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Introduzione alle poesie di Giuseppe
Pugliese (Foggia)
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"Messaggi poetici"
Chissà quante volte, caro Stefano (l'autore di questo sito,
ndr), siamo andati alla ricerca dell’istante decisivo, del momento che
si sviluppi in un improvviso cambiamento. Abbiamo osservato magari il
calare di una stella, o guardato attraverso porte blindate….e aspettato
che giungesse il segnale. Ma spesso il momento si è dissolto in
delusione, e il mondo è sembrato immobile e sempre uguale. Ad
ogni nuovo giorno chiediamo il segreto del vivere e qualche bella
parola piena di luce…
L’istante decisivo
Uno sguardo vagante
Nelle cose pensate per un attimo
Poi un rumore di gocce
Su timidezze di luce
Verso mani a saldarsi
E confondersi in una sola melodia.
Uno sguardo che sprofonda
Con un sussurro di poche parole
Verso abissi misteriosi
Alla ricerca dell’istante decisivo.
Cara Ivana
Dove sono le nuvole che volano basse in un cielo grigio, e portano con
loro tanti pensieri?
Dove sono le mattine di ghiaccio che sbadigliano verso l’orizzonte,
e dove le gocce di pioggia che piangono sole nel pomeriggio?
Dov’è il vento fresco che si insinua
tra le mani e qualche ricordo?
Dove sono le nostalgie chiuse dietro vetri
ovattati,
o nascoste tra le nebbie che scendono senza rumore?
Ora il sole abbaglia gli occhi, e i colori
sembrano uguali
e non si intravedono più le foglie che disegnano strani vortici
, per poi scendere su strade umide…e sul nostro cammino…
Si avvicina l’estate, cara Ivana, con il suo mantello d’afa e i miei
sogni si richiudono
la mia fantasia si dissolve…
Ed io mi sento estraneo mentre il mondo si inebria nelle onde del sole…
L’intensità del nulla
E sarebbe intenso
Per un attimo rifugiarsi
In un sonno profondo
Interrompere il flusso dei sensi
E assaporare l’intensità del nulla
Ricacciare i pensieri lontano
Verso mari nascosti
E coprirsi di un luminoso silenzio
E attendere il risveglio di un fiore
sapendo che la vita migliore
è quella che resta ancora da vivere…
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Strani fotogrammi
Ho chiuso i miei libri
E me ne sono andato
Una notte di pensieri scuri.
Ho visto chiudersi alle mie spalle
Porte su sonni profondi
E figure luminose
Che ballavano leggere
Mi sono sdraiato su rocce
Umide di onde lontane
E proiettato su nuvole
Strani fotogrammi
Ho lasciato bottiglie e ricordi
Sulla mia strada
Camminando ai margini
O su confini indecisi
Ho vissuto ai margini
Per scoprire una
Scorciatoia per l’Eterno
Sognavo di volare in una notte silenziosa
Quando nessuno poteva osservare
Il mio volo incerto, le mie ali
Le mie ali sono pagine ingiallite.
Ho conosciuto la poesia
Di molti tramonti
E cantato con le foglie
La malinconia dell’autunno
Ho scritto versi
Col fumo che veniva da lontano
Per trasformarli in canzone
E per questo ho costruito una chitarra
Con le corde del cuore
Aspetto la musica
Ma quello che odo
Sono solo suoni di metallo
Come di lame
Come di catene…
Ho vissuto ai margini
Per scoprire una
Scorciatoia per l’Eterno.
La neve che vaga nel vento
Profonda e assordante col suo silenzio
Scende la neve sui bordi di case
E sguardi abbandonati
Scende su angoli di muri e abissi nascosti.
La neve che copre un pianto sommesso
Che imbianca occhi scuri e foglie tremanti
La neve che scende come musica
Che copre il cuore
Ma non lo gela
La neve che vaga nel vento
Spinta verso montagne di solitudine
E confonde castelli aridi
Scende su fuochi crepitanti
A scaldarsi per il lungo cammino.
La neve che si addormenta tra gli alberi
E illumina un nuovo risveglio
La neve che copre le rivolte del dolore
E attenua la caduta della speranza
Scende la neve come ricordi
Su pagine bianche
E colora un momento di sospiri
La neve che si adagia sulle nostre mani
E si scioglie con un alito di sole.
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Mondi svaniti
Certi giorni scorrono
Come flutti rapidi verso mari luminosi
Mentre note si arrampicano
Verso raggi di sole
Che bruciano volti di case
O verso sorrisi grandi
Di cantilene nuove.
Altri giorni sono risalite di fiume
Che silenziose scorrono nascoste
Tra rami secchi
E pianti di nebbie
poi solcano rocce brune
Su cui siedono pensieri stanchi e rassegnati…
Altri ancora si fermano in momenti
dentro stanze senza finestre
E asfissianti di fumo nero
Come piume di falco
E si richiudono timidi
Dietro armadi di cose confuse
Sotto una neve
Di polvere e piccole parole…
Ma in ognuno nasce una piccola luce
Che si trasforma in nuove emozioni
In un’atmosfera che ricorda
Attimi di mondi svaniti.
Si vaga nel cielo
Come le foglie si nasce
E come le foglie
Sospinte dal vento
Si vaga nel cielo…
Nei posti inesplorati
Nei posti inesplorati della casa
Vivono solitari
Quei momenti di gioia
Che cerchiamo per una vita.
Sono momenti che fuggono impauriti
Si animano silenziosi
Poi tremano
Quando ci vedono passare
E quasi scompaiono
Quando una luce li illumina senza volerlo.
Le nostre gioie
Vuote essenze
Che si consumano con il tempo
Sono come le frasi scritte sull’acqua
Prima di un’onda passeggera…
Le canzoni slegano
catene
Le canzoni nascono spontanee
dalle tempeste che esplodono dentro di noi
nel pomeriggio offuscato
Quando il calore si dilegua.
Si muovono tra i turbini di sabbia
e attimi di tempo
Rompono dighe di pensieri
e si riversano vitali
Nei laghi colmi di conoscenze
Si insinuano lentamente tra le mani
E qualche ricordo annoiato
Poi seguono l’ombra di un raggio di sole
E scendono su pagine distratte.
Le canzoni si nutrono di parole
Fatte di sogni vivibili
Si abbracciano e si ascoltano tra loro
e si commuovono per una lacrima di luna.
Brillano sulle labbra bagnate
Nel bagliore del mezzogiorno d’estate
E confortano un dolore afoso
con note di ghiaccio tagliente.
Le canzoni a volte parlano di pace
E disarmano le mani assassine
Mentre cancellano la parte più vera del domani
Combattono tiranni chiusi nei loro regni
con armi leggere
Come sussurri che penetrano nelle coscienze.
Le canzoni si riposano
quando il giorno chiude gli occhi
E nel cielo si accendono fuochi rapidi
Che scaldano anime vissute
In attesa di impulsi indefiniti
Al risveglio vagano tra gli uomini
Senza differenza:
tra quelli che colorano di luce un percorso
e quelli che si chiudono
nella loro indifferente intimità.
Le canzoni slegano catene
e vogliono essere libere
Come acqua trasparente di fiume
E come questi corsi d’acqua
non si possono fermare
poi raggiungono cascate
e si perdono negli abissi di rocce.
Le canzoni si ascoltano meglio nei posti
Dove facile è osservare una foglia
che si muove nel vento
Una prigione o in stanze sospese
Isolate dall’universo.
Le canzoni si disperdono
Quando la musica si invola troppo lontana
Per seguire una melodia fuggevole
O quando nel cuore non rimane nessun angolo di calore
Dove si possono raccontare
Le storie sui lunghi viaggi dell’inverno…
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I treni dorati
Giungono a volte inattesi
Vicino case
Che racchiudono
Anime annoiate
Poi rapiscono con musica
Di rotaie infuocate
E carezzano con un soffio
Le onde di fiori
E spighe di grano
Portano per mano
Un sogno stanco di dormire
Verso un punto
Dell’orizzonte indeciso.
Sono i treni dorati
Rapidi e sicuri
Con frastuono di risate
E conducono gli uomini
Negli spazi incontaminati
Dove il buio non scende
E la luce cresce
Solo con i battiti del cuore.
Il giorno della guerra
Amici che amate la pace
Ascoltate:
è giunto il giorno buio
con un vento di ghiaccio
in cui prevale il nero della morte
e della distruzione,
sulla luce della vita e della speranza.
Il giorno che dissolve la ragione
e pone l’ingiustizia sull’altare del torto.
Il giorno dei calcoli sbagliati,
degli errori di strategia,
e dell’incoscienza ottusa come pietra.
E’ giunto il giorno senza cielo azzurro,
dove gli unici uccelli che volano
sono di metallo
hanno ali di bombe
e occhi d’acciaio.
Il giorno pieno di nuvole rosse
che fanno piovere gocce di sangue
sulla terra già troppo imbevuta.
E’ giunto il giorno che fa tremare il futuro,
e lo ammanta di ferite difficili da guarire.
Amici che amate la pace
sappiate che anche questo giorno
avrà un tramonto e la sua sera.
E forse un domani
con un’alba di luce profonda…
Ditelo a tutti,
scrivetelo sui giornali,
scrivetelo sui muri,
ma soprattutto
scrivetelo nella vostra mente…
Appello
Abbiate cura di noi giovani
Che rientriamo la sera
Con un bagaglio di nuovi pensieri
Che culliamo il futuro tra le braccia
E poi lo trasportiamo su fili elettrici veloci
E su onde magnetiche
Abbiate cura di noi giovani
Che ci strappiamo di dosso
Le divise di soldato
E ne facciamo roghi
Che illuminano volti di generali
Confusi dalle strategie
E dal calcolo delle mostrine dorate
Abbiate cura di noi giovani
Che elaboriamo concetti
Che poi sfociano in rabbia verso le stelle
Perché ci sentiamo soli
Agli angoli delle strade e non ascoltiamo
Le urla dei muri già troppo vissuti.
Abbiate cura di noi giovani
E delle nostre speranze che si schiudono
Nei pomeriggi di fuoco
Dopo intense tempeste di furore
E poi le conserviamo in ampolle di cristallo.
Abbiate cura di noi giovani
Figli troppo lontani per cuori di madri rassegnate
E figli di questo mondo troppo veloce
Che non riusciamo a raggiungere
Per poi sederci su strade confuse.
Abbiate cura di noi giovani
Se volete ancora nuove canzoni piene di sole
E melodie come miracoli
Di noi nuovi poeti che canteremo
Le ore vissute dal destino
Che si specchia su finestre chiuse
su cieli di pioggia o di rincorse di nubi.
Abbiate cura di noi giovani
Che prendiamo in giro chi ci tarpa le ali
E poi voliamo più in alto di un leggero sospiro
Per poi scendere ad inseguire
Chi abbandona il cammino o chi è stanco di amare.
Abbiate cura di noi giovani
Contro le mani che rubano l’anima
Per poi farla gelare in un deserto di neve
Di noi che lottiamo contro chi ci vuole al muro
O chi vuole spegnere un sogno lungo
Nell’immobile stanchezza di una sedia elettrica.
Abbiate cura di noi giovani anche se
Allontanati dalle feste sincere
E trasformati in martiri per una fede confusa
O in scintille di rivolta
Di noi che sventoliamo mille bandiere
Ma abbiate sempre cura di noi
Finchè sarà possibile
Fino a quando non avremo dato l’ultima pennellata
Al quadro della vita
e fino a quando non evapori l’ultima goccia del mare…