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Viaggio in un patrimonio tecnologico e culturale |
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Una
leadership fondata sull'eccellenza |
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Un
Sistema Qualità davvero unico |
A partire dagli anni 80, la Castellini S.p.A. ha adottato un sistema di controllo della qualità che assicura l'attuazione ottimale di tutte le fasi relative alla produzione e commercializzazione dei propri prodotti. Oggi, la conformità dei prodotti e della struttura produttiva Castellini alla Direttiva Comunitaria 93/42/CEE e la conseguente applicazione del marchio CE sui prodotti Castellini garantiscono al Cliente la possibilità di utilizzare apparecchiature dall'elevato grado di sicurezza e conformi alle nuove disposizioni legislative europee. La Castellini S.p.A. ha scelto, tra le possibili forme di valutazione della conformità alla Direttiva 93/42/CEE, la strada della applicazione di un sistema completo di qualità basato sulle norme UNI EN 9001 (Total Quality) e UNI CEI EN 46001, impegnandosi ad operare con un elevato livello di qualità di tutte le attività legate alla realizzazione dei prodotti (dalla progettazione alla produzione, fino all'assistenza post-vendita). Questo importante conseguimento abilita alla libera commercializzazione, su tutto il territorio dell'Unione Europea, di dispositivi medici per odontoiatria in conformità alla Direttiva 93/42/CEE che rappresenta la norma di legge unica applicabile. |
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STORIA | CASTELLINI SpA | ||
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La CASTELLINI SPA nasce nel 1935, ottenendo un successo costruito in sessant'anni di ricerca e produzione, fondato su una precisa filosofia progettuale e costruttiva: migliorare e innovare costantemente i propri prodotti, per fornire all'odontoiatra un ambiente di lavoro all'avanguardia della tecnologia, affidabilità e confort: una "cultura dell'eccellenza" basata su Know how, esperienza e tecologia ad altissimo livello che a partire dagli anni '60, ha superato i confini nazionali per conquistare la fiducia dei professionisti del ramo in tutto il mondo. | |||
Ma
chi sono i pionieri di questa grande azienda? |
Aldo Castellini, nato il 12 marzo 1897 nella periferia di Bologna figlio di un operaio e di una casalinga come tante, era un ragazzo con intelligenza e curiosità vivissime che ingannava le sue poche ore di svago ascoltando, davanti ai caffè del centro di Bologna, poeti come Giousuè Carducci e Giovanni Pascoli che amavano intrattenersi vivacemente e cordialmente con i ragazzi; all'età di tredici anni cominciò a lavorare come aiutante fabbro. Intorno a lui, in quei giorni, il mondo cambiava vorticosamente: le città, già buie, s'illuminavano al solo tocco di un'interruttore e le strade erano invase da nuovi arnesi a quattro ruote rumorosi e traballanti. Per citare, Parigi si diceva la ville lumière, Charles Renard faceva buffi salti con qualcosa che somigliava ad un aeroplano, Guglielmo Marconi, dalla nave "Carlo Alberto", metteva in comunicazione l'Europa con l'America. Aldo, senza tralasciare l'officina, comincia a frequentare un corso serale di elettrotecnica all'"Ars et labor" che gli riconosce un diploma infiorettato in puro stile liberty, oggi debitamente incorniciato. Il giovane tecnico parte subito all'offensiva e poco dopo si ritrova nello staff di Guglielmo Marconi a Pontecchio e con altri che hanno fatto la storia, come l'ingegner Franco Sipioni. Così, invece di un letterato carducciano, in casa Castellini avranno un elettrotecnico, quando Bologna ha ancora i "lampiùn" e i tram sferragliano per le vie. Il suo fervore viene bloccato dallo scoppio della prima guerra mondiale, alla quale partecipa coraggiosamente nel corpo degli alpini sui monti attorno Cortina, non ancora turisticizzata, guadagnando due croci di guerra e una medaglia di bronzo al valore. Congedato, rimane come direttore tecnico dove inscatolano la carne. Con un gruppo, che indicato bonariamente come "queli de la lùs", elettrifica la città di Foggia, il teatro e la stazione di Bologna. |
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Comincia l'avventura |
Siamo negli anni 30 e l'Italia si accorge all'improvviso che esiste l'Africa. Un pò in ritardo sull'orologio della storia, la colonizzazione esige gente non solo dotata di sana e buona costituzione ma anche di solida dentatura, per resistere alla intemperanze del clima. Un amico odontotecnico suggerisce al dinamico Castellini, ormai inserito nei ranghi dirigenti, che i dentisti farebbero buoni affari se avessero le attrezzature giuste. L'arte odontoiatrica è ancora agli albori. Le poltrone non differiscono granché da quelle dei barbieri, scomode e fuse in ghisa in un unico pezzo, i trapani funzionano melanconicamente a pedale. Le protesi sono costruite in acciaio inossidabile, una lega che perde le sue caratteristiche di fronte al calore; la fusione è un fatto molto complesso, non basta il fuoco a conservare l'inossidabilità. Per fondere protesi, di cui c'è grande richiesta, il mercato fornisce i forni della Krupp (già cannoni) che arrivano alla fusione dell'acciaio in ambiente privo di ossigeno per mantenere le caratteristiche originali. Sono anche molto costose, oltre che ingombranti: pochissimi se le possono permettere. Castellini pensa di poterle sostituire con un semplice ed economico arco voltaico, altrettanto idoneo a creare le condizioni necessarie alla fusione (altissima temperatura e assenza di ossigeno). E tutto questo su un comune tavolino. (Per i non addetti ai lavori l'arco voltaico è
una scarica elettrica molto luminosa, in aria o altro gas, prodotta dal
passaggio di corrente continua di grande intensità con l'accostamento
di due elettrodi, generalmente in carbone, a differenza di potenziale di
alcune centinaia di volt.) |
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Un'invenzione geniale: |
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Lo
stile di una madre "Perché Regina?" |
E' il nome con cui veniva dolcemente chiamata Luigia Fini, la moglie di Aldo, nata a Galliera, paesino poco lontano da Bologna, il 22 dicembre 1905; donna dal carattere oseremmo dire graffiante: si diplomò in ragioneria (all'epoca era opinione diffusa che le donne dovessero stare in casa a cucinare e a fare le pulizie) e intraprese l'avventura accanto ad Aldo. Si verificò così un diarcato vincente per le sorti dell'azienda: il grande tecnico e l'oculata amministratrice. Dopo la costruzione della fonditrice, Aldo Castellini si butta a rivoluzionare la poltrona: lampada scialitica incorporata come nelle sale operatorie, scomposizione delle parti, trapano elettrico, impianto idraulico.
Ma già un'altra guerra è alle porte. Frattanto,
da via Serlio, l'azienda si è trasferita in via di Corticella 180. Il
lavoro e le condizioni non mancano ma l'entrata in guerra dell'Italia il
10 maggio del'40, impone a tutte le aziende dolorose trasformazioni. La
Castellini lavora anche per l'esercito, allestendo le ambulanze
odontoiatriche. Dopo la disfatta entrano i tedeschi: in Corticella il
lavoro comincia ad avere qualche attinenza con la tela di Penelope: si
disfà di notte quel che si è fatto di giorno. Una maniera per
resistere alla pressione dell'occupante. E' un periodo di grande disagio, di improvvisazione, di riparazione dell'esistente, di grandi sacrifici. La ricostruzione è difficile, le comunicazioni sia stradali che ferroviarie sono interrotte, scarse le materie prime come pure i mezzi finanziari, le tensioni sociali alte. Aldo e Luigia si rimboccano le maniche per rimettere in piedi quel che è andato distrutto. Il 30 gennaio del 1947 nasce Franco Castellini
e tre anni dopo comincia la grande avventura fuori dai confini
nazionali. I riuniti si affermano non solo in Italia ma anche in
Francia, in Inghilterra e in Germania. A dodici anni si vede Franco,
dopo le ore di scuola, indossare la tuta e cimentarsi al tornio per
realizzare quelle macchine che un giorno studierà, modificherà,
reinventerà e rivoluzionerà. I genitori lo guardano con aria benevola,
indicandogli l'orizzonte con sorrisi d'intesa.
Un'azienda oligarchica dove per Franco non è stato facile entrarvi, i suoi genitori avevano una personalità molto decisa, non è stato semplice per lui essere l'Ingegner Castellini. A 23 anni sposa Graziella Pulega, conosciuta ad una riunione di amici. Diplomata in corrispondente in lingue estere, ha mostrato subito una spiccata tendenza a camminare nel solco della Sig.ra Luigia, coadiuvandola nell'amministrazione del complesso. Mentre Franco, grazie alle sue competenze, stava tutto il giorno a studiare nuovi sistemi per rendere sempre più competitiva la produzione.
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Attenti alle infezioni |
Ma c'è di più: sistemi di autodiagnosi e check-control delle apparecchiature consentono manutenzioni e verifiche via modem (collegamenti "telefonici" fra lo studio dell'odontoiatra e uno qualsiasi dei Centri Castellini sparsi per il mondo) velocizzando la soluzione di eventuali guasti.
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Sistema Qualità |
Nei moderni stabilimenti di Castel Maggiore -Bologna- nascono apparecchiature ai vertici della produzione mondiale per l'Odontoiatria: oltre 30 differenti modelli di riuniti, poltrone, strumenti dinamici, bisturi elettronici, radiografici, che rappresentano un parametro di riferimento per l'intero settore. A partire dagli anni '80 Franco Castellini ha adottato un sistema di controllo della qualità che assicura l'attuazione ottimale di tutte le fasi relative alla produzione e commercializzazione. La conformità della produzione alla Direttiva Comunitaria 93/42/CEE, e la conseguente applicazione del marchio CE 0086 sui prodotti, consentono l'utilizzazione delle apparecchiature con un alto livello di sicurezza e affidabilità. Si esporta dappertutto, anche nella Cina e in Sud America, con un fatturato che si aggira sui 50 miliardi, centinaia di operai e un indotto enorme: migliaia di persone nel mondo.
Franco Castellini definisce la moglie Graziella un moderno Richelieu-donna, la vera eminenza delle strategie aziendali, un vero imprenditore senza compromessi: un esempio di totale comunione privata e manageriale. Le speranze del futuro sono riposte nella figlia Annalisa, già introdotta nei misteri del complesso aziendale che custodiscono i segreti e la tecnologia del prossimo millennio.
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Tratto da www.castellini.com |