23 Maggio 1992/23
Maggio 2002
19 Luglio 1992/19
Luglio 2002
speciale GIOVANNI
FALCONE/PAOLO BORSELLINO
dieci anni da Capaci e da Via d'Amelio
"Eroi ed eroi minori"
di Stefano "Solegemello"
scrivimi!
Facevo il quarto
ginnasio, 1992, IV B del Liceo Tacito di Via Giordano Bruno, a Roma.
Tornai a casa con il solito carico di verbi latini e greci inseriti tra
il cervello e la noia e accesi la tv. C'erano le votazioni per l'elezione
del presidente della Repubblica, già allora mi interessavo alla
politica, anche se avevo
un atteggiamento di maggiore
fiducia rispetto ad oggi ; per me era un gioco, un gioco divertente fatto
di persone importanti e votazioni segrete, alleanze, compromessi ma
anche idee.
Quelle votazioni diventarono
subito lunghe ed estenuanti, scrutini e scrutini andarono a vuoto.
Poi un telegiornale straordinario
e una notizia agghiacciante, subito dissi a mia madre che era lì
vicino "Hanno ammazzato Falcone"; allora non sapevo bene cosa volesse
dire, ne conoscevo il nome, ma non sapevo quanto fosse stato forte e determinato
contro la criminalità. Una strada distrutta, una voragine , parole
di disperazione, appelli contro la mafia, volanti della polizia, l'accesso
all'areoporto bloccato.
Lo avevano ucciso. Lui,
la moglie, la scorta, eroi ed "eroi minori."
Stefano
"Solegemello"
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BORSELLINO
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Ecco il testo letto da Antonino Caponnetto al funerale di Paolo Borsellino
"Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che è venuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l'ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi dirò e per una preghiera laica ma fervente.
Il ricordo è per l'amico Paolo, per la sua generosità, per la sua umanità, per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui è andato incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il suo amore immenso portato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a sé amore. Mi ricordo ancora il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi e non solo lo Stato gli è debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in particolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che invariabilmente concludeva con le parole: "Ti voglio bene Antonio" ed io replicavo "Anche io ti voglio bene Paolo".
C'è un altro peso che ancora mi opprime ed è il rimorso per quell'attimo di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato l'ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, può dire che ormai tutto è finito. Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza mafiosa, mi sembrava che con la morte dell'amico fraterno tutto fosse finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca.
In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non vorrei lasciare più, ho sentito in gran parte della popolazione la voglia di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i diritti più elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te, presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, che è stata sempre ricambiata con ammirazione infinita. La gente di Palermo e dell'intera Sicilia, ti ama Presidente, ti rispetta, e soprattutto ha fiducia nella tua saggezza e nella tua fermezza. Paolo è morto servendo lo Stato in cui credeva così come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora questo stesso Stato che essi hano servito fino al sacrificio, deve dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia con la sua forza sia con i suoi servizi.
E' giunto il tempo mi sembra delle grandi decisioni e delle scelte di fondo, non è più l'ora delle collusioni degli attendismi dei compromessi e delle furberie, e dovranno essere, presidente, dovranno essere uomini credibili, onesti, dai politici ai magistrati, a gestire con le tue illuminate direttive questa fase necessaria di rinascita morale: è questo a mio avviso il primo e fondamentale problema preliminare ad una vera e decisa lotta alla barbarie mafiosa. Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprezzate, le tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato di una nuova rinascita che è quella che noi tutti aspettiamo, e laddove anche con la fermezza che ti conosco hai giustamente condannato, censurato, quegli errori che hanno condotto martedi pomeriggio a disordini che altrimenti non sarebbero accaduti perché nessuno voleva che accadessero.
Solo così attraverso questa rigenerazione collettiva, questa rinascita morale, non resteranno inutili i sacrifici di Giovanni, di Francesca, di Paolo e di otto agenti di servizio. Anche a quegli agenti che hanno seguito i loro protetti fino alla morte va il nostro pensiero, la nostra riconoscenza, il nostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho visto in questi giorni lasciati da persone che spesso non firmavano nemmeno il biglietto come è stato in questo caso, ho visto un bellissimo lilium, splendido fiore il lilium, e sotto c'erano queste poche parole senza firma: "Un solo grande fiore per un solo grande uomo solo". Mi ha colpito, presidente, questa frase che mi è rimasta nel cuore e credo che mi rimarrà per sempre.
Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non è solo, che accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari, degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto fino al sacrificio dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi, questa è una promessa che ti faccio solenne come un giuramento. "
A Paolo
, A Giovanni e Francesca,
a tutti coloro che sono morti per un ideale...
Stella (Antonello Venditti,1984)
Stella che cammini,
nello spazio senza fine
fermati un istante solo
un attimo,
ascolta i nostri cuori caduti
in questo mondo
siamo in tanti ad aspettare
donaci la pace ai nostri
simili
pane fresco da mangiare
proteggi i nostri sogni
veri dalla vita quotidiana
e salvali dell'odio e dal
dolore
noi che siamo sempre soli
nel buio della notte
occhi azzurri per vedere.
Questo amore grande, grande,
grande
questo cielo si rischiara
in un istante
non andare via, non ci abbandonare
stella, stella mia resta
sempre nel mio cuore.
Proteggi i nostri figli
puri nella vita quotidiana
e salvali dall'odio e dal
potere
come il primo giorno come
nella fantasia
occhi azzurri per vedere.
Grande, grande, grande
questo cielo si rischiara
in un istante
non andare via, lasciati
cadere,
stella, stella mia resta
sempre nel mio cuore.
A Rocco, Antonino e Vito...
"Eroi minori" (Antonello Venditti, 1995)
Pubblico in questa pagina il suggerimento che mi ha dato per la giornata di oggi, (23/5/2002) Paolo, un mio amico "virtuale" ma non troppo...
Ciao Stefano, a dieci anni dalla
morte di Giovanni Falcone, il noto cantautore
Pippo Pollina (palermitano, oggi vive a Zurigo) ha scritto questa bella
lettera che vorrei tu mettessi sul tuo sito.
Paolo
CARI AMICI VICINI E LONTANI
LIEBE FREUNDEN
Il 23 maggio del 1992 moriva a Palermo
, insieme alla
moglie Francesca Morvillo
e ai suoi agenti della scorta , il giudice
Giovanni Falcone , assassinato
da Cosa Nostra e da non ancora del tutto
identificati pezzi deviati
dello stato italiano connivente con la
criminalità organizzata.
Giovanni Falcone era riuscito
, dopo anni di lavoro
investigativo , ereditando
anche lo sforzo e il martirio di altri suoi
colleghi assassinati precedentemente
, ad istruire il primo
processo a Cosa Nostra ,
spiegandone la struttura grazie alle rivelazioni
dell'ex mafioso Tommaso
Buscetta.
Ne usciva fuori un quadro
delirante e deprimente allo
stesso tempo.In pratica
alcune centinaia di criminali esercitava il
controllo totale delle piu'
grandi regioni del sud italia , e grazie al
patto stabilito con importanti
figure istituzionali del paese ,e in
cambio di centinaia di migliaia
di voti , riusciva a mantenere il
predominio sul territorio
sotto ogni punto di vista.
Giovanni Falcone ebbe in
vita moltissimi nemici.Molti
di loro oggi saranno vergognosamente
presenti alle decine di
commemorazioni in tutta
Italia.
Egli si avvicino' moltissimo
a scoprire tutta la rete
di contiguità che
ha sempre caratterizzato gli uomini di potere in
Italia. Ed oggi , che la
tensione in materia di lotta alla mafia viene
sempre meno , si gioca una
partita importante , quella della riforma dei
processi.Grazie a questi
cambiamenti legislativi i piu' grandi criminali
d'Italia potrebbero tornare
liberi e impuniti.
Gli attuali uomini di governo
in Italia hanno dei
favori da restituire.Di
vecchia e nuova data.Dei doveri
inderogabili.E Cosa Nostra
ha dimostrato di avere avuto pazienza nell'aspettare
diligentemente per diversi
anni in silenzio e col carcere duro.E' importante
capire questo passaggio
per interpretare i comportamenti legislativi
in materia di diritto penale
dell'attuale governo italiano.
Giovanni Falcone e tanti
come lui hanno pagato il
prezzo piu' alto.A noi il
compito di capire e di interpretare la
realtà.Tutti noi
, da italiani ed europei.E non solo da siciliani.
A presto
bis bald
Pippo Pollina