemento,
particolarmente deturpati con vegetazione esterna e incolta che nasconde la
conformazione e il profilo della caccia.
Inoltre, in origine l'ingresso all'ipogeo era uno soltanto nella cella A; in
seguito il costone roccioso, che separava le celle M ed L è crollato
creando, così, un secondo ingresso direttamente nella cella G o sala
delle protomi.
L'unica nota positiva è stata la liberazione dei detriti dalla cella
M ad opera dell'ortolano che lavora il fondo.
Durante i nostri sopralluoghi, abbiamo esaminato gli ambienti, ma a causa della
suddetta parete costruita arbitrariamente, il percorso è stato eseguito
in due tappe: prima le sale A e B e poi le altre, procedendo alla sala G.
La cella A misura 2,81 x 2,30 x 1,28 e permette mediante un gradino, il passaggio
alla cella B, la quale ha, pur essa nel corpo centrale una forma regolare, non
termina con un abside la cui pavimentazione risulta sopraelevata rispetto alla
parte rimanente della stessa cella B.
Complessivamente le misure del vano sono m 3,25 x 2.5 x 1,30.
La cella G che un tempo si trovava quasi alla fine del percorso, ora risulta
aperta sul secondo ingresso, in seguito al crollo paretale di una parete rocciosa
probabilmente per motivi legati alla natura stessa della roccia.
Essa misura 2,30 (larghezza) x m 1,20 (lunghezza) x 1,08 (altezza) ed ha quindi
una forma rettangolare.
Le protomi sono tre, le prime due sono quasi accoppiate e separate dalla terza
da una lesena larga cm 30 e rialzata cm 3 presente anche come divisorio da un'altra
celletta laterale. Misurano:
La Prima: ampiezza delle
corna cm 60, lunghezza testa cm 40, larghezza cm 12.
La Seconda: lunghezza testa cm 51, larghezza cm 2, distanza fra una e
l'altra 6 cm.
La Terza: ampiezza delle corna cm 74, lunghezza cm 20, larghezza 10 cm.
Esse rappresentano la consacrazione di tali luoghi, effettuata dai sacerdoti che erano i depositare non solo del culto, ma anche della medicina e della magia e sono la trasposizione concreta e visibile. Ciò significa che con tali segni bovini si intendeva confermare magicamente la forza sessuale del maschio espressa dal Dio Toro e quindi la rigenerazione della vita venuta meno con la morte, ma alcuni studiosi pensano che potrebbero simboleggiare anche la divinità femminile quindi la dea madre, cioè l'altro elemento indispensabile e necessario della coppia della religione naturalistica protosarda e mediterranea in genere.
Già nel neolitico
i sardi manifestavano una certa spiritualità, dando sepoltura ai defunti
all'interno delle grotte.
Con l'evoluzione culturale e quindi anche religiosa dell'età successiva,
il culto dei morti fu uno degli aspetti attraverso cui tale evoluzione si manifestò
anche l'importanza dell'architettura.
Tali Domus erano decorate mediante simboli ripetuti e ciò era legato
sia al culto che all'ideologia.
Tali tombe sono di particolare rilievo: "La tomba a capanna", "La
tomba del capo", e "La Tomba a Camera"; sia per la ricchezza
di elementi architettonici: colonna, lesena, pilastri, architravi, soffitto
a doppio spiovente, sia perché mancano documenti archeologici sulle dimore
prenuragiche dei vivi ed essendo le tombe riproduzioni nella roccia di elementi
reali, possono essere utilizzate al fine di ricostruire le abitazione dei vivi.
A Sennori, come altrove, le Domus testimoniano gli insediamenti di piccole tribù
a sede fissa, dedite alla caccia, pesca, agricoltura in zone fertili saccate
da fiumi e con diverse sorgenti.
Esse hanno l'ingresso aperto sul piano di campagna o a qualche metro dal suolo.
Oltre a quelle dell'orto parrocchiale ne troviamo a: Badde Viola, Suttis, Predda
Niedda, Santu Asile, Padru Mannu, Corraìne,
Taniga, Funtana de Anzu.