Tra
i grandi disegni a volo d'uccello di Leonardo da Vinci
(iknoscenografie li chiamano gli esperti) ce n'é uno che
raffigura la Valdichiana nei primi anni del '500. E' un
disegno che ogni viaggiatore o turista dovrebbe tenere in
mano per comprendere quel fantastico paesaggio.
Per
cominciare consiglierei l'osservatorio di un comodo
treno. E dal finestrino , non appena lasciata alle nostre
spalle la bella piana di Arezzo, direi di aprire bene gli
occhi sulla grande vallata, la Valdichiana appunto, dove
erano un tempo paludi e marane. A ben guardare, si
scoprirà facilmente che questa terra é un vero,
grandioso palinsesto d'interventi dell'uomo, a cominciare
dai primi insediamenti etruschi e da quelli romani
successivi.
Da
Arezzo a Chiusi, da Cortona a Perugia, le potenti
"lucumonie" etrusche dominavano un largo
sistema di comunicazioni e di economie. Poi l'alleanza
con i romani e l'ingresso in una più ampia area di
potere segnarono nuovi tempi e anche il tracciato della
via consolare, la Cassia, che tuttavia per
l'impaludamento fu trasferita verso occidente e là é
rimasta.
Alla
fine del Settecento, in età di intelligenti riforme, le
paludi della Valdichiana furono finalmente affrontate da
un grande progetto, poco dopo portato a concretezza da
Vittorio Fossombroni. Le terre feconde ritornarono fuori
dalle acque, come nei tempi antichi. Ma riprendiamo la
pianta di Leonardo e, mentre il treno fila via, alziamo
gli occhi verso le colline di sinistra. Vediamo sfilare
vicina Castiglion Fiorentino, che con la sua stupenda
piazza pensile guarda verso la vallata interna; e poco
dopo, la torre confinaria che per anni segnò in antico
il confine della libera Siena. infine, a mezzacosta,
appare Cortona.
Centro
vitale di Cortona
é
da sempre Piazza
della
Repubblica sulla
quale
si affacciano il
Palazzo
del Capitano
del
Popolo e il turrito
palazzo
Comunale
restaurato,
in maniera
arbitraria,
sul finire
dell'Ottocento.
La
montagna, bruna d'inverno e verde denso d'estate, si
riprende ogni sera col calare della luce la città di
Santa Margherita. poi, all'alba, tegole e mattoni tornano
a splendere nitidi e lontani.
Intanto,
sull'altro versante della valle, si possono osservare
nella corsa la bella Monte San Savino, patria di grandi
artisti, il castello di Lucignano, poi Sinalunga e
Montepulciano. Così da Arezzo a Chiusi, un lembo di
cielo si apre su questa vallata piena di storia, di arti
e di lavoro. Certo, la bonifica del Fossombroni,
testimoniata ancora da ponti e casali (salviamone almeno
uno, e facciamo il Museo della Valdichiana), ha finito
per chiamare sulla piana strade e ferrovie e autostrade
in aggiunta.
L'equilibrio
economico s'é spostato, le città si sono ridotte di
importanza. Oggi, quell'economia indispensabile che é il
turismo di avvale delle forme dell'antico, dei tesori
d'arte, del paesaggio. Guai a rovinare questa fragile e
sospesa perfezione.
Salgo
verso Cortona, da Camucia, e piegando sulla destra mi
dirigo al Palazzaccio, antico convento e vecchia sede di
cardinali. Ora la Scuola Normale di Pisa vi ospita
conferenzieri e vi tiene seminari scientifici e di
studio. Tutti gli anni, nei primi giorni di settembre,
studiosi italiani affluiscono a Cortona per un esame
sulla situazione degli studi universitari. Salire alle
ultime stanze del Palazzaccio e spalancare le persiane
per guardare di lassù la Valdichiana è tutt'uno.
Il
Palazzaccio
Sec.
XVI
Questo
paesaggio richiama agli occhi il dittico dei Montefeltro
di Piero della Francesca, solo che si immagini brillare
un poco d'acqua su questi campi sotto il cielo. Meglio
ancora, un paesaggio di Bartolomeo della Gatta, un
pittore straordinariamente interessante di questi luoghi.
dopo l'estate che ha cotto le stoppie, il settembre è
dolce, trasparente. E la luce chiara scopre sul fondo, a
sinistra, una bassa lingua d'acqua che rivela la presenza
del Trasimeno. Che Italia forte ed esemplare é questa di
Cortona e della Valdichiana ! Lo pensava anche François
Mitterand, cortonese di adozione e membro dell'Accademia
Etrusca.
Queste
strade che s'aprono verso il monte, o che scendono aperte
nella pianura,queste case di un mattone bruno macchiato
di gialletto, hanno opitato grandi artisti nel passato, a
cominciare da Luca Signorelli e da Pietro Berrettini,
detto appunto Pietro da Cortona, padrone della Roma
barocca; e nell'attualità il futurista Gino Severini.
poi c'é una popolazione fluttuante, che si è riparata
in questa mezzacosta segnata in basso dal gioiello del
Calcinaio, la chiesa architettata da Francesco di
Giorgio, per molte ragioni. Spesso legata alla
discrezione d'una ospitalità amica. Così, il critico
Pietro Pancrazi ospitò durante la guerra Giacomo De
Benedetti tra queste mura. Il conte Umberto Morra di
Laviano, amico in gioventù di Pietro Gobetti, ha
lasciato ad una fondazione la sua biblioteca e la villa
alle porte di Cortona dove in qegli anni si incontravano
Norberto Bobbio, Nino Valeri, Aldo Capitini e lo stesso
Guttuso che ha ritratto il gruppo di amici in un sio
disegno.