Africa venduta: la tratta del duemila

L'Africa, in particolare la Nigeria, sta esprimendo uno dei più consistenti livelli di schiavizzazione della donna, riversando migliaia di giovanissime sulle strade dell'Europa. Anche qui il fenomeno, legato all'immigrazione, ha già avuto Il suo presupposto nel processo di inurbamento di migliaia di africani che hanno lasciato le savane e i luoghi di origine per raggiungere le città in situazioni il più delle volte precarie. Si dice che la società africana discrimini fortemente la donna, soprattutto in regime di poligamia e che, inoltre, il legame dei clan sia più forte di quello famigliare. Si dice anche che in Africa si abbia una concezione dei corpo diversa dalla nostra. Una volta scoperta la sete sessuale dei maschi europei è nata la tratta africana, con accordi o contratti tra clan e malavita organizzata e fondato sull'attribuzione ad ogni ragazza di un debito che va riscattato con circa due anni di vita sulla strada (l'importo si aggira sui 70 milioni). Le ragazze africane condotte da una maman, che il più delle volte tiene i contatti con l'Africa, assimilano perfettamente il loro ruolo di schiave, inevitabile e necessario, per raccogliere denaro. Tutto ciò stride in modo incredibile con la mitezza e l'accentuata femminilità che le distingue. I riti Woo-doo sono spesso l'espediente adoperato per rendere il vincolo di schiavitù oscuro e difficilmente sormontabile.

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