Metodologia: Esistono vari metodi per l’esecuzione di sondaggi elettrici verticali (S.E.V.) nel terreno, tutti sostanzialmente basati sull’energizzazione del terreno tramite l’immissione di una corrente attraverso due elettrodi (A e B) e la misura di una tensione tra altri due elettrodi (M e N), diversamente posizionati rispetto ad A e B. Dalla misura di tensione tra M e N si ricava il valore della resistività apparente del terreno: in generale, aumentando progressivamente la distanza tra gli elettrodi di corrente si va ad investigare un volume sempre maggiore di terreno, ovvero si hanno informazioni relative a profondità via via crescenti. Si ricostruisce così una curva di variazione della resistività apparente con la profondità, interpretabile con l’ausilio dei relativi software di inversione dati (vedi anche sezione relativa). La corrente introdotta nel terreno è una corrente continua che viene periodicamente "commutata" in maniera da risultare sotto forma di onda quadra: questo consente di limitare fastidiosi fenomeni di "polarizzazione di elettrodo" in M e N, un vero e proprio "effetto pila" che può rendere impossibile la misura della tensione agli elettrodi stessi. Lo stesso fenomeno può essere arginato ulteriormente utilizzando degli "elettrodi impolarizzabili" in porcellana microporosa, riempiti di una soluzione satura di solfato di rame. Un’apparecchiatura per geoelettrica completa è generalmente costituita da un sistema di misura, visualizzazione e memorizzazione dati, una fonte di corrente continua (una o più pile da 90V collegate in serie o un energizzatore E-POWER, P-300), cavi, elettrodi (in acciaio inox, in rame o in porcellana microporosa), software per interpretazione dati.

 

STUDIO GEOLOGICO-TECNICO