"Remì, le sue Avventure"
è uscito in Giappone nel 1977. Gli episodi sono 52. In Italia è uscito nel 1979. Produttori: Tokyo Movie Shinsha. Titolo giapponese: Rittai anime ienaki ko
Protagonisti: Remì, il vecchio Vitali, Chavanon, Mattia, la signora Milligan, Joly-Coeur la scimmietta, e i tre cani di Remì: Capi, Zerbino e Dolce.
La storia
Nel paesino francese di
Chavanon la vita si fa improvvisamente molto dura per il piccolo Remi. Il
suo papà, muratore a Parigi, rimane invalido e immediatamente la miseria si
abbatte sulla famiglia. Ma le sorprese non finiscono qui. L'uomo rivela a Remi
di non essere il suo vero genitore, bensì d'averlo raccolto trovatello da
piccino. Per racimolare un po' di denaro, il patrigno decide di vendere Remi al
suonatore ambulante Vitali, che costringe il piccolo a girare con lui per
la Francia, improvvisando spettacoli nelle fiere e durante i mercati, suonando
l'arpa assieme alla scimmietta Jolie Coeur e ai tre cani ammaestrati del
vecchio, Capi, Zerbino e Dolce. Vitali fa una paura del
diavolo a Remi, ma il vegliardo girovago si dimostra invece un brav'uomo:
gentile e affettuoso, insegna al bambino a leggere e scrivere, oltre che i
trucchi del mestiere di musico ambulante. Ma il buon Vitali muore e allora Remi
sceglie di restare coi suoi animali, mandando avanti lo spettacolo, giacché è
l'unica cosa che gli riesce di fare. A loro si unisce anche il buffo Mattia,
specializzato in piccoli giochi di prestigio. La perseveranza di Remi sarà
premiata allorché incontra la dolce signora Milligan e il di lei
figlioletto Arthur che vivono a bordo di un battello. "Ma questa è
la mia vera mamma!", esclamerà Remi con le lacrime agli occhi alla fine
della serie. Remi rientra appieno nel filone degli "orfanelli" (Candy
Candy, Charlotte) ma si distingue per un tono molto più adulto,
spesso cupo, che lo riscatta dal sentimentalismo tipico del genere.
Eccezionale il disegno di Akio Sugino, magnifici i fondali curati da Shichiro
Kobayashi. Regia di Osamu Dezaki.
Il lungometraggio del 1980 è in pratica il montaggio dei momenti principali
della serie tivvù.
Il soggetto è tratto dall'omonimo romanzo di Hector Malòt.
Record Assoluto: fu l’unico cartone animato in 3D (o meglio, così ci venne presentato). Gli occhialini erano in regalo nel Radiocorriere e in TV Junior, ed erano costituiti da una lente bianca e una annerita. Resta tuttora un mistero se il cartone fosse veramente in 3D o se si sia trattata solo di una bieca operazione di marketing; secondo “Orfani e Robot” (che è stato scritto nel 1983, data molto vicina alla prima trasmissione) si trattava di occhialini polarizzati: questo in realtà è impossibile, perché l’effetto non si può ottenere con i normali teleschermi (solo ora si parla di schermi LCD con righe a polarizzazione alternata); “Anime” invece sostiene che era tutto un bluff e che la sensazione di profondità era data dalla sovrapposizione di fondali mobili, quindi gli occhialini erano inutili. Però, effettivamente, si poteva notare un leggero sdoppiamento dell’immagine. “Topolino” n°1247 afferma che il cartone, oltre a essere “bello perchè strappalacrime”, è anche in 3D. Le ultime notizie affermano che gli occhiali 3D erano quelli di tipo rosso/blu, ma si trattò di una enorme fregatura, in quanto l' effetto 3D enfatizzato dai produttori della serie non era che quello dato dal particolare uso dei fondali sovrapposti. Siccome in Italia il delirio non manca mai, la cosa venne male interpretata (o mal tradotta dall’interprete Rai) e si lanciò il cartone come 3D !!! Un’altra testimonianza afferma invece che le lenti probabilmente erano polarizzate, comunque l'effetto funzionava: non tutto il cartone, ma solo alcune poche scene, tipicamente le nevicate e quelle con gli sfondi in movimento mentre il personaggio cammina. In queste scene, con gli occhialini si avvertiva chiaramente l'effetto 3D, mentre senza l'immagine risultava un po' sdoppiata. C'è anche da dire che a quei tempi la RAI faceva molti esperimenti di trasmissioni in 3D (in verità non tutti molto riusciti, era un po'una moda), che pareva dovessero diventare il futuro della TV, e gli occhialini allegati alle riviste erano molto diffusi. Che dire, quindi? La risposta l’avremo solo quando qualcuno farà saltare fuori questi benedetti occhialini.